Top e Flop, i protagonisti di martedì 18 febbraio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 18 febbraio 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 18 febbraio 2025.

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TOP

MARCO BUCCI

Giorgia Meloni e sullo sfondo Marco Bucci (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Come Presidente della Liguria e politico di centrodestra ha solo fatto il suo dovere “di bottega”. Tuttavia sarebbe difficile dare torto, oggi ed allo stato dell’arte, a Marco Bucci. Il dato è quello tecnico, senza pregiudiziali ideologiche che tra l’altro sul caso sono anche inutile orpello. L’Italia attenda una legge definitiva sul fine vita da lustri, in particolare dal 2019, quando la Corte Costituzionale sentenziò a favore e mise all’indice l’incapacità del Parlamento italiano di fare il suo lavoro.

Che è quello di fare le leggi e di manlevare la Consulta dall’obbligo di fare giurisprudenza fuor di Gazzetta Ufficiale. La settimana scorsa e dopo gli ultra encomiabili tentativi di Luca Zaia in Veneto, poi arenatisi sui frangenti del suo stesso Partito, è stata la volta della Toscana. (Leggi qui: Il coraggio della Toscana che il Lazio non ha avuto).

Il caso Toscana
Eugenio Giani e Susanna Ceccardi (Foto: Paolo Lo Debole © Imagoeconomica)

Le Regione guidata dal dem Eugenio Giani ha varato un legiferato di secondo livello sul fine vita, sussumendolo ovviamente ad un eventuale format di rango nazionale che, ricordiamolo, è sempre prevalente. Insomma, si è creato il solito cortocircuito per cui una grande questione di ethos che dovrebbe attenere Roma è diventata appannaggio delle varie capitali regionali.

E Bucci, ovviamente non senza la sua parte di genuino interesse politico, sul tema ha detto cose più che condivisibili. Cose come questa.

“Non serve agire a livello regionale, sul fine vita serve una legge nazionale. Non penso sia compito delle regioni fare leggi di questo tipo, altrimenti avremmo leggi diverse in ogni territorio d’Italia”.

Cose “di bottega” ma vere

Bucci è sì presidente della Regione Liguria, cioè di una regione in cui lo scontro tra destra e “sinistra” era stato polarizzato assai dal caso Toti (che a Bucci ha regalato la leadership di secondo livello) ma questo non conta. Conta che quel che Bucci ha detto ha valore anche al netto di come Bucci lo interpreta e di dove vorrebbe indirizzarlo in strategia partitica.

Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale

“La Corte costituzionale ha invitato il Parlamento a fare una legge su questo tema, quindi che si muovano, così risolviamo il problema”. Ed il sollecito ci sta tutto, perché in Italia si legifera “smart and speed” solo quando in gioco di sono interessi spicciolo o spot dei vari governi. Tutti. “Sindaci e i governatori non possono fare ciò che vogliono, devono attenersi alle leggi”.

“Quando ero sindaco di Genova mi chiedevano spesso di registrare i figli delle coppie omosessuali, cosa che in Italia è proibita”.

La chiosa è un po’ ipocrita, ma inattaccabile: “Personalmente l’avrei anche fatto, ma non si fanno cose illegali. Ripeto, sul fine vita ci vuole una legge nazionale, così noi potremo uniformarci”.

Cinico ma realista.

SANDRO BARTOLOMEO

In un’epoca in cui la politica è spesso associata a compromessi e scorciatoie, Sandro Bartolomeo si distingue per il suo rigore morale e la sua incrollabile coerenza. L’ex sindaco di Formia, figura storica del centrosinistra e primo cittadino per quattro mandati, ha compiuto una scelta rara e coraggiosa: rifiutare la prescrizione in un processo per appalti pubblici, imponendo che il dibattimento prosegua fino a sentenza.

L’inchiesta era partita dalla Procura della Repubblica di Cassino ed aveva in fascicolo presuntivo alcuni episodi avvenuti tra il 2014 e il 2017. Sotto la lente della magistratura erano finiti alcuni appalti su fondi Ue, pubblica illuminazione e Pedemontana.

A registro erano finiti, oltre che Bartolomeo, personaggi con incarichi dirigenziali all’epoca dei fatti che si assumono per parte requirente come reati. Con loro anche assessori ed alcuni imprenditori che avrebbero “giovato dei favori dei pubblici amministratori”.

Il fascicolo e l’esito
(Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Io non vado avanti con le prescrizioni ma con le assoluzioni. Mai ho accettato una prescrizione nella mia carriera – queste parole risuonano come un manifesto di integrità in un Paese dove troppi vedono nella prescrizione una via d’uscita comoda, anziché un’occasione mancata per dimostrare la propria innocenza.

Bartolomeo ha scelto di affrontare il giudizio senza sotterfugi, senza cercare ripari procedurali. Un gesto che va oltre la sua vicenda personale: è un atto di rispetto per le istituzioni e per i cittadini, un esempio di come la politica possa ancora essere vissuta con dignità e senso di responsabilità.

Nella sua lunga carriera amministrativa, Sandro Bartolomeo ha sempre dimostrato fermezza e trasparenza, mettendo il bene comune davanti agli interessi di parte. Oggi, con questa decisione, conferma ancora una volta di essere un uomo delle istituzioni, capace di trasformare la politica in un esercizio di onestà e servizio.

Di fronte a scelte come la sua, viene spontaneo chiedersi: quanti altri avrebbero avuto il coraggio di fare lo stesso?

L’onore della coerenza.

PASQUALE CIACCIARELLI

Psquale Ciacciarelli

In apparenza è una noiosissima questione tecnica e che con la politica ha nulla a che spartire. Sono le Norme Tecniche di Attuazione, cioè i codicilli in base ai quali applicare il Piano Regolatore che disciplina l’edilizia. Sarebbe materia per geometri ed i loro tecnigrafi. Ma se questo accade a Roma Capitale ed al vertice c’è un’amministrazione di centrosinistra ma in Regione Lazio c’è un governo di centrodestra, il cortocircuito politico è servito su un piatto d’argento. Perché?

Se sfugge un po’ il pennino sulla mappa succede che le innocue Norme Tecniche di Attuazione diventano quasi una Variante al Piano Regolatore. Che per sua natura deve passare per la Soprintendenza e per una serie di uffici regionali. Mediamente la differenza è quella che passa tra due velocissime settimane per approvare il tutto (se sono Nta) o sei lentissimi mesi di discussione (se è una Variante).

Foto © Can Stock Photo / Jan Pietruszka

In Campidoglio i due consiglieri comunali della Lega Fabrizio Santori e Maurizio Politi si sono fatti venire il dubbio. Ed hanno interessato la Capogruppo leghista in consiglio regionale Laura Cartaginese e l’assessore regionale all’Urbanistica Pasquale Ciacciarelli.

Il segnale politico al Campidoglio è chiaro: tecnicamente è un conto ma politicamente è un altro e cioè non potete sistemarvi tutte le vostre cose urbanistiche in vista del Giubileo senza nemmeno vederci e stabilire una serie di paletti. In mattinata c’è una conferenza stampa. È un chiaro segnale: se volete il via libera in tempi ragionevoli è opportuno vederci.

Al di là dell’aspetto tecnico e di quello politico ce n’è un terzo. Ed è amministrativo. Con il suo garbato altolà, Pasquale Ciacciarelli ha ribadito il rispetto dei ruoli istituzionali che deve esserci tra Comune di Roma e Regione Lazio. Fino a quando la Capitale non avrà lo status di Città – Regione deve interfacciarsi con l’ente regionale al quale competono una parte delle competenze. Altrimenti passano sei mesi.

Questione di rispetto.

FLOP

FRANCESCO D’EMILIO BORRELLI

Francesco D’Emilio Borrelli (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

In principio era… il Verbo meneghino, quello di Beppe Sala che aveva deciso di lanciare l’ultima crociata sul tema, oggi quel “verbo” (qui riportiamo tutto a regime di banalità ed usiamo le minuscole) potrebbe diventare partenopeo. E che in questa verve contagiosa per cui anche Napoli potrebbe diventare presto una città “free-smoke” pare quasi una cosa surreale. Ed aggravata dai recenti rincari di “bionde” per fare cassa.

Questo almeno a voler contare che stiamo parlando di una delle patrie iconiche del contrabbando di “bionde”. Ma la polpa cartesiana è un’altra, e sembra polpa che Francesco D’Emilio Borrelli non ha saputo cogliere. Il che è un peccato vero, a contare che stiamo parlando di un ex amministratore regionale oggi deputato di Alleanza Verdi Sinistra che si è distinto forse più di tutti per le sue battaglie in ordine al decoro, etico ed estetico, della splendida Napoli.

La tigre sbagliata da cavalcare

Stavolta però D’Emilio Borrelli ha dato l’impressione di aver scelto una tigre sbagliata, da cavalcare: quella di combattere il fumo ad ogni costo. E troppi dimenticano che combattere il fumo significa combattere i fumatori, cioè cittadini che hanno fatto una scelta e che, ove non esagerassero, hanno il sacrosanto diritto di portarla avanti. D’Emilio Borrelli invece ha detto che da circa 10 giorni “nel comune di Milano è entrato in vigore il divieto di fumo in tutte le aree pubbliche all’aperto incluse vie e strade”.

“Per i fumatori restano a disposizione solo aree isolate da flussi pedonali garantendo la distanza di almeno 10 metri dalle altre persone”. Il recap del politico partenopeo famoso sui social prosegue.

Le sanzioni e l’auspicio

Enunciando “sanzioni da 40 a 240 euro per i trasgressori. Si tratta di una misura assolutamente condivisibile che, auspico, venga ripresa da altri sindaci sia in Campania che nel resto d’Italia”. E come? Prevedendo, in una prima fase, alcune aree destinate al fumo in pubblico. Il provvedimento adottato dalla giunta meneghina impatta positivamente non solo dal punto di vista della tutela della salute pubblica, ricordando che il fumo è la prima causa di morte prevenibile al mondo”.

Beppe Sala

Insomma, ormai per fumare una sigaretta in pace non resta che issarsi sugli alberi o chiudersi in casa. Per D’Emilio Borrelli questa eventuale (e draconiana) decisione “avrà i suoi effetti positivi anche dal punto di vista ambientale sia in termini di riduzione delle polveri sottili che di riduzione del deplorevole fenomeno dell’abbandono di cicche a terra. Nelle aree verdi, in mare, responsabile di un inquinamento intollerabile dei nostri territori”.

D’Emilio Borrelli su questo aspetto va molto vicino a mentire, ma il problema è un altro ed è semplice. Sarebbe possibile finirla di ghettizzare chi fuma anche quando non lo fa più al chiuso ed è pienamente rinsavito rispetto a quel passato remoto?

Talebano, peccato.

ANDREA QUERQUI

Andrea Querqui

È un mistero. Un annuncio serve, per sua definizione, a far sapere qualcosa di’importante per la comunità. A far conoscere un evento che potrebbe cambiare le sue abitudini o determinare le sue scelte. Altrimenti è fuffa, carta bagnata. Un po’ come avvenuto lo scorso fine settimana con l’annuncio fatto dal dottor Andrea Querqui.

Ha annunciato che si candiderà a sindaco di Ceccano. E che lo sosterranno il Pd, Alleanza Verdi Sinistra, i Socialisti ed i civici di Progresso Fabraterno. Poi però, a ben vedere, mezzo Pd non è d’accordo e gli aveva consigliato di non fare l’annuncio; infatti l’area Schlein ha sollevato la questione su scala regionale. Inoltre Alleanza Verdi Sinistra non sta con lui: ci sta solo Europa Verde mentre Sinistra Italiana sta ancora valutando.

Palazzo Antonelli

In pratica? Ha annunciato che si candida da solo. Un annuncio del genere poteva farlo un mese e mezzo fa. Messa così è solo la dichiarazione di una sconfitta politica: di non essere stato capace di aggregare intorno a lui le forze necessarie per passare dall’essere candidato con il maggior numero potenziale di voti personali al leader di una coalizione capace di vincere le Comunali in scioltezza eleggendolo sindaco.

Sia chiaro. La vittoria alle Comunali è possibile. Ma non in questo modo. Perché proporrebbe la stessa spaccatura che gli elettori hanno già bocciato due volte preferendo il centrodestra. Le fughe in avanti sono pericolose come questo episodio dimostra. E rischiano di essere fatali.

Cattivi consiglieri.