Top e Flop, i protagonisti di martedì 20 agosto 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 20 agosto 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 20 agosto 2024.

TOP

DOMENICO CONDELLO

Il questore Domenico Condello (Foto © Stefano Strani)

Al di là dei risultati, al di là degli arresti, al di là delle inchieste portate avanti e concluse con successo: il grande merito del questore di Frosinone Domenico Condello è quello di avere ricostruito, durante la sua permanenza in Ciociaria, il concetto di sicurezza percepita. La gente doveva sentirsi sicura e sapere che la polizia c’era.

Dovrebbe essere la norma: né a Frosinone né in molte parti d’Italia lo è più da tempo. Merito del fatto di provenire ‘dal basso’ da quei Commissariati nei quali un tempo i dirigenti si facevano le ossa da sbirro entrando a contatto quotidiano con infamoni, briganti, papponi, cornuti e lacchè.

Domenico Condello, il Commissarito lo ha vissuto a Roma e poi ha iniziato il suo giro per l’Italia. Che un paio d’anni fa lo ha portato a Frosinone. Inaugurando il concetto della tolleranza zero. E per far capire che non fosse uno spot sono bastate un paio di settimane: il tempo del debutto in Serie A per il Frosinone Calcio e dei primi incidenti allo stadio Stirpe. Sono stati anche gli ultimi. I responsabili sono stati individuati, presi, alcuni portati in carcere per rimanerci, altri daspati con insoluta durezza.

Foto © Stefano Strani

Bar frequentati con assiduità da malommini di borgata, locali con troppi spacciatori intorno, hanno fatto la stessa fine. Chiusi. Alcuni per mesi, alcuni per sempre. Perché è dal basso che si percepisce la sicurezza, non dai titoloni dei giornali. Domenico Condello le inchieste da prima pagina le ha portate avanti: droga, truffe, infiltrazioni… Non si è fatto mancare molto. E quando le bande albanesi hanno iniziato a regolare da sole le loro questioni, in sei ore i poliziotti della Questura di Frosinone avevano già ricostruito tutto, individuato tutti, arrestato chi aveva premuto il grilletto.

Per essere sbirro bisogna essere uomini. E mantenere la giusta dose di sensibilità. Doti che dal 2 settembre lo porteranno a guidare l’Ispettorato di Montecitorio, cioè la Polizia che vigila sulla sicurezza del Presidente della Camera dei Deputati (la terza carica dello Stato) e sul palazzo. (Leggi qui: Condello va a Montecitorio, al suo posto lo sbirro che arrestò Zagaria).

Se userà lo stesso modello messo in campo durante la permanenza in Ciociaria, un dato sarà chiaro in poco tempo: la Polizia c’è.

Sbirro ma con classe.

ENRICO BORGHI

Enrico Borghi

Da capogruppo in Senato di Italia Viva e membro di una micidiale combo cartesiana con Raffaella Paita Enrico Borghi inaugura la settimana post Ferragosto con stile assoluto. Lo fa perché quelli che stanno arrivando saranno giorni cruciali per le sorti di un centrosinistra che si trova nella posizione dell’aut-aut di Kierkegaard. Cioè: o si federa davvero e supera singolarità marcate oppure resta fratto e le busca. A meno che non voglia stemperarsi per parte cattolica nel blob a cui punta Forza Italia di Antonio Tajani.

E Borghi queste cose le ha dette ora, cioè in tempi non sospetti ed utili per trovare una quadra. Quadra a cui però già da giorni si sono opposti M5s e Avs, che hanno detto no a Matteo Renzi ed al suo progetto di un Pd baricentrico su ogni forza che non sia di destra.

Ecco perché Borghi aveva già profilato una soluzione concreta, anche dopo la risposta dem per cui “nessuno mette veti, nessuno ne subisce”. Il primo passo è stato quindi di proporre al Nazareno “un contratto di programma alla tedesca”. Una Grosse Koalition di scopo, in pratica. E condendo l tutto con una lezione di pragmatismo per Bonelli, Fratoianni e Conte.

Il destino degli “schizzinosi”
Giuseppe Conte

Così: “Il no di M5s e Avs a Renzi? Se la sinistra fa la schizzinosa con il centro, resta a vita all’opposizione. Abbiamo preso atto della svolta di Schlein, e fatto proposte per il futuro dell’Italia, per uscire dalla stagnazione della destra. E con un programma sancito da un contratto alla tedesca”.

E Borghi queste cose le dice da settimane: “Le elezioni europee e quelle ancora più recenti nel Regno Unito e in Francia dimostrano che ci sono due campi. Quali? Quello degli europeisti riformisti e quello dei sovranisti nazionalisti. “Noi non possiamo stare nel campo di quest’ultimi, che chiudono gli spazi di libertà e di opportunità”.

“Il tema, quindi, è come si riorganizza quell’altro campo, al di là degli aspetti più folcloristici. Noi vogliamo fare la nostra parte”. E sì, lui la sta decisamente facendo.

Pragmatico.

FLOP

MAURIZIO LEO

Maurizio Leo (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Da vice ministro dell’Economia e numero due dell’infaticabile (e mezzo inguaiato) Giancarlo Giorgetti forse Maurizio Leo qualche sforzo in più lo avrebbe potuto fare. Soprattutto a tener conto di un fatto semplice: il suo nel Mef non è il compito del censore o del cantore di grane, ma del risolutore attivo delle stesse.

Cioè di una figura istituzionale che, più che deprecare lo status quo, ha messi e mission per modificarlo.

E di farlo esattamente sulle faccende che lui preferisce mettere all’indice solo lessicalmente. E’ un po’ come se un meccanico spiegasse che sì, la testata è andata, e poi invece di infilare la testa nel cofano se ne andasse al baretto a parlare di quanto sono fragili le testate di oggi con uno spritz in mano. Ovvio che il “cliente”, che in questo caso è la cittadinanza, ci resta tra basito e ironico.

Aliquote: tutti d’accordo, ma non basta

Da circa un mese Leo rilascia interviste a go-go su un tema cruciale, quello per cui “in Italia chi guadagna più di 50.000 euro lordi paga, su ogni euro aggiuntivo, quasi la metà in imposte sul reddito”. Cioè uno scandalo bello e buono per cui da noi si applica un’aliquota che negli altri paesi scatta a soglie 5 o 6 volte superiori.

Tutto bene dunque, nel senso che siamo tutti d’accordo su ciò che Leo denuncia in questi ultimi giorni agostani? Magari anche sì, ma senza dimenticare che Leo è tra coloro che questa cosa potrebbero-dovrebbero risolverla, non stornellarla ai media. Per lui in questo modo “il ceto medio così non potrà mai trainare la crescita del paese”.

Parole e musica di un ironico Luigi Marattin, che spiega: “Tutto giusto, anzi giustissimo. Servirebbe davvero che colui che ha la responsabilità di fare qualcosa – il vice-ministro dell’Economia con delega al fisco – si svegliasse e agisse. C’è solo un problema però: l’ultima volta che ho controllato quella persona era proprio lui, e non ha mai fatto un assoluto tubo in materia.

Marattin al curaro
Luigi Marattin (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Il problema è che “le aliquote infatti rimangono così. E tali rimarranno ancora a lungo visto che a settembre il governo dovrà trovare 18 miliardi solo per evitare che l’anno prossimo tasse e contributi aumentino.

Adesso lo scopo è far capire a Maurizio Leo che il vice ministro dell’Economia che può mitigare quel danno si chiama Maurizio Leo. E che i due Maurizio Leo sono la stessa persona. Quella che, invece di denunciare, dovrebbe agire.

Dategli uno specchio.