Top e Flop, i protagonisti di giovedì 5 settembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 5 settembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 5 settembre 2024.

TOP

PIERSILVIO BERLUSCONI

Piersilvio Berlusconi (Foto. Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Non è uno sprovveduto, e non è solo il figlio belloccio di un corsaro finanziario di massimo cabotaggio. Lo aveva già dimostrato nel quinquennio fino ad oggi e lo ha confermato in queste ore. Piersilvio Berlusconi è infatti uno che si è preso la scena manageriale del padre e che, pian pianino, sta dimostrando di sapere calcare anche il difficile palcoscenico della politica.

Cioè di una cosa che a lungo andare produce anticorpi capaci di inertizzare ogni colonizzazione foresta. In questi giorni infatti si era posto un dilemma mica da poco. E parliamo del periodo in cui Forza Italia, cioè un’emanazione di fatto di Arcore e della famiglia di “delfini” del Cav, ha iniziato a guardare “a sinistra”.

Nessuna conversione, solo un aggiustamento
Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica

Non nel senso di una conversione da gassato ad eskimo, ma di un possibilismo da struscio con la parte più cattolica e moderata del Pd. Tutto questo grazie alle alchimie prospettiche di un leader come Antonio Tajani, che proprio perché è leader non è così scemo da non farsi chiamare solo “segretario”.

Tutto questo però, a livello di palinsesti delle reti Mediaset e delle linee editoriali, ha innescato una metamorfosi. Non una rivoluzione, si badi, ma una impercettibile quanto graduale correzione di rotta nei format politici e giornalistici delle tre reti. Lo scopo degli azzurri è “lanciare un segnale al PPE a livello europeo contro le derive estremiste della Lega, ma anche per una rilevanza nazionale”.

Meno spazio a destra? Poco male…
Matteo Salvini con Nicola Porro

Che significa? Che “se lo spazio per spingere a destra manca perché c’è chi corre più veloce, aprirsi a tematiche più progressiste rappresenta forse l’unica strategia di crescita possibile. Insomma, cambiare tutto per non cambiare nulla, e farlo anche ricalibrando le televisioni che erano e sono le tua personali bocche di fuoco. Ecco, Piersilvio Berlusconi in questo cambio di target ci sta riuscendo benissimo.

E lo sta facendo con quelle virate immense e lente tipiche dei transatlantici, Leviatani che sì, ci metteranno pure tempo a virare, ma nel farlo creano onde da surfisti. E quindi, cosa accadrà a Mediaset? “In che modo una svolta di questo tipo condizionerebbe programmi come Quarta Repubblica, Dritto e Rovescio, Fuori dal coro?”

Nomi simbolo e ruoli eguali

“Non sono i soli, naturalmente, ma nomi come Nicola Porro, Paolo Del Debbio, Mario Giordano sono volti di punta, simbolici”. Per non parlare di Daniele Capezzone opinionista quasi fisso del Tg4. Ecco, Piersilvio Berlusconi sta pian piano mutando le loro rotte ma senza snaturare la loro polpa “ideologica”. Staranno lì e come sempre diranno cose “di parte”, solo che la parte adesso sarà più lasca e larga.

Così tra qualche tempo non si troverà su una goletta con un nuovo vessillo e nuovi approdi, ma semplicemente su un brigantino con più vele attaccate agli alberi.

Plastico.

FRANCESCO BORGOMEO

Francesco Borgomeo

Millimetrico e potente. Con una precisione micidiale il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo ha colpito la politica che governa l’Unione Europea ed i politici italiani dei territori in cui ci sono fabbriche legate all’Automotive. Li ha inchiodati alle loro responsabilità ed alle loro scelte, con tutte le tragiuche conseguenze che stanno determinando.

Se fosse un amante della cinematografia di Paolo Villaggio avrebbe fatto ricorso alla celebra frase sulla Corazzata Potëmkin per definire la scelta di imporre subito il motore elettrico: “È una cagata pazzesca”. ma siccome adora Alòberto Sordi e conosce a memoria i fialoghi del Marchese Del Grillo s’è limitato a dire “o cambiate lo scenario o o vi diamo le chiavi delle aziende. Leviamoci dalla testa l’idea che il sistema si salva, così il sistema crolla. Il motore elettrico imposto così è una truffa in quanto parliamo comunque di energia da fossile.

Non l’ha gridata nel deserto come San Giovanni Battista. L’ha gridata sull’Ansa assicurandosi che andasse dritta a Bruxelles e su tutte le Segreterie nazionali dei Partiti. Avvertendo che il conto non lo pagheranno solo gli industriali e non solo gli operai. Ma a rimarci sotto sarà anche la politica.

Foto: Pixabay

La dimostrazione è la crisi esplosa in Germania. In queste settimane in Turingia e Sassonia la maggioranza è andata a due Partiti populisti l’ultradestra nazionalista e xenofoba di AfD e l’ibrido neo-peronista di BSW che combina pacifismo filorusso, statalismo economico e dure politiche anti-migrazione. Mandando a casa la precedente classe politica.

Per questo gli industriali hanno chiesto di rallentare. Perché la transizione all’elettrico avverrà lo stesso. Ma nei termini e nei tempi imposti ora dalla Ue si rischia il massacro. Con fabbriche che chiuderanno, famiglie senza lavoro, stabilimenti che non faranno in tempo a convertirsi su altre produzioni. Ed il conto a quel punto lo pagheranno tutti. Anche la politica.

Politico avvisato mezzo salvato.

FLOP

GENNARO SANGIULIANO

Gennaro Sangiuliano (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

La questione è meglio affrontarla in punta di piedi. Perché, come ebbe a dire Nostro Signore “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e, aggiungiamo, chi dovesse esserlo non la scagli perché non ha certezza di restarlo a lungo. Pochi meglio di Vittorio Feltri hanno riassunto meglio la situazione.

Per questo, citiamo testualmente dal sito di Nicola Porro:

Tutti parlano del ministro Sangiuliano perché ha avuto un incidente di tipo femminile. Cosa è successo con questa bella ragazzotta: quando un uomo e una donna stanno vicino, e si avvicinano e si avvicinano… finiscono a letto. Normale, per l’amor di Dio.

Ma bisogna stare molto attenti, perché quando una donna la porti a letto non la puoi portare anche in ufficio, sennò è un casino. Perché le donne confondono l’ufficio con il letto e quindi pretendono anche di comandare. Ed è successo uno scandalo.

Conosco Sangiuliano, persona squisita di primo livello, ma anche lui si è fatto fottere dalla pucchiacca come dicono a Napoli. E mi dispiace.

Uno dei meme sull’aeroporto intitolato a Berlusconi

Il problema di Sangiuliano non è la collaboratrice, non è lo scandalo, non è la moglie. A fregarlo sono stati i tempi. E la presidente del Consiglio dei Ministri in nome della quale presta la sua opera per lo Stato: dicono che gli abbia scagliato qualcosa addosso colpendolo sulla pelata. Ci sono stati tempi nei quali a Palazzo Chigi c’erano inquilini di ben altre visioni e che di fronte ad una situazione come questa avrebbero lodato pubblicamente Sangiuliano. Sembra di sentirlo Silvio Berlusconi, richiesto di un commento sullo scandalo sollevato dal ministro: avrebbe disinnescato tutto con un fulmineo “Beato lui”.

Tira più un pelo di collaboratrice che una seduta di Governo.

RAFFAELLA PAITA

Raffaella Paita (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Ci prova ed un po’ ci riesce, ma non senza quel retrogusto di sloga del capo ripetuto dalla “colonnella”. Spieghiamola meglio, premettendo che per certi versi è anche ovvio che i quadri mettano a loop le tesi dei capi. Tuttavia dalle recentissime esternazioni di Raffaella Paita sembrano trasparire tono e temi troppo copiati in format. Troppo per ruolo ed intelligenza di una politica che può permettersi di tenere la rotta generale ma usando magari “vele” tutte sue.

“I voti di Italia Viva saranno decisivi nei collegi in bilico. Non credo che i Bersaniani vorranno prendersi la responsabilità di regalare la vittoria a Giorgia Meloni. Qui pende un mantra che è quello di Matteo Renzi e ci sta: però è un mantra che sa di quel funzionalismo al contrario che un po’ ha stufato.

Smussare prima gli angoli
L’ex presidente Barack Obama (Foto: Gage Skidmore)

Quello di dare ad Iv un peso specifico quasi “ricattatorio” e senza prima smussare gli angoli. Lo scopo è mettere in minoranza i dem provenienti dalla vecchia diaspora di Articolo 1, ma sa di trovata strumentale. Assai. “D’altronde quando ci sono stati veti sul centro si è visto cosa è successo, come in Basilicata per esempio. Il modello deve essere quello della convention di Chicago, dove si trovavano sul palco intorno a Kamala tutte le anime dei democratici”.

Un’altra “renzata” con pochissimo grip reale: negli Usa le dinamiche sono completamente diverse e peraltro perfino Barack Obama si è fatto venire due orticarie ed un herpes prima di appoggiare la Harris.

Il modello Usa che “ha stufato”
Matteo Renzi

Quindi gli Usa sono eguali a noi nelle ubbie e molto diversi nelle pezze da mettere alle stesse. Insomma, la coordinatrice nazionale di Italia Viva ha detto e sostiene cose sensate ma banali. E per molti versi irrealizzabili a meno di non equalizzare due modi di vedere il pubblico servizio. Ed equalizzare significa agire su ogni leva di controllo, non solo su quella che vorresti controllare.

Paita non è una parvenue di certi progetti, sia chiaro: “Ho creduto in un centro competitivo e mi sono spesa per quel progetto. Ma allo stesso tempo ho la consapevolezza che quello spazio autonomo dai due poli ad oggi non c’è più”.

Agende politiche precise e dialogo

E a chiosa: “Quindi se si crede davvero in quelle idee riformiste occorre impegnarsi per irrobustire il centrosinistra con un centro riformatore con un’agenda politica precisa”. Appunto, precisa.

E la precisione è figlia del dialogo, della dialettica e del confronto. Non dei siluri addosso a Pierluigi Bersani. Che al più deve essere convinto, non messo alle strette con profezie scontate.

Più sparring che analista.