Top e Flop, i protagonisti di giovedì 19 giugno 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 19 giugno 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 19 giugno 2025

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TOP

TOMMASO CERNO

Tommaso Cerno

La vicenda che lo riguarda e che pare sia “figlia” di un mezzo scoop del solito Dagospia, ha innescato le capacità migliori di Tommaso Cerno. Che non sono certo quelle legate al fatto di essere direttore di un quotidiano notoriamente vicino al governo Meloni, ma altre e più sottili.

E che sono capacità legate al pasato politico di un giornalista che, prima di diventare un accesissimo “bardo” del destra centro, ospite privilegiato dello schieratissimo Tg4, è stato un Dem della più bell’acqua. Tanto dem da essere stato anche senatore del Partito Democratico. Da questo punto di vista quindi Cerno aveva il dovere, affatto scontato a meno di un tatto che gli va riconosciuto, di stemperare il clima generale dei rumors intorno alla sua persona.

I rumors sull’approdo a Rai 3
La sede Rai di Viale Mazzini (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Quali? Quelli che lo darebbero alla guida di un nuovo programma di attualità su Rai 3. Cerchiamo di squadernare il campo generale. Cerno potrebbe approdare a Rai 3 pur essendo notoriamente un giornalista di destradestra e direttore di un quotidiano editato dal deputato leghista Antonio Angelucci.

In più Cerno è un ex esponente della sinistra e del giornalismo prog approdato al giornalismo più oltranzista di destra, quello che dalle colonne de Il Tempo e dalle ospitate Mediaet lancia strali contro il centrosinistra che a paragone Matteo Salvini sembra Mario Capanna.

Tutto questo avrebbe potuto costituire, ed in parte è stato comunque così, una miscela esplosiva. E con l’idea di una “Tele Meloni” (citiamo ipotesi di parte – ndr) arrivata ad occupare militarmente perfino uno storico bastione televisivo pubblico della parte avversa. Cioè quella Rai 3 che una volta veniva chiamata con Alezzandro Curzi “Tele-Kabul”.

La miscela esplosiva
Tommaso Cerno (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Cerno però ha capito ed ha disinnescato con parole per una volta caute, e non con le sue iperboli che finiscono sempre con una rasoiata alla sinistra, anche se si sta parlando di criteri di accoppiamento dei koala.

Innanzitutto ha smentito (il che non significa che non sia vero, ma solo che Cerno è in una fase di ‘mesotes’ greca). Così: “Non ho nessuna proposta della Rai in questo momento”. E ancora: “Nessuna proposta. Ma vedo molti bravissimi colleghi che lavorano in Rai. Da ex colleghi dell’Espresso a grandi nomi del giornalismo di ogni parte, a cui faccio i miei auguri del migliore risultato possibile e confermo la mia stima totale.

E così facendo, anche se alla fine Dagospia avesse avuto ragione (cosa molto probabile) lui ne uscirà come mezzo gnorri e non come giannizzero da prima linea. Il che, per uno come Cerno, è una benedizione.

Cauto al di là dell’esito.

FRANCESCA CERQUOZZI

Francesca Cerquozzi

La provincia sa ancora fermarsi a pensare. Scroll compulsivi, slogan ad effetto, sono solo un’apparenza. La realtà dei fatti è che pensare funziona. Come dimostra ancora una volta Veroli, borgo d’anima e d’altura, dove il Festival della Filosofia si prepara alla sesta edizione con una certezza ormai consolidata: le piazze si riempiono anche quando si parla di Nietzsche, Van Gogh, Etica o geopolitica. Anzi, forse proprio per questo.

Dal 2 al 14 luglio, piazza Santa Salome e il chiostro di Sant’Agostino torneranno a essere un piccolo miracolo laico: luoghi in cui l’intelligenza si coniuga con l’ascolto. Nella convinzione che la cultura non chiede di essere compresa subito ma accolta con curiosità. Il tema di quest’anno – “Saggezza e Follia, Salute e Malattia” – è un invito a smettere di galleggiare e ad affondare lo sguardo nei paradossi dell’umano.

Mosaico di riflessioni

Van Gogh, Sant’Agostino, la crisi del mondo multipolare, la fragilità dei giovani e la cura dei beni comuni: il cartellone è un mosaico di riflessioni profonde, mai elitarie. Perché l’ambizione del Festival ideato dal vicesindaco Francesca Cerquozzi e sviluppato sotto la direzione artistica di Fabrizio Vona, è proprio questa: far dialogare il rigore dei pensatori con la sete di senso della gente comune. E la presenza di nomi come Enrico Mentana, Giordano Bruno Guerri, Nadia Terranova, Alessandro Preziosi e monsignor Vincenzo Paglia non serve a fare passerella, ma a far da ponte.

Il successo della kermesse dimostra che il pensiero – quando è offerto con rispetto, bellezza e concretezza – non è affatto un lusso per pochi. È una necessità. Lo sanno bene il sindaco Germano Caperna e il vicesindaco Francesca Cerquozzi, che sei anni fa hanno scommesso su un’idea controcorrente: un festival dove non si applaude la superficie, ma si scava. Oggi quella scommessa è diventata un format, apprezzato al punto da essere presentato in anteprima al Salone del Libro di Torino.

La Cultura come atto politico
Il sindaco Germano Caperna con la vice Francesca Cerquozzi ed il direttore artistico Fabrizio Vona (Foto: Gianluca Franconetti)

Veroli, dunque, non si limita a fare cultura. Ne fa un atto politico nel senso più nobile del termine: la città si prende il tempo per interrogarsi su sé stessa e sul mondo. In un tempo fatto di istanti, diventa un luogo del pensiero lungo. E la gente, inaspettatamente, ci va. Seduta in silenzio, sotto le stelle, per ascoltare. Perché alla fine la verità è semplice: il pensiero non è mai fuori moda. È solo una forma alta di resistenza. E di futuro.

Pensare riempie le piazze.

LA ASL DI LATINA

C’è voluto tempo. E non poco. Ma alla fine è arrivato: anche nei reparti maternità della provincia di Latina le donne potranno partorire con l’epidurale. Senza dover dimostrare di “essere forti”, senza doversi sentire in colpa per volere un parto meno doloroso, senza dover migrare nei grandi ospedali della Capitale per ottenere ciò che altrove è ormai routine. È un passo di civiltà. Un cambio di paradigma. Ed anche una piccola rivoluzione.

La Asl di Latina ha messo nero su bianco una cosa che dovrebbe essere ovvia e invece non lo era affatto: il dolore non è obbligatorio. O almeno, non deve esserlo se esiste un modo per evitarlo. L’introduzione dell’analgesia epidurale nei tre principali punti nascita della provincia – Latina, Fondi e Formia – è molto più di una scelta sanitaria. È una dichiarazione di intenti. È il segno che, finalmente, il parto non viene più trattato come una prestazione tecnica da archiviare in fretta, ma come un evento che ha a che fare con la dignità, il rispetto, la libertà.

Lo sforzo organizzativo

Un “notevole sforzo organizzativo”, come lo definisce la stessa Asl. E non è difficile crederlo: servono anestesisti formati, orari di copertura, protocolli condivisi. Ma la novità vera, quella che fa la differenza, è un’altra: è il riconoscimento del diritto delle donne a scegliere. Perché questo è, alla fine, il cuore della questione. Non tutte vorranno l’epidurale. Non tutte ne avranno bisogno. Ma tutte devono sapere di poterlo fare. Devono essere informate, sostenute, accompagnate. Non giudicate.

È un segnale forte anche per chi, in questi anni, ha varcato i confini provinciali per trovare altrove quello che il proprio territorio non garantiva. Perché sì, l’emigrazione sanitaria – silenziosa, ma costante – è passata anche da qui: da donne che per partorire senza dolore dovevano affrontare trasferte, prenotazioni impossibili, ospedali affollati. Ora, finalmente, non sarà più necessario.

Ostinazione femminile

Il merito di questa svolta va riconosciuto a chi l’ha voluta e portata a termine. A partire dalla direttrice generale Sabrina Cenciarelli, che ha guidato il progetto con la determinazione tipica di chi conosce da vicino certi ostacoli. Non è un dettaglio che a firmare questa innovazione sia una donna: c’è, in questa scelta, un’empatia concreta, un’attenzione reale ai bisogni, non solo alle statistiche.

Il prossimo passo sarà far sapere a tutte che questa possibilità esiste. I corsi di accompagnamento alla nascita, i consultori, le campagne informative avranno un ruolo centrale. Perché la rivoluzione dell’epidurale non è solo nelle sale parto. È anche nella testa delle persone. È lì che bisogna arrivare, per sfatare miti e luoghi comuni, per abbattere l’idea che il dolore sia una sorta di “prova” da superare per diventare madri.

La sanità che cambia non è quella che costruisce nuove cattedrali di cemento, ma quella che ascolta. Che risponde ai bisogni reali. Che non lascia nessuno indietro, nemmeno nel momento più bello e più delicato della vita. E questa, nel suo piccolo, è una grande lezione.

Il diritto a non soffrire (per forza)

FLOP

PAOLO FALCO

Il sindaco di Capri, Paolo Falco

Paolo Falco è sindaco dal 2024, e non di un posto qualsiasi, ma di uno degli spot iconici del turismo mondiale. Falco è il sindaco di Capri ed ha deciso di avviare la sua personale crociata contro il turismo petulante, a volte fastidioso, ma di certo necessario.

O meglio, contro quei commercianti che nei confronti di un certo tipo di turismo adottino in proprio strategie promozionali o di approccio che, a detta di Falco, potrebbero dare fastidio.

E qui scatterebbe la prima obiezione: fastidio a cosa, o a chi?

Il concetto di “fastidio”

Ad un turismo che ancora oggi viene considerato (per censo a ragione) tanto elitario da storcere il naso se si avvicina un cameriere-server in modello Miami Beach ed illustra i pregi ed i vantaggi di un menu o di una location? Ad una concezione di turismo che riecheggia il format figo ma del tutto desueto dell’Avvocato Agnelli quanto parlava di “contesse e p…..e”?

Senza contare che c’è un altro aspetto che forse l’ordinanza di Falco non prende in considerazione. E’ quello che per alcuni è fastidio per altri è un’opportunità, la possibilità concreta di valutare in mood occidentale un’offerta e valutarla come congrua con la propria disponibilità economica, i propri bisogni, perfino il proprio umore.

L’analisi del “Bruno Leoni”
Foto © Pixbay

Una interessantissima analisi dell’Istituto Bruno Leoni su Linkiesta ha preso in esame il tema. E questa ordinanza del Comune di Capri che “vieta a ristoratori e commercianti di avvicinarsi ai turisti per mostrare i propri prodotti e servizi, con una sanzione che può arrivare a tre giorni di sospensione dell’attività” continua a restare regola certa, ma un filino aliena ed alienante.

Sono bandite attività di “promozione e intermediazione di beni e servizi, comprese la pubblicità ambulante, la promozione di attività ristorative, di vendita di articoli, di consegna di depliant e materiale pubblicitario di qualsiasi tipo.

Il tutto in pratica sarà di solo appannaggio del Comune, roba che (in iperbole, sempre e solo in iperbole) manco la Cina Di Mao dopo la Grande Carestia.

Proteggere i turisti?
Paolo Falco

Lo scopo sarebbe quello di “proteggere” i turisti, ma per definizione il turista non vuole e non deve essere “Protetto”, non in questo senso almeno. Perfino ai “mozzi” che cercano di attrarre clientela per i giri in barca è stato vietato di operare. Il che significa mettere in ginocchio un settore economico fondamentale, perché queste sono tutte figre professionali che fondano buona parte del loro mensile sulle “tips”.

Sulle mance cioè, che in Italia non sono “obbligatorie” come negli Usa ma che fanno Pil. L’Istituto Leone l’ha messa così: “Negli anni di generalizzata lamentela dell’overtourism, è singolare che il comune se la prenda con chi provi a ottimizzarne, per così dire, gli effetti”. “O si ritiene che l’eccesso di flusso turistico danneggi residenti e lavoratori del luogo, o lo si ritiene una risorsa anche per loro. In entrambi i casi, l’iniziativa di commercianti, venditori e ristoratori che avvicinano i turisti per promuovere prodotti, servizi e attività dovrebbe essere vista come un’opportunità.

E purtroppo Falco sembra non averlo capito. Oppure averlo capito benissimo ma averlo ignorato. A vantaggio delle “contesse” di cui parlava l’Avvocato, quelle che con la plebe non ci si vogliono mischiare.

Ordinanza snob.