Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 12 marzo 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 12 marzo 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 12 marzo 2025.

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TOP

ALIOSKA BACCARINI

Alioska Baccarini

Due in un solo giorno. Due colpi strategici: segneranno il futuro dell’intero comprensorio di Fiuggi per i prossimi anni. Esattamente come è stato con la decisione di salvare dal fallimento l’Acqua di Fiuggi ed il suo imbottigliamento, le Terme e la loro capacità di riempire gli alberghi. Il sindaco Alioska Baccarini nelle ore scorse ha definito due operazioni strategiche.

La prima. Ha portato a gara ed ottenuto l’offerta vincolante per la gestione del Palacongressi. La seconda. Ha messo una data di fine al rapporto con il presidente del Frosinone Calcio Maurizio Stirpe per la gestione del campo di calcio di Capo i Prati usato in passato per i ritiri da squadre di Serie A.

Un colosso per le terme
L’ingresso del Palacongressi in occasione del G7

Italian Exhibition Group S.p.A. ha presentato ieri la propria offerta per la gestione del nuovo “Fiuggi Centro Congressi & Eventi” il palacongressi da 1800 posti a sedere e 35mila metri di area congressuale i cui lavori sono stati ultimati nelle settimane scorse. L’affidamento della gestione è stato messo a gara sulla piattaforma telematica Net4Market, due le società che si sono iscritte, una sola quella che alla fine ha presentato la propria offerta.

Italian Exibition Group S.p.A. gestisce le strutture fieristiche di Rimini e Vicenza, ha maturato esperienze sui mercati internazionali: durante il 2023 nel complesso delle sedi espositive e congressuali di Rimini, Vicenza, Arezzo, Milano, Roma, Torino, Napoli e quelle estere, ha totalizzato 56 grandi eventi fieristici, organizzati o ospitati e 126 eventi congressuali.

Nelle more della nomina della commissione giudicatrice e della successiva apertura e valutazione della documentazione pervenuta “l’Amministrazione comunale di Fiuggi esprime piena soddisfazione per la conclusione positiva di questa prima fase della gara, in relazione alla rilevanza nazionale e internazionale della società che ha presentato l’offerta” ha detto il sindaco Alioska Baccarini.

Fischio finale
Maurizio Stirpe

Sempre ieri il Comune di Fiuggi ha concordato una data per la fine del rapporto con le società del presidente del Frosinone Calcio sulla gestione delle strutture nazionali di Capo I Prati. Il Frosinone andrà via entro la fine del prossime mese di agosto.

È una brutta pagina della storia recente nei rapporti tra due realtà di primo piano del territorio: si era arrivati alle carte bollate ed a reciproche richieste di risarcimento dei danni subiti. La mediazione conclusa ieri tra le parti ha stabilito che “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”, ognuno ritira le proprie pretese e si accontenta di quello che ha ricevuto per ciò che ha dato. Lo conferma l’atto di transazione pubblicato ieri sull’Albo Pretorio del Comune di Fiuggi, sintesi del lavoro portato avanti dall’avvocato Aldo Ceci per il Frosinone Calcio ed Enrico Maria Danielli per il Comune guidato dal sindaco Alioska Baccarini.

Le evidenze dicono che il presidente Maurizio Stirpe in questa fase è concentrato sulla delicatissima fase di transizione che sta interessando il comparto Automotive, dove le sue aziende sono un player di primo piano in un campo che è il suo core business.

La grande Fiuggi
Il sindaco Alioska Baccarini con Leonardo Maria Del Vecchio e Luca Borgomeo

Al tempo stesso, il sindaco prosegue spedito nel suo piano che sta rivoluzionando Fiuggi. E sta creando tutte le condizioni per riportare Fiuggi in una posizione centrale per l’economia italiana. Come dimostrano la radicale trasformazione dell’Acqua di Fiuggi ed il suo rebranding presentato a Milano con un evento nazionale, nel pieno della cura portata avanti da Leonardo Maria Del Vecchio con Luca Borgomeo.

O il progetto per il rilancio della Piscina Olimpica affidato recentemente al Centro Nuoto Roma che prevede un investimento di 650mila euro per la struttura di Via Val Madonna e di Via Capo I Prati; il piano dell’avvocato Emanuele De Vita prevede un ruolo strategico per la vasca olimpionica di 50 metri.

Stesso principio ha portato l’imprenditore sanitario Alessandro Casinelli alla gestione del Centro Benessere realizzato dal Comune nell’ex Palazzina Coni: una Spa di alto livello messa a disposizione di tutti gli alberghi che non ne posseggono una al loro interno.

Verso il ritorno bella Belle Epoque.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Ieri è arrivato a Strasburgo e non ci è arrivato certo da solo. Lo aveva preannunciato e lo ha fatto. Attenzione, non è poi da considerarsi una cosa così “convenzionale” quella che ha deciso di mettere in atto Giuseppe Conte. E che un leader politico nazionale (ed ex premier che in Ue aveva spuntato i fondi Pnrr più voluminosi di tutti) abbia deciso di andare a protestare di persona contro la mozione Rearm-Eu è stato un segnale forte, anzi, fortissimo.

Perché? Perché con il suo arrivo sul luogo dello “scontro” – meticolosamente documentato in un post X e con tanto di viaggio su di un “proletarissimo” treno – il leader del Movimento 5 Stelle non ha solo sbandierato una posizione, peraltro già nota. Posizione che può essere ritenuta condivisibile o meno.

No, furbamente ed intelligentemente Conte ha voluto lanciare un segnale forte di visibilità e coinvolgimento per fare politica europea, mondiale e soprattutto italiana. Perché così facendo il leader pentastellato ha messo Elly Schlein nella posizione imbarazzate di chi o si accoda alle sue idee oppure recedere dalle stesse per “ragion di Nazareno ancien regime”.

L’esca avvelenata per Elly
Elly Schlein (foto © Glauco Dattini)

Il Pd è diviso come mai prima sul “riarmo” Ue, e questa pare la spaccatura madre a ché si possa arrivare addirittura ad un congresso. O comunque ad una granata sotto la credibilità della segretaria.

Il risultato? Comunque la si volti Conte ha vinto: perché se Schlein non lo seguisse nella sua linea pacifista ed intransigente (come pare voglia fare) si sarebbe giocata campo largo e ruolo di totem dell’opposizione anti-Meloni. Se invece la segretaria dem si ammorbidisse rispetto ai Patri Nobili del Pd ed al Pse sul riarmo perderebbe credibilità come totem di opposizione.

E Conte sarebbe lì, sotto al pero, pronto ad aspettare che il frutto cada. Ecco il perché dell’arrivo di ieri dell’ex premier a Strasburgo in concomitanza con il dibattito all’Eurocamera sulle conclusioni del Consiglio straordinario sulla Difesa Ue.

La sfida della coerenza
Foto Geralt / Pixabay

Conte ci è arrivato accompagnato da “molti senatori e deputati del M5S per protestare contro il piano RearmEu. E la narrazione social vale come prova provata, comunque vada.

“Noi siamo in treno verso Strasburgo, andremo con una delegazione di 50 parlamentari per dire: basta soldi per le armi. E magari basta campo largo o scuse per non farlo davvero.

Giuseppi è cresciuto

FLOP

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

“Fuori moda”. Lui, Matteo Renzi, si sente “terribilmente fuori moda, lo ammetto. I politici di oggi sono influencer alla ricerca del consenso immediato. Dicono quello che ‘la gggente’ vuole sentirsi dire”. Renzi è impietoso e perciò ha spiegato ieri su X che “prendono like se urlano nei talk, se sposano linee radicali, se banalizzano concetti importanti. Vogliono cuoricini, insomma. Ma non fanno politica”. Chi obietterebbe ad un’analisi del genere? Nessuno, se non fosse che oggi il leader di Italia Viva usa contro gli avversari ma che lui per primo ha tenuto a battesimo.

Il lessico di Renzi oggi è funzionalista, morbido, e pare sempre settato su faccende concrete invece che su claim polarizzanti. Tuttavia non è così, e l’occasione del post sull’ex Twitter dell’ex premier è ottima per ribadire una cosa.

Questa: noi al lessico spinto del sovranismo non ci siamo arrivati in maniera manichea e netta. Noi ci siamo arrivati perché da Silvio Berlusconi e fino a Mettero Renzi è stata tutta un’escalation di spot, di linguaggio franco e spiccio, di slogan da pentolai con cui i nuovi leader, che erano e sono di più dei partiti che rappresentano, cercavano di allamare il popolo.

Come siamo arrivati al sovranismo
Silvio Berlusconi all’ingresso di Palazzo Chigi nel 2008 (Foto: Lorenzo Daloiso © Imagoeconomica)

Oggi la colpa primeva di essere populisti e damagoghi si adatta alla perfezione con il nuovo formar soprattutto di Lega, Fdi e M5s, ma sì, ci sono stati degli “antenati”.

Dei Padri Fondatori del lessico facile che hanno aperto la strada, i sentieri che hanno portato alle praterie dei “laqualunque” di oggi. Perciò Renzi non si lamenti. Non è così.

“Io non sono così. Purtroppo o per fortuna non sono così. Fare politica per me è una cosa diversa dall’essere influencer”. Se la ricorda, Renzi, la campagna elettorale per quel referendum che lo azzoppò come premier ed aspirante conducator dell’Italia come la vede lui? Se la ricorda la mistica tutta pubblicistica del “Rottamatore”? Ed è egli disposto ad ammettere che il suo concretismo terminale è direttamente proporzionale a rinnovate esigenze tattiche e non a quell’indole soft che oggi lui invoca sui social?

Foto: Martin Redlin / Pixabay

“Si vede innanzitutto nella politica estera. Parlano di politica estera con la stessa cognizione di causa del signor Gino al Bar dello Sport. Si nutrono di slogan che diventano post fatti con la stessa convinzione con cui il giorno prima della partita dei mondiali tutti gli italiani si improvvisano allenatori della Nazionale. Uguale uguale. Noi siamo fuori moda”.

Mai fuori moda

No, senatore Renzi, lei non è affatto fuori moda, lei è solo un brand che ha dovuto soccombere a marchi più “à la page”, ma lei è figlio dello stesso format. Come quando per non rispondere (a torto o a ragione) a Marco Travaglio gli dava del “pregiudicato” invece di rispondergli nel merito.

“Amiamo la politica, non il bar dello sport. E avanziamo proposte, non tweet da influencer. Diciamo dal 2022 che l’Europa deve avere un inviato speciale forte per la soluzione diplomatica nella guerra ucraina. Gli euro-burocrati non lo hanno voluto nominare, tutti presi dai loro slogan. E oggi sugli accordi di pace l’Europa non tocca palla. Gli accordi si fanno, se si fanno, a Gedda, in Arabia Saudita“.

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni alla Tavola rotonda Italia-Arabia Saudita.

Cioè nello stesso areale in cui lei, facendoci affari, oggi si sente portato a definire come “scenario ideale” per le cose che contano. Ma no, non è così. “A proposito di Arabia Saudita, da quanto tempo dico che in quel Paese c’è un nuovo Rinascimento? Gli influencer che allora mi attaccavano oggi fanno la fila per andarci. Non sono cattivi: ci arrivano con cinque anni di ritardo. O con un anno di ritardo come sul dibattito sugli ‘Stati Uniti d’Europa’”.

A proposito di Arabia Saudita, senatore Renzi: quando lo capirà – magari lei con la premier Meloni – che a prescindere dai sofismi non si prendono soldi dai tiranni medievali che ammazzano i giornalisti e spregiano le donne?

Trucco e parrucco.