Top e Flop, i protagonisti di giovedì 2 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 2 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 2 novembre 2023.

TOP

ANDREA DE MARIA

Il deputato Andrea De Maria

Andrea De Maria è il primo firmatario di una cosa molto seria. Un’azione per comminare “pene più dure contro la propaganda fascista e divieto di intitolazione di strade, piazze e edifici pubblici a esponenti fascisti”. Il Pd ha presentato infatti due proposte di legge, sia alla Camera che al Senato.

Le due mozioni prevedono tra l’altro la “reclusione fino a un anno e sei mesi per chi propaganda idee fondate sulle esaltazione dei metodi eversivi dell’ordinamento democratico”. E si tratta di metodi censiti per tabulas come “propri dell’ideologia fascista o nazifascista”.

A dare il la era stata la capogruppo Chiara Braga. La Dem aveva spiegato che non si tratta di una “operazione nostalgia” ma l’obiettivo è “tutelare una memoria collettiva”. Il primo firmatario alla Camera è stato invece Andrea De Maria. Ecco, a suo parere con l’ok alla legge “non ci potrebbe essere alcuna intitolazione di piazze a Giorgio Almirante. Il fascismo in Italia non è un’opinione ma un crimine.

A portare l’appoggio alla iniziativa c’è l’Anpi, che ha collaborato alla elaborazione dei testi, con il vicepresidente Emilio Ricci e il presidente Gianfranco Pagliarulo.

E nella stagione in cui non si intitolano piazze a Sandro Pertini pare una battaglia più che buona.

Andrea non si è perso.

SABRINA PULVIRENTI

Sabrina Pulvirenti

Viene per restare, il patto è questo. Glielo ha chiesto la presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio Alessia Savo nel momento in cui c’è stata la selezione. Sabrina Pulvirenti inizia in queste ore il suo mandato di Direttore generale della Asl di Frosinone: a differenza dei suoi predecessori, tra i paletti posti prima della nomina c’è quello di non accettare altri incarichi prima che scada il suo mandato in Ciociaria.

Un paletto messo perché il suo predecessore Angelo Aliquò dopo pochi mesi a Frosinone è andato a guidare lo Spallanzani. Prima di lui Pier Paola D’Alessandro è andata a guidare la macchina amministrativa del Comune di Roma. E prima ancora Stefano Lorusso andato al Ministero della Salute come Capo Segreteria del ministro Roberto Speranza. Segno che Frosinone non è una piazza di retrovia e non ha una sanità di secondo piano.

Si riparte dall’Atto Aziendale cioè dalla mappa della Sanità provinciale, adeguata alle nuove esigenze del territorio. E non sarà facile. Perché tutti i precedenti Dg hanno disegnato una Sanità sul modello teorizzato dal centrosinistra che in quel periodo governava il Lazio. Cioè un modello che prevedeva eccellenze decentrate sui territori per farli funzionare anche come valvola di sfogo per Roma. Mentre nella Capitale restava tutta l’assistenza di alto livello che non sarebbe stato logico fare sui territori per una questione di numeri. Ora la visione è diversa. Punta sempre alla qualità dell’assistenza ma puntando ad una migliore integrazione tra pubblico e privato.

Nella sua esperienza in Basilicata la manager ha realizzato la Clinical Trial Center per la ricerca applicata all’assistenza; ha aperto le porte di alcuni reparti agli animali domestici dei pazienti che così hanno avuto la possibilità di fargli visita come i familiari; ha attuato il Gender Plan con la certificazione di genere.

Frosinone è un trampolino di lancio, lo dimostrano i tre precedenti manager. Ma la tavola però è alta, molto alta. Ed a queste altezze o si decolla o ci si schianta.

Benvenuta in prima linea.

FLOP

BOTTEGHE OSCURE

Via delle Botteghe Oscure

Per qualcuno è stata una vittoria, una sorta di “ripristino” di un equilibrio etico e storico che a quel luogo apparteneva ed apparterrà per sempre. A ben vedere però che da poche ore Botteghe oscure sia finita negli annunci immobiliari è e resta una sconfitta.

Sconfitta per una certa Italia che era fatta sì di icone su cui pendeva la coperta dell’intoccabilità, ma che sapeva anche dare prosecuzione e nuovi scopi a quei posto. Se dici Botteghe Oscure dici PcI, dici Berlinguer, dici polo di orribile equidistanza nel delitto Moro, di certo non dici Lega ,Matteo Salvini Premier, o “Bestia”.

Eppure è così, dopo che la Lega ha detto addio a Botteghe Oscure, adesso quei 500 metri quadri di storia sono in casella “Affittasi”. Matteo Salvini aveva già riconsegnato le chiavi dello stabile, al 54 della storica via del centro. Casa Togliatti, poi casa Berlinguer e infine casa “Morisi”, l’ex spin doctor di Salvini e gestore della famigerata “Bestia”.

Il Carroccio si era accasato a Botteghe Oscure in occasione del voto per Roma che aveva visto Roberto Gualtieri vincere su Enrico Michetti. Ztl e parcheggi ostici hanno decretato la fine del luogo. A suo tempo il Capitano andò in iperbole e la sparò grossa. “I valori di una certa sinistra che fu, quella di Berlinguer, del lavoro, degli artigiani, sono stati raccolti dalla Lega, se il Pd chiude Botteghe oscure, e la Lega riapre io sono contento, è un bel segnale“.

Ma al di là che spesso ci sono nuovi inquilini che non sono proprio bibliofili bibliofili resta l’amarezza per la “morte” di un luogo che sembrava deputato a contenere per sempre le idee da cui via via esce l’Italia. E questo fa male a prescindere.

Ciao stanze.