Top e Flop, i protagonisti di martedì 21 gennaio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 21 gennaio 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 21 gennaio 2025.

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TOP

ERNESTO MARIA RUFFINI

Ernesto Maria Ruffini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ha lasciato l’Agenzia delle Entrate perché non voleva più essere considerato, nel mainstream più becero una specie di “Capo Dracula”, ma che in realtà Ernesto Maria Ruffini avesse ben chiaro il suo piano B era evidentissimo. Ed il piano di Ruffini è quello di diventare la punta della lancia dei cattolici di sinistra. Cioè l’uomo di riferimento (anche) di una frangia politica che oggi, in area Nazareno, si sta giocando le caselle più importanti contro quella più “di sinistra”.

E attenzione, quando il correntismo del Pd mette il turbo su azioni che non siano collisioni da kamikaze è da lì che nascono le occasioni migliori. Lo ha ricordato Romano Prodi in queste ore, spiegando che è ragionevole pensare ad una competizione elettorale di successo da qui a due anni.

Uomo di Prodi ma non troppo
Romano Prodi all’Assemblea Nazionale Pd (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Ed Ernesto Maria Ruffini, che di Prodi è uno degli uomini forti ma autonomi, ha deciso di accettare quel ruolo rispetto al quale lui stesso fino ad un mese fa si scherniva con veemenza.

Perché sì, in barba ad un background di grana tecnica altissima ma di settore non proprio amato pare che sarà proprio lui il federatore dell’area moderato-cattolica.

Uno che di quell’area è esponente da tempo, Graziano Delrio, lo aveva detto a chiare lettere d’altronde. “I cattolici sono una risorsa essenziale ma non ci sono ambiguità sulle finalità”. Sono impegnato nel centrosinistra e in un partito, il Pd.

Senza indispettire Elly
Elly Schlein (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Qual è la tattica di questa “nuova” formazione? Non indispettire Elly Schlein e far capire che magari ci sono soluzioni organiche al Pd e non eterodosse al Partito. Ruffini si sta spendendo molto in questi giorni per far passare il messaggio. Perciò non conferma nulla ma non fa nulla perché qualcun altro non confermi al posto suo.

E proprio da un mese uscirà il libro di Ruffini, una sorta di “opera prima “ prova generale di una discesa in politica che sa molto di risposta cartesiana alla bibliografia dionisiaca di un generale Vannacci. Quella “Storia di un’Utopia incompiuta” presentato in premiere a Frosinone per Feltrinelli.

Un libro per partire in tour
Ernesto Maria Ruffini con Mauro Buschini da Ubik

A quel punto partirà, da febbraio, il tour di Ruffini per sondare piglio, numeri e volontà di un’area centrista. Area, che, come spiega AdnKronos, è “pronta a farsi ‘federare’ e a seconda dei risultati deciderà se esporsi o arretrare. Ma se farà il passo avanti la sirena potrebbe attirare anche le aree non cattoliche ma moderate che nel nuovo Pd di Elly Schlein stanno scomodissime”.

Oppure, al limite, essere attratto da esse al punto tale da rimettere in gioco i cattolici ed i loro numeri in un’area di giunzione già rodata in quanto a numeri e capacità di stare in alto nei sondaggi. Ernesto Maria Ruffini è l’ago di quella bilancia, ed ha iniziato ad ondeggiare.

Furtivo, ma può far male.

DANIELA FIORE

Daniela Fiore

Dall’eterno dibattito al confronto assente. In un silenzio che sa molto di quelli imposti dal quieto vivere quando le coppie in crisi non vogliono rischiare di arrivare alla rottura definitiva. Deve averlo percepito così il silenzio intorno a lei Daniela Fiore, Consigliere comunale del Pd pontino che nella scorsa tornata si è giocata le carte per le primarie con cui scegliere il candidato del centrosinistra da schierare nelle elezioni vinte poi dalla sindaca Matilde Celentano.

Tra quel silenzio ed il fracasso delle stoviglie lanciate contro il pavimento meglio seguire l’esempio che sta dando la Federazione Pd di Frosinone e puntare su questa seconda strada.

Piatti e bicchieri del servizio buono nel Pd, Daniela Fiore li ha cominciati a scaraventare nelle ore scorse. Annunciando la sua uscita dalla Segreteria. Così non va, così non vuole stare, così si va verso una sconfitta bis alle Comunali. Ne è certa e lo ha detto con chiarezza. Senza una proposta e solo con un’opposizione sterile e di principio non si fornisce alla città una dimensione alternativa sulla quale poter scegliere.

Serve politica estera
Omar Sarubbo

In questo modo Daniela Fiore rilancia un dibattito interno al Partito troppo chiuso in sé stesso. Introduce il bisogno di politica estera dentro un Partito tutto dentro la politica interna. Certo soffia il vento di Frosinone che incanalatosi lungo la valle dell’Amaseno qui deve fare i conti con la mitigazione del mare ma si apre un confronto anche sulle posizioni prossime venture.

La scelta? O un PD di testimonianza, o un PD che prova l’ assalto alla destra, anche perché già una volta ad attendere il PD si ritrovò spiazzato su Coletta. Si inizia la fase del post sconfitta con la Celentano.

Con Daniela Fiore si torna a parlare anche a sinistra e non solo di sinistri passati.

Dialogo barricadero.

ERNESTO LIGUORI

Il prefetto Ernesto Liguori (Foto © Stefano Strani)

Occorre realismo. Inteso come la volontà di vedere le cose. Perché non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere. Il prefetto di Frosinone Ernesto Liguori invece ha voluto vede ed ascoltare la situazione. E ieri sera è intervenuto. Ha emanato un’ordinanza con la quale istituisce una zona ad alta intensità di controlli molto simile alla “Zona Rossa” definita recentemente dal ministro Matteo Piantedosi. Riguarderà l’area dello Scalo dove negli ultimi mesi c’è stata una concentrazione di micro criminalità urbana e dove ore si teme una escalation con l’apertura del cantiere per la nuova stazione.

Il provvedimento, temporaneo ed urgente, avrà efficacia per due mesi: dispone il divieto “di stazionare indebitamente nelle aree della città di Frosinone specificamente individuate“. Si applica ai soggetti che abbiano comportamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando un pericolo concreto per la sicurezza pubblica, “tale da ostacolare la libera e piena fruibilità di quelle aree e risultino già destinatari di segnalazioni all’autorità giudiziaria“.

Il rendering della nuova stazione di Frosinone

Lungo l’elenco di reati per i quali si può essere allontanati: reati in materia di droga, percosse, lesioni, rissa, colpose, in materia di reati contro la persona, scippo, rapina, invasione di terreni o edifici, danneggiamento, detenzione o porto abusivo di armi o di oggetti atti ad offendere.

Nei prossimi giorni il sindaco Riccardo Mastrangeli provvederà a modificare il regolamento di Polizia Locale per poter irrogare anche personalmente il Daspo urbano.

Dalle parole ai fatti.

FLOP

CARLO CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Ne aveva già scritto un sontuoso Giorgio Merlo sull’Huffington Post: “Nella storia democratica del nostro Paese c’è un antico e stretto intreccio tra il Centro, o la ‘politica di centro’, e il ruolo politico e culturale dei cattolici italiani”. Cosa significa nella sostanza? Che c’è un format e che quel format può sopravvivere anche alla passata floridezza della sua applicazione, quella del connubio Balena Bianca-Vaticano.

Merlo aveva osservato che quella era una storia “che nasce ancor prima della lunga e feconda esperienza della Democrazia Cristiana e che si dipana per tutta la prima repubblica e per alcuni tratti della stessa seconda”. Su tutto un claim mai come prima ante litteram. Quello per cui “la cultura cattolico popolare e cattolico sociale, storicamente, sono le più titolate a dispiegare il progetto di un Centro dinamico, democratico, riformista e di governo”.

Tutto perfetto, e veniamo a Carlo Calenda.

Quello che Carlo non ha capito
Matteo Renzi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

A colui cioè che l’idea del ritorno di questo particolare tipo di centro ci ha dedicato la sua carriera politica, fino alla sua ultima creatura, quell’Azione che stava per fare crasi con Italia Viva Matteo Renzi e con cui invece ha fatto discrasia da egotismo spinto dei due leader.

E c’è un dato, che poteva essere la croce o la delizia di quel che Calenda avrebbe dovuto capire e che invece pare non aver capito. Non ancora almeno. Il dato per cui “non perché ci sia un diritto esclusivo o una sorta di prerogativa per i cattolici popolari ad essere gli interpreti più accreditati di questa politica. Ma, semmai, per la semplice ragione che gli altri partiti, sia sul versante della sinistra e sia su quello della destra, hanno una inclinazione e una indole diversa.

Bene, pare che Calenda abbia fatto iperbole di questa analisi, e che non abbia capito che in democrazia parlamentare la rappresentanza, quella che conta, è sempre figlia delle unioni di numeri. Specie con una legge elettorale che porta il nome di un fedelissimo di Calenda.

La sinistra ed il campo largo
Matteo Salvini (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Come non pare aver capito che mezzo Pd viene proprio dall’esperienza cattolica. Eppure il leader di Azione ha pensato e scritto cose come questa. “Parlare di ‘centro cattolico’ alleato strutturalmente con la sinistra è a mio avviso sbagliato”.

Perché? “Le culture repubblicane, liberali e popolari devono convivere in un progetto politico indipendente da questa destra e questa sinistra, orientato al buon governo e al pragmatismo. Questo è precisamente il lavoro che Azione è impegnata a fare.

Cioè scansare il campo largo e creare praterie a Giorgia Meloni, Matteo Salvini & co. Il che non pare proprio la soluzione ottimale.

No, non ha capito.