Top e Flop, i protagonisti di giovedì 12 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 12 ottobre 2023

TOP

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Aveva una necessità fondamentale per la sua sopravvivenza politica e l’ha messa a regime. Antonio Tajani lo ha fatto perché la sua necessità di sopravvivenza oggi è più che mai quella che a sopravvivere sia anche Forza Italia, con un leader che abbia spessore e riconoscimento anche nelle crisi internazionali. Mantenendo così in vita quel respiro globale che il Cavaliere aveva dato al Partito, ora orfano da molto ma non da abbastanza e con una nuova rotta a cui però non corrispondevano nuovi strumenti di navigazione.

Insomma, Tajani doveva sciogliere un nodo rimasto intricato e lo ha fatto. Cosa? Una fonte azzurra aveva già confermato tutto. ”Qualcosa era rimasto chiaramente appeso dall’ultima volta…”. E il rimedio c’era stato ad inizio mese con il Consiglio nazionale a Paestum. All’ordine del giorno c’era un solo punto, ”modifiche statutarie”.

Ma non è finita: con l’irrompere degli orrori da Israele e con la guerra tra Hamas e la Stella di Davide Tajani ha messo a frutto ed ottimizzato le sue skill geopolitiche che sono molto precedenti al suo ruolo di vertice alla Farnesina. Insomma, due fronti su cui il Coordinatore azzurro ha dato il meglio e dimostrato che il meglio viene, quando a muoversi non ci sono goffe matricole della politica.

Sul fronte interno la ratifica ufficiale del regolamento di FI fa fede e testo da queste ore e tutti possono stare tranquilli in vista del cruciale Congresso nazionale in programma prima delle Europee. Si terrà il 24 e 25 febbraio prossimo e dal 15 luglio scorso tutti avevano paura che lo statuto restasse uguale, consegnando FI ad una guerra tra bande che di fatto non merita.

I cambiamenti sono strutturali e sono stati definiti “modifiche necessarie e funzionali per l’organizzazione e la celebrazione dei prossimi Congressi locali, provinciali e comunali, e di quello nazionale”. Un passo al quale ha abbinato una mossa da fine stratega: spalancare la porta al rientro dei tanti che in questi anni sono andati via. Ed inaugurare quel passaggio con uno dei nomi più emblematici. Come quello di Letizia Moratti. L’annuncio lo ha fatto durante una conferenza stampa a Montecitorio: le ha chiesto di guidare la consulta del Segretario nazionale di Forza Italia» e di «entrare nella squadra» da «protagonista».

Sul fronte estero Tajani è in contatto con il solo interlocutore che oggi potrebbe metter becco e forse calma dove cadono razzi e gente muore da entrambe le parti: l’Egitto di Al Sisi. Interlocutore scomodissimo per il caso Regeni ma contractor di moltissime commesse militari con Roma.

E Tajani sa benissimo che se non arriva al conclave nazionale ed al pre-voto con una base solida lui da segretario sarà debole e da vicepremier sarà comparsa di Giorgia Meloni.

Vedo, prevedo, provvedo.

MAURO BUSCHINI

Se qualcuno pensa che dietro alle sue dimissioni rassegnate ieri dalla presidenza dell’Egaf di Frosinone ci sia la resa dell’uomo assediato, sbaglia in pieno. Quella rinuncia è una lucida mossa che rimette la politica al centro. Ed allo stesso tempo rimette Buschini in una posizione di potenziale centro della politica. (Leggi qui: “Io ho dato”: Buschini si dimette da Egaf).

Dicendo di fare un passo indietro  anche per consentire alla Regione Lazio di discutere serenamente del futuro degli Egato” Buschini mette in chiaro due cose. La prima: gli Egato non sono poltronifici ma tutte le pronunce fatte finora dai Tar hanno detto che il suo ente ed il suo ruolo erano pienamente legittimi. La seconda è la vera mossa politica: con cui dice nella sostanza se però il problema sono io, adesso il problema non c’è più.

In questo modo, la palla passa al Centrodestra oggi al governo del Lazio. Che per eliminare gli Egato doveva passare per una revisione totale del Piano con cui oggi viene disciplinato il ciclo dei rifiuti. Avrebbe potuto decidere di arroccarsi ed attendere dentro al fortino la pronuncia di merito del Tribunale Amministrativo Regionale attesa per dicembre, preparandosi alla battaglia davanti al Consiglio di Stato ed all’esrema difesa sulla linea della Suprema Corte di Cassazione.

Scegliendo di lasciare libera la carica, Buschini rimette il dibattito politico al centro e ribadisce che la politica non si fa intasando le Aula dei tribunali. Soprattutto compie un gesto di profondo rispetto nei confronti della politica: perché fu una visione politica a portarlo alla presidenza dell’Egato di Frosinone ed oggi che quella visione politica è differente lui non resta oltre.

Cosa della Vecchia Scuola.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Questa faccenda dei “bonus” per ogni stagione deve essergli entrata talmente dentro da diventare contromisura inamovibile. Giuseppe Conte è stato il premier che si è trovato la pandemia Covid tra capo e collo. E che l’ha affrontata con piglio praticamente unico. Sia per l’eccezionalità del contesto che per la bravura nell’arginarne gli effetti.

Tuttavia il leader del Movimento Cinquestelle non sembra intenzionato ad abdicare da quella che per lui, in chiave di lettura, è La madre di Tutte le Soluzioni. Cioè una sorta di “interventismo” a critica dello Stato. E non perché sia sbagliato il cash a pioggia per sanare faccende che avrebbero bisogno di studi e skill di sistema complesso.

No, stavolta Conte ha fatto il benaltrista patiottardo. In tema di migranti ad esempio Conte ha detto: “Un migrante costa 50 euro al giorno e noi diamo un euro con la social card alle famiglie?.

“Questo è il sovranismo d’accatto di questa destra sovranista? Non sto dicendo che i migranti dobbiamo trattarli male e farli morire di fame, anche loro hanno una dignità e vanno trattati come esseri umani. Però attenzione: le famiglie con un euro al giorno, significa affamarle o no?.

Poi, sul blocco navale. “Non è realizzabile ed è una presa in giro. Ma non possiamo neanche dire oggi agli italiani, a noi stessi e agli europei che noi possiamo offrire accoglienza a tutti i migranti. E se non siamo in grado di offrire loro accoglienza adeguata, anche loro si ritrovano a vivere in condizioni non dignitose”. Su due cose ne ha presa una, ma può far meglio. Senza cerchiobbotismo di utilità, però.

Poco strutturalista.

MATILDE CELENTANO

Non cento ma centocinquanta giorni. Tanto ha aspettato il gruppo consiliare del Partito Democratico di Latina per verificare le promesse elettorali della sindaca di centrodestra Matilde Celentano. Sono quelle piccole cose che però incidono sulla vita di tutti i giorni: un diverso modo di gestire la pulizia, un diverso approccio con la manutenzione, dare importanza a luoghi sotto gli occhi di tutti come ad esempio le fontane… Il programma dei cento giorni è questo: piccole cose che danno un segnale.

Ed il segnale intercettato dal Pd è negativo. «Cinque azioni amministrative nei primi cinque mesi di mandato, promesse fatte e non mantenute dall’attuale sindaca di Latina, Matilde Celentano» evidenzia ora il gruppo consiliare di opposizione del Pd.

Il dito è puntato sulla cura del verde ed il ripristino delle fontane storiche: «è sotto gli occhi di tutti. Ad oggi risulta riattivata solamente la fontana di piazza del Popolo, delle altre non sappiamo nulla. La Sindaca diceva che sarebbero bastate poche settimane per trasformare la città in un gioiello, eppure Latina ci appare in uno stato di degrado».

Sul piano organizzativo: «Il ritorno degli uffici anagrafe in centro; il vigile urbano in strada; la riapertura della Pinacoteca e del Procoio. Obiettivi non solamente falliti ma nemmeno mai discussi o affrontati dalla maggioranza». E poi il cartellone degli eventi estivi: striminzito mentre a Cisterna, Pontinia e Sabaudia quest’estate hanno avuto in piazza nomi nazionali.

Non è un dramma, sia chiaro. Sono piccole cose. Ma che sono un segnale. Che se non viene accesso ne fa scattare un altro. Quello dell’allarme sulla capacità di saper governare poi anche le grandi cose.

Nonostante il bonus di 50 giorni.