
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 27 maggio 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 27 maggio 2025.
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QUERQUI E DEL BROCCO

Le elezioni comunali a Ceccano non sono state solo una consultazione amministrativa. Sono state un banco di prova per il futuro politico della città, uno spartiacque tra ciò che era e ciò che può essere. Al centro di questa svolta, due figure agli antipodi per appartenenza e visione, ma accomunate da una capacità rara oggi: incidere davvero sul proprio campo. Andrea Querqui e Riccardo Del Brocco hanno interpretato in modo opposto, ma entrambi efficace, il loro ruolo in questa sfida.
La vittoria di Querqui

Andrea Querqui ha vinto. Ma non ha solo vinto un’elezione. Ha ricostruito una credibilità. Il centrosinistra ceccanese veniva da anni di sconfitte brucianti, spesso figlie di divisioni, personalismi e veti incrociati. Querqui, invece, ha scelto una strada diversa: mettere il progetto prima dell’ego. È riuscito a fare ciò che nessun altro, prima di lui e negli ultimi anni, aveva saputo fare – unire davvero. Non con le parole, non con gli slogan, ma con atti concreti: dialogo, mediazione, responsabilità.
Ha ottenuto l’appoggio compatto dei vertici regionali del PD, portando al tavolo il Presidente ed il Segretario Regionale del Partito chiudendo attraverso di loro un’intesa ampia, credibile, forte. La sua leadership si è costruita nel silenzio dei passaggi chiave, nella scelta dei garanti giusti, nella rinuncia a fare tutto da solo. Ha dimostrato che l’unità non è un concetto astratto, ma una strategia vincente quando è frutto di ascolto e visione.
La vittoria di Del Brocco

Riccardo Del Brocco, dal canto suo, ha perso sul piano aritmetico, ma ha vinto in termini di potere simbolico e politico. L’ex assessore all’Ambiente è stato l’unico in grado di evitare un tracollo totale del centrodestra dopo il terremoto giudiziario che ha travolto il sindaco Caligiore.
Fratelli d’Italia, che avrebbe dovuto fare da traino alla coalizione, si è fermata a 765 voti. Del Brocco, con la sua civica “Grande Ceccano”, ne ha portati a casa 1.308. Quasi il doppio. E con la seconda lista civica, ha raggiunto quota 1.500. Il resto dello schieramento è evaporato: la Lega si è ridotta a un’ombra, con 170 voti, Forza Italia non è nemmeno riuscita a presentarsi. La lista del candidato sindaco ha racimolato il 3,3%.
Numeri impietosi, che però danno ancora più valore al risultato personale di Del Brocco. Il suo è stato un messaggio chiaro: nel caos, lui è stato il punto fermo. È lui, oggi, l’uomo forte della destra ceccanese. E lo ha fatto senza etichette, senza paracadute, solo con il suo nome e la sua rete civica.
Al di là dei risultati

Questa sfida, dunque, ha detto molto più del risultato finale. Ha mostrato una sinistra che può vincere solo se si tiene insieme, e una destra che deve fare i conti con le proprie macerie, ma che ha ancora risorse umane capaci di tenere il fronte. Ceccano ha scelto di cambiare, ma non ha dimenticato chi, anche nella sconfitta, ha dimostrato di avere peso politico.
Nel 2024, in una cittadina segnata da scandali, ferite aperte e voglia di riscatto, Querqui e Del Brocco rappresentano due modelli di leadership: l’uno inclusivo e strategico, l’altro muscolare e personale. Il primo ha vinto il Comune. Il secondo ha posto le basi per riscrivere il futuro della destra. Nessuno dei due sarà facile da ignorare, da oggi in poi.
Ceccano, tra due visioni
DE ANGELIS – LEODORI – FAZZONE – PALAZZO
Le elezioni amministrative di Ceccano e Itri raccontano due storie diverse, ma segnano un punto comune: quando la politica si assume le sue responsabilità, smette di essere un gioco autoreferenziale e torna a incidere. In entrambi i casi, sono stati i vertici regionali dei due principali schieramenti – centrosinistra e centrodestra – a rimettere ordine, indicare una rotta e ottenere risultati concreti. Per una volta, le segreterie non sono rimaste alla finestra. E i fatti le hanno premiate.
Il ruolo di De Angelis e Leodori

A Ceccano il centrosinistra ha vinto, ma non per caso. Dopo nove anni all’opposizione, è tornato al governo della città grazie a un’operazione politica lucida e trasparente. Il merito non è solo del candidato Andrea Querqui, che ha tenuto insieme il fronte locale, ma anche e soprattutto di due figure di vertice del PD regionale: Francesco De Angelis, presidente del Partito Democratico del Lazio e Daniele Leodori Segretario regionale.
Sono stati loro, nei momenti decisivi, a prendersi la responsabilità di convocare una riunione a Roma, nella sede nazionale del Partito, per chiudere l’intesa. Non incontri carbonari, non manovre sotterranee, ma un confronto alla luce del sole, dentro le stanze istituzionali. Quando Querqui aveva dato tutto ciò che poteva in termini di mediazione, sono stati De Angelis e Leodori a sciogliere i nodi e a far quadrare i conti. Il risultato è stato un’alleanza larga, inclusiva, che potrebbe presto estendersi anche ad altri scenari – come la candidatura a sindaco di Frosinone per Stefano Pizzutelli, possibile punto di sintesi con l’area Schlein.
È così che la politica torna utile: leggendo i territori, sbloccando i veti, ricucendo strappi. E restituendo dignità a una coalizione, dopo che la precedente amministrazione di centrodestra era finita tra gli arresti e le accuse di tangenti sugli appalti PNRR.
Il ruolo di Fazzone e Palazzo

Ad Itri, il centrodestra ha fatto qualcosa che in provincia di Latina sembrava impossibile: si è unito. Ed ha vinto. L’accordo che ha portato alla candidatura di Andrea Di Biase non era scontato. Fino a pochi mesi fa, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega viaggiavano su binari paralleli, spesso conflittuali. Ma qualcosa è cambiato. Il merito va in particolare a due figure: Claudio Fazzone, storico coordinatore regionale di Forza Italia ed Elena Palazzo, assessora regionale FdI, che ha sostenuto fortemente la composizione della lista “Itri 2035” rinunciando a candidare un suo uomo.
Il capolavoro non è stato solo nell’ufficializzare per primi un candidato credibile, ma nel mettere da parte le ambizioni personali e costruire una coalizione vera. Dentro ci sono esponenti FdI – in maggioranza – vicini all’assessora Palazzo, una rappresentanza ridotta ma solida di Forza Italia, che ha puntato su due donne, e volti della società civile. Una fotografia di pluralismo e di equilibrio.

La vera novità è l’unità. Una parola che nel centrodestra pontino, di solito, è sinonimo di utopia. Le faide nei comuni, le spaccature infinite in assemblee come quella di Acqualatina, raccontano di una coalizione spesso dilaniata da guerre intestine. Ecco perché l’esperimento di Itri, riuscito e vincente, assume un valore che va ben oltre i confini comunali. Lo hanno detto tutti i protagonisti: questo è il modello da replicare nel resto della provincia.
Il futuro non è a caso
In sintesi: Ceccano e Itri ci ricordano che il futuro non si improvvisa. Servono classe dirigente, visione e soprattutto la voglia – e il coraggio – di fare politica con serietà. Laddove i leader regionali si sono sporcati le mani, sono arrivati risultati veri. Non slogan, non narrazioni: alleanze concrete, voti reali, cambi di passo.
Ora la sfida è mantenere quella coerenza. Perché è facile unirsi per vincere. Più difficile restare uniti per governare.
Dove la politica torna a fare politica