Top e Flop, i protagonisti di martedì 7 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 7 novembre 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 7 novembre 2023.

TOP

DANIELE DEL RIO

Il presidente Daniele Delrio

Daniele Del Rio è presidente della Fondazione Onfoods e docente Università degli studi di Parma. E ultimamente ha battuto esattamente lì dove il dente duole, in quella zona grigia dove i legiferati “bulli” del ministro Lollobrigida alla fine si sono arresi alla Ragion di Stato, anzi, a quella europea. “La Fondazione Onfoods rappresenta uno dei partenariati del Pnrr, predisposto dal Governo italiano nell’ambito del programma Next generation EU, nello specifico per i fondi previsti per i progetti green e digital”.

Che significa? Che in “un periodo di profondi cambiamenti, i progetti di investimento possono rappresentare un primo tassello per la creazione di valore e per l’agevolazione della competitività del futuro sistema produttivo e tecnologico nazionale e comunitario. Questo attraverso un “percorso che le realtà aderenti a Onfoods hanno scelto di percorrere insieme”.

Partner è il centro di ricerca e innovazione Cirfood district. “Da questa unione di intenti è quindi nata una proposta progettuale sulla tematica ‘Modelli per un’alimentazione sostenibile’ indicata dal Mur all’interno di uno dei 14 partenariati previsti dal Pnrr”.

C’è di che andar fieri: “di aver raggiunto l’ambizioso obiettivo di riunire, sotto l’egida della fondazione Onfoods, tutte le migliori competenze nazionali, pubbliche e private”. In pillole: altro che no alla carne “sintetica”.

Così diventerà sistemico e proficui “affrontare una tematica centrale ed estremamente multidisciplinare come la definizione dei modelli che renderanno l’alimentazione del futuro sostenibile da tutti i punti di vista. Anche da quello di Lollo, magari, che in tema non lesina retromarce.

Il cibo in prospettiva.

GIUSEPPINA CIUFFREDA

Un’immagine giovanile di Giuseppina Ciuffreda

 Non è vero che tutto finisce con la morte. Non è una questione di religione, tantomeno di filosofia. E non c’è bisogno di scomodare Ugo Foscolo ed i suoi Sepolcri con le “urne dei forti” che erano di ispirazione per coloro che passavano davanti a quelle lapidi. Basta andare a Morolo: nella biblioteca Comunale che in un colpo solo si arricchisce di 6500 libri.

A portarli lì è stata una persona che non c’è più. Ma che con quella donazione continuerà a vivere. E ad incidere: in chiunque vorrà sfogliare quelle pagine. A seconda dei casi, semenzaio ben concimato o pianta ben formata di “Ambiente viziato”. È la storica rubrica curata sul Manifesto da Giuseppina Ciuffreda.

Giuseppina è stata una delle fondatrici del Manifesto: era nel gruppo che prese una posizione sull’invasione di Praga diversa da quella del Partito, quello che all’epoca era un mensile della sinistra Pci ingraiana titolò “Praga è sola”. All’epoca era essere eretici ed apostati nello stesso tempo ed il Pci deliberò l’espulsione per Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Aldo Natoli con l’accusa di “frazionismo”. Il Pci negli anni successivi si rese conto che quelli del Manifesto non avevano torto ed aprì un dibattito per riabilitarli. Giuseppina e gli altri fondatori del quotidiano risposero di “non ritenere il Pci abilitato a riabilitare chicchessia”.

Giornalista atipica, radicale ma non settaria, eretica in un collettivo di eretici per antonomasia. Antesignana della trasformazione tra un vecchio mondo antropocentrico e un futuro biocentrico. Così è stata ricordata nel corso di una commemorazione in Senato.

È Giuseppina ad avere voluto donare la sua collezione di 6500 libri alla biblioteca comunale Altieri di Morolo. La giornalista era molto legata a Morolo e lì abitano ancora molti suoi parenti. Il trasferimento dei libri è cominciato due anni fa e si è concluso solo nei giorni scorsi: ci sono voluti due mesi per catalogare tutto. Inviata dal giornale a Londra, spesso tornava a Morolo dai parenti, al cugino Roberto Mancini aveva detto che intendeva lasciare alla biblioteca del paese i suoi libri.

Un gesto che porta a 28.000 il numero dei volumi disponibili per chiunque abbia voglia di conoscere, capire crescere.

La piccola Alessandria di Giuseppina.

FLOP

CORRADO AUGIAS

Corrado Augias (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Lui è un monumento di televisione, giornalismo e cultura, e come con tutti i monumenti da lui è lecito aspettarsi cose monumentali. O quanto meno un saggio dribbling sulle piccinerie alla Nanni Moretti. Cioè quelle alla “ma mi si nota di più se…?”. Il dato è che Corrado Augias ha lasciato la Rai per La7 ed ha motivato la sua scelta con un claim che forse sarebbe stato bene in bocca a personaggi di caratura minore.

Ad Aldo Cazzullo sul Corsera invece Augias ha detto cose un po’ “piatte”, introducendo la sua nuova avventura con un programma in prima serata: La torre di Babele. “Nessuno mi ha cacciato e nessuno mi ha trattenuto”. Analizziamo: se la decisione del professor Augias è stata sua e per manifesta insoddisfazione, perché qualcuno lo avrebbe dovuto trattenere? Il peccato in questo caso è la dietrologia.

Forse perché la sua visione del servizio pubblico (decisamente migliore di quella attuale) è tale da innescare rivoluzioni copernicane? Improbabile, ed ingiusto, aggiungeremmo, anche a contare lo strabiliante battage di Augias che però è singola eccellenza, abilitata come nessuno al diritto di critica ma prona come tutti al dovere di rispettare le maggioranze. E ancora: “Questa Rai non mi piace perché non amo l’improvvisazione. E in Rai oggi vedo troppa improvvisazione, oltre a troppi favoritismi”.

Bene, ci sta e in parte è magari vero, ma se la Rai di oggi non è la Rai che vorrebbe Augias ed Augias quindi decide di staccare cappello, perché rammaricarsi del fatto che nessuno ha provato a rimetterglielo in testa? Per il professore Giorgia Meloni è “intelligente e prigioniera del suo passato. Credo che lei vorrebbe davvero costituire un partito conservatore. Ma non le riesce per colpa dei camerati che la bloccano con mille impacci. Per Giorgia non ho simpatia politica ma umana. Ha un cattivo carattere, che l’ha aiutata ad arrivare fin lì. Ma ora rischia di perderla. Dovrebbe reprimerlo”.

E su Elly Schlein? ”Non vorrei parlare della sinistra. Che fine ha fatto quella forza che l’ha animata per mezzo secolo? Sembra evaporata”. Insomma, l’impressione è stata quella di uno snobismo da padre fondatore che non sopporta più nulla dei figli mediocri.

O da spettatore pagante che cambia spettacolo perché quel che vede non gli piace. Tutto giusto, ma magari con toni meno oracolari. Come si addice ad un monumento quale Augias è e resta.

Cambiare ma con garbo.

DANIELE NATALIA

Francesco Rocca e Daniele Natalia

La saggezza contadina sbaglia difficilmente. Soprattutto quando deve mettere in guardia. Quante volte da giovani è capitato di sentirsi dire dai nonni o dall’anziana della strada “guaglò statt’attent che chi fa la mazza prima o poi ce se vatt’ ”. Che può essere tradotto in “tutto ciò che crei potrà ritorcersi contro di te”. Come sta accadendo in queste ore al sindaco Daniele Natalia che su una ‘mazza‘ ci si è giocato le elezioni (vincendole) ma anche la faccia (rischiando di perderla).

La mazza in questione è l’assicurazione che con la vittoria del centrodestra in regione la musica per l’ospedale di Anagni sarebbe cambiata. Perché era il centrosinistra brutto e cattivo di Zingaretti a non volere lo sviluppo dell’ex nosocomio cittadino. E infatti il neo governatore Francesco Rocca profumava ancora di vernice quando venne ad Anagni lasciando un pezzo di carta in mano a Daniele Natalia assicurandogli che avrebbe riaperto pezzi di ospedale. Poi tornò al ballottaggio e venne addirittura a scegliere di persona i locali dove sistemare la nuova Oncologia.

Una ‘mazza’ che si sta abbattendo ora sul sindaco. Perché passata la festa gabbato lo santo, che in questo caso diventa passata l’elezione gabbato l’elettore. Al punto che quei buontemponi del sito satirico locale Uane mammamea hanno attivato un count down aggiornato giorno dopo giorno. Per cercare di capire quanto bisognerà aspettare prima di avere il promesso potenziamento del servizio di Oncologia in città.

Sono passati sei mesi. Nei giorni del ballottaggio sembrava che appresso a Rocca, rallentati dal traffico sul Raccordo, stessero arrivando anche i facchini ed i falegnami per montare gli arredi nell’ospedale. Nulla. Nulla di nulla. Il che rischia di spianare la strada alle prossime elezioni. A chiunque voglia ricordare al sindaco che le promesse si mantengono, altrimenti a pagare sarà sia lui (ovunque si voglia candidare) e sia il centrodestra da chiunque venga rappresentato.

Mazze birichine.

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