Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 17 settembre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di venerdì 17 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di venerdì 17 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

DARIO FRANCESCHINI – ENRICO LETTA

Enrico Letta e Dario Franceschini (Foto: Imagoeconomica / Alessandro Paris)

Si è creato un asse di ferro che potrebbe riverberarsi sull’intero quadro politico italiano. A Siena, in una manifestazione a sostegno di Enrico Letta, Dario Franceschini (il Signore delle correnti Dem) ha detto che Letta deve restare segretario del Partito fino al 2023. Non è un desiderata, è un impegno da rispettare.

Anche perché nella stessa giornata lo stesso Franceschini, ministro della Cultura, si era scontrato con il collega Roberto Speranza (Sanità) per la capienza di teatri e cinema.

L’orizzonte è il seguente: se il Pd vince la tornata amministrativa (imponendosi a Milano, Bologna, Napoli, Roma e Torino), si ribalta tutta la prospettiva. E secondo i sondaggi il 5-0 è ampiamente alla portata. A quel punto i Democrat sarebbero nelle condizioni di dettare le regole sull’elezione del Capo dello Stato. Magari proponendo proprio Franceschini.

Ed Enrico Letta, specialmente se dovesse essere eletto deputato, avrebbe due anni di tempo per cambiare il Pd e rilanciare il progetto del Grande Ulivo.

Il patto dei democristiani.

FABIO RAMPELLI

Fabio Rampelli (Foto: Imagoeconomica / Benvegnu’ Guaitoli)

È uno dei leader più influenti di Fratelli d’Italia, oltre che vicepresidente della Camera. Ha avuto il coraggio, dall’opposizione, di fare autocritica. Dicendo che il Parlamento ha perso mesi e mesi di tempo, perché il Green Pass doveva essere normato in aula.

Nessuno ha avuto il coraggio di assumere queste iniziative. Ogni riferimento ai presidenti del Senato (Casellati) e della Camera (Fico) era puramente voluto.

Il ragionamento di Fabio Rampelli è stato il seguente: non avendolo fatto il Parlamento, è dovuto subentrare il Governo. Con lo strumento del decreto legge. Rampelli avrebbe avuto tutto l’interesse a limitarsi ad attaccare il Governo (la linea di Fratelli d’Italia è questa), invece ha dimostrato un’onestà intellettuale fuori dal comune.

Lucido, serio, autorevole.

FLOP

MATTEO SALVINI – GIANCARLO GIORGETTI

Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

I gruppi parlamentari della Lega sono una polveriera, perché le resistenze al Green Pass sono rimaste nonostante il voto all’unanimità dei ministri del Carroccio. Tanti deputati e senatori sono “tentati” dagli emendamenti di Giorgia Meloni. I due leader non riescono a comunicare seriamente tra loro.

Il Capitano Matteo Salvini è stato messo in minoranza dai big del suo stesso Partito, che lo hanno “costretto” ad accettare il via libera al Green Pass esteso. Ma lui non si è arreso e ha spostato la partita nei gruppi parlamentari.

Giancarlo Giorgetti è l’uomo della Lega al Governo, in questo momento più vicino alle posizioni di Mario Draghi che a quelle di Matteo Salvini. Ma sta andando avanti a colpi di imposizioni (via Claudio Durigon, sì al Geen Pass), senza considerare che il Partito è diviso.

Ma una conferenza stampa congiunta Salvini-Giorgetti per cercare di salvaguardare l’unità interna non si può fare?

Leaderismo sterile.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Beppe Grillo sta già pensando al dopo e considera Giuseppe Conte un problema, non una risorsa. Il dopo è riferito alle elezioni comunali del 3 e 4 ottobre. Quando con ogni probabilità i risultati per i Cinque Stelle saranno disastrosi.

Il segnale lo ha già lanciato: Luigi Di Maio, Virginia Raggi e Roberto Fico nel comitato dei garanti del Movimento. Più di un segnale a Giuseppe Conte, che finora non è riuscito a spostare una penna nel quartier generale dei pentastellati. Deludendo profondamente pure quelli che lo hanno sostenuto.

Il fatto è che l’ex premier resta un corpo estraneo e non si rende conto che gli applausi del Pd finiscono con l’allontanarlo ulteriormente dalla sfera politica ed emotiva dei Cinque Stelle. Infine, particolare importantissimo, non riesce ad accettare il fatto che Beppe Grillo rimane il fondatore.

Si preannunciano tempi non semplici per Giuseppe Conte alla guida dei Cinque Stelle e a questo punto, in caso di risultato negativo (scontato per la verità), è difficile che resti capo. A meno di non pensare all’ennesima scissione.

In trappola.