Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 13 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 13 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 13 dicembre 2023.

TOP

RICCARDO MASTRANGELI

Riccardo Mastrangeli

La firma conclude un’iter iniziato otto anni fa. Non chiude un cerchio: apre un percorso, sul quale ore il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli si gioca molto. Il complesso di piazzale Kambo, compresi gli immobili della ex società dei bus di linea Stefer, è passato ieri dallo Stato al Comune di Frosinone.

L’atto di trasferimento della proprietà è stato firmato nell’aula consiliare del Comune dal direttore regionale dell’Agenzia del Demanio Maria Brizzo e dal sindaco Riccardo Mastrangeli. La firma conclude l’iter intrapreso nel 2015 con l’istanza, da parte del Comune di Frosinone, di avere a titolo gratuito le aree demaniali ubicate nel quartiere Scalo. In pratica, piazzale Kambo e quelle sulle quali insiste il parcheggio pubblico limitrofo situato al di là del sottopasso carrabile all’innesto di Via Verdi.

Già nel 2015 l’Agenzia del Demanio aveva trasferito a titolo gratuito al Comune di Frosinone tutte le aree richieste. Con un’eccezione: i beni individuati in Catasto al foglio 29 particella 210, perché ritenuti di interesse storico ed artistico. Sono i beni trasferiti nelle ore scorse: per averli, il Comune di Frosinone ha dovuto presentare un’istanza al segretariato regionale del Mibact e alla direzione regionale Lazio dell’agenzia del Demanio.

Perché è un punto di partenza sul quale l’amministrazione si gioca molto del futuro? L’area è interessata da un progetto di riqualificazione e pedonalizzazione con cui creare la nuova porta di accesso per i viaggiatori ed hub di presentazione della città per un importo di 30 milioni di euro. Una riqualificazione che in realtà cambierà il volto all’intero quartiere che determina ogni volta il risultato nelle elezioni Comunali. Ferrovie dello Stato farà la sua parte con 11 milioni di euro per rifare la stazione, il Comune farà la nuova piazza da via Sacra Famiglia fino a piazzale Kambo finanziata con i 19 milioni di euro dal programma nazionale per il recupero delle aree periferiche.

Se la porta a casa ha rivinto. Se si blocca per qualsiasi motivo, se ne discute.

Treni da non perdere.

ROBERTO BRAZZALE

Roberto Brazzale

Nella sua esilarante imitazione di Francesco Rutelli, Corrado Guzzanti faceva dire al suo invocando il Cav: “A’ Berluscò, ricordati degli amici!”. Ecco, c’è chi degli amici davvero non si è scordato e non certo per i sordidi interessi della politica residuale della mai doma Prima Repubblica. Anzi, nel Vicentino c’è chi si è ricordato d a tal punto dei suoi amici di gioventù da assumerli tutti o quasi nella sua azienda.

Premessa: quello che lavorativamente ed economicamente il Covid ha fatto all’Italia è ancora tra noi, immanente, duro, e forte. Vite spazzate via o messe in ginocchio da quel veloce stillicidio di fermo alla produzione di un paese che fu costretto a combattere una malattia invece che la povertà, che è malattia suprema.

A Roberto Brazzale lo chiamano “il re del burro” ma di fatto si è dimostrato un imperatore dello zucchero. Quella melassa etica cioè che trasuda quando fai una cose in asse con il tuo cuore invece che con la tua tasca e alla fine ottieni anche risultati. All’interno della sua azienda infatti l’imprenditore caseario ha chiamato a lavorare ex compagni di scuola e amici.

Sono tutte persone over 50, scalciate via dal sistema produttivo per quel terribile incastro di anagrafe avanzata e morsi della pandemia che ha messo in ginocchio migliaia di famiglie italiane. Ma Brazzale si è ricordato delle risate, delle canzoni, dei primi amori, delle uscite e di tutti il vissuto che segna l’anima di un essere umano quando nella teca dei ricordi ci mette cose buone.

E non li ha lasciati indietro, i suoi amici. Spiegando a QN: “Sono stati assunti negli ultimi due o tre anni, alcuni erano rimasti senza lavoro o comunque in difficoltà con la crisi dell’edilizia e del settore dell’oro di Vicenza”. E ancora: “Ogni mattina alle 10 prendiamo il caffè insieme. È un appuntamento fisso con i miei ex compagni di scuola e amici di sempre, qui in ufficio”.

Una rimpatriata che ha segnato un nuovo ingresso nel sistema produttivo per persone che ne erano state espulse. E loro, Sonia, Gino, Ugo, Marco, Nico e tanti altri hanno ricambiato con una dedizione assoluta che ha fatto salire il range produttivo dell’azienda. Perché alla fine sul lavoro anche il cuore paga. Magari soprattutto quello.

Compagno… di scuola.

FLOP

GIORGIA MELONI

Il Mes non si farà, non certo giovedì prossimo e nemmeno entro il 2023. Il dato è certo e il voto sul meccanismo economico slitterà di certo “al prossimo anno”. Chi lo ha detto? Guido Crosetto, che malgrado ultimamente in quanto ad attendibilità abbia zoppicato è pur sempre un ministro del governo Meloni.

Ed è proprio la presidente del Consiglio che sul tema sta invocando alcune ragioni condivisibili e moltissime ragioni di fuffa. Partiamo da un presupposto: se c’è una cosa che un esecutivo fregiato di praticità non deve fare quella è di contrattaccare con la retorica certa la presunta retorica dei suoi avversari. Eppure Meloni sembra non riuscire più ad abbandonarlo, quel loop stucchevole per cui, se lei non fa una cosa, non spiega bene perché non la faccia.

No, lei si rivolge sardonico-rabbiosa a chi le muove rilievi e chiede, sempre e su tutto, perché non l’abbiamo fatta gli altri quando potevano. Quello che è, o dovrebbe essere ovvio, è altro. E cioè che non si può non fare una cosa solo perché non l’hanno fatta prima gli altri e non l’hanno messa in cima alla hit quando era nel loro potere farlo. Sennò è come dire che se c’è stato lassismo prima sarebbe legittimo averne anche adesso, il che per un sistema complesso serio non regge proprio.

Meloni si era giocata questa vuota briscola dialettica per intortare gli elettori già sul salario minimo e pare proprio non demordere. Anzi, attacca frontalmente il Pd di Elly Schlein che sul tema sta facendo le barricate (dialettiche anche quelle, siamo o non siamo italiani quindi campioni mondiali di ugola spersa?). E dice: “Siete stati al governo 4 anni ma perché non lo avete ratificato se era così fondamentale farlo in tempi rapidi?”.

Per la premier quello sul Mes “è un dibattito molto ideologico e italiano, testimonia la strumentalità di certe posizioni. Non si può parlare del Mes se non si conosce il contesto”. Poi la chiosa: “Un governo serio tiene conto del contesto e in quel contesto fa calare degli strumenti. Perché parliamo di strumenti e non di totem ideologici. E io così ragiono. Quando saprò quale è il contesto nel quale mi muovo saprò anche che cosa secondo me bisogna fare del Mes”.

Come a dire: “Intanto prendo tempo con Salvini che il Mes lo vede come il colera, sennò alle Europee ci si scannerà peggio di quanto già ora non accada, poi si vedrà. Ci sta, ma magari dare un motivo invece di un movente sarebbe stato più corretto.

Disco rotto.