I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 27 agosto 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 27 agosto 2024.
TOP
CIRO DI MAIO
Basta capirlo e poi si gioisce, per certe persone, per come sono e soprattutto per quel che fanno. Persone come Ciro Di Maio che da tempo ormai ha deciso di sfruttare due cose per portare a casa un risultato tondo, risultato di cuore. La prima è quella dell’attenzione quasi maniacale che da un po’ di tempo in maninstream è riservata a cucina, chef e ricette.
La seconda è l’attenzione, a volte concreta, altra didascalica sui sociale, per il problema dell’abbandono degli animali nei mesi estivi. Mettere le due cose a crasi è stato facile come sono facili le cose che decidono di fare gli uomini dal cuore grande. Ed alla fine Ciro Di Maio, chef napoletano che gestisce il “San Ciro”, combattuto e vinto la sua personale battaglia contro lo spreco idrico e contro l’indifferenza verso i nostri amici pelosi.
Acqua avanzata per gli amici pelosi
Come? Lo spiega una nota stampa: lo chef “porterà l’acqua avanzata dai suoi clienti al canile di Brescia. In media, sui suoi tavoli rimangono 150 litri d’acqua potabile e pulita, ma non riutilizzabile, al mese”. Perciò, in un’ottica che mette assieme riciclo, green economy di scala e fratellanza di specie, qui litri non andranno più perduti.
La home page dell’associazione che cura gli amici pelosi offre una silloge su cui dovremmo tutti riflettere. “Non sono tutti belli e a volte non sono neanche molto simpatici.
La constatazione finale è emozionale e concreta al contempo: “Ma sono vivi e quindi tutti meritevoli di rispetto e di una nuova occasione”.
Un vero punto di riferimento
E ancora: “Per questo motivo chi opera nella nostra struttura è in primo luogo un punto di riferimento per i nostri cani”. In che modo quel posto è didattico? Fin troppo facile intuirlo: Lì si impara ad amare o se si è già capaci di farlo si impara a metterlo in pratica. E “si impara a conoscerli e a capirne i bisogni in modo da poter indirizzare al meglio gli eventuali aspiranti adottanti”.
All’interno del canile operano anche figure professionali formate che lavorano per far crescere ogni giorno i cani anche in termini educativi. “Un cane educato, già in parte abituato a contesti pubblici e indirizzato verso una gestione famigliare sarà sicuramente una gioia per chi deciderà di farlo diventare parte della propria famiglia”.
Ed un cane dissetato con costanza è un cane a cui la seconda occasione non si adatta solo come gargarismo dialettico, ma come concreta azione. Grazie anche a gente come Ciro Di Maio.
La ricetta dell’amore.
IL GONFALONE DI ARPINO
di Fabio Cortina
Cinquantatré anni son tanti. Cinquantaquattro se si aggiunge il maledetto 2020. Il Gonfalone di Arpino dal 1971 continua ad essere sempre lì, il punto di riferimento, l’evento dell’anno, l’epifania dell’appartenenza a Quartieri e Contrade nella città di Cicerone e Caio Mario.
Ogni anno, a fine agosto, la città si stringe con lo stesso ardore, con la stessa passione, intorno ad uno stendardo che cambia la sua forma, ma non la sostanza. A vincerlo quest’anno, come fu nel 2023 il Quartiere Ponte, i cui colori giallorossi hanno invaso il centro della città di Cicerone e non solo.
Anche quest’anno qualche polemica, contestazioni, decisioni che non sono andate giù a qualcuno. Il tutto unito allo sfottò che non supera però mai le colonne d’Ercole della civiltà. Sette gare: corsa degli asini, tiro alla fune, corsa con la carriola, cannata, sacchi e staffetta.
Due atleti reduci da Parigi 2024, la Regina della cannata Arianna che dopo nove anni cede lo scettro alla 17enne Chiara, in una gara che con il Tocatì di Verona è patrimonio immateriale Unesco. Persone che impiegano mesi per un minuto di gara che vale una vita. Perché il Gonfalone è vita e ci sta che ci si incazzi, ci sta la rabbia e la voglia di cambiare le cose, ma alla fine il commento dei contradaioli è sempre lo stesso: “Faremo meglio l’anno prossimo”.
Da sempre organizzato dalla Pro Loco – che in quanto organizzatrice catalizza tutte le osservazioni – e tenuto in vita da Quartieri e Contrade, donne e uomini, giovani e meno, il Gonfalone è l’esempio più chiaro di “Resilienza”.
Perché? Perché si autofinanzia. Si autofinanziano quartieri e contrade con le feste e lo fa la Pro Loco, il tutto in attesa dei contributi richiesti alla Regione. Sì, perché la graduatoria degli eventi estivi 2024 forse uscirà a settembre, o forse ad ottobre. Il presidente della Pro Loco ha scritto alla Regione, chiedendo una soluzione alternativa, per ora però si aspetta.
Ed intanto si prepara il Gonfalone 2025, con la forza di una città che vuole vincere e non aspettare. Le date già ci sono, contributo o meno, ci si vede in piazza Municipio dal 21 al 24 agosto 2025.
Chi fa da sé…
FLOP
GIOVANNI DONZELLI
Dobbiamo farla, la premessa: la vulgata per cui Giovanni Donzelli sia solo e soltanto uno dei “sergenti” irregimentati delle schiere meloniane più fedeli che skillate a noi piace poco. Come piace poco l’idea balzana di una sinistra (non tutta, per carità) che nei confronti della destra esercita sufficienza ed affettazione da superiorità culturale. Giovanni Donzelli ha le sue qualità ed ha i suoi difetti, certo per adesso di inserirlo tra i grandi delle cui parole ed azione fare memento non se ne parla.
Tuttavia prescindere dall’obiettività significa cadere in una polarizzazione che dovrebbe iniziare ad abbandonare il metro facile degli italiani. Chiarito questo però, resta il fatto per cui Donzelli, da un punto di vista squisitamente politico, sta forse peccando di “inerzia” in uno degli spot più cruciali di Fratelli d’Italia e soprattutto di Giorgia Meloni.
Il setaccio fiduciario è troppo stretto
Quale? Quello di piantarla di allevare “truppe” solo su base fiduciaria e di incrementarle invece anche su base cognitiva. La mettiamo meglio? Donzelli dovrebbe essere, per suo ruolo, uomo-argine contro le defezioni da partito, e per farlo dovrebbe usare più la colla che il divaricatore. Ecco, pare che questo non sia successo affatto, tra gli altri, con il deputato trentino Andrea de Bertoldi.
Che ha lasciato il partito dopo al secondo mandato e malgrado fosse molto vicino al ministro del Made in Italy Adolfo Urso. Le sue sue dimissioni dal gruppo “con effetto immediato” innescano qualche riflessione che tira in ballo, in questa fine di agosto, anche Donzelli, che di Fdi è responsabile dell’organizzazione.
Il caso di fine estate: quello di de Bertoldi
Fonti citate dai media lo indicano “come abituato a usare i probiviri come suo braccio armato e dalla sua ‘cordata’ di riferimento, che fa capo al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida”. Che è fresco di separazione da Arianna Meloni e di endorsement ad una politica più razionale in tema di immigrazione. Non è dato sapere se questa sia una lettura accreditata alla perfezione, ma è assolutamente congruo affermare che Donzelli a volte sembra più il sagrestano di un dogma che il portiere di uno stabile che invita ad entrare.
E per Giorgia Meloni e per i sondaggi che la riguardano non è un bene. Il Fatto aveva spiegato, in ordine al presunto casus belli, che “Bertoldi è stato l’unico parlamentare di FdI a chiedere in modo esplicito di prendere le distanze dal fascismo e a sollevare un caso politico dopo i video di Fanpage sulle ‘nostalgie’ dei giovani meloniani”.
Insomma, se la sua era stata una “ribellione”, lo era stata su temi in ordine ai quali la stessa leader e premier aveva (magari a denti stretti) censurato il tutto. Perciò Donzelli magari avrebbe dovuto lavorare di più per ricucire e lavorare di meno per esacerbare. Perché il suo ruolo è questo, perché è un ruolo maturo per un partito apicale di governo. E perché, volendolo, lo saprebbe fare benissimo.
Occasione persa.
I FRATELLI DI ISOLA DEL LIRI
(di Paolo carnevale)
Un Partito sospeso tra il vecchio ed il nuovo. Tra un passato che non passa ed un presente che non riesce a farsi strada. Una fase di stallo che, inevitabilmente, finisce per creare polemiche e diatribe.
Che rendono la destra in città poco più che un’ipotesi. È la sorte della sezione di Fratelli d’Italia ad Isola del Liri. Il passato è quello di Mauro Tomaselli. Una vita a destra, in sintonia con i grandi nomi del conservatorismo locale, dal Senatore Magliocchetti all’avvocato Mancini.
Che però ha ricevuto, pochi giorni fa, il benservito dal ruolo di portavoce di Fdi in città. Ad estrometterlo è stato il deputato Massimo Ruspandini in persona, con tanto di ringraziamenti per quanto fatto finora. La colpa di Tomaselli? Aver partecipato alle ultime comunali con la Di Pucchio. Un tradimento, per i vertici provinciali del partito. Un necessità per Tomaselli. Che attacca a testa bassa Ruspandini e Daniele Maura.
Rei di un atteggiamento “cesaristico”: insomma di comandare senza sentire la base. Uno scontro in cui si inserisce anche Luca Fiorletta, referente dei giovani di Fdi in città. Che attacca Tomaselli accusandolo di incoerenza. Facendo capire, neanche troppo tra le righe, che ambirebbe al ruolo dell’ormai ex portavoce.
Una guerra che sembra lontana dalla fine. E che avvalora l’idea di un centro destra, nel complesso, rissoso, fragile, inconcludente. Poi uno si chiede perché da oltre 20 anni i Quadrini comandano in città.
Beghe, purghe e rimbrotti.