Top e Flop, i protagonisti di giovedì 10 aprile 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 10 aprile 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 10 aprile 2025.

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TOP

GIUSEPPE DI MASCIO

Giuseppe Di Mascio

Ci sono ruoli ai quali non basta aspirare. Per raggiungerli occorrono anche una serie di requisiti e di doti fondamentali. Come l’equilibrio, la mediazione, la ponderazione, l’esperienza. Deve possederle tutte il presidente dell’Ordine Forense di Cassino Giuseppe Di Mascio. È stato nominato componente del Consiglio Nazionale Forense insieme ad altri 3 avvocati in rappresentanza di tutto il Lazio.

Più che un riconoscimento personale è un incarico che investe tutto l’Ordine. Come proprio Di Mascio spiega: “Per il Foro di Cassino è un risultato che dà risalto al ruolo importante del nostro Ordine nell’ambito della politica forense nazionale”.

Cos’è il Consiglio Nazionale Forense

Ma cos’è e di cosa si occupa il Consiglio Giudiziario? Si tratta di un un organo previsto nell’ambito dell’ordinamento giudiziario italiano, con funzioni di supporto e consulenza nei confronti del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Le sue competenze principali si articolano in diverse aree. Come la Valutazione dell’attività dei magistrati. Formulazione di pareri su promozioni, conferme in ruolo, trasferimenti, applicazioni e incarichi semidirettivi o direttivi. Il Cnf poi “esprime valutazioni sull’attività professionale dei magistrati, in particolare nelle valutazioni di professionalità che si svolgono periodicamente (ogni 4 anni circa)”.

Nell’ambito dei procedimenti disciplinari esso può formulare pareri in quelli promossi dal Csm nei confronti dei magistrati. Non ha potere sanzionatorio diretto, ma svolge un ruolo consultivo. C’è poi il tema della organizzazione degli uffici giudiziari. Il Consiglio “può esprimere pareri sull’organizzazione degli uffici giudiziari locali. Interviene nel processo di proposta per incarichi dirigenziali e semidirettivi nei tribunali e nelle procure”.

E in ambito delle relazioni con il territorio? L’organo di cui Di Mascio è stato chiamato a far parte favorisce il collegamento tra il Consiglio e il contesto locale in cui operano i magistrati.

Monitoraggio della Giustizia
(Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Può essere coinvolto in attività di formazione decentrata o di monitoraggio dell’amministrazione della giustizia. Tutto questo senza dimenticare le funzioni accessorie. In alcuni casi “può esprimere pareri su richieste di astensione o ricusazione dei magistrati”. Può essere consultato “per la formulazione di pareri sull’incompatibilità ambientale o funzionale dei magistrati”.

Un organo importante ed un riconoscimento per il Foro di Cassino.

Una medaglia per le toghe di Cassino

RE CARLO D’INGHILTERRA

Re Carlo III (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Poteva toccare qualsiasi argomento: lui è il Re. Ma tra quelli che ha scelto ha voluto inserire anche Cassino. E di questo gli va dato atto: non per sterile campanilismo ma per la spiccata sensibilità avuta nel non dimenticare quella ferita. Ferita per il territorio e ferita per il suo regno che si dissanguò su quel fronte.

In un’aula di Montecitorio visibilmente emozionata, Re Carlo d’Inghilterra ha tenuto uno dei suoi discorsi più densi e sentiti da quando è salito al trono. Lo ha fatto in italiano, scandendo le parole con rispetto e cura, meno sicuro che in tedesco – lingua con cui aveva già impressionato il Bundestag nel 2023 – ma con una padronanza comunque degna di nota. Primo sovrano britannico a parlare davanti al Parlamento italiano riunito in seduta comune, Carlo ha colpito per contenuti, tono e stile.

La memoria di Montecassino e l’orrore della guerra
Re Carlo III tra i presidenti di Camera e Senato (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Il cuore del suo intervento ha toccato la memoria. E lo ha fatto parlando di uno degli episodi più dolorosi della Seconda guerra mondiale: la battaglia di Montecassino. Re Carlo ha ricordato con forza e commozione il sacrificio dei soldati del Commonwealth caduti per liberare l’Italia e l’Europa dal nazifascismo, sottolineando l’atrocità di una guerra che ha lasciato sul terreno migliaia di giovani vite. A Cassino, ha ricordato, riposano 4.266 militari di paesi oggi parte del Commonwealth – dal Regno Unito all’India – e persino un soldato dell’Armata Rossa. Di questi, 284 non hanno nemmeno un nome.

«La guerra ha un prezzo terribile, mentre la pace è un dono», ha detto, richiamando l’imminente 80° anniversario della fine del conflitto in Europa. Un monito, ma anche un richiamo all’unità: «Qualunque siano le sfide che affrontiamo, possiamo superarle insieme, e lo faremo insieme. E quando lo avremo fatto, potremo dire, con Dante: “e quindi uscimmo a riveder le stelle».

Un omaggio sentito all’Italia
Sua Maestà la Regina Elisabetta II

Il discorso ha toccato corde profonde: l’omaggio alla regina Elisabetta II che visitò l’Italia dopo l’attentato a Giovanni Falcone, i ricordi personali – dalla Fenice restaurata nel 2009 alla distruzione ad Amatrice nel 2017 – e un filo narrativo che ha unito passato, presente e futuro con rispetto e affetto sincero per il “Bel Paese”.

Non è mancato l’umorismo, british e misurato: ha ringraziato i romani per il profilo sulle monete («sono particolarmente grato ai romani»), ha scherzato sulla lingua di Dante («spero di non rovinarla troppo da non essere più invitato») e ha citato con ironia il biscotto “Garibaldi” come picco di ammirazione britannica verso l’eroe dei due mondi.

Sul piano politico, ha riaffermato la volontà di rafforzare i legami post-Brexit tra Regno Unito e Italia: dalla cooperazione nel Global Combat Air Programme al lavoro comune nel G7, nella Nato, fino al sostegno all’Ucraina. Un’alleanza che, ha detto, si fonda «sulla forza della nostra gente, il nostro più grande asset».

Un sovrano con visione e umanità
La regina Camilla (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

In una giornata già storica per la sua visita, Carlo ha saputo imprimere al suo discorso il tono giusto: solenne ma non pomposo, empatico ma non ruffiano, colto ma accessibile. Ha parlato da amico, non da ospite. Ha mostrato cosa può essere oggi una monarchia: non solo rappresentanza, ma visione, memoria e dialogo.

Al fianco della regina Camilla, in un giorno per loro speciale – il ventesimo anniversario di matrimonio – Re Carlo ha chiuso dicendo: «È molto importante per la Regina, e per me, tornare in Italia. E oggi è ancora più speciale per entrambi». Una standing ovation ha suggellato l’incontro. L’Italia ha ascoltato, e ha risposto con un applauso lungo e sincero.

Regale.

FLOP

LA BANDOLIERA

Foto © Stefano Strani

Sia chiaro da subito, questo è un Flop “di malinconia”, non di demerito in purezza. E’ quello legato ad un cambiamento che potremmo definire epocale nella lunga e gloriosa storia dell’Arma dei carabinieri fin dalla Regie Patenti del 1814. Cambiamento per l quale e dietro disposizione diretta del Comandante generale, il venafrano Salvatore Luongo, la Benemerita dirà addio alla bandoliera.

Attenzione, l’addio è stato sancito solo e soltanto in ambito di servizi operativi. Perché? Perché e per quanto essa possa rappresentare un pezzo di storia dell’Arma e dell’Italia in essi la bandoliera può costituire un intralcio. Difficile infatti inseguire un malvivente con quella grossa fascia di cuoio bianco da cui pende la giberna che sobbalza.

Cosa ha deciso il Comando generale

Da quanto si apprende il Comando generale ha deciso di rivedere l’uso della bandoliera. E lo ha fatto “disponendo che non venga più indossata né portata al seguito con le uniformi di servizio in occasione dei servizi di carattere operativo in auto, moto, a cavallo o appiedati, oltre che di vigilanza a obiettivi sensibili. La bandoliera, attualmente, non ha una funzione pratica per i militari dell’Arma ma è rimasta come elemento distintivo della loro uniforme”.

Una volta serviva per sostenere la giberna, grossa tasca sagomata in cui i reali Carabinieri, che erano appunto dotati di carabina, potevano alloggiare le munizioni aggiuntive. Oggi di fatto non serve più a nulla.

Le lamentele già dal 2019
Foto © Stefano Strani

“Già nel settembre del 2019, sulla scia di una delibera presentata dall’Ufficio sicurezza luoghi di lavoro di questo sindacato, il Sim Carabinieri aveva chiesto con provvedimento d’urgenza l’esenzione per tutto il personale dall’utilizzo della bandoliera in servizio operativo esterno. Ora, con soddisfazione, registriamo che questa nostra battaglia ha trovato accoglimento.

Purtroppo c’erano state lamentele sulla scomodità di quell’accessorio così iconico ma così anacronistico. “La tracolla di cuoio bianco che viene portata diagonalmente sul busto, dalla spalla destra al fianco sinistro, rappresenta un ingombro non indifferente in caso di necessità di inseguimento e alla guida.

Più “impiccio” che altro

E la bandoliera, in certe situazioni, è più un impiccio che un elemento distintivo. In alcuni casi può addirittura diventare un fattore di rischio per l’incolumità dell’operatore. Non è un venir meno alla tradizione”.

Una tradizione che però un po’ muore, e con essa l’iconografia di un pezzo di Storia Patria.

Bandoliera stanca.