I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 5 ottobre 2023
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CHIARA GRIBAUDO
Le sue sono state preoccupazioni legittime che hanno segnato l’ennesima spunta positiva alla condotta di una donna quadrata e di chiaro segno etico. Chiara Gribaudo è decisamente un vanto per la galassia dem da cui proviene. E lo ha dimostrato spiegando di essere “molto preoccupata dal quadro della situazione della procura di Ivrea denunciata dal Procuratore Saluzzo”.
Poi Gribaudo che di morti bianche sta per parlare in Ciociaria e che ama contrappuntare in concretezza ciò che enuncia, ha spiegato: “I morti di Brandizzo e le loro famiglie meritano giustizia. E per farla serve mettere quanto prima la procura di Ivrea nelle migliori condizioni per investigare su questi tragici fatti”.
Che significa? Che non c’è solo la cronaca immanente ad incalzare, ma c’è il bisogno di fare sistema sui quadri organici del Diritto. Una roba che di questi tempi pare essere passata sotto tono nelle elucubrazioni del governo Meloni e del suo guardasigilli Nordio. E che in queste ore è sfociata in un ennesimo scontro frontale della premier con la magistratura sul tema migranti. “Dobbiamo capire le cause del sovraccarico di lavoro, ma oggi l’urgenza è intervenire sulla dotazione di risorse, di personale amministrativo, di magistrati e di polizia giudiziaria”.
Insomma, la Presidente della Commissione d’Inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia non si è fatta cogliere dormiente. Ha detto la sua e verrà a ribadirla anche in Ciociaria: domenica prossima, 8 ottobre, in quel di Veroli. Con il Pd.
“Nell’appello che ha lanciato il Procuratore vedo già delle possibili soluzioni”. Quali sarebbero per Gribaudo?
“O si ridisegnano i confini della procura oppure si garantiscono in tempi celeri dotazioni adeguate ai numeri di abitanti ed alle esigenze del territorio. Presenterò un’interrogazione al Governo per chiedere se al Ministero sono consapevoli di questa grave condizione e quali azioni intendono adottare”.
Tra Giustizia e Giustezza.
ALIOSKA BACCARINI
Nessuno sa se sia stata una scelta del regista James Mangold oppure dei produttori esecutivi Steven Spielberg e George Lucas, entrambi noti per la loro cura maniacale dei dettagli nei film che portano la loro firma. Ma in una delle scene del recente film ‘Indiana Jones e il quadrante del destino‘ ultimo capitolo della saga, fa capolino il marchio storico dell’Acqua di Fiuggi. È su una parete di uno dei paesini siciliani nel quale sono ambientate alcune scene che vedono protagonista Harrison Ford.
Ad accorgersene e pubblicare uno screenshot sulla sua pagina social è stato il sindaco di Fiuggi Alioska Baccarini. È lo stesso che nei mesi scorsi aveva notato le bottiglie della celebre oligominerale sulle tavole apparecchiate nel ristorante in cui si teneva una delle puntate della serie The Kardashians.
“Non è una nostra iniziativa pubblicitaria ed anzi ringraziamo la produzione – commenta l’amministratore delegato Marco Camplone – per l’accuratezza storica della ricostruzione. Il marchio utilizzato è effettivamente quello che veniva utilizzato negli Anni 40 quando in quell’area d’Italia era davvero presente la nostra pubblicità murale”.
Dall’inizio dell’anno Acqua di Fiuggi è passata alla società Salus per Aquam con gli imprenditori Maurizio Stirpe (vicepresidente di Confindustria e presidente del Frosinone Calcio), Francesco Borgomeo (Gruppo Saxa), Gianfranco Battisti e Nicola Benedetto. Stanno realizzando un progetto che oltre a rilanciare l’acqua sia da volano per il rilancio dell’intero territorio.
Alle loro spalle sanno di poter contare su un sindaco dal colpo d’occhio infallibile: per anni il marchio e la società Acqua di Fiuggi sono stati la sua ossessione, per evitarne il fallimento e riportarli in bonis. Al punto che ormai li individua dovunque: anche quando guarda una serie in tv o quando prova a trovare un attimo di tregua al cinema davanti ad un film.
Alioska Jones ed il marchio nascosto.
FLOP
MATTEO SALVINI
I suoi sono i dubbi di chi è entrato in modalità ariete in campagna elettorale per le Europee. E come accade sempre quando Matteo Salvini decide di fare il “miura” succede qualcosa di scomodo, o di imperfetto nelle dinamiche della politica in purezza.
Solo meno di un mese fa il leader del Carroccio aveva lanciato il primo segnale. Lo aveva fatto spiegando che il numero spropositato di sbarchi in Italia era “un atto di guerra”. In pratica per Salvini dietro l’upgrade numerico e volumetrico (quelle sono vite, non numeri, esistenze) ci sarebbe un preciso disegno per mettere in crisi il governo più quadrato di sempre sul problema.
E il “Capitano” è anche tornato sul tema. “Ho dubbi che questa Europa possa aiutare l’Italia. Ci stanno lasciando totalmente da soli nella difesa dei nostri confini, via mare e via terra”. Capito? Salvini aveva attaccato ed attacca “questa Europa”, cioè lascia capire che se le cose cambiassero nel 2024 non ci sarebbero più omissioni volute. Poi era giunto l’attacco frontale, rigorosamente in video social, alla giudice Iolanda Apostolico sul caso del trattenimento bloccato in punto di Diritto a Catania.
“Dobbiamo organizzarci, tornare ai decreti sicurezza ancora più rigorosi. Io più che andare a processo per aver bloccato gli sbarchi di navi straniere che arrivavano tutte in Italia non riuscito a fare ma vedremo di essere ancora più incisivi“. Poi il mantra delle ultime settimane.
“Credo sia qualcosa di voluto, organizzato, finanziato anche per mettere in difficoltà un governo scomodo. Siamo davanti ad un esodo organizzato dalla criminalità. E alla criminalità si risponde con tutti i mezzi a disposizione, ma ne parleremo con il governo”.
Campa(g)na elettorale.
MAX TAGLIAFERRI
Il presidente d’Aula ha un ruolo molto particolare: governa l’andamento dei lavori in un Consiglio. Non basta applicare in maniera corretta i Regolamenti: se così fosse, al suo posto potrebbe tranquillamente stare un computer impostato sull’Intelligenza Artificiale. Ma quello che gli algoritmi non avranno mai è proprio la sensibilità umana, l’abilità nel fiutare il pericolo, la capacità di disinnescare una tensione, la puntualità nel piazzare una battuta con cui stemperare il clima durante una seduta. Non è propriamente ciò che ha fatto nelle ore scorse il presidente del Consiglio comunale di Frosinone Massimiliano Tagliaferri. (Leggi qui: Spintoni, urla e veleni: benvenuti al Consiglio di Frosinone).
In una seduta ad alta tensione ha contribuito ad incalzare, rintuzzare, alimentare: legittimo dal momento che ciascuno interpreta come meglio crede il proprio ruolo, all’interno dei limiti stabiliti dai regolamenti. E Max Tagliaferri all’interno di quei confini c’è stato. Ma è il messaggio politico inviato ad essere esattamente all’opposto di quello che il ruolo domanderebbe.
Ne è testimonianza il parapiglia avvenuto a fine seduta con il consigliere Francesco Pallone, la gazzarra che si è scatenata subito dopo, le urla del vicesindaco Scaccia che annuncia la richiesta di un verifica.
C’è uno scollamento, testimoniato dal fatti che Max Tagliaferri non abbia votato il punto dedicato al Bilancio. Il presidente è figura condivisa con l’opposizione ma espressa dalla maggioranza e quell’astensione è un segnale chiaro per l’amministrazione Mastrangeli.
Non è lo spogliatoio di Maestrelli.