Top e Flop, i protagonisti di martedì 29 aprile 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 29 aprile 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 29 aprile 2025.

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TOP

CARLO FUCCI

Il procuratore Carlo Fucci

Non importa di che reato si trattasse. Non importa neanche il contenuto specifico dell’indagine. Conta il gesto, il segnale, il cambio di passo.
Dopo quasi dieci anni di silenzio, ieri la Procura della Repubblica di Cassino è tornata a parlare in conferenza stampa. Un evento che sembrava ormai archiviato nei cassetti polverosi della memoria giudiziaria e che invece ieri ha rialzato la testa.

Il protagonista di questo cambio di rotta è il nuovo Procuratore, Carlo Fucci. E non si tratta di un dettaglio. Con misura, senza fronzoli, Fucci ha fatto esattamente quello che doveva: non ha detto una parola di troppo, non ha tenuto nascosto nulla di ciò che i cittadini avevano diritto di sapere. Né spettacolo né reticenza. Semplicemente: istituzione. (Leggi qui: Chi è Fucci, il procuratore che prese la pagina sul Mattino).

Fine delle catacombe
Il Palazzo di Giustizia di Cassino

Fucci ha rotto una lunga abitudine catacombale, quella per cui la giustizia inquirente sembrava qualcosa da temere, qualcosa da cui stare lontani.
Invece no: la giustizia non è un potere misterioso. È un servizio, è amministrata “in nome del Popolo. E con quella conferenza stampa sobria, essenziale, necessaria, il nuovo procuratore ha voluto ricordarlo a tutti.

Una conferenza stampa non è esibizionismo. È rispetto per i cittadini. È trasparenza. È il modo corretto per dire: siamo qui, stiamo lavorando per voi, non contro di voi.

Fucci, con un gesto semplice e pesante come una pietra, ha messo fine a un’epoca. E ne ha aperta un’altra, fatta di comunicazione, misura, fiducia.
Era ora.

Nel nome del Popolo italiano.

GIOVANNI ACAMPORA

Giovanni Acampora

Non c’è bisogno di proclami: parlano i numeri. La Camera di Commercio di Frosinone e Latina ha chiuso il suo Bando Genitorialità in tempo record, esaurendo i 100.000 euro stanziati ben prima della scadenza ufficiale. Una corsa ai contributi che non solo certifica la bontà dell’idea, ma evidenzia un bisogno concreto e urgente di misure che favoriscano l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

In un’Italia che spesso fatica a trasformare i principi in pratiche, vedere un bando riconosciuto come best practice nazionale dalla Commissione Pari Opportunità di Legacoop è già di per sé una notizia. Vederlo poi accolto con tale entusiasmo dalle imprese del territorio, è un segnale ancora più forte.

Il vero banco di prova
J. Howard Miller (1918–2004), poster used by the War Production Co-ordinating Committee

Premialità per le imprese femminili, attenzione alla conciliazione vita-lavoro, spinta a una cultura aziendale più inclusiva: il progetto aveva tutte le carte in regola. Ma il vero banco di prova sono sempre i destinatari e questa volta la risposta è stata inequivocabile.

Come ha sottolineato il Presidente Giovanni Acampora, sostenere la genitorialità significa costruire una società più coesa e contrastare fenomeni strutturali come l’inverno demografico. Non è un vezzo, ma una necessità sociale ed economica: senza adeguati servizi e sostegni, la partecipazione delle donne al lavoro resta un obiettivo lontano.

Insomma, nessuna autocelebrazione, ma un dato concreto da cui partire per insistere su questa strada: misure reali, pensate bene, comunicate bene e soprattutto capaci di intercettare bisogni reali.

Frosinone e Latina, questa volta, hanno fatto scuola.

Primi.

FLOP

CRISTINA SCUCCIA

Cristina Scuccia (Foto © Thaler Tamas)

Molti se le ricorderanno con il simpatico e suadente “nom de guerre” di “Suor Cristina” ma ci sono due aspetti da chiarire. Il primo: quello non era un nomignolo ma l’epiteto con sui si chiamano comunemente le suore post consacrationem. Il secondo: Cristina Scuccia suora non lo è più.

Per ragioni squisitamente sue e sulla ragione delle quali nessuno potrà mai eccepire nulla, l’ex concorrente di “The Voice” aveva abbandonato la sua scelta religiosa dopo la partecipazione al noto talent tv. Precisato questo, va detto comunque che la decisione della Scuccia di attribuire la sua vocazione canora e le sue emanazioni mainstream alla volontà del defunto Papa Francesco appare quanto meno inelegante.

Si badi, bene – Bergoglio non era certo il tipo da dare risposte ortodosse e mastine su certi temi – non è in discussione la veridicità del fatto, ma l’opportunità di farlo diventare fatto pubblico. Il che non è esattamente la stessa cosa.

L’opportunità dubbia
Papa Francesco (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

La Scuccia ha spiegato: “Ho partecipato a ‘The Voice’ grazie a Papa Francesco. Sin dall’inizio del suo Pontificato, invitò tutti i consacrati, gli uomini e le donne dalla Chiesa a uscire dai conventi, ad aprire le porte per raggiungere le periferie del mondo.

“Dunque ci sentivamo chiamati in causa. E così, quando è arrivata la chiamata della redazione, l’ho percepita come un segno: far arrivare la parola di Dio dove di solito non c’è. Ecco, far passare un atto dialettico di tolleranza del Pontefice come un “input” ufficiale forse non è stata la migliore delle idee. E tuttavia all’Adnkronos la già suor Cristina Scuccia non ha avuto problemi nell’apparecchiare questo nesso eziologico tutto suo.

E ancora: “Qualche giorno fa, riguardavo le foto dell’incontro con il Santo Padre, eravamo in tanti ma lui era lì ad ascoltare le storie di tutti. Ricordo di aver avuto la possibilità di regalargli il mio primo album e di avergli raccontato della mia decisione di partecipare al talent show di Rai 2 per mandare un messaggio.

I gesti semplici
Papa Francesco (Foto: Cristian Gennari © Imagoeconomica)

Poi l’amarcord, che appare di maniera anche se sulla sua genuinità non è dato sindacare. “Quando è stato eletto ricordo che fu come una boccata d’ossigeno, non solo per me. Credo anche per la Chiesa. Perché in quel momento il mondo aveva bisogno di una figura come la sua, che ha sempre prediletto la misericordia”.

Cosa aveva colpito l’allora suo Cristina del Papa? “La semplicità nei gesti e nel linguaggio. Si relazionava alle persone, ma anche nelle sue omelie, in modo diretto. La chiave vincente è stata proprio la sua autenticità.

Tutto bello, anche e soprattutto il tema dell’autenticità. E siamo sicuri che la Scuccia abbia dato seguito a questo canone, forse dimenticando che però ad essa dovrebbe accompagnarsi l’eleganza. Quella di non surfare alcuna onda.

Pubblicistica da ex.