Top e Flop, i protagonisti di giovedì 16 gennaio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 16 gennaio 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 16 gennaio 2025.

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TOP

FANTINI – MIGLIORELLI

Luca Fantini

Sì, è vero, oggi loro sono entrambi totem di una situazione convulsa, livorosa e per certi versi poco adatta ad un Partito che è più delle sue solite ubbie d’area. Luca Fantini è quello a cui era stato affidato il Partito Democratico in Provincia di Frosinone con un’azione corale e ricadente direttamente in testa ai big di allora. Achille Migliorelli è quello che di quel Partito vuole raccogliere l’eredità e fare alternativo sistema complesso. E deve farlo non “malgrado”, ma dopo (eventualmente) Luca Fantini.

Sono due, sono giovani, sono skillati ma sono contrapposti. E se in politica di rango la dialettica è sale per additare la rotta vera in ciò che delle politica a volte si intende, la dialettica è sintomo di una febbre che al Nazareno ci abita in maniera endemica.

La “febbre” del Nazareno
Achille Migliorelli

Quella cioè del correntismo spinto che toglie organicità al “concertato guareschiano”. Eppure il dato, al di là dei ricorsi, dell’embolo formale sui tesseramenti e della fiera contrapposizione tra Francesco De Angelis e Sara Battisti, non dovrebbe passare affatto inosservato. Fantini e Migliorelli sono molto meglio di quel che di loro oggi si vuole rappresentare per forza.

Perché, a voler fare una lettura più serena del contesto che la contiene. Al di là delle posizioni, al di là delle tesi e delle mozioni loro sono stati e resteranno dei catalizzatori. Cioè degli “elementi” che accelerano un processo di rinnovo e rigenerazione per un Partito che è in costante trasformazione per essere in sintonia con il Popolo che si candidano a guidare. E che cambia, generazione dopo generazione. Per questo anche i Partiti devono cambiare rimanendo fedeli alla loro tradizione. Magari in meglio.

Svegliare il partito
Luciano De Crescenzo (Foto Paris © Imagoeconomica)

La loro discesa in campo ha acceso il dibattito e risvegliato un Partito che forse proprio questa ondata stava attendendo. il Pd ha moltissimi pregi, tanti che alla fine si arriva a considerare gli stessi come difetti. Perché oggi la politica con il tattoo sovranista è sempre netta, indefettibile, granitica e piena (bontà sua) di certezze.

Eppure Luciano De Crescenzo ci aveva spiegato che è il dubbio che alimenta la parte del mondo che alla fine cresce. Il tesseramento (regolare o non che sia lo diranno le Commissioni di Garanzia Regionale e Nazionale) è passato da 1500 a 5mila tesserati. Non è esploso: è semplicemente tornato ai livelli degli anni precedenti: sui numeri non c’è qualcosa di sospetto oggi ma c’era qualcosa di asfittico ieri.

Poco da fare, c’è una “morale”. Significa che il Partito c’è, che bisognava stimolarlo e che insieme questi due funzionano. Peccato che siano su fronti divisi. Fortuna che siano su fronti divisi. Così comunque vada il secondo Partito italiano crescerà.

La combo utile.

MATTEO RICCI

Matteo Ricci (Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Il caso dei lavoratori Beko era emblematico dell’anno che si è chiuso ed è rimasto emblematico dell’anno appena iniziato. Un anno che aveva lasciato l’amaro in bocca al mondo del lavoro ed a quello della produzione, almeno così come era stata concepita prima dell’arrivo del Green Deal. E c’è una sorta di “aggravante” di cui nessuno parla.

Quella per cui, se Stellantis, per storia, mole e battage finanziario, prima o poi finisce per occupare (legittimamente) prima il mainstream e poi le stanze dei decisori, non sempre è così per le altre aziende “minori”.

Le lettere di licenziamento

Beko, colosso Turco presente a Siena, aveva inviato 300 lettere di licenziamento entro oggi ad altrettanti operai, che da settimane presidiano, disperati, lo stabilimento. Spot che era stato visitato anche da Elly Schlein e dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Il 20 gennaio è previsto un corteo, l’ennesimo.

Ma il problema è un altro ed è un problema che richiede una drastica azione da parte del governo. Azione che potrebbe essere concretizzata mettendo da parte clima post festivo e calendario convenzionale a Palazzo Chigi. Ha fatto benissimo a ricordarlo Matteo Ricci, europarlamentare del Pd.

Opzione golden power
Palazzo Chigi

Così. “Credo che sia necessario dimostrare grande unità. (…) Ritengo che il Governo debba fare ciò che ha detto, ovvero ha detto che avrebbe esercitato il golden power, che in genere si esercita in settori strategici”.

Il golden power è un’opzione con cui uno Stato interviene nelle strategie aziendali private nel nome del supremo interesse nazionale. “Lo ha promesso a quei lavoratori. Se c’è davvero la possibilità di attuare il golden power, il Governo lo attui. Perché l’alternativa è cupa assai.

E Ricci lo spiega senza mezzi termini: “Altrimenti è stata detta una menzogna a lavoratori che rischiano di passare mesi di ansia, nel 2025, senza nessuna prospettiva. Ed ascoltarlo non sarebbe affatto male, non per mero spirito solidale, ma perché si deve.

La sola via possibile.

ANTONIO POMPEO

Antonio Pompeo (Foto: Erica Del Vecchio © Teleuniverso)

La strategia c’è. La tattica anche. A mancare in questo periodo è la forza ma questo è un altro discorso. Che prescinde dalla capacità di Antonio Pompeo nell’individuare il percorso politico lungo il quale insinuarsi, allargare gli spazi, evidenziare contraddizioni. La sua interrogazione sulla Consulta delle Associazioni che verrà presentata nel prossimo Consiglio Comunale di Ferentino ne è la dimostrazione.

Perché la Consulta è innegabilmente un successo dell’amministrazione Fiorletta che ha battuto il candidato di Pompeo alle urne. È un successo perché ha avuto la capacità di riunire 40 associazioni e farle discutere stabilmente sulle cose che vorrebbero dal Comune: ai vertici della Consulta compete trasformare la richiesta in proposta amministrativa da sottoporre al Consiglio. Ma con quella manovra, l’ex sindaco ed ex presidente della Provincia punta a dimostrare che se successo è stato lo è solo sulla carta. E non sul piano delle cose concrete.

Le domande che Pompeo ha preparato sono altrettante palle incatenate pronte per essere lanciate sulle fondamenta della Consulta. Quante volte si è riunita la Consulta? Quante proposte hanno avanzato le Associazioni? E quante di queste sono state tradotte in azione da sottoporre al Consiglio Comunale? Le risposte faranno la differenza.

Perché emergerà che la Consulta o è un contentino con nessuna utilità pratica per Ferentino oppure che è uno strumento funzionante ed utile per il dibattito ed il confronto. E comunque una delle due parti non ne uscirà bene.

La lama che Pompeo sta utilizzando è a doppio taglio. Oltre a quello amministrativo c’è quello politico. Perché il presidente della Consulta si è dimesso mesi fa. Sollecitarne in questo modo l’avvicendamento significa costringere l’avversario a fare una scelta: che è sempre rischiosa nel nome degli equilibri che deve salvaguardare. Potenzialmente capace di innescare tensioni, lacerazioni, rotture. E comunque vada è sempre un botto nel campo avversario: bomba, petardo o miccetta dipende solo dalle reciproche abilità.

Confinato ma battagliero.

FLOP

ALESSANDRO ORSINI

Alessandro Orsini (Foto: Valerio Portelli © Imagoeconomica)

L’anno che introduce il primo quarto di secolo dei duemila è stato particolare per l’Italia politica. Soprattutto perché tra le altre cose si è caratterizzato per una fortissima polarizzazione del linguaggio: della politica stessa e dei suoi esegeti funzionali. In questi dodici mesi sono state ben poche le persone-personalità, tra quelle del mainstream, che hanno toccato temi politici, etici o altro senza cadere nella grancassa di un lessico spavaldo.

Ad onor del vero va detto che il “buon esempio” molte volte è arrivato proprio dall’apice della catena di potere. Cioè da quel Palazzo Chigi che, da quando ospita per volontà popolare Giorgia Meloni, sembra essere diventato come gli amplificatori valvolari Marshall dei gruppi metal anni ‘80.

Cattivi esempi ed emuli peggiori

Tuttavia un cattivo esempio giustifica gli emuli solo e soltanto se questi ultimi sono analfabeti funzionali come quelli che per il 35% di “noi” ha descritto l’Ocse. Non funziona con personalità di pregio e di certo non funziona con Alessandro Orsini. Che di Meloni ha scritto cose come questa che segue.

“Giorgia Meloni provoca nausea e disgusto”. Ecco, potremmo già fermarci qui, perché se la chiave di volta del giudizio di un accademico deve essere questa allora il resto non conta. Non perché magari sia peggior ancora, ma perché dopo un intro simile neanche la Fenomenologia dello Spirito di Hegel meriterebbe di essere letta.

“Criminale politica”
Giorgia Meloni

Orsini comunque motiva: “(…) Tornerò a documentare che Giorgia Meloni è una criminale politica coinvolta nel genocidio del popolo palestinese. E’ una vergogna assoluta che i cosiddetti ‘media dominanti’ non spieghino che la posizione ufficiale – dico ‘ufficiale’ – di Giorgia Meloni è di appoggio incondizionato a Netanyahu nel bombardamento di Gaza”.

E ancora: “Secondo Giorgia Meloni, Netanyahu deve essere lasciato libero di bombardare Gaza per tutto il tempo che riterrà necessario. Giorgia Meloni, Il 28 ottobre 2023, quando il sangue dei bambini palestinesi arrivava già fino alle ginocchia, si è rifiutata di votare in favore di una tregua umanitaria all’Onu”.

Tregua “per interrompere lo sterminio dei palestinesi a Gaza. In quell’occasione, Meloni ha dichiarato, per bocca dell’ambasciatore italiano all’Onu: ‘Sempre solidali con Israele’.

Meloni e Netanyahu
Benjamin Netanyahu, swiss-image.ch/Photo Jolanda Flubacher

E a chiosa: “Giorgia Meloni non ha mai condannato Israele per i suo crimini contro l’umanità a Gaza. Giorgia Meloni ha dato a Netanyahu, a sterminio in corso, le seguenti armi: bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni, proiettili e loro parti, per un valore di 730.869,5 euro a dicembre 2023, quasi raddoppiati a 1.352.675 euro a gennaio 2024.

Poteva essere tutto o quasi condivisibile di quel che Orsini ha scritto dopo. Peccato per quel “prima”. Quello ha rovinato tutto. Buon 2025 prof, e buon pro’ le faccia…

Ha esagerato.