Top e Flop, i protagonisti di giovedì primo maggio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì primo maggio 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì primo maggio 2025.

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TOP

FRANCESCO ROCCA

Francesco Rocca

Ha colto la palla al balzo per una sviolinata ambientalista, ma va detto che la capacità di Francesco Rocca di surfare certe situazioni, al di là delle sue genuine convinzioni, è strabiliante. Stavolta per il governatore della Regione Lazio l’occasione si è presentata sotto forma di una nascita straordinaria ad opera di genitori altrettanto straordinari. E soprattutto di un evento naturalistico che finalmente mette i conti della Pisana in pari con quelli del Pirellone lombardo. Perché? E di cosa parliamo?

Basterebbe ricordare di quando per la prima volta sul palazzo della Regione Lombardia andarono a nidificare due falchi pellegrini, che poi vennero meticolosamente seguiti da una cam.

Come sul Pirellone
Il falco pellegrino sul tetto della Regione Lazio con il pullo appena nato (Clicca per ingrandire)

All’epoca scattò la mistica negazionista della Milano “inquinata ma minga…” ed oggi la Pisana si prende la sua rivincita. E grazie ad un “lieto evento nella sede della Giunta regionale del Lazio”. In un posto cioè dove Marte e Venere, una coppia di falchi pellegrini che da alcuni anni nidifica sul tetto ha dato alla luce un pullo nato lo scorso 14 aprile”.

Un bel pulcinone che pare voluminoso già quanto i suii agili genitori, appartenenti forse alla specie di predatori alati più perfetta mai creata dall’evoluzione, proiettili viventi da poche centinaia di grammi capaci di picchiare fino a quasi 400 kmh.

La nota della Regione spiega che “ad inizio marzo, uno degli addetti al servizio di vigilanza antincendio aveva notato alcune uova sotto a uno dei pannelli solari installati sul tetto. Allertati, i tecnici naturalisti e gli ornitologi della direzione ambiente, cambiamenti climatici e transizione energetica e sostenibilità, parchi confermavano l’esistenza di quattro uova di falco pellegrino”.

E per giorni una fotocamera ha ripreso l’attività della coppia di rapaci fino a quando è nato il piccolo falco. E Rocca? Ci ha messo il suo personale ricamino concettuale di uomo che ha origini nella società civile e che ha sempre avuto un marcato grip ambientalista.

Un nome per il “pullo”
Un altro momento del falco pellegrino sul tetto della Regione Lazio

Così: “Il piccolo falco pellegrino nato sul tetto della Regione Lazio è una bellissima sorpresa di primavera: un segno di vita e di speranza che ci ricorda quanto sia importante rispettare e proteggere l’ambiente, anche e soprattutto in città”.

Per il Presidente della Regione Lazio si è trattato di “una nascita che ci riempie il cuore e ci ricorda la grazia e la bellezza della natura, sempre più fragile e da tutelare, ma capace ogni volta di sorprenderci.

E il nome del falchetto implume? A sceglierlo saranno i cittadini del Lazio che “parteciperanno al contest online sui canali social della Regione Lazio e di Parchilazio“. I cittadini voteranno un nome maschile e uno femminile tra i seguenti proposti.

Per il maschile: Enea, Castore e Tarquinio. Per il femminile: Circe, Diana e Velia. O magari Francesco

Vola alto.

CRISTOPHER FARONI

Cristopher Faroni

Un passetto alla volta. Piccolo, senza strafare: ma sempre in avanti. È così che si raggiungono i traguardi. Come quello centrato in queste ore: con la determinazione di chi ha sempre saputo guardare lontano. Il Gruppo INI – Istituto Neurotraumatologico Italiano – fondato dalla visione illuminata del compianto professor Delfo Faroni, si affaccia oggi con orgoglio sul panorama internazionale, portando l’eccellenza della sanità privata italiana all’Arabian Travel Market di Dubai, una delle più prestigiose fiere mondiali dedicate al turismo e all’ospitalità.

Non è una presenza casuale ma una scelta strategica, ben ponderata. A confermarlo è Cristopher Faroni, CEO del Gruppo INI, che sottolinea: «L’Italia è percepita per la grande qualità dei servizi sanitari che offre e il paziente internazionale ormai è abituato a spostarsi e a viaggiare per motivi di salute, come testimoniano i casi di Croazia, Turchia e Canada».

Il progetto
Un padiglione dell’Arabian Travel Market 2025

La partecipazione all’Arabian Travel Market si inserisce in un progetto ambizioso: costruire ponti tra sanità e turismo, tra professionalità medica e ospitalità made in Italy. L’obiettivo è chiaro: intercettare quella crescente domanda internazionale di “health travel” che guarda con interesse all’Italia, non solo per il suo patrimonio artistico e culturale, ma anche per le sue strutture sanitarie di eccellenza. Cioè: viaggio, mi guardo i monumenti italiani e mi faccio anche le cure in una clinica tricolore che nulla ha da invidiare a quelle americane.

«Il target internazionale cerca sempre di più le eccellenze – prosegue Faroni – e se può trovarle in un paese come l’Italia, leader del turismo internazionale e destinazione tra le più attrattive al mondo, non ha remore negli spostamenti. Noi come INI, ma estendo il concetto a tutto il comparto della sanità italiana, abbiamo delle eccellenze certificate, dalla riabilitazione alla chirurgia ortopedica ad esempio, che il paziente internazionale cerca».

E proprio in quest’ottica si inserisce anche la rinnovata collaborazione con ITA Airways, un partner strategico che facilita l’accessibilità alle strutture del Gruppo con proposte dedicate ai voli interni e un network che consente di accogliere pazienti da ogni angolo d’Italia – e non solo – garantendo loro un’esperienza di cura integrata, comoda e di alto livello.

Visione moderna

Una visione d’impresa moderna, che ha radici profonde. È lo spirito pionieristico del professor Delfo Faroni a vivere ancora oggi nelle scelte del Gruppo: la sua eredità di competenza, umanità e visione internazionale si fa strada nelle parole del figlio Cristopher e nei fatti di un’azienda che guarda al futuro senza dimenticare il proprio DNA.

Un traguardo, quello di Dubai, che è già punto di partenza per nuove sfide. Perché quando l’eccellenza italiana si mette in viaggio, il mondo si ferma ad ascoltare.

Chris d’Arabia.

FLOP

L’AUTORITA’ NAZIONALE ANTI CORRUZIONE ANAC

Il presidente Anac, Giuseppe Busia

C’è qualcosa di profondamente stonato nel caso Palmerini. Non tanto nella decisione dell’Anac – legittima, doverosa, per certi versi inevitabile – quanto nel tempismo e nella cornice in cui si inserisce. Quando la legalità arriva tardi, si chiama formalità; quando la trasparenza viene posticipata, diventa un paradosso. E a Latina, oggi, rischia di trasformarsi in un boomerang. (Leggi qui: Il labirinto Abc: Palmerini è inconferibile. Il domino che rischia di inceppare tutto).

Lorenzo Palmerini, nominato presidente dell’Abc – la partecipata che gestisce rifiuti e verde pubblico – non poteva esserlo. Era incompatibile. Troppi ruoli, troppi intrecci. Curatore fallimentare della vecchia società Latina Ambiente (in contenzioso con lo stesso Comune), consulente della Rida Ambiente (che gestisce parte dello smaltimento). Non proprio arbitro e giocatore nella stessa partita, ma giocatore in due squadre che potevano essere in conflitto l’una con l’altra. Come se nel derby indossi la maglietta di entrambe le squadre. Ma tutto questo, lo si sapeva già prima della nomina.

Non solo un tema giuridico
La sede dell’Anac

Ora l’Anac mette nero su bianco ciò che molti avevano già fatto notare a voce alta. Eppure, nel frattempo, Palmerini è stato nominato, ha firmato atti, ha guidato un’azienda pubblica. Che succede ora? Gli atti restano validi? Si devono rifare? Si blocca tutto? Il vero tema non è solo giuridico. È politico. E morale. Perché ancora una volta ci si rifugia nella zona grigia delle leggi in transizione, del “forse si poteva”, “forse non si doveva”.

Latina merita di più. Merita risposte nette, trasparenti, al di sopra di ogni sospetto, non giochi d’equilibrismo sul filo della normativa. Soprattutto rapide. Perché nella Pubblica Amministrazione, ogni giorno che passa è un potenziale danno ed è un atto in più che può essere approvato da una persona che poi si rivela inconferibile.

Se si crede nell’Anac e nel suo ruolo, se non deve essere un pretesto di legalità, allora è necessario dotarla delle persone e dei mezzi che gli consentano di intervenire in maniera più celere.

La necessità di uno scatto
Matilde Celentano

E la responsabilità non si ferma al singolo nome. L’Anac ha sanzionato anche la sindaca Matilde Celentano, sospesa per tre mesi dal conferire incarichi. È un segnale: chi amministra deve assumersi il peso delle decisioni, soprattutto quando queste generano danni – anche solo potenziali – all’efficienza della macchina pubblica. Ma il paradosso che solo in Italia può trovare albergo è che la stessa Anac dice che la sindaca Celentano può ridare l’incarico a Palmerini per il quale Anac l’ha sanzionata. Perché?

L’Autorithy osserva che questi incarichi non erano compatibili in quel frangente ma in realtà, si è sul filo tra vecchia e nuova normativa. Stesso dicasi per il ruolo ricoperto da Palmerini presso Rida «non appare potersi definire quale incarico esecutivo ovvero di controllo». A no? Pertanto «l’incarico di presidente dell’azienda può teoricamente essere conferito nuovamente» basta che si nomini un vigilante che controlli se Palmerini gioca per tutt’e due le squadre caso mai gli venisse in mente.

Intanto il rischio è che tutto si fermi. Il bilancio è in affanno, la Tari è aumentata, la riscossione langue, e ora anche gli atti dell’Abc rischiano di finire al macero. Non è solo un problema tecnico. È una questione di fiducia. Se i cittadini iniziano a pensare che tanto tutto si può aggiustare dopo, che ogni regola è interpretabile, allora la fiducia nelle istituzioni si sgretola, una nomina alla volta.

Serve uno scatto. Serve chiarezza. Perché Latina ha bisogno di normalità, non di eccezioni o di cavilli. E ha bisogno che, per una volta, la legalità arrivi in tempo. Non dopo.

Latina, la legalità a scoppio ritardato

IVAN DI TERLIZZI

Ivan Di Terlizzi

È un Flop che sta a metà strada esatta tra leggerezza ed eresia, dipende da come la si prende. O meglio, da come la prenderebbero le massaie laziali ed in particolare quelle “romane de Roma”. A chi, e su cosa? Al dottor Ivan Di Terlizzi, coautore nientemeno che di uno studio del Max Planck Institute sulla… cacio e pepe.

Cerchiamo di capirci qualcosa e fissiamo dei paletti.

Non studiatela, mangiatela
(Foto © Sarah Stierch)

Il primo: quando la scienza esatta vuole mettere le mani nelle dispense della cucina italiana la scienza medesima si pone come eresiarca, perché nelle dispense italiane vige le legge dell’istinto. Cioè di una cosa che ti permette di ottenere un capolavoro iconico senza dover scomodare Lavoisier.

Il secondo: la Cacio e Pepe non si tocca, non si studia e non si mette in laboratorio. Se è buona, anzi divina la si mangia a quattro palmenti ed usando la forchetta come la benna di una terna, altrimenti la si dà alle galline o a quelli di Bergamo Alta.

Fissati i paletti, Dire spiega che quel piatto iconico “nel mito popolar-culinario, è ‘semplice’”. Cioè pasta, pecorino, pepe e un sacro di equilibrio da manovrare con mano esperta, con la grazia di una nonna romana che non ha mai avuto bisogno di bilance né termometri”.

Amido e gel…
Il professor Ivan Di Terlizzi durante una sua lezione al Max Plank Institute

Perciò quando arriva qualcuno che nel definire lo stato dell’arte della cacio e pepe nomina l’amido in polvere a molti sale il Nerone che abita dentro ad ogni purista. “Secondo un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute, la chiave per quella cremina perfetta non è l’istinto, ma la chimica. La ricetta è: 5 grammi di amido sciolti in 50 di acqua, scaldata fino a ottenere un gel trasparente. Poi si raffredda tutto con altri 100 grammi d’acqua, si frulla con 200 di pecorino, pepe tostato e via su 300 grammi di pasta tiepida, non bollente (altrimenti il formaggio impazzisce e la nonna pure)”.

Sarà vero? Probabilmente sì. Ed il dottor Ivan Di Terlizzi, coautore dello studio, ha confessato al Guardian che per arrivare alla formula magica hanno sacrificato 6 chili di pecorino, gran parte finiti spalmati sul pane tra un esperimento e l’altro.

Ecco, già per questo potrebbe innescare la custodia cautelare. Anche perché certe cose diventano totem proprio perché sono “imperfette”. E quasi sempre migliori della formula ottimizzata.

Essi bono dottò…