
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 22 maggio 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 22 maggio 2025.
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PIETRO PAROLIN

Non è stato, come qualcuno ha malignamente supposto, una sorta di “onore delle armi” che si riserva di solito ai vinti. Non lo è stato non foss’altro per il fatto che al cardinale Pietro Parolin quel riconoscimento spettava dietro decisione in gran parte pregressa ai fatti del Conclave.
Ma partiamo dalle sue parole, prima di qualificare cosa le abbia motivate in forma ufficiale. Parolin ha richiamato ad esempio Papa Montini che ha affermato “con chiarezza profetica” nel 1965 che la pace duratura deve essere “radicata nel rinnovamento spirituale e morale”. Parole che proprio in questo turbolento e sanguinario presente “conservano la loro urgenza”.
Il progresso tecnologico

Ed il presule di rango ha anche rammentato che “il progresso tecnologico senza sviluppo morale lascia l’umanità pericolosamente squilibrata”.
Poteva mancare il rimando all’appello di Papa Wojtyła nel 1979 affinché “l’umanità si confrontasse con la sua capacità di compiere sia un bene immenso che una crudeltà indicibile, evidenziando la dignità intrinseca e inviolabile di ogni persona”?
Tutto questo nel contesto della consegna del premio Path to Peace Award. Su cui il cardinale Parolin ha detto: “Sono profondamente onorato di riceverlo e lo accetto a nome della Santa Sede e, soprattutto, a nome della Segreteria di Stato, che lavora instancabilmente per e a nome del Romano Pontefice per promuovere la pace e la giustizia nel nostro mondo”.
Onore “oltre il personale”

Questo perché Parolin è anche segretario di Stato del Vaticano. Perciò quando è volato a New York per ricevere il premio ha ha voluto subito chiarire. Quello era, è e resta un riconoscimento alla Santa Sede, di cui Parolin oggi è testimone per gli Esteri. Una sottigliezza che fa ben capire come abbia fatto quel cardinale a correre con merito e skill fino a (quasi) la fine come Pontefice di Roma.
“L’onore conferito questa sera trascende il personale e incarna lo spirito di collaborazione che è alla base della nostra sacra missione in un mondo che grida alla guarigione e alla riconciliazione”. Perché “ogni Pontefice, nel suo tempo, ha gettato una luce sul cammino verso un mondo più giusto e pacifico, offrendo una saggezza che trascende i confini”.
Presule di razza.
ANSELMO ROTONDO

Non fanno per lui. Tra tavoli, riunioni e convegni ci si ritrova come i bambini irrequieti costretti a stare cinque ore tra i banchi di scuola. Anselmo Rotondo è di quelli che metaforicamente preferiscono calzare gli stivali ed appoggiare il fucile in spalla. Con questo stesso spirito ha deciso di affrontare il problema alla radice. E il problema, in questo caso, ha zanne, setole e un appetito feroce per le coltivazioni locali: i cinghiali.
Anselmo Rotondo, primo cittadino di Pontecorvo, ha scelto la via più diretta e concreta: chiamare all’appello chi di caccia se ne intende davvero. Così è nato l’accordo tra l’Amministrazione comunale e l’Ambito Territoriale di Caccia (Atc-Fr2) per arginare l’invasione degli ungulati che devastano i campi e mettono a rischio la sicurezza dei cittadini. Una scelta che unisce buon senso rurale e responsabilità istituzionale.
Una nuova postazione di caccia

La novità? Una nuova postazione per la cosiddetta caccia di selezione, che sorgerà nella frazione Santi Cosma e Damiano. Qui, come già in altri punti del territorio, potranno operare solo cacciatori debitamente formati, autorizzati ad agire giorno e notte, nel rispetto delle norme sulla caccia, sparando solo ad alcuni tipi di cinghiale che sono in sovrannumero. La disponibilità del commissario dell’Atc-Fr2 è stata definita dal Comune “preziosa”, ma il vero motore dell’iniziativa resta l’approccio risoluto del sindaco.
“Piena collaborazione coi cacciatori per tutelare l’economia agricola“, ha dichiarato Rotondo con la consueta franchezza, avvertendo però che la pazienza ha un limite: se la nuova postazione non dovesse bastare, sarà pronto a firmare un’ordinanza per autorizzare battute di caccia massive. Insomma, se il problema persiste, la risposta sarà piombo istituzionale.

Nel frattempo, resta attivo anche il Piano regionale d’intervento urgente già operativo a Sant’Oliva, e il Comune ha avanzato la richiesta di un nuovo punto d’azione anche nella zona di Tordoni. Una strategia articolata quella messa in campo a Pontecorvo, che dimostra come la politica possa non limitarsi alle parole: si può passare all’azione, anche quando si tratta di mettersi – metaforicamente – in mimetica.
In un’Italia dove troppo spesso si gira intorno ai problemi sperando che si risolvano da soli, a Pontecorvo si spara dritto al cuore della questione. E se la soluzione passa dal mirino di una carabina… che ben venga.
Piombo istituzionale.
ALIOSKA BACCARINI

Visione strategica: non è possibile chiamarla in altro modo. Ed è un raro esempio di pragmatismo amministrativo unito alla capacità di leggere il futuro: il protagonista è Alioska Baccarini, sindaco che ha saputo trasformare sfide complesse in opportunità concrete.
Fiuggi, storicamente conosciuta per la sua acqua termale e per la vocazione turistica, rischiava non molto tempo fa di restare prigioniera di una nostalgia inconcludente. La municipalizzata Acqua e Terme di Fiuggi era finita sul tavolo del tribunale fallimentare di Frosinone, simbolo di un declino che pareva inarrestabile. Ma Baccarini ha invertito la rotta. Con determinazione ha riportato la società in bonis, l’ha resa efficiente e appetibile al punto da attrarre l’interesse del fondo internazionale LMDV Capital guidato da Leonardo Maria Del Vecchio. Oggi è una delle perle del portafoglio dell’imprenditore, a conferma che il risanamento serio e strutturato attira investimenti di peso.
Le perle di Fiuggi

Non meno ambiziosa è stata la scelta di rimettere a frutto gli impianti sportivi storici della città: il campo da golf e il campo da calcio di Capo i Prati, un tempo meta prediletta delle squadre di Serie A per i ritiri estivi, sono tornati a nuova vita. Dove c’era degrado, oggi ci sono servizi, attrattività e opportunità per il turismo sportivo, un comparto in piena espansione.
E ancora: il modernissimo Pala Congressi non è stato lasciato al destino di tante cattedrali nel deserto. È stato affidato alla principale società nazionale del settore, diventando la vera alternativa al caos di una Roma sovraffollata, un punto di riferimento congressuale capace di attrarre eventi e visitatori di alto profilo.

La stessa logica – unita a una visione manageriale – ha guidato l’affidamento della piscina olimpica comunale all’avvocato Emanuele De Vita, oggi anche delegato provinciale del Coni. Un altro tassello che parla di sinergie, competenze e valorizzazione delle risorse locali.
Non manca neppure la dimensione culturale: il teatro comunale è stato riaperto e ospita una stagione teatrale degna di rispetto, segno che la cultura, quando sostenuta con intelligenza, può tornare a essere motore di vitalità e orgoglio civico.
Torna la salute in città

A Fiuggi mancava la salute. Ed ecco allora che l’ex centro Coni viene trasformato nella Spa Cure, un centro benessere affiancato dai medici del gruppo sanitario che fa capo ad Alessandro Casinelli.
E ora l’ultimo colpo da maestro: la Palazzina Medica del Comune, da poco tornata nella piena disponibilità dell’ente, si appresta a diventare una Casa di Comunità Hub, come previsto dal PNRR. Ne hanno parlato poche ore fa il sindaco Baccarini e il Direttore Generale della ASL, Arturo Cavaliere. Un presidio sanitario attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con servizi di base, diagnostici, infermieristici e con possibilità di sviluppo anche in campo urologico in sinergia con Acqua Fiuggi. Un vero ritorno all’assistenza sanitaria territoriale dopo trent’anni di assenza, dalla chiusura del Pronto Soccorso nel 1995.
È questa la cifra della politica di Alioska Baccarini: non solo amministrare, ma rigenerare. Dare un senso nuovo al patrimonio pubblico, attrarre investimenti, riportare servizi dove c’era abbandono, creare opportunità dove c’era rassegnazione.
A Fiuggi il futuro non è una promessa. È un cantiere aperto, concreto, alimentato da visione e lavoro. E il merito è di una guida che non ha avuto paura di guardare lontano.
A Fiuggi il futuro è adesso.
FLOP
I PAZIENTI CIOCIARI

È ormai diventato un luogo comune: in provincia di Frosinone, come in gran parte d’Italia, i cittadini si lamentano — spesso con ragione — dei tempi d’attesa per visite ed esami. Post su Facebook, proteste in sala d’attesa, telefonate infuocate al Cup: il coro è unanime. Ma quando è la Asl a prendere l’iniziativa, a tendere la mano offrendo test gratuiti, rapidi e fondamentali per la prevenzione, la risposta è imbarazzante. E a ricordarcelo, nero su bianco, sono i dati.
Ma la prevenzione no

La Fondazione Gimbe, con l’ultimo report dell’Osservatorio nazionale screening, ha acceso i riflettori su una contraddizione che in provincia di Frosinone suona ancora più forte. A livello nazionale, nel 2023, su quasi 16 milioni di cittadini invitati a sottoporsi a uno screening oncologico gratuito, solo 6,9 milioni hanno risposto. Poco più del 43%.
Ma il quadro locale è persino più sconfortante. Secondo il Bilancio sociale 2024 della Asl di Frosinone:
- solo 22,8% delle donne ha risposto all’invito per lo screening della cervice uterina (7.912 su oltre 34.000);
- poco più del 51% ha effettuato la mammografia dopo l’invito (17.301 su 33.340);
- appena 21% ha aderito allo screening per il colon retto (21.932 su 103.474 inviti).
Numeri che, oltre ad allarmare, pongono una questione culturale seria: siamo pronti a gridare allo scandalo per un’attesa troppo lunga, ma non troviamo venti minuti per un test che potrebbe salvarci la vita.
Tratti schizofrenici

Questa schizofrenia del comportamento sanitario ci inchioda a una scomoda verità: pretendiamo molto, ma restituiamo poco. Pretendiamo efficienza dalla sanità pubblica — ed è giusto — ma sembriamo dimenticare che la prevenzione è il primo pilastro di un sistema sanitario sostenibile. Ignorare gli screening gratuiti non è solo uno spreco di risorse pubbliche: è una miopia collettiva, un sabotaggio silenzioso alla nostra stessa salute.
La Asl, va detto, le campagne le fa. Manda gli inviti, organizza i test, rende le procedure semplici e gratuite. L’attuale screening per la ricerca del sangue occulto nelle feci, segnale di un possibile tumore al colon retto, coinvolge molte farmacie di paese. Ma tutto si arena se la cittadinanza si volta dall’altra parte, disinteressata, distratta o — peggio — fatalista. “Tanto non mi serve”, “poi lo faccio”, “non ho tempo” “quando me lo ordina il medico ci vado”: scuse. Troppo leggere di fronte a patologie che, se scoperte in tempo, si possono affrontare e vincere.
Nel 2025, secondo gli obiettivi fissati dall’Unione Europea, il 90% della popolazione target dovrebbe essere raggiunta dagli screening oncologici. Noi, in provincia di Frosinone, ci fermiamo a poco più di uno su cinque. Siamo molto lontani. E il problema non è (solo) l’offerta: è la domanda, è la partecipazione, è la responsabilità.
Poco pazienti.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Lui è un po’ fatto così: oggi sembra andare un recupero rispetto alla sua parte “peggiore” e domani arriva subito un altro caso. Non necessariamente uno strafalcione suosuo, ma un contesto in cui lui del suo ce l’ha messo. E magari non benissimo. Premessa. In qualità di ministro dell’Agricoltura e della Sovanità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida aveva tutto il diritto di fare quello che ha fatto.
Incluso l’amo politico nei confronti di una categoria che in Italia è molto, ma molto potente, quella dei cacciatori. Postilla: se Lollobrigida sperava di varare una proposta di legge di fatto pro caccia e di uscirne “sano” allora ha fatto male i suoi conti. Oppure li ha fati numericamente giusti. Il dato però è un altro.
Ed è dato per cui se anche Giovanni Storti di Aldo, Giovanni e Giacomo alla fine si incazza allora vuole dire che illo tempore Gino e Michele non scrissero invano il loro best seller.
La polemica di Storti

Storti è “da tempo attivo sui suoi profili social in tema di ambiente e tutela della natura”. E in un video social ha “elencato tutte le novità del provvedimento che sono state anticipate, per poi concludere con una considerazione pungente”. Magari più che pungente, draconiano.
Così: “Se tenete alla natura, se tenete agli animali che la vivono, se tenete a voi stessi che volete vivere la natura, come fate a dare ancora fiducia a questo governo?”.
Ma cosa prevede il Ddl Lollo? Il riferimento è la Legge n. 157 del 1992. La bozza della riforma, che si compone di 18 articoli, non comporta nuovi oneri a carico dello Stato. Tra i punti più controversi “figurano gli articoli 4 e 5, che prevedono rispettivamente la riapertura degli impianti di cattura degli uccelli – attualmente vietati dalla normativa dell’Unione Europea”. Ma non è finita: è in odor di vigenza legale anche l’eliminazione dei limiti “al numero di autorizzazioni per la realizzazione di nuovi appostamenti fissi”.
Una grana ed una pesca

Per non parlare poi dell’articolo 10, che consentirebbe l’attività venatoria all’interno di territori e foreste appartenenti al demanio statale, regionale e agli enti pubblici.
Lo stesso articolo introduce inoltre una seconda novità significativa. Quale? Quella per cui “le gare di caccia con addestramento dei cani non verranno considerate attività venatoria e potranno svolgersi anche durante i periodi di chiusura della caccia, nonché in orario notturno”.
Il che significa due cose: o che Lollobrigida ha conquistato una grossa fetta di elettori oppure che Lollobrigida ha l’ennesima, grossa grana da risolvere. E non è detto che le due cose non possano coincidere.
Rosata stretta.