
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 16 aprile 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 16 aprile 2025.
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CESARE PARODI

Ieri mattina ha “guidato” l’incontro cruciale tra la giunta dell’Associazione nazionale dei magistrati ed il ministro Carlo Nordio. Da quando è alla guida dell’Anm Cesare Parodi ha dimostrato due cose, e sono due cose incontrovertibilmente utili. Che non è necessario, né conveniente, andare ad un muro contro muro con un Esecutivo polarizzato come quello in carica.
Poi, che i magistrati hanno il diritto di restare fermi sulle loro posizioni su temi cruciali, ma hanno anche il dovere di aggiustare il tiro su aspetti della vista di categoria che alla fine fanno il beneficio dell’utenza. Utenza che, ricordiamolo, è quel “Popolo” nel nome del quale in Italia vengono emesse le sentenze.
Ed è esattamente questo il motivo per cui Parodi sembra essere forse come mai prima nella storia recente l’uomo giusto al posto giusto. Perché lui non sacrifica i risultati convenzionali sull’altare delle posizioni irriducibili, ma tiene entrambi vivi. Solo che saggiamente li mette su due binari differenti, entrambi con destinazione e tragitto, ma senza interscambi pericolosi.
“A casa di Nordio”

Non è un caso che durante il summit di ieri con l’arcigno ministro Carlo Nordio l’Anm non ha messo sul tavolo temi come la riforma sulla separazione delle carriere, Csm e Corte disciplinare. Quelli sono temi sui quali, come ha spiegato AdnKronos, ognuno va per sé. Sul tavolo, invece, ci sono arrivati a peso piombato ed indefettibile temi più mainstream ma cruciali.
Temi come “l’aumento dell’organico della magistratura, la carenza del personale amministrativo, gli strumenti informatici a partire dal malfunzionamento di App per il processo penale telematico”. E poi – caso Cassino-San Domenico docet – le carceri, i provvedimenti del governo sul femminicidio ed il famigerato “pacchetto sicurezza”.
Insomma, Parodi ha fatto cadere sul tavolo del Guardasigili meloniano roba greve, terragna ed urgente su cui Nordio non si è potuto giovare dello scudo delle questioni preconcette che lui ed i suoi attribuiscono alla Magistratura. Perciò il presidente dell’Anm si è briscolato il Governo due volte.
Senza pitture di guerra

La prima perché non è andato all’incontro con pitture di guerra ed ascia, la seconda perché ha posto questione sacrosante. Roba a cui dare l’imprinting di ubbia ideologica è stato molto difficile per l’ex magistrato veneziano passato a guidare Via Arenula.
Cruciale è stata “la richiesta dell’aumento dell’organico della magistratura: faremo emergere ancora una volta che in Italia – a fronte della presenza di un quarto dei magistrati rispetto alla media europea – abbiamo un carico di lavoro di sei volte superiore“.
E le piante organiche? Quelle degli uffici giudiziari sono “obsolete perché non riflettono i reali carichi di lavoro e la questione del personale amministrativo. Perché, dai nostri dati, c’è una scopertura media del 30%. Tra l’altro parte di questo personale, assunto con i fondi del Pnrr, vede scadere il proprio contratto nel 2026”.
Parole di Rocco Maruotti, Segretario generale dell’Anm. Che ha segnato decisamente un punto.
Magistra…le.
ENZO SALERA

Nel Consiglio Comunale di ieri sera, il sindaco di Cassino Enzo Salera ha annunciato un risultato che va dritto al cuore della politica concreta: il taglio dell’addizionale Irpef per i redditi più bassi. Cioè, il taglio di quell’imposta che ogni cittadino paga al Comune in proprorzione al proprio reddito, quando fa la dichiarazione Mod.730 o Unico). Un intervento mirato, reso possibile solo dopo aver riportato in ordine i conti del Comune e aver chiuso definitivamente la pagina del dissesto finanziario.
Non è un dettaglio. Il dissesto, per legge, consente di ritoccare al ribasso le aliquote. Ma solo quando si è usciti dalla crisi. E Cassino, oggi, può finalmente permetterselo. Non è uno slogan, ma un fatto che si riflette sulle tasche dei cittadini: per un reddito lordo annuo di circa 24.000 euro, l’Irpef passerà da 190 a 126 euro. Un taglio netto, concreto, che alleggerisce la pressione fiscale su famiglie e lavoratori.
Salera ha ricordato anche l’intervento fatto sull’Imu per gli affitti agli studenti universitari, segno di una politica fiscale che guarda ai bisogni reali e non si limita alla gestione ordinaria.
Il risvolto politico

Questo tipo di amministrazione – sobria, efficace, centrata sui risultati – conferma Enzo Salera come una delle figure di punta del Partito Democratico in provincia di Frosinone. In un Pd che sempre più guarda ai territori, al radicamento e ai sindaci come riferimento, non ha senso parlare di “Pd dei sindaci” senza includere Salera tra i protagonisti.
E a questo punto la prospettiva cambia: con alle spalle la risanata Cassino e risultati che parlano da soli, Salera può legittimamente rivendicare un posto in prima fila per le prossime elezioni Regionali. Perché chi amministra bene merita di contare anche nei luoghi dove si prendono le decisioni più grandi. E questo taglio dell’Irpef – oggi piccolo solo nei numeri – è il segno tangibile di una politica che sa fare le cose.
Questione di efficienza.
IL CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE

Il Centro di Formazione Professionale (CFP) della provincia di Frosinone continua a distinguersi per un approccio sempre più dinamico e orientato al mondo reale. Un esempio concreto arriva dal CFP di Isola del Liri, dove le allieve del corso per “Tecnico dell’acconciatura” si sono messe alla prova in un contesto decisamente fuori dagli schemi tradizionali: il set del videoclip di Ultima notte, il nuovo brano del cantante William Imola, seguito su Instagram da oltre un milione e duecentomila follower.
Non si è trattato di un semplice esercitazione, ma di una vera esperienza lavorativa. Coordinate dalla docente Paola Serapiglia, le allieve hanno curato le acconciature dei protagonisti del video, girato all’interno della discoteca Alchemico di Isola del Liri. Un ambiente professionale, ritmi serrati, nomi noti dello spettacolo – tra cui l’attore Fabrizio Eleuteri, Miss Universo Glelany Cavalcante, il produttore Massimiliano Caroletti con la moglie Eva Henger e Miss Venere d’Italia Giorgia Ferazzoli – hanno reso questa esperienza formativa unica e sfidante.
Oltre la teoria, sul campo

William Imola canta pop, dance e reggaeton: lo scorso anno ha realizzato un mix esplosivo con Show me love realizzato con Edward Maya che ha fatto ballare le spiagge di tutta Italia. L’iniziativa con il Centro di Formazione Professionale della Provincia di Frosinone segna un chiaro cambio di rotta nel modo in cui la nuova gestione del presidente della Provincia Luca Di Stefano intende la formazione: non più solo teoria o simulazioni, ma coinvolgimento diretto in progetti reali, con figure professionali di rilievo. È il segno di una visione più aperta e non convenzionale, capace di adattarsi al mercato e alle sue evoluzioni. Che il presidente del CFP Adriano Lampazzi ha saputo mettere a terra.
Da Frosinone Formazione e Lavoro arriva il giusto riconoscimento: “Esperienze come questa arricchiscono davvero il percorso degli studenti, stimolando passione e senso della professione. Complimenti agli allievi, ai docenti e a tutto il personale del CFP”.
Il risultato? Allieve motivate, valorizzate, e con una marcia in più. E un CFP che non si limita a insegnare un mestiere, ma insegna come viverlo.
Mestieri non banali.
FLOP
FABIO TAGLIAFERRI

Di nuovo nell’occhio del ciclone. Il presidente di Ales SpA Fabio Tagliaferri, ex vicesindaco di Frosinone, torna nel mirino di Italia Viva. Che ha presentato un’interrogazione nella quale cheide di sapere se “è vero che avrebbe affidato senza gara d’appalto un incarico alla società Reputation manager per operazioni di gestione dell’immagine personale sui siti internet e sulle pagine social? Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ne è al corrente? Ha verificato la regolarità di tale operazione che se confermata “configurerebbe un utilizzo improprio di fondi pubblici per finalità non attinenti al mandato istituzionale della società“?
Lo chiedono in un’interrogazione al ministro della Cultura le senatrici di Iv Silvia Fregolent e Dafne Musolino. Nell’atto depositato ieri le parlamentari ricordano che Ales spa è una società in house del Ministero della cultura, interamente partecipata dallo Stato, che fornisce supporto tecnico e amministrativo nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale. E riferiscono che, secondo organi di stampa, “il presidente di Ales, Fabio Tagliaferri, avrebbe affidato senza gara d’appalto un incarico alla società Reputation manager“.
Per fatti suoi

“Risulta, inoltre, che il presidente Tagliaferri abbia una società legata ad attività di autonoleggio a Frosinone, da cui deriverebbe un sicuro interesse all’autopromozione personale, senza che vi sia alcun reale beneficio per l’ente pubblico da lui gestito” affermano ancora le interroganti secondo le quali il “ricorso ad affidamenti diretti per servizi di comunicazione e gestione dell’immagine a fini personali, per di più non giustificato da motivi di urgenza e necessità, rappresenterebbe una possibile irregolarità amministrativa, oltre che, se confermata, un’ipotesi di danno erariale“.
Le senatrici chiedono al responsabile del Collegio Romano di spiegare in Parlamento quali siano stati i criteri adottati da Ales per l’assegnazione del servizio e se tale incarico sia stato “conferito nel rispetto delle normative sugli appalti pubblici e della trasparenza amministrativa“.
Fregolent e Musolino chiedono inoltre di sapere se siano stati impiegati fondi pubblici per fini non istituzionali e, in tal caso, quali azioni intenda intraprendere il Ministro “per il recupero delle somme eventualmente spese in modo irregolare“. E infine, nel caso fosse confermato l’affidamento, si chiede se il Governo intenda adottare provvedimenti nei confronti della governance di Ales spa “per garantire la correttezza della gestione delle risorse pubbliche“.
Nel centro del bersaglio.
CARLO NORDIO

Ma cosa sta succedendo in “casa” di Carlo Nordio? Pare proprio che il talebanesimo “governativo” dell’attuale ministro della Giustizia, per di più (è un’aggravante) già magistrato, stia restando sullo stomaco a tutti. Chi sono tutti? Quelli che concretamente attuano le linee guida di Via Arenula. I grandi dirigenti, i responsabili di settori chiave.
E soprattutto tutti coloro che, almeno da quanto pare possa desumersi, ne hanno le tasche piene dei continuo endorsement del “Capo” ad una linea più politica che istituzionale.
L’esodo da Via Arenula
Quello di cui si parla non è un fatto partigiano, ma un dato oggettivo. Dato per cui da qualche mese è in atto un vero esodo dal Ministero della Giustizia, una serie di fughe giustificate dal fatto che con Nordio è davvero difficile parlare. Parlare e provare a fargli capie che un Guardasigilli è responsabile di una struttura che non può sempre derogare dai suoi compiti per favorire la “bottega” che l’uomo al comando ha deciso di illuminare di perpetua eunomia.
Il Fatto Quotidiano, che ovviamente non è mai stato tenero con Nordio, spiega che “continua la fuga dal ministero della Giustizia”. Ed una fonte inside dal Ministero ha spiegato, senza remore: “Da Nordio carta bianca a Bartolozzi”, dice un fuggitivo. Chi è Bartolozzi? Lo spiega il claim sula prima “fuga”, quella di febbraio.
Così: A febbraio dello scorso anno se n’era andato il capo di gabinetto Alberto Rizzo, insofferente nei confronti dello strapotere della sua vice Giusi Bartolozzi, ex deputata di Forza Italia poi promossa al suo posto. Quale posto? Quello di Capo Gabinetto. E da allora è stata una continua emorragia.
Birritteri e Campo
“Luigi Birritteri è il quinto dirigente apicale che lascia l’incarico durante il ‘regno’ dell’attuale Guardasigilli”. Né mancano i precedenti roventi e con essi i rumors su mega dirigenti esasperati dall’atteggiamento del ministro: “Anche Gaetano Campo, capo dell’Organizzazione giudiziaria, è vicino all’addio”.
Luigi Birritteri è (era) il capo del Dipartimento affari di giustizia (Dag). Ed “a quanto riferiscono vari quotidiani, nei giorni ha presentato richiesta al Consiglio superiore della magistratura per tornare a vestire la toga con oltre un anno di anticipo sulla scadenza dell’incarico”.
Perciò “rientrando nella funzione occupata fino alla nomina, quella di sostituto procuratore generale della Cassazione”. E per chiunque avesse anche solo recchiaro degli screzi multipli tra Nordio e la magistratura la cosa appare molto più che il sintomo di una soggettiva incompatibilità.
Il segnale evidente

No, parrebbe piuttosto il segnale di una “linea del Piave” che Nordo ha ormai valicato, preoccupato solo di compiacere la linea più massimalista di un governo che mette le toghe nella casella “problemi” invece che in quella “soluzioni”. Secondo Repubblica e il Corriere ”sarebbe vicino all’addio anche il capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria (Dog) Gaetano Campo“.
Cioè il solo tra i dirigenti scelti da Nordio “a provenire dalla magistratura progressista (è un esponente della corrente di Magistratura democratica)”. A febbraio dello scorso anno se n’era andato il capo di gabinetto Alberto Rizzo, insofferente nei confronti dello strapotere della sua vice Giusi Bartolozzi, ex deputata di Forza Italia poi promossa al suo posto. (Aridaje…).
Covelli e De Lisi

Poi era arrivato l’addio di Maria Rosaria Covelli, nominata presidente della Corte d’Appello di Napoli. E Vincenzo De Lisi, capo della Direzione generale dei sistemi informativi automatizzati, responsabile dello sviluppo del disastroso software “App” per il processo penale telematico? Anche lui aveva detto “Ciao” a Nordio.
Ed a oggi “manca ancora il capo del Dap, il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, dopo le dimissioni di Giovanni Russo a dicembre”. Il clima a via Arenula è teso dunque, e pare che la causa sia comune e che abbia un nome e cognome.
Sì, ma che succede?