Top e Flop, i protagonisti di giovedì 3 aprile 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 3 aprile 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 3 aprile 2025.

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TOP

RICCARDO MASTRANGELI

(Foto © Mario Salati)

L’approvazione del Bilancio comunale di Frosinone nella serata di ieri ha sancito una certezza: Riccardo Mastrangeli ha portato a casa il risultato con una maggioranza autosufficiente, ma il panorama politico non è più quello del 2022. Le crepe nel centrodestra sono ormai evidenti e il voto ha rappresentato un vero spartiacque per gli equilibri della coalizione.

Gli otto consiglieri dissidenti di centrodestra non sono più un fronte compatto. Il Gruppo FutuRa ha votato con l’opposizione passando dalle parole ai fatti. Mentre Forza Italia non può muoversi oltre l’appoggio esterno ed il quadro politico nazionale impone un suo rientro nell’alveo della coalizione. Resta da capire il percorso ma ieri sera i segnali sono stati evidenti. Gli azzurri reclamano un azzeramento dell’esecutivo che il sindaco non intende effettuare.

Sono le Comunali del 2027 ad ispirare e mosse attuali. Fratelli d’Italia, che conta il gruppo consiliare più numeroso potrebbe anche puntare a esprimere il prossimo candidato sindaco. La Lista Mastrangeli non è più il perno della maggioranza, la Lista Ottaviani ha perso pezzi e la Lega si riduce ad un solo rappresentante. Inoltre il vicesindaco Antonio Scaccia si è ritagliato un ruolo con il generale Vannacci e questo potrebbe innescare ulteriori variabili.

Problemi diversi
(Foto © Massimo Scaccia)

Nel centrosinistra il problema non è tanto la perdita di consiglieri, quanto la mancanza di una strategia alternativa. Nonostante tre sconfitte elettorali consecutive, non si intravede un percorso chiaro per ricostruire una proposta politica forte. I socialisti hanno già annunciato che nel 2027 riproporranno un loro candidato, cercando di aggregare nuove forze civiche.

Quello che il voto sul Bilancio ha certificato è che nulla sarà più come prima. Il centrodestra è spaccato e le forze in campo già guardano al 2027. Chi saprà ricomporre i pezzi e chi rimarrà vittima delle proprie divisioni? La partita è appena iniziata. E Mastrangeli guadagna un anno di mandato.

Come un pisello nel baccello.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Mai come in questo momento la posizione di Elly Schlein in rapporto agli umori di quella grande piazza che si chiama Italia è delicata. Lo è perché da un po’ di anni ormai la politica estera sta prendendo il sopravvento sulle dinamiche esclusivamente nazionali.

E se questo rappresenta, pur nella tragicità di guerre e massacri, una prova di maturità, per qualcuno è anche un banco di stress. Soprattutto per un Partito come il Pd, che per definizione è fratto e composito fin dalla sua genesi.

In questa situazione, di quelle che non lasciano spazio a molte ambiguità sui temi etici, Giuseppe Conte ci si è infilato come un paguro nella sua casa-conchiglia. E si sta permettendo il “lusso morale” di lanciare un invito alla segretaria dem che sa un po’ di polpetta avvelenata, a contare come il Nazareno sia diviso sull’ex Rearm Eu.

Vedere il bluff
Elly Schlein (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Un invito dove? Alla manifestazione nazionale organizzata da Movimento Cinque Stelle per dopodomani. Lo scopo è anche e soprattutto palesare un forte e chiaro dissenso contro il piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen.

E lo scopo meno dichiarato ma altrettanto valido, quello perseguito da Conte, è vedere chi ci sta e chi invece non ci sarà. O al limite manderà una scialba delegazione invece di assicurare la presenza che tocca ai veri leader. Conte tutto questo lo sa benissimo, perciò si è concesso il lusso, tra il lusco ed il brusco come avrebbe detto Guareschi, di lanciare una camola grassa ad Elly Schlein.

Così: “Noi abbiamo aperto a tutte le forze politiche, le associazioni, i singoli cittadini, ed io confido che ci sia anche il Pd”. A questo punto la palla passa a Schlein, che dovrà decidere se seguire la sua indole ed associarci con i vari Travaglio, Barbero etc oppure se dovrà perseguire la ragion di partito.

Schlein che deve scegliere

Un partito che sta per metà con lei e per metà con i riformisti. Per metà con la von der Leyen e per metà “con Conte”. Conte che sa benissimo di aver creato una situazione imbarazzante.

E che tra campo largo e campo unico comunque ci andrà a guadagnare. In coerenza oggi ed in carisma domani. Il carisma di chi Palazzo Chigi non se lo è mai tolto dalla mente.

Sagace.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Nell’antichità e per antonomasia defensores fidei erano coloro che vi votavano ad una causa. E che lo facevano in maniera talmente radicali da risultare, alla fine poco “sacri” ed abbastanza ridicoli.

Potremmo ricordare, tra costoro ed in maniera random, Baldovino I con il Regno di Gerusalemme malgrado di lì a pochi decenni il curdo Saladino fosse il vero “master and commander”.

Oppure Federico II di Prussia, che creò il primo vero seme della Germania ma senza accorgersi che c’era già un Impero Asburgico a fargli ombra. Ecco, senza scomodare cotanto cabotaggio dal almanacchi potremmo dire che Matteo Salvini ha trovato la sua fede da difendere. Solo che come sempre il vicepremier e leader leghista arriva frenato e di scarroccio come l’ultima delle auto da corsa in una gara… non di velocità. Piuttosto di buon senso.

Marine ti difendo

Sul caso di Marine Le Pen, leader di Rassemblement National condannata in Francia a 4 anni di reclusione e dichiarata ineleggibile, Salvini proprio non pare averlo capito, che deve frenare. E il problema non è politico in purezza, è più elementare.

Oggi chiunque asserisse che la leader della destra francese sia stata sotto attacco di una certa parte di magistratura esporta forzosamente un modello. Che è quello di una certa destra italiana, per cui ci sarebbero toghe politicizzate che attentano all’integrità delle eunomie Ue, specie di quelle sovraniste.

Possibile che Salvini non abbia avuto il pudore di capire che quel modello, già sbagliatissimo in patria, non è esportabile? Davvero il ministro e segretario del Carroccio non ha capito per perfino i suoi narcotizzati seguaci social non potranno mai accettare l’idea di una “Internazionale togata” che vuole sabotare le destre europee?

E invece lui, Salvini, ci crede, e la spara grossa, anzi, grossissima. “Chi ha paura del giudizio degli elettori, spesso si fa rassicurare dal giudizio dei tribunali. A Parigi hanno condannato Marine Le Pen e vorrebbero escluderla dalla vita politica”.

Il “brutto film”

“Un brutto film che stiamo vedendo anche in altri Paesi come la Romania”. E ancora: “Quella contro Marine Le Pen è una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles, in un momento in cui le pulsioni belliche di von der Leyen e Macron sono spaventose. Non ci facciamo intimidire, non ci fermiamo: avanti tutta amica mia!”.

E niente: avremmo voluto commentare ulteriormente ma conviene che ci si fermi qui. In raccolto e doveroso silenzio per un politico che, dopo il Papeete, non sembra voler rinunciare alla balera.

Ma davvero?