I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di lunedì 11 agosto 2024.
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di lunedì 11 agosto 2024.
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ALESSANDRO CASINELLI
Dicono che la Fede sia entrata con prepotenza nella sua vita. E che gli sia stata fondamentale nel momento in cui tutto intorno a lui ne metteva in discussione il passato e le scelte. Come dicono le Scritture, l’imprenditore Alessandro Casinelli ha atteso che passasse la notte e tornasse l’alba. Un’alba nella quale, lungo il percorso, s’è trovato con la famiglia di fronte a Papa Francesco. Al quale ha donato un pizzico della sua arte. Quella delle Officine Ortopediche.
Cosa sono? Un centro che non si limita a produrre presidi ortopedici. ma li studia, li progetta, li sviluppa. Cerca di realizzare modelli più moderni e funzionali, capaci di restituire sollievo alla vita di tutti i giorni a chi, con gli anni, l’ha perduto. Come è capitato a Papa Francesco. Anzi no, a Jorge Mario Bergoglio. Perché il Papa non perde la serenità, l’uomo che è Papa qualche acciacco fisico invece deve metterlo in conto.
Proprio per questo Jorge Mario Bergoglio ha voluto che Papa Francesco mostrasse la sua ‘disabilità‘ cioè i limiti alle cose di tutti i giorni imposti dagli anni e dalle malattie. Sopportate serenamente con la pazienza del cristiano e la costanza del pastore.
La carrozzina da Frosinone
Per consentirgli di vivere quegli acciacchi con un po’ più di comodità, Alessandro Casinelli ha regalato una nuova sedia a rotelle a Jorge Mario Bergoglio affinché possa fare con meno sofferenza fisica il Papa. È leggerissima, regolabile, rivestita in pelle con tessuto lavabile, forcelle basse e… soprattutto è bianca. Da ieri Papa Francesco si sposta su una carrozzina progettata e costruita interamente a Frosinone.
La consegna è avvenuta in Vaticano dove la nuova carrozzina è stata donata al Santo Padre nella Sala Nervi. “Sono stati due mesi di impegno continuo – spiega il professor Claudio Territi, capo staff delle Officine Ortopediche di Frosinone – Ci abbiamo lavorato in otto: dalla progettazione alla realizzazione, che non è stata facile perché la carrozzina è stata realizzata su misura, considerando anche le pregresse patologie agli arti inferiori del Santo Padre. In pratica, attraverso video e foto del Pontefice abbiamo simulato le varie “prove” che poi ci hanno portato alla realizzazione finale“.
Si tratta di una carrozzina di ultima generazione “realizzata con una struttura di alluminio leggero, rivestita in pelle e tessuto, tutto rigorosamente bianco“, aggiunge il dottor Alessandro Casinelli, manager delle Officine Ortopediche di Frosinone. “Fino ad oggi il Santo Padre si è sempre spostato su una carrozzina nera, che stonava con la talare bianca e con la frangia dorata – nota Casinelli -. E noi da sempre realizziamo ausili ortopedici che, oltre a migliorare la mobilità, sono meno impattanti sia nei colori che nelle forme“.
La carrozzina come le pantofole del Papa.
EMANUELE POZZOLO
Non è assolutamente un Top paradossale questo, ma oggettivo. Lo è perché per restare in regime di aleatoria “sospensione” senza che l’espulsione annunciata a suo carico fosse messa in atto Emanuele Pozzolo deve avere assi buoni. Assi nella manica con i quali dimostrare che nei suoi confronti e per il famoso (famigerato) sparo di Capodanno non ci sono margini per metterlo fuori da Fratelli d’Italia.
Attenzione, riflettiamo sul timing. Il deputato in questione, deputato del Partito che ha in Giorgia Meloni la sua leader, è sospettato di aver sparato quei colpo smargiasso dal primo gennaio di quest’anno. Ergo ed in buona sostanza Pozzolo sta nel limbo dei quasi colpevoli o dei mezzi innocenti da circa otto mesi. Ci sta da un punto di vista politico, non certo giudiziario, visto che in procedura una presunzione di reato è sempre e solo tutta fuffa potenziale da dimostrare.
Ma in punto politico no, lì ci si aspettava una mossa più rigida di Via della Scrofa. Non foss’altro per il fatto che quella mossa l’aveva annunciata proprio Via della Scrofa. Che invece non ha fatto nulla ancora oggi, che mancano un paio di giorni a Ferragosto, altro che Capodanno.
L’opportunità politica disattesa
Di quel gesto lui stesso, Pozzolo, aveva detto in primavera: “Un incidente di natura colposa. Eppure è stato amplificato all’inverosimile con la gogna mediatica. Contro di me si è generata una vera e propria campagna d’odio fondata su una montagna di fake news e di stereotipi ideologici pietosi“.
Eppure, come aveva già rimarcato Domani qualche tempo fa, dopo lo sparo di Capodanno “erano state annunciate immediate sanzioni ma non ci sono atti ufficiali”. Così come, ad esempio, sull’annunciato pugno di ferro dopo l’inchiesta di Fanpage sulle young guns della destra di FdI. E con Pozzolo a molti mesi dall’ormai famoso sparo di Capodanno “in cui fu ferito un uomo, lo stesso Pozzolo risulta a tutti gli effetti un deputato del gruppo di FdI”.
Cioè? No, non è stato espluso affatto. “Attualmente è in regime di ‘sospensione’, una definizione più mediatica che concreta. Il parlamentare piemontese, accusato di aver esploso il colpo a Rosazza nella notte di San Silvestro, non è stato espulso”. Malgrado il fatto storico in sé. E malgrado su di lui gravi una richiesta di rinvio a giudizio della Procura.
Nel secondo caso è tutto da accertare, ma nel primo forse si poteva agire prima. Quindi Pozzolo è un genio della perorazione pro domo sua. E gliene diamo atto.
Graziato e blindato.
FLOP
ANTONIO MISIANI
Antonio Misiani è un senatore del Partito Democratico che mediamente non ha mai avuto uscite che non fossero sobrie e misurate. Ed è per questo motivo che certi suoi occasionali scivoloni posso serenamente essere catalogati come tali: scivoloni, appunto. Cioè cose che capitano a tutti e che non sono certamente indicative di un reiterato mood di propensione fisiologica alle castronerie. La Grande Diga Operativa ferragostana che ormai incombe sta arrivando con un nodo concettualmente irrisolto: quello della casella cruciale della Ragioneria dello Stato.
Che accade? Piccolo recap: alla Ragioneria “più ragioniera di tutte” è arrivata Daria Perrotta che ha preso il posto di Dario Mazzotta. La new entry è persona graditissima al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la partenza del suo predecessore ha fatto gridare il senatore Pd all’occupazione “militare” dei gangli statali.
Via Mazzotta, dentro Perrotta
Misiani non ci è andato giù soft ed ha detto: “Il ragioniere generale dello Stato è il guardiano dei conti pubblici. È una funzione di grande responsabilità. Sostituirlo adesso, mentre sono in corso i negoziati con la Commissione UE sul piano strutturale di bilancio e la predisposizione della prossima manovra di bilancio sarebbe una scelta assurda“.
Vale a dire, secondo il dem, una scelta “dettata da una sola motivazione: la volontà del governo Meloni di occupare militarmente anche questa postazione. Se questa decisione venisse confermata, il ministro Giorgetti ne dovrebbe rendere conto di fronte al Parlamento”. Messa così sembra che la premier sia chimera a metà strada tra Gengis Khan e Napoleone dopo che Giuseppina lo aveva mandato in bianco.
La Legge di Bilancio e il “cambio”
In punto di retorica andrebbe anche tutto bene. Tuttavia Misiani sembra aver omesso qualche particolare importante. Anche al netto della necessità di piazzare una figura “gradita” nell’imminenza di una Legge di Bilancio che si preannuncia come terribilmente difficile.
Una mezza “summa” delle obiezioni possibili al Misiani Pensiero arriva da Piercamillo Falasca, mente acuta ed ex dei Riformatori Liberali: “Guardiano dei conti? Ma se non ha visto arrivare un buco da almeno 150 miliardi di euro per gli errori nelle stime del superbonus. Visto che, anziché essere licenziato come accadrebbe in qualsiasi azienda, Mazzotta va a fare il presidente di Fincantieri, speriamo che non progetti il Titanic ora”.
Insomma, non solo pare che cambiare le carte a partita iniziata non sia così grave, nelle dinamiche politiche, ma che addirittura in alcuni casi sia salutare. O quanto meno definibile come tale in sana dialettica politica.
Autoaffondato.
FRANCESCO VENNITTI
Su una cosa il Sant’Uffizio ha pienamente ragione: quando ha consigliato al diacono Francesco Vennitti di continuare il suo percorso di formazione e soprassedere per il momento dall’ordinazione sacerdotale. Perché di strada ce n’è ancora molta da fare.
La Chiesa è virtù (specie quelle teologali) è silenzio, meditazione, umiltà, capacità di prendere il giogo sopra le proprie spalle e portarlo con serenità. Tutte cose che mal si conciliano con i concetti e le parole utilizzate dal diacono sulla sua bacheca Facebook.
Anche il luogo è discutibile. Lo dice Isaia: “egli non griderà, non alzerà la voce,
non la farà udire per le strade. Non frantumerà la canna rotta”. È esattamente il contrario di ciò che ha fatto il diacono: ha scelto una piazza affollatissima per far udire la sua voce, rappresentando l’immagine di una diocesi nella quale scorrono veleni e vendette. Con certezza lo ha fatto in buona fede: ma da leggere ed imparare ha molto.
Che sia un impreparato (nella migliore delle ipotesi) lo hanno detto i fatti: ad aprile ha celebrato una messa non avendone i requisiti. Già solo per questo vogliamo riconoscere d’avere creato un certo imbarazzo? Ed in quale Gregge del Signore chiede di essere consacrato? Uno nel quale, prima ancora di entrare, punta il dito dicendo “tu hai gioito per le mie disgrazie, tu hai scritto e ti identificheremo”. Per non parlare del pessimo gusto di indicare con le iniziali il parroco destinatario della sua invettiva: manco in un lavatoio.
C’è molto esempio da prendere dall’atteggiamento del vescovo Gerardo Antonazzo. L’unico che dovrebbe riunire il clero e parlare per spiegare le cose e rendere meno ermetici alcuni suoi gesti. Ma di fronte all’imbarazzo preferisce tacere.
La Chiesa monda le anime, non è un lavatoio.