Top e Flop, i protagonisti di giovedì 9 ottobre 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 9 ottobre 2025.

*

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 9 ottobre 2025.

*

TOP

LEONARDO ZEPPIERI

Il parcheggio Multipiano di Frosinone

La resistenza quotidiana spesso non fa notizia, vale la pena raccontare una vicenda che — nel suo piccolo — dice molto del rapporto tra senso civico, gestione pubblica e responsabilità privata. A Frosinone, il parcheggio multipiano di viale Mazzini, progettato nel 1979, entrato in funzione nel 2008 e mai davvero utilizzato, ha chiuso (temporaneamente) i battenti.

La motivazione ufficiale è la manutenzione straordinaria. Quella reale però è ben più amara: vandalismi, furti, danneggiamenti continui. Vetri rotti, lampade sfondate, cassette date alle fiamme. Una desolazione notturna che ha trasformato un’infrastruttura pubblica in uno spazio poco sicuro e per questo poco frequentato da chi deve lasciare lì un mezzo che spesso è costato anni di sacrifici ed ha ancora una lunga serie di rate alle spalle.

Eppure c’è un dettaglio che merita attenzione. L’imprenditore Leonardo Zeppieri, gestore del parcheggio, ha continuato — per anni — a tenerlo aperto. Nonostante un incasso medio mensile da 100 euro, in una città dove si parcheggia ovunque, tranne dove si dovrebbe. Un gesto che, al di là di ogni aggettivo, merita almeno di essere definito responsabile.

L’opera nata vecchia
Leonardo Zeppieri

Perché il vero scandalo non è il parcheggio chiuso oggi ma quello ignorato ieri. Un’opera pubblica nata vecchia, poco promossa, poco servita, mai pienamente compresa. Una struttura che avrebbe dovuto facilitare la viabilità, incentivare la sosta ordinata, riqualificare un’area centrale della città. E che invece è rimasta ai margini, pur essendo al centro.

Zeppieri — accusato a volte di tenere le sbarre alzate “per non incassare” — ha detto la verità più semplice: tutti parcheggiano dove vogliono, nessuno vuole pagare un euro. Ed è lì che la vicenda diventa simbolica. Non di una cattiva gestione imprenditoriale ma di una città che fatica a riconoscere il valore della legalità e dell’ordine urbano.

Ora si discute del futuro: una riapertura con più servizi, la posa del nuovo tapis roulant, una cabina di regia per renderlo attrattivo. Benissimo. Ma il nodo resta culturale. Finché parcheggiare in doppia fila sarà “normale”, e pagare una sosta un’eccezione, nessun progetto funzionerà. Nel frattempo, a Zeppieri non va solo riconosciuto il merito di aver tenuto aperto un cancello ma di averlo fatto senza chiasso, senza rendite e con ostinata fiducia che le cose possano cambiare.

Il coraggio di tenere la sbarra alzata.

TOMMASO MIELE

Tommaso Miele (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Di solito, quando un uomo finisce un incarico nel calcio italiano, le ipotesi sono due: o sparisce o torna in qualche consiglio d’amministrazione con vista su Montecarlo. Tommaso Miele, no. Finisce la sua esperienza come presidente della Covisoc, la commissione che controlla i bilanci delle squadre professionistiche, e ne comincia un’altra. Non meno delicata. Anzi, più europea.

Da oggi è presidente della Commissione per le licenze UEFA: quella che decide se le squadre di Serie A sono in regola per giocare le coppe. Se i conti quadrano, se il rosso è troppo rosso, se le rate del centravanti georgiano sono state onorate. Roba da notai con la penna rossa. Roba da Miele, appunto.

Chi lo conosce sa che non è un uomo da panchina lunga, né da selfie in tribuna autorità. È un magistrato della Corte dei Conti, ora presidente aggiunto, ma più che ai comunicati ha sempre preferito i conti che quadrano ed una giustizia a misura di cittadino. Particolare che non lo rende particolarmente popolare tra una shiera di suoi colleghi.

Il mediano con la toga
Una riunione dei vertici di Federcalcio

Nella Federcalcio ci è rimasto a lungo, ma sempre con passo discreto, silenzioso, da centrocampista metodico. Quelli che non si notano ma fanno girare la squadra. Ora il compito cambia campo ma non registro. Dovrà decidere, con altri, se i bilanci dei club italiani rispettano le regole Uefa, quelle che in teoria valgono per tutti ma che in pratica conoscono molte eccezioni — soprattutto quando i milioni ballano più dei palloni.

È un ruolo tecnico ma anche politico. Perché dire sì o no a una licenza significa saper resistere alla pressione dei risultati, delle tifoserie, delle proprietà miliardarie. Serve equilibrio, fermezza, e un certo gusto per la verità scomoda.

Il calcio oggi è quello delle plusvalenze creative, degli stipendi spalmati, delle “manovre parallele”: Tommaso Miele è stato — ed è — un arbitro con la toga. Non fischia rigori ma può escludere una squadra dalle coppe. E non per un fallo da dietro, ma per una fideiussione farlocca. È un mondo nel quale tutti chiedono trasparenza e nessuno la vuole davvero: per questo fa notizia che ad occuparsi di regole venga chiamato uno che alle regole ci crede davvero.

Come Oriali ma con la toga.

EMANUELE DE VITA

Emanuele De Vita

Nel grande (e spesso ingessato) mosaico dello sport italiano, ogni tanto spunta una buona notizia per il territorio. Emanuele De Vita, avvocato con la passione per lo sport e lo sport come impegno quotidiano, entra ufficialmente nella Giunta del CONI Lazio.

Delegato per la provincia di Frosinone, De Vita ha già dimostrato sul campo – anzi, su mille campi – di saper ascoltare, costruire, tenere insieme sigle e passioni, discipline e dirigenti. C’è lui dietro al progetto di rivitalizzare le strutture sportive di Fiuggi in collaborazione con il Comune, atraverso un protocollo con il sindaco Alioska Baccarini. Lo stesso progetto proposto anche al Comune di Anagni: in via sperimentale prima di estenderlo a tutta la provincia di Frosinone.

Ora lo attende un ruolo più ampio, con più responsabilità ma anche più strumenti per sostenere e rilanciare lo sport di base, quello vero, fatto di fatica, allenamenti e gioia collettiva.

La scommessa

Per una provincia come Frosinone, spesso ai margini delle rotte istituzionali, è un segnale importante. Un riconoscimento al lavoro fatto ma anche una scommessa sul futuro. Perché lo sport, prima che podi e medaglie, è cittadinanza attiva, educazione, orgoglio di comunità.

Non è il caso di augurare in bocca al lupo. Ma buona corsa. E che sia una staffetta vincente, per tutto il Lazio.

Sul podio.

FLOP

“SAN FRANCESCO”

Ovviamente non è colpa sua, ci mancherebbe, e soprattutto non avrà mai un flop, non foss’altro per il fatto che è icona di Santità e Povertà Catartica. E tuttavia san Francesco oggi, o meglio, nelle ore scorse, si è preso una sonora “bocciatura” formale (non sia mai di sostanza) dal Capo dello Stato.

Calma e gesso e spieghiamo la vicenda: sulla scrivania della Presidente della Repubblica era arrivata, in questi giorni, la richiesta legale di fare del 4 ottobre Festa Nazionale. All’inquilino del Quirinale spetta, come da Costituzione, la promulgazione delle Leggi. E come noto ieri Sergio Mattarella ha al tempo stesso fatto il suo dovere ed esercitato le sue prerogative.

Che significa? Che l’Inquilino Numero Uno del colle col torrino ha promulgato la legge che istituisce la festività nazionale di San Francesco. Contestualmente però ha inviato una lettera ai presidenti del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana. A che scopo?

Gli “effetti diversi”
Ignazio La Russa (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

A quella legge servono correttivi prima di diventare Legge. Cosa ha rilevato Mattarella? Che “la medesima giornata – il 4 ottobre – non può essere qualificata, al contempo, sia festività nazionale sia solennità civile. Questo “anche perché, tra l’altro, da tali qualificazioni il nostro ordinamento fa discendere effetti diversi”.

Che significa, e qual è la “ratio” dei rilievi di Mattarella? Lo spiega lui stesso con una nota ufficiale targata Quirinale. “Va operata una scelta in tal senso – verosimilmente abrogando la previsione di solennità civile, meno rilevante – e, necessariamente, chiarendo se fare riferimento per la giornata festiva del 4 ottobre esclusivamente a San Francesco ovvero anche a Santa Caterina, fino ad oggi considerati congiuntamente”.

Insomma, o ricorrenza in combo o festa nazionale da sola, con una “esclusa”. “Ho provveduto alla promulgazione della legge – pur se il suo testo presenta alcuni aspetti critici che avverto il dovere di segnalare – in considerazione del significato del provvedimento e della circostanza”.

Non c’entra la Costituzione
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Quale circostanza? Quella per cui i “rilievi non riguardano profili di natura costituzionale. L’articolo 1 della legge, al primo comma – al fine di promuovere i valori della pace, della fratellanza, della tutela dell’ambiente e della solidarietà– istituisce la festa nazionale di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, da celebrare il 4 ottobre di ogni anno”.

Tuttavia e “conseguentemente, il secondo comma inserisce il 4 ottobre, quale ‘festa nazionale di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia’, nell’elenco dei giorni considerati festivi a livello nazionale“.

(Giorni) dai quali derivano gli effetti dell’osservanza “del completo orario festivo nei luoghi di lavoro e del divieto di compiere determinati atti giuridici”. Insomma, mettetela meglio ragà…

Tirato in ballo.