Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 13 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 13 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 13 marzo 2024.

TOP

GIUSEPPE VALDITARA

Giuseppe Valditara (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Il “punto G” di Giuseppe Valditara è stato da urlo e no, non è uno scoop hot del quale poco di fregherebbe. “Il Punto G” è una trasmissione condotta da Giuliano Guida Bardi sulla radio Giornale Radio che ha avuto come ospite il ministro dell’Istruzione e del Merito.

Ministro che ha detto una cosa molto poco in “mood” con la maggior parte di ciò che si attribuisce all’esecutivo Meloni in termini di architrave ideologico. Nulla di così clamorosamente spiazzante per chi sa prendere le misure anche alle ricette politiche più identitarie. Ma una mezza bomba per chi segue costantemente la scia di questo loop, al punto da creare un’immagine preconcetta.

Veniamo al “punto nel punto”: l tema era caldissimo, quello della dispersione scolastica degli studenti stranieri. E Valditara, come riportato da Orizzonte Scuola, ha definito quello specifico fenomeno “tema drammatico”. E’ veroverissimo, ed è normale per certi versi che lo dica un titolare di dicastero di specie.

Tuttavia è anche vero che su certi temi Valditara non si era mai distinto per eccessiva patina prog. Perciò quando ha sottolineato come “il tasso di dispersione scolastica degli studenti stranieri, che supera il 30%, è inaccettabile”, ha schiuso un benefico vaso di Pandora.

La critica al sistema scolastico
Giuseppe Valditara

Nel corso della chiacchierata radiofonica Valditara ha anche criticato l’attuale sistema scolastico, definendolo “fortemente penalizzante e discriminatorio nei confronti di questi ragazzi”. Tutto questo per poi arrivare a sottolineare la necessità di “copiare le migliori pratiche che si fanno in Europa per contrastare questo fenomeno”.

Insomma, andiamo a silloge: abbiamo un ministro abbastanza mastino. Che tuttavia pare aver dimostrato che il suo esser mastino non è la prova regina del suo essere retrò e destrorso in purezza.

Ma solo di essere un conservatore che però non deroga da certi principi base. Valditara ha chiosato spiegando “che esistono già modelli di successo in altri paesi che possiamo adattare al nostro contesto”.

E spiegando su scala più ampia che c’è una sola cosa più dannosa di un preconcetto. Il volerlo tenere in piedi anche quando le ragioni della sua esistenza prendono colpi.

Sì, sa anche spiazzare.

AMBROGIO SPREAFICO

Il vescovo Ambrogio Spreafico

Consolare non è dire parole dolci per indorare la pillola. Ma è aiutare ad aprire gli occhi per comprendere cosa sta accadendo ed accettarlo. Anche se non ci piace, anche se vorremmo un’altra verità. Non è tipo da ipocrisie, monsignor Ambrogio Spreafico: il vescovo di Frosinone è uno che legge i rotoli del Mar Morto direttamente in aramaico. E che parla con la conseguente schiettezza di chi la Parola la apprende e la studia direttamente dalla carte dell’epoca.

Ha messo Frosinone di fronte alla sua ipocrisia. “Solo quando accadono cose come quelle dell’altra sera in via Aldo Moro, con gente che spara, gente che muore, ci accorgiamo che il male esiste. Sistematicamente nasce la paura, lo sconcerto: il male esiste, non è solo il momento della morte violenta come l’altra sera“: lo ha detto ieri sera in occasione della veglia di preghiera organizzata dopo la sparatoria allo Shake Bar costata la vita ad un 27enne di nazionalità albanese, colpito da un connazionale al culmine di una discussione.

La polizia ipotizza un regolamento di conti ed indaga sia nel campo della droga che della prostituzione. “Non devo certamente essere io – ha detto il vescovo – a dire che in via Aldo Moro ci sono spesso scene di violenza, di bullismo. Quello che avviene sui social lo vediamo tutti: insulti, gruppi che si combattono e questa violenza non può e non deve possedere una città ed una terra come la nostra“.

Dipende ora come verrà recepito quel messaggio. Eppure è chiaro. Ma non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire. E penserà ad una tirata di bianco sulla coscienza sporca. Sbagliando. Perché il vescovo Spreafico ha ricordato che le cose si cambiano solo se siamo noi ad intervenire per modificarle: “Dio chiede a ciascuno di noi di essere luce per questa terra. Se noi siamo davvero il sale della terra noi potremo contrastare il male con il bene”. Ma molti si accontenteranno di una mano di bianco.

Responsabilità individuale.

FLOP

LUCA PALAMARA

Luca Palamara (Foto: Massimo Scaccia / Giornalisti Indipendenti)

L’Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi sta facendo una campagna acquisti per le Europee di giugno mica male. E al di là della (facile) ironia sulla scelta del sindaco di Terni di correre per Bruxelles assieme al suo torace villoso resta un fatto. Quello empirico per cui nell’arruolare truppe tutto ci si poteva aspettare, concettualmente, meno che quel richiamo della foresta arrivasse anche alle orecchie di Luca Palamara.

L’ex uomo di punta dell’Anm e uomo totem dello scaldalo del correntismo militante delle toghe ha scelto. E si è affratellato con il primo cittadino amante delle citazioni “dotte”, delle descrizioni callipigie dell’approccio franco-tamarro con il prossimo.

Ci sta, siamo in democrazia ed anche al netto di un loop che sta diventando una maledizione il diritto di Palamara di correre e farlo con chi vuole resta inattaccabile. L’ex toga sarà quindi capolista. E questo, perché in fondo, come ha precisato Bandecchi che ama molto il mood “Australia”, “anche Scotland Yard nacque da dieci galeotti”.

Una “candidatura tematica”

Non fa una grinza. E lui, il candidato del movimento ruspa-ruspante di Bandecchi? Ovviamente l’ha buttata sul tematico rispondendo alle domande de La Verità: “La mia vuole essere una candidatura tematica sulla giustizia. Ma se i cittadini mi daranno fiducia diventerò il rappresentante di chi si sente tradito dai partiti”.

Ora, a parte che Palamara dovrebbe spiegarci quale partito lo abbia mai tradito in un ruolo che per definizione i partiti li doveva tener lontano come le mosche, c’è un fatto. Perché proprio con Bandecchi, che più che battitore libero pare battitore e basta? “È necessario essere vicini alle istanze dei cittadini anche attraverso modalità diverse dai racconti ipocriti”.

Da quelli e “dai perbenismi che spesso caratterizzano il mondo della politica. Credo che Bandecchi non avrà problemi a affrontare la riforma della giustizia in modo frontale. Alla combo Bandecchi-riforma di qualcosa – qualunque cosa – le risate si sono sentite fin su Plutone.

Ma è la democrazia baby, ed alla fine ride bene chi ride ultimo. Ultimo ma eletto. Anche se una volta “nel nome del popolo italiano” per lui significava un’altra cosa.

Mo’ mi vendico.