Top e Flop, i protagonisti di martedì 11 marzo 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 11 marzo 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 11 marzo 2025.

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TOP

LAURA BOLDRINI

Laura Boldrini (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Forse ha usato termini forti nella puntata di ieri de L’Aria che Tira, e forse non ha centrato perfettamente le parti tecniche e di ampio respiro analitico del problema. Tuttavia la definizione che Laura Boldrini, deputata del Pd ed ex Presidente della Camera, ha dato dell’attuale ginepraio internazionale non è stata del tutto errata.

Nello specifico la parlamentare dem alludeva a Donald Trump ed a Vladimir Putin, i due leader che oggi stanno maggiormente determinando le sorti del pianeta in ordine alla guerra di Mosca a Kiev. E nel loro caso ha detto che si tratta di “due avvoltoi, che stanno per spartirsi il mondo. Uno nel nome delle terre rare ed un altro nel nome dei territori”.

Non è esattamente così, ci sono sfumature geopolitiche che andrebbero prese in considerazione, ma l’effetto “sloganistico” è arrivato appieno. E soprattutto è riuscito a far capire che sì, c’è una parte del Nazareno che sta operando secondo una linea concettuale che mette a rischio anche il “pacifismo Ue” della segretaria Elly Schlein.

I “però” della Ravetto
Laura Ravetto

Poco ha potuto la leghista Laura Ravetto nel sottolineare, con ovvietà, che a questo punto nel Pd esistono “almeno quattro versioni differenti”. Quello è un dato, ma non è riuscito a scalfire quel battage antico della Boldrini che le appartiene fin da quando lei con il Pd non c’entrava nulla e nulla voleva entrarci.

Di certo il presidente Usa non vuole più “metter soldi” per la guerra dell’Ucraina di Zelensky. E di certo il suo omologo autarca russo vuole la pace solo perché è nelle condizioni migliori, interne e di scacchiere planetario, per dettarne le regole.

Così come è difficile pensare ad un paese immenso come la Russia affamato di territori. Semmai Mosca ha bisogno di abitanti, però Laura Boldrini ha avuto un merito: scintillante anche se solo di prammatica. Quello di rammentare all’Italia che, posizioni in scacchiera a parte, oggi il pianeta è in mano a pochi leader che operano, vivono ed agiscono molto sopra le righe.

Tre tizi molto pericolosi
Brindisi tra Trump e Putin (Foto Japan Gov. P.O.)

Quello Usa, quello russo e quello cinese. Ciascuno non proprio a fuoco con le regole della vera democrazia occidentale e ciascuno a capo dei sistemi complessi più immensi e determinanti dell’orbe terracqueo.

Ed al solo pensarci ogni essere senziente della parte di mondo che ha studiato logica e Cartesio dovrebbe inorridire.

Cassandra col righello.

DANIELE LEODORI

Daniele Leodori

E pur si muove”: la leggenda vuole che sia stato Galileo Galilei a pronunciare la frase al termine della sua abiura di fronte alla Santa Inquisizione che lo aveva costretto ad ammettere che il sole girasse intorno ad un sistema nel quale la Terra era ferma al centro. Il traduttore Aristarco Scannabue spiegò al pubblico inglese che “Quando fu liberato, Galielo alzò lo sguardo al cielo e giù verso terra e battendo il piede, con animo contemplativo disse: Eppur si move; ossia, tuttavia si muove». Deve essere lo stesso stupore che ha attraversato nelle ore scorse Daniele Leodori, Segretario Pd del Lazio.

A muoversi, nel suo caso, è il Partito Democratico in provincia di Frosinone: un caso nazionale ormai con il suo Congresso bloccato dalle trappole e dai veleni incrociati. Ma nonostante questo, il Pd ciociaro si muove, reagisce agli stimoli del Segretario Regionale, stringe accordi come quello raggiunto in sua presenza l’altra settimana a Sant’Andrea delle Fratte per la candidatura di Andrea Querqui a Ceccano. Ma anche il dialogo avviato ieri sera a Frosinone all’interno del Circolo Dem dove si sta realizzando una ricostruzione che questa volta dovrebbe contenere anche il Gruppo consiliare Pd e con un ruolo chiave. (Leggi qui: Ceccano è l’ora dell’unità: Piroli con Querqui. A destra le Primarie).

Parlano i risultati
Daniele Leodori con Nicola Burrini e Aurelio Lo Fazio, i nuovi sindaci di Nettuno e Anzio (Foto: David Nicolò © Ansa)

Lentamente, un pezzo alla volta, il Segretario sta ricomponendo il variegato mosaico Dem nel Lazio. Partendo dal tassello basilare: il governo dei territori. Perché è da lì che parte il consenso, lì i cittadini incontrano il primo tassello dello Stato che sono i sindaci e le loro amministrazioni.

A dicembre, cento giorni fa, ha festeggiato l’elezione di Aurelio Lo Fazio e Nicola Burrini a sindaci di Anzio e Nettuno: un risultato storico che ha riportato il centrosinistra alla guida di due Comuni governati dalla destra per anni. Il percorso culminato con la loro elezione e quello che negli stessi giorni ha totalizzato un 8-1 per il centrosinistra alle Comunali del Lazio porta la firma di Daniele Leodori.

Sei mesi prima di quelle elezioni c’era stata un’altra tornata di Comunali: e Daniele Leodori nel giugno 2024 ha celebrato il ritorno sotto la bandiera Pd di Civitavecchia, Palestrina e Tarquinia, precedute alla strepistosa vittoria al I Turno conquistata a Cassino dal suo amico Enzo Salera che si è preso pure lo sfizio di centrare il premio di magggioranza riservato a chi supera il muro del 60% di consensi.

In movimento
Pierluigi Sanna. Foto © Stefano Carofei / Imagoeconomica

La cura Leodori ha innescato un movimento lento ma costante per il Partito Democratico nel Lazio. Dove tra poco dovrà decidere se guidare il Pd verso la sfida con il centrodestra di Francesco Rocca per il controllo della Regione Lazio. E dovrà costruire un equilibrio con la forza emergente di un altro bravo sindaco come Pierluigi Sanna di Colleferro dalla non comune capacità di aggregazione.

In questo momento il dato fondamentale è quel movimento: così massiccio e sostanziale da autorizzare lo stupore.

E pur il Pd si muove.

FLOP

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein a Cernobbio (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

La data cruciale sarà quella di domani a Strasburgo. E sarà la data in cui Elly Schlein dovrà decidere per l’ennesima volta se essere Elly, quella che “non ci hanno visto arrivare”, o Schlein, la segretaria di un partito. Il partito più destrutturato, correntista e difficile da gestire della storia repubblicana, e che rischia per la Schlein di diventare la sua definitiva Caporetto politica.

Il nome non è solo iconico, ma calzante, visto che il tema è proprio la guerra. O meglio, il riarmo, o magari meglio ancora: la difesa comune Ue. O, meglio di tutte le precedenti ed in punto di politica, la linea di Ursula von der Leyen e del Pse a cui il Pd italiano afferisce.

Sono guai per La Schlein, e non per questioni di etica. Questo perché c’è un dato che bisogna mettere a preambolo: nelle faccende morali da leader del Nazareno è imbattibile e sempre un passo avanti a tutti; è la sua formazione, la sua indole, il suo battage, e non sono in discussione.

Contro Ursula
Ursula von der Leyen (Foto: Daina Le Lardic © European Union 2025)

In politica però valgono sempre le soluzioni mediate, quelle cioè che intercettano gli umori del sistema complesso che guidi. Ora, sarà pure vero che Schlein è stata eletta (non dai tesserati Pd) per guidare una giostra composita con cento “cavallucci” imbizzarriti, ma il dato resta.

La Schlein è stata da subito nettamente contraria al piano di riamo della von der Leyen e domani a Strasburgo il Parlamento europeo dovrà votare una risoluzione riguardante il Piano RearmEu. Quello cioè approvato dal Consiglio europeo straordinario.

Mario Lavia su L’Inkiesta l’ha messa giù cruda: “Che farà la segretaria del Partito democratico? Se non vota la risoluzione si isola nel Partito socialista europeo”. Mentre invece “se la vota si allontana da Giuseppe Conte e dal pacifismo landiniano. Il voto sarà un atto politico di grande rilevanza, rappresentando di fatto il via libera dell’Europarlamento non tanto al Piano stesso, che non è soggetto a votazione, quanto all’idea politica che lo ispira.

Che farà la leader dem?

Come si comporterà una segretaria costretta a basculare tra la sua personale mappa etica e la geografia delle idee di un mondo complesso come quello delle democrazie occidentali avanzate? La maggioranza Ursula (Pse, Ppe, Renew, Conservatori) non corre rischi. “In queste ore le varie famiglie europee stanno lavorando a un testo comune. Intanto il gruppo dei Socialisti e Democratici ha già la sua bozza, un lungo documento”.

E attenzione: al punto quarantaquattro “si afferma che il Parlamento ‘accoglie con favore l’iniziativa ReArmEU quale primo passo importante’”. Al di là delle motivazioni, censurabili o meno, il dilemma politico per Schlein resta, quello e il nodo di una possibile nuova pietra miliare di frattura verso il campo largo, che è il solo modo per battere le destre e la Meloni.

Testo tal quale, guai assicurati

Cosa farà Schlein? Se il test arrivasse domattina sui tavoli di Strasburgo con quel format netto e “pro” allora “sarà difficile per lei continuare a opporsi al Piano RearmEu, a meno che lei non decida di spostarsi completamente sulle posizioni dell’estrema sinistra e del Movimento 5 stelle.

Quindi arrivare alla minoranza nel Pse e spaccare un Pd nel quale già da 36 ore gente come Luigi Zanda chiede la testa della segretaria.

La sua strada, ma è solo sua.