Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 21 gennaio 2023.
Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 21 gennaio 2023.
TOP
MICHELE FINA
La parola “ambiente” viene dal latino “ambire”, cioè andare intorno o circondare. Insomma, l’idea di un cerchio o di una cosa comune è evidente e prevalente. Che significa, anche a voler scartare il latinorum da erudizione spicciola? Che per definizione l’ambiente è una cosa di tutti e che per lo stesso principio non può essere roba di alcuno che di quel tutto sia una parte, neanche in politica.
Anzi, nel caso della politica funzionerebbe alla grande un “soprattutto”, perché essa è per definizione un luogo dove un fine comune di stempera in cento spicchi. Michele Novi questa cosa l’ha capita bene e si è mosso assieme ad un buon numero di parlamentari italiani che vogliono fare di quell’emiciclo a spicchi un circolo unico, almeno su un tema.
Come? Dal primi febbraio sarà più chiaro ma già da ore è abbastanza nitido: per quella data è previsto l’insediamento dell’intergruppo parlamentare per il contrasto ai cambiamenti climatici. Ed a promuoverlo è stato un senatore abruzzese dem, Michele Fina, appunto. Lo ha detto l’esponente del Pd che per un attimo ha “riposto la tessera” e non senza una malcelata soddisfazione da profeta green.
“E’ l’esordio di un luogo di confronto che spero possa servire a scattare una fotografia oggettiva e non ideologica degli effetti dei cambiamenti climatici”. Ecco, al “non ideologica” era già scattato l’applauso sulla fiducia, anche a mettere in conto una visione concettuale e forse difficilmente praticabile del tema in un Paese fatto spicchi come un tarocco girgentino.
Lo scopo è “riconoscere le esigenze che derivano dalla necessità di un cambiamento in chiave sostenibile del modello di sviluppo. Per questo spero si possa lavorare, al di là delle appartenenze, alla costituzione di una Commissione bicamerale d’inchiesta sul tema”.
Ed a quella faccenda davvero molto ma molto Prog è arrivata in risposta “un’adesione ampia, trasversale agli schieramenti, segno che c’è una diffusa consapevolezza dell’urgenza di mettere in campo azioni e soluzioni di contrasto, adattamento e prevenzione al crescente caos climatico“.
Se dovesse funzionare l’Italia sarebbe promossa su una materia in cui le bocciature pesano più delle intenzioni di non prenderne più.
Santi, poeti e pollici verdi.
STORACE E MARRAZZO
Come due vecchi buoni amici, di fronte ad un caffè: confrontandosi sul passato e guardando a futuro. A gustarsi amichevolmente quell’espresso sono stati Francesco Storace e Piero Marrazzo, governatore del Lazio il primo, sue successore il secondo. Protagonisti di due stagioni profondamente diverse per l’ente di via della Pisana.
Lo hanno fatto ieri. E lo hanno voluto far sapere. Per mandare un segnale alla politica che è venuta dopo di loro. Ricordando che si può essere avversari, protagonisti degli scontri più accesi: ma mai nemici.
E che la politica ha un senso se ha una visione. Ed una capacità di dialogo. Che deve andare oltre gli steccati. Perché ci sono obiettivi comuni che devono essere raggiunti a prescindere da chi vincerà le elezioni del 12 e 13 febbraio prossimi. Come il tema dell’autosufficienza energetica, dell’autosufficienza alimentare, della transizione industriale: ci si potrà dividere sul come, non sul punto di approdo.
E poi c’è il segnale tra le righe all’uno ed all’altro fronte: Piero Marrazzo vinse le elezioni che lo vedevano contrapposto a Francesco Storace recuperando oltre dieci punti di svantaggio. Per un fronte è l’invito a crederci, per l’altro ad essere prudenti.
Na’ tazzulella e’ cafè acconcia a vocca a chi nun po’ sapè.
FLOP
SIMONETTA MATONE
Le donne avrebbero problemi che derivano dal fatto che sono donne e spesso dovendo fare cose da donne non possono “stare sul pezzo” degli impegni istituzionali: la silloge ruvida della ex toga e deputata della Lega Simonetta Matone sa di stantio. Ed è un peccato perché lei è donna ed anche perché in realtà nel suo ragionamento era partita benino.
Non benissimo ma in maniera accettabile via. Come e su cosa? Partiamo dalla seconda: durante le votazioni per i membri laici del Csm la Matone aveva detto che sarebbe più giusto relativamente alle quote dei candidati (40% donne, 60% uomini) stabilire per provvedimento il 50/50. Bello, codinamente egualitario ma bello, un po’ come quando con gli stranieri vuoi fare il figo parlando di integrazione quando tutto il mondo chiede inclusione o manco si pone più il problema.
La Matone poi ha promesso che “ci arriveremo, comunque a me già sembra un grosso risultato considerato che la Lega è stato l’unico Partito che aveva un numero di candidate al Parlamento decisamente superiore a quello di altri partiti“. Poi però la Matone ha cominciato a fare come le superpetroliere in Oceano Indiano quando per cambiare rotta scarrocciano alla velocità di crescita dell’erba.
E ha detto in mood agrodolce: “C’è anche da dire che purtroppo le donne spesso scontano in prima persona l’autoesclusione da meccanismi, diciamo così, di votazione ed elezione perché purtroppo prese da altre incombenze. In certi casi è difficile selezionarle per questa forma di auto esclusione“. Non si è capita benebene, ma per quella parte che si è intesa la donna Matone avrebbe asseverato che essere donna significa essere propensa a tenersi fuori dai giochi perché ci sono altre faccende, faccende da donna, ad impedire che la donna sia pienamente donna. Non si è capita benebene neanche questa, ma come dice Alessandro Siani ha cominciato lei.
Supercazzola rosa.