I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 22 ottobre 2024
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CHICCO TESTA
Certe analisi arrivano “a freddo” e non hanno la presunzione di spiegare cose nuove, di illuminare nuove stanze e creare il clamore da cecità perduta, per così dire. Però sono formidabili lo stesso. Lo sono per motivi che viaggiano appaiati, e in combo. Il primo, perché con le parole giuste ogni situazione, positiva o negativa che sia, prende una nuova e migliore sembianza. Il secondo, perché quando a fare un’analisi è un addetto ai lavori sembra sempre che quella cosa te la spieghi meglio.
Ed a volte, il più delle volte a dire il vero, è proprio così. Motivo per cui, se uno come Chicco Testa dice la sua su un fatto specifico e sul sistema complesso che, in difetto, lo avrebbe determinato, le sue parole sono da mettere nella teca buona delle cose di cui tener conto. “Ho trovato stravagante la posizione di Ferrovie dello Stato”.
Il colpevolismo smart
Testa si riferisce ovviamente all’ormai famoso incidente “del chiodo” che ad inizio mese ha paralizzato praticamente più di mezza Italia su rotaia. E sui cui in queste ore si è registrato il deposito di una prima informativa tecnica da parte degli inquirenti. “Prima di tutto ci si scusa. Poi si annuncia una inchiesta interna seria. Non si accusa su due piedi una ditta appaltatrice”.
La faccenda era apparsa chiara un po’ a tutti, ma questo è un Paese di head-hunters di responsabilità di scala minimal. E’ giolittiano e supponente proprio per questo, e lo è da oltre un secolo ormai. “Per capirci è come se, visto che dal mio bagno cade acqua nell’appartamento di sotto, scaricassi tutta la colpa sull’idraulico. Lui forse ha lavorato male, ma la casa è la mia”. Insomma, il manager, già segretario nazionale e presidente di Legambiente, nonché ex presidente di Enel, l’ha messa più “papale”.
Ed oggi, nel suo nuovo ruolo di presidente di Assoambiente, mette a frutto le sue skill passate ed un certo senso di responsabilità che pare a molti manchi.
Sistemi, intelligenza e ridondanza
“I sistemi di oggi sono progettati per essere intelligenti e ridondanti. Il sistema che doveva correggersi e supplire a quell’incidente con dei sistemi di recovery non è entrato in funzione. Come mai – chiederei loro – non ha funzionato? Evidentemente c’è un difetto di manutenzione”. Il solito, sempiterno difetto di manutenzione, la Tara Tricolore per antonomasia.
“Io mi sono occupato di metropolitane: una volta i treni delle metropolitane potevano passare ogni dieci minuti. Poi l’intervallo è passato a cinque. Oggi è di tre minuti tra un convoglio e il successivo. Cosa è cambiato? La rete è quella, i binari non sono raddoppiati. Ma è stata aggiunta una grande quantità di intelligenza al sistema”. Già, l’intelligenza di sistema che di solito viene regimentata dall’intelligenza umana, a volercela mettere.
Il malato che non vuole guarire
“Faccio una considerazione: per curare una malattia bisogna prima di tutto che il malato riconosca di essere malato. Se il malato di diabete dice al medico di non averlo e appena esce dallo studio va in pasticceria, come guarisce?”.
E Testa ha l’impressione che “la grande malattia che abbiamo, l’inefficienza, non la sappiamo riconoscere perché ci siamo assuefatti”. Assuefatti alla mediocrità. E “Chicco” lo ha detto: forte e chiaro.
Chicco for President.
ANTONIO BALDASSARRA
“Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero”. Ma se vi è più facile “Mentre parliamo il tempo è già in fuga, come se provasse invidia di noi: cogli l’attimo, sperando il meno possibile nel domani”. Il poeta romano Orazio non avrebbe potuto comporre le sue Odi giunte fino a noi attraversando migliaia di anni, se non avesse avuto alle sue spalle Gaio Cilnio Mecenate, influente consigliere dell’imperatore Augusto. Mecenate aveva tutti i requisiti per accomodarsi in Senato ma preferì restare defilato rimanendo un equestre. Cambio di scenario.
Riapertura del sipario. A 21 secoli di distanza è l’innovazione tecnologica a trovarsi alla base del progresso: tutto o quasi passa per l’Intelligenza Artificiale. Infilare i dati in uno dei supercomputer di AI accorcia straordinariamente i tempi: le case farmceutiche la usano per selezionare su quali molecole concentrare le loro ricerche, abbatendo gli anni di studio ed evitando di abbattere le cavie.
Il nodo di Frosinone
Uno di quei nodi di AI sta a Frosinone nella zona industriale: lo ha creato Seeweb, la società creata dall‘ingegnere Antonio Baldassarra crescendo fino a diventare un player europeo. Infilare i dati per una ricerca dentro i suoi supercomputer ha un costo al minuto: come in un taxi di grandissimo lusso dove paghi in base al tempo per andare da qui a lì, tutte le piattaforme di Intelligenza Artificiale prevedono un costo un base al tempo necessario per processare i dati della ricerca.
Baldassarra ha vestito i panni del Mecenate del Secolo 21° : ha messo a disposizione delle università italiane la propria intelligenza artificiale gratuitamente per le loro ricerche. In cambio chiede che nelle pubblicazioni scientifiche derivate da quegli studi venga specificato che i calcoli sono stati fatti attraverso i sistemi di Seeweb. Un caso unico di sostegno economico e tecnologico al mondo accademico e scientifico ed un esempio virtuoso di come il settore privato possa dare un contributo concreto alla crescita del territorio. Soprattutto Baldassarra, come Mecenate non ha voluto la notirietà del Senato ma è rimasto nell’ombra.
Senza pubblicità
La cosa s’è saputa per caso, durante il convegno ospitato ieri dalla Camera di Commercio di Frosinone e Latina. L’ente guidato da Giovanni Acampora ha promosso un corso di Alta Formazione in Intelligenza Artificiale. Ed il partenr Unicas ha rivelato, a margine dei lavori, che aveva ipotizzato di dotarsi di un suo hardware per sviluppare i calcoli: troppo costoso, troppo rapida l’obsolescenza. Più conveniente affittare al minuto. (Leggi qui: CiociarIA, un corso per non farsi rimpiazzare dalle macchine).
I prezzi di Seeweb sono risultati i più competitivi. E quando hanno contattato Baldassarra per spiegargli cosa dovevano fare, l’ingegnere ha detto che a) il servizio per l’università era gratis, B) i minuti di ricerca per loro erano illimitati.
Questa scelta non solo alleggerisce il carico economico degli atenei, ma permette ai ricercatori di accedere a tecnologie all’avanguardia senza vincoli, favorendo una ricerca più libera e innovativa. L’iniziativa di Seeweb rappresenta una visione del futuro in cui il progresso tecnologico non è un privilegio di pochi, ma una risorsa condivisa. Questo tipo di mecenatismo, che unisce l’innovazione con un forte senso di responsabilità sociale, è destinato a diventare un modello. Del quale, per ora, si avvantaggia il territorio.
Mecenate.
FLOP
MARCO LISEI
La frase pronunciata da Michele Santoro qualche tempo fa a Di Martedì era stata ridondante, e magari un po’ retorica. Tuttavia aveva avuto un suo certo “sugo” logico, a voler mettere in fila i numeri del periodo di riferimento. Il giornalista disse così a Giovanni Floris: “Fammi dare la notizia: senza il criminalizzato Superbonus, il 2023 sarebbe stato disastroso”.
E il dato, pur iperbolicamente lanciato per fare argine alla linea destracentrista, non è del tutto sbagliato. Insomma, senza quella scelta (per certi e certificatissimi versi scellerata) di Giuseppe Conte l’economia italiana sarebbe andata (molto più) a rotoli di quanto non abbia fatto. Le vendite di materiale edilizio, l’impennata (spesso da Borsa Nera) dei prezzi dei materiali suddetti, la forza lavoro impiegata e l’utilizzo dei frutti di quel lavoro come “siringa” nel mercato italiano avevano dato birra al Paese.
La botta di vita prima del tracollo
Tuttavia si era trattato di una “droga”, una botta di Betotal in pratica. Roba speed che ti dà le forze giuste per mangiarti una collina ma che ti lascia e metà strada esatta a vedere, irraggiungibile, la vetta della montagna di cui la collina è solo balza. Tutto questo per dire che il giudizio, tecnico e mainstream, sul Sperbonus contiano è e resta negativo.
Solo che quella negatività ormai acclarata avrebbe dovuto ormai sortire solo un distaccato de profundis. Un reset che non andasse ancora oggi ad alimentare una stantia dialettica politica. Magari però di questo format più sereno il senatore di Fratelli d’Italia, Marco Lisei non ne ha avuto contezza, né sentore. O magari, pur avendone avuto, non ha ritenuto che la stagione delle asce dissotterrate debba finire anche se il calendario dice che ci sono altri scenari su cui fare servizio pubblico ed istituzionale.
La litania anti Conte: “giusta” ma retrò
“La Cgia di Mestre conferma che Conte dovrebbe pagare i danni agli italiani per aver sperperato i soldi degli italiani”. Lisei incalza: “I bonus edilizi non erano gratuiti, ma sono costati la cifra mostruosa di 123 miliardi per ristrutturare un misero 4% degli edifici”. Poi il solito loop, verosimile per carità, ma vecchio ed ormai inutile. “Tra bonus edilizi, reddito di cittadinanza e banchi a rotelle hanno creato un buco di bilancio vergognoso”.
Poi lo squillo di trombe, immancabile. “Con Giorgia Meloni presidente del Consiglio abbiamo fermato questo scempio, ma i danni fatti dalla sinistra ce li porteremo dietro a lungo”. Già, tanto a lungo quanto conviene portarseli, onorevole. Giusto per non far notare gli errori sull’altro fronte. Magari il suo.
Saprofago.
CARLO CALENDA
Le sue dichiarazioni a Il Foglio hanno avuto il tono tondo della ragione. Una ragione talmente perfetta nel presente che Carlo Calenda non ha resistito. Perciò l’ha parametrata inconsapevolmente ad un passato che un (bel) po’ di ragione gliela toglie. Il dato da cui partire è quello per cui il leader di Azione aveva visto giusto quando in tempi non sospetti aveva sollevato il velo (trasparentissimo) sui guai in divenire dell’automotive.
Di quello e della galassia Stellantis a trazione d’Oltralpe. Poi sono arrivati i tempi grami odierni che sono figli “neonati” dei tempo foschi in cui Calenda profetizzava guai e l’ex ministro ha giocato al rialzo.
Nel senso che non solo si è goduto le sue (sacrosante) ragioni analitiche, ma ha messo troppo focus su una questione che parte da lontano. Esattamente da quando lui stesso avrebbe potuto fare qualcosa. L’idea lanciata da Calenda di convocare (anche e dopo Carlos Tavares) John Elkann in Parlamento serve solo per fare propaganda, e lui che della propaganda sterile si dice nemico questo lo sa benissimo.
Convocare Parigi, altro che Elkhann
Il senso è che Calenda dovrebbe avere il coraggio di chiedere di “convocare” – attraverso i canali Ue – un bilaterale tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Adolfo Urso e lo Stato Francese che è il vero proprietario di Stellantis.
E attenzione: Parigi proprietaria dell’ex Fca di Sergio Marchionne e già Fiat ci è diventata quando l’allora premier Giuseppe Conte non disse una parola sulla fusione-acquisizione dei francesi.
Ebbene sì, neanche Calenda allora ed a sua volta nulla disse… Forse perché la Francia e i giornali di Elkann allora facevano paura, e il dato empirico è che nessuno disse e fece nulla. Nessuno. Eppure sarebbe bastato attivare la golden share e bloccare la vendita. Invece tutti si bevvero consapevolmente la favola della fusione.
E fra i tracannatori c’era anche Calenda, che oggi il calice amaro della complicità non se lo vuole sorbire.
La ragione irragionevole.