
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 21 maggio 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 21 maggio 2024.
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CARLO CALENDA

Serve un flash back per capire come mai sul tema di specie Carlo Calenda forse abbia detto una tra le cose più ovvie e calzanti. Per di più in anteprima. Ed in quello scatto temporale all’indietro serve che ci si concentri sul “must-have” della televisione di quando solo con la televisione potevi fare comunicazione di massa. La chiave è quella della “Tribuna elettorale”.
Molti, tra chi legge, se la ricordano con il saporino nostalgico con cui si rimembrerebbe “Carosello”, ma il senso evocato dalle parole del leader di Azione è un altro. Tribuna politica serviva, nel suo format ormai desueto, a dare spazio a temi politici e partitici ed alle persone che in quel momento li incarnavano.
Era curata da Jader Jacobelli ed andava in onda sulle reti Rai, man mano che da una arrivavano a tre.
Un format riuscitissimo

La sua “erede” è l’attuale rubrica della Testata Servizi Parlamentari. Leggiamo che “il suo scopo era quello di consentire ai partiti del cosiddetto arco costituzionale, ovvero rappresentati in Parlamento, di utilizzare il medium televisivo a fini di propaganda politica”. Quel format funzionò e funzionò bene perché negli anni in cui ebbe culmine di attenzione e regolarità di messa in onda la “ricetta” politica era fondamentale.
C’erano solo i quotidiani, come alternativa, e la radio. E c’era un’Italia molto meno sul pezzo per grandi fette della sua realtà socio-territoriale. Il guaio è che oggi invece è tutto meno stringato e molto più spettacolarizzato. E lo è al punto che due leader politiche che non sono in lizza per Bruxelles sarebbero potute finire a “tirare” ciascuna secondo sua fiata per Bruxelles, se non ci si fossero messe l’Agcom e Barbara Floridia.
E non perché fossero portatrici dirette di quella ricette, ma perché restano portatrici uniche di un carisma che a quelle ricette avrebbe potuto dare birra. Ma è solo birra di consenso, non di comprensione.
Proporzionale e leaderismo

Calenda l’ha messa benissimo in pochi righi: “Questa è un’elezione proporzionale. Non ci sono coalizioni. Non ci sono candidati Presidenti del consiglio. L’idea di un confronto a due è sbagliata, antidemocratica“. Poi si era mezzo smentito, ma a via tracciata. “E racconta che al di là delle fiaccolate, alla fine, sulla Rai ci si mette d’accordo sempre quando conviene. E i confronti veri si evitano”.
La risposta di un utente social è stata la cartina tornasole dell’incipit di questo breve ragionamento: “Ho grande nostalgia delle tribune politiche di una volta”. Ed è stata prodromo al reset del faccia a faccia per ovvie quanto al tempo stesso inutili faccende di forma.
Il senso è quello che Calenda aveva dato: con il proporzionale il ring tra massimi capoccioni era una cosa stupida a prescindere. E lui lo ha detto per primo.
Tribuno della tribuna.
CLAUDIA LENA

“Buongiorno Antonio, salutaci le nostre api!”: Antonio Barletta va a San Vittore del lazio con cadenza periodica. Sale nella zona delle ciminiere: lì dove escono i fumi del termovalorizzatore. È l’area dove in teoria si concentra la più alta percentuale di inquinamento: polveri sottili, ultrasottili, smog. A monitorare l’aria c’è un sofisticato sistema controllato dall’Università di Cassino: lo pretesero i cittadini quando nacque l’impianto che bruciava ciò che restava dei rifiuti una volta recuperate le materie prime attraverso l’impianto Tmb di Colfelice.
Da quattro anni c’è anche un altro sistema di monitoraggio. Senza microchip, senza sensori. Lo ha portato Antonio Barletta, specialista di apicoltura urbana che nella primavera del 2020 ha portato in Acea Ambiente l’idea di Urbees. Cioè? Installare tre arnie con le relative api proprio nelle zone più sensibili del termovalorizzatore. Perché? Le api sono sensibilissime e se c’è inquinamento non si riproducono, non fanno il miele, in pochissimo tempo vanno via: cambiano aria.

Come stanno le api a San Vittore del Lazio? Nel 2023 hanno prodotto 40 chili di miele, confermando che l’aria è pulitissima. Un sistema che si trova lì grazie a due degli ingegneri che lavorano nell’impianto: Claudia Lena e Ilir Dhima.
“Si scelgono le api come insetti bioindicatori perché sono capaci di rendere l’alveare una vera centralina ambientale. Le api, infatti, replicano lo stesso tipo di comportamento ogni giorno: si allontanano dall’arnia per compiere voli di perlustrazione, poi rientrano trasportando (nella peluria e sulle ali) tutte le preziose informazioni raccolte sull’ambiente esplorato” spiega l’ingegnere Claudia Lena, Business & Process Transformation di Acea Ambiente.
Con l’apicultore ed i due ingegneri, a quel progetto lavora l’Università Cattolica del Sacro Cuore con la professoressa Negri entomologa di fama livello nazionale per i suoi studi sulle api.
Ieri è stata la giornata mondiale delle api. Sono loro, con i voli che compiono quotidianamente, a rispondere a quelli che fanno terrorismo ambientale. E che vorrebbero convincerci a diffidare di qualunque cosa abbia una ciminiera. Invece si chiama sviluppo: basta farlo con coscienza e possibilmente anche in maniera onesta. Pure le api dell’ingegner Claudia Lena lo sanno.
Il volo dolce delle sentinelle.
FLOP
FABRIZIO ALFANO

Da meno di un anno lui è il Capo ufficio stampa e responsabile della comunicazione di Giorgia Meloni. Vale a dire che dopo l’infruttuosa stagione di Mario Sechi Fabrizio Alfano è il master and commander di tutto ciò che la premier fa uscire in pubblico. Di come lo dice e di quali argomenti sceglie per dirlo al massimo del fulgore pubblicistico e che suggerisca scenari rosei per l’Esecutivo.
Ci sta ed è una faccenda legittima, come pure legittimo è da sempre il bisogno di “lardellare” i temi chiave con dati gonfiati al rialzo o collocati in una geografia concettuale che ne esalti il valore partigiano. Ci sta, a patto però che con quel sovraccarico di spot ci si vada cn il bilancino, come una sorta di “overdose innocua” che non svilisca il merito e non faccia danni.
Ecco, nel caso dei dati aggiornati Ocse sull’economia italiana magari Alfano poteva fare di meglio.
Dati Ocse e dati-spot

Lui porta il cognome, in simbologia, di un uomo che voleva fermare i processi mentre i politici erano in carica. Ecco questo Alfano qua pare che voglia fermare la verità mentre in carica c’è Giorgia Meloni. I dati Ocse aggiornati ad inizio mese dicono cose basiche, ma forti. Ad esempio che nel 2023 il reddito reale delle famiglie in Italia “è calato dello 0,4 per cento rispetto al 2022. In controtendenza rispetto alla media Ocse, nel quarto trimestre del 2023 questo indicatore in Italia è calato dello 0,4 per cento rispetto al trimestre precedente”. Cioè “quando era aumentato rispetto al secondo”. Che significa?
Che Pagella Politica tra tanti ed una semplice lettura di quei dati hanno smentito la comunicazione di Giorgia Meloni sul tema. La premier “tra febbraio e marzo ha ripetuto per settimane una dichiarazione fuorviante. Quella secondo cui, grazie al suo governo, il reddito delle famiglie in Italia starebbe aumentando sette volte di più rispetto alla crescita registrata in media negli altri Paesi”. La Presidente del Consiglio ne aveva parlato con toni da elegia il 12, 21, 23 febbraio. Poi il 5, 7 ed il 19 marzo.
Redditi italiani cresciuti “7 volte”

E la fonte di Meloni? Ecco, i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Solito guaio: Meloni infatti aveva omesso “alcune informazioni importanti (…) e di recente, la stessa Ocse ha pubblicato nuovi numeri che smentiscono l’entusiasmo della presidente del Consiglio”. Esempi ne abbiamo? Come no… Per Meloni “i redditi delle famiglie italiane sono cresciuti ‘sette volte’. E lasciando intendere “che l’aumento fosse stato registrato in tutto il periodo in cui lei era a capo del governo e che fosse merito anche dell’ultima legge di Bilancio”. Non è così.
E poi “a differenza di quanto detto da Meloni in alcuni interventi, non è vero che l’Italia è l’unica eccezione in positivo con il Regno Unito”. E’ accaduto “anche in altri Paesi, come Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca”.
Ma l’unicità dell’Italia in contesto Ue pagava pubblicisticamente meglio, ed Alfano ci ha fatto un pensiero a mettersi in endorsement con questa bugia tonda. Non sbagliando per mission. E sbagliando per eccesso.
Nomen omen.