Top e Flop, i protagonisti di giovedì 23 gennaio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 23 gennaio 2025

*

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 23 gennaio 2025.

*

TOP

ANTONIO TAJANI

La straordinaria sagacia di Antonio Tajani, uno che dopo la morte di Berlusconi veniva visto come una specie di tenentino passato di corsa alla greca d’armata, è palese. E lo è esattamente sul campo ed in quegli ambiti nei quali i suoi alleati difettano. Assai, presi come sono ad infarcire ogni loro affermazione con gli slogan di un sovranismo che mostra tutti i suoi guai terminali.

Riflettiamo un attimo a facciamolo ora, a fine gennaio 2025, quando cioè il Governo Meloni ha in spunta la ripresa a tutti gli effetti dei trasferimenti dei migranti verso l’Albania.

Il cardine giurisprudenziale di rango è quello di una sentenza della Cassazione che, il 19 dicembre scorso, ognuno si era un po’ interpretato a suo favore. Sentenza che in realtà dice cose precise che (per fortuna e come dovrebbe essere) scontentano ciascuno tra i contendenti politici sul tema.

L’erede del Cav “morbido” sul tema
Silvio Berlusconi (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Meloni dice oggi che quel giudicato “ci ha dato ragione”. Ed allude ad un “vento di destra che soffia in Europa, spingendo verso la difesa dei confini esterni”.

E Tajani? Cioè l’erede politico e spirituale di quel Cav che sul tema era sempre stato molto più morbido e che, dieci volte più furbo di tutti ché ci vedeva messe elettorale sterminata, addirittura si era aperto allo jus soli?

Il segretario di Forza Italia sa benissimo due cose. La prima: che Giorgia Meloni non è affatto contraria a dare a lui ed agli azzurri scacchi secchi, lo ha dimostrato il viaggio di inizio mese da Donald Trump senza alcuna comunicazione doverosa alla Farnesina. Comunicazione che invece, protocollarmente, è giunta in occasione della cerimonia di insediamento del tycoon. La seconda: che in politica contano i tempi lunghi per assestare un colpo. E che il mondo migliore per assestarlo forte è far credere a chi vuoi colpire che stai con lui. Incondizionatamente e perfino sui temi che marcano differenze fisiologiche tra botteghe.

Tempi lunghi e colpo efficace
Giorgia Meloni incontra Rishi Sunak ed Edi Rama

Perciò Tajani, il furbo Tajani, sul tema Cpr in Albania non ha affondato. E dice cose molto omologhe a quelle che si urlano nelle stanze official di Palazzo Chigi. Cosa come questa: “Abbiamo ribadito il nostro impegno a seguire il percorso che anche l’Unione Europea ha riconosciuto, anche all’ultimo Consiglio. Andremo avanti per contrastare i trafficanti di esseri umani, per il rispetto delle norme comunitarie. Le soluzioni innovative sono state apprezzate e vengono apprezzate anche da altri Paesi”.

Questo “anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha indicato le competenze relative all’individuazione dei Paesi di origine sicura a livello nazionale”.

Presente la “mossa Kansas City”, quella con cui un sicario bravo si affaccia innocuo da destra e ti stende con un’azione fulminea da sinistra? Ecco, Tajani politicamente oggi è un “killer”: deve solo decidere se dare un colpo semplicemente violento o mortale.

Realista più della Regina. Per ora.

CARLO MONTI

Carlo Monti

Indossare la maglietta della Nazionale dicono che abbia un sapore particolare. Che trasmetta la consapevolezza di rappresentare il proprio Paese nella sua interezza: da quelli che stanno allo stadio a quelli che sono in poltrona davanti al televisore, da quelli che sono alla radiolina a quelli che stanno guardando un altro programma, compresi quelli ai quali del calcio non interessa nemmeno un fico secco ma comunque ascolteranno dagli altri e quindi sapranno.

Esistono vari tipi di maglietta e di Nazionale: non ci sono solo le selezioni sportive. L’Italia ha tantissime sue proiezioni all’estero e la sua parola è considerata nei luoghi che contano. Lo sa bene il dottor Carlo Monti, nato a Pescosolido e da tempo in giro per l’Italia ed il mondo: prima con la divisa della Croce Rossa Italiana e poi con quella del Ministero della Salute. A Lungotevere Ripa è Dirigente in servizio presso gli Uffici di Diretta Collaborazione del Ministero della Salute in qualità di Vice Responsabile della Segreteria Tecnica del Ministro con particolare riguardo alla gestione delle emergenze.

Carlo Monti

Nella giornata di mercoledì gli è arrivato un telegramma: deve preparare il trolley. Ed andare a Vienna. Rappresenterà la posizione politica e sanitaria dell’Italia alla riunione del Gruppo di Esperti sula cooperazione internazionale in materia di droghe sintetiche.

Non è il tavolo di una bocciofila: Monti va alla conferenza mondiale Onu a Vienna in materia di droghe. Non va da spettatore: porterà la posizione dell’Italia e del Ministero della Salute davanti alle Nazioni Unite. È la prima volta che quella maglietta azzurra viene messa sulle spalle di un ciociaro.

Il valore della competenza.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Alexandros Michailidis © Imagoeconomica)

Ha il suo bel gongolare per la bocciatura della Consulta del referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata del “suo” Calderoli, e ci marcia. Anche al netto della farraginosità di un normato di rango che sembra più un border collie spompato ad una corsa di agility difficile. Ma i problemi di Matteo Salvini sono sempre stati di due nature: una di merito ed una di comunicazione, con la seconda che alla lunga inficia il primo.

Salvini è, innanzitutto e per esempio, un ministro della Repubblica. Ministro dei Traporti in un Paese dove i trasporti fanno acqua da sempre. E non certo per colpa di Salvini, come aveva rimarcato intelligentemente Massimo Cacciari qualche giorno fa nel salotto tv della Gruber. Il senso è che al di là delle gerarchie, incolpare l’uomo al comando nel momento in cui si palesano gli effetti di una tara è politicamente congruo, ma sbagliato in punto di logica.

Scansa ogni scappatoia

Tutto questo per dire che il leader leghista parte sempre da preamboli “giusti”. Roba di logica che, al solo volerla usare, poi ti torna utile. Ma siccome Salvini è Salvini, lui deve sempre andarsi ad intortare in sub-questioni surreali e scansare i salvagente come un naufrago masochista. Naufrago che, invece di ammettere che il sistema complesso di cui è alla guida è incontrollabilmente tarato, dà la colpa a terzi.

A chi? Ovvio, agli attentatori e (sottesamente) all’area ideologica che li dovrebbe contenere. “La situazione appare oggettivamente preoccupante ma l’Italia non si farà mai intimidire”. Salvini ha sciorinato queste perle durante l’informativa alla Camera sulla questione del caos treni. E questo dopo l’esposto presentato da Fs presunti sabotaggi.

Ovvio che Fs dovesse chiamare in causa terzi e probabile che terzi – cretini – possano esserci stati, ma il dato è un altro. Che senso ha spiegare che “da anni la rete ferroviaria è oggetto di attacchi. Lo ribadì anche un altro premier, nel 2014, affermando che ‘è in atto un’operazione di sabotaggio contro le ferrovie, è evidente'”?

Sabotatori e guasti atavici

Perché non ammettere che ci sono guai tecnici così grossi e paleolitici che viaggiatori occasionali e pendolari sono ormai idrofobi per una situazione terzomondista? “Poi però a quelle parole non seguirono i fatti. Io faccio parlare la realtà: abbiamo un quadro di incendi dolosi, guasti, rotture e problemi elettrici verificatisi con regolarità e che però proprio dopo gli esposti non si sono più verificate“.

(Foto © DepositPhotos.com).

Poi la promessina stantia con cui Il Capitano si inventa capostazione saggio. “Faremo di tutto per garantire trasporti sempre più efficienti e sicuri”. Il tutto con “sostegno ai 92mila dipendenti di Fs e alle donne e agli uomini delle forze ordine che ogni giorno sono impegnati in attività delicate e che non meritano polemiche, insinuazioni e accuse che a volte ci sono sul loro operato”.

Sacrosanto ma inutile. Perché il primo passo verso una soluzione è il riconoscimento del problema. Di quello vero però.

Da Capitano a Capostazione.

MASSIMILIANO MIGNANELLI

Massimiliano Mignanelli

Non è bastato. Non è bastato rispondere a tutte le domande e negare con convinzione. Nemmeno è bastato fare due passi indietro dimettendosi: da responsabile dei concorsi presso l’Università di Cassino ed anche dallo stipendio universitario. Non è bastato a far cessare le esigenze cautelari. Così nelle ore scorse i Finanzieri del gruppo di Cassino diretti dal tenente colonnello Francesco Papale hanno eseguito il provvedimento di arresti domiciliari a carico di Massimiliano Mignanelli.

È il quarto provvedimento emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari di Cassino Alessandra Casinelli nell’ambito dell’inchiesta “Luna Viola” l’indagine della Guardia di Finanza coordinata dal sostituto procuratore Andrea Corvino nella quale si ipotizza un giro di tangenti per comprare gli esami di abilitazione al Tfa cioè la specializzazione per diventare insegnante di sostegno per gli alunni con disabilità. Il magistrato ha disposto i domiciliari per il dottor Massimiliano Mignanelli, direttore delle Risorse Umane dell’Università di Cassino. (Leggi qui: Pagavano e passavano il concorso anche se “la luna è viola”).

Indagini in atto
Foto: Carlo Carino / Imagoeconomica

La settimana scorsa un analogo provvedimento era stato adottato per due docenti Unicas: Giovanni Arduini e Diletta Chiusaroli, marito e moglie, lui presidente della commissione d’esame sul Tfa e lei componente della stessa; ai domiciliari anche il titolare del centro studi paritario Cervantes di Sora, Giancarlo Baglione.

Per il direttore Mignanelli, il Giudice Casinelli aveva subordinato la sua decisione ad un interrogatorio che è avvenuto lunedì in presenza del difensore di Mignanelli, Sandro Salera. In attesa della conclusione delle indagini il direttore si era sospeso dall’incarico di responsabile dei concorsi ed anche dallo stipendio universitario. Non è bastatoi. All’alba i Finanzieri hanno eseguito il provvedimento.

Per l’accusa, c’è stata corruzione nell’ambito del corso di specializzazione per il sostegno nell’anno accademico 2022/2023: 15mila euro per ogni candidato in cambio del superamento del concorso, soldi che per la Procura avrebbe preso Baglione, dividendo con Mignanelli, che dai due docenti avrebbe ottenuto un lotto di argomenti tra i quali il candidato pagante sarebbe stato interrogato. I due prof avrebbero ottenuto in cambio corsi qualificanti gratis dal centro Studi.

Il significato
Il Palazzo di Giustizia di Cassino

Cosa significa l’arresto? Che le indagini sono in corso e non si sono fermate al solo periodo per il quale sono scattati in questi giorni gli arresti. Infatti, la Guardia di Finanza sta esaminando anche i concorsi delle annualità precedenti. Significa che gli indagati ci stanno dentro fino al collo? No. Quello può stabilirlo solo un processo: ora siamo nella fase delle indagini cioè quella in cui si raccolgono gli indizi e le fonti di prova da portare all’esame del giudice. Ogni cosa a suo tempo.

Massimiliano Mignanelli è stato Presidente del Consiglio Comunale di Cassino dal 2001 al 2009, Consigliere provinciale e vice presidente della Provincia.

Sotto esame per gli esami.