Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 18 dicembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 18 dicembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 18 dicembre 2024.

TOP

PASQUALE CIACCIARELLI

Il frazionamento di immobili in ambito fondiario è sempre stato un mezzo totem di una certa Italia (nel caso di specie il Lazio) che, per antico habitus giolittiano non ci riesce proprio, a togliersi i ceppi della burocrazia obesa. Ed è un fatto che contro il particolare tipo di burocrazia che rallenta ogni procedura urbanistica Pasquale Ciaccciarelli stia ingaggiando da tempo una battaglia furiosa.

Con pregressi di altro ambito ma contigui e con un buon numero di successi. Come per il recupero degli immobili rimasti impaludati proprio in quella burocrazia: che per decenni ha impedito di riutilizzare decine di Cinema abbandonati nella cintura urbana di Roma o le migliaia di sottotetti in centro storico. Ed il Lazio con i suoi paesi è tutto un centro storico. O come avvenuto per la procedura che impediva di ampliare il Palazzo di Giustizia di Roma, lasciando la Cittadella Giudiziaria di piazzale Clodio a soffocare nella sua assenza di spazi per inquirenti e giudicanti. In entrambi i casi l’assessore che Francesco Rocca ha messo al timone dell’Urbanistica laziale ha individuato ed attuato la soluzione.

Le impronte digitali sulla norma
Roma, il Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio © Imagoeconomica / Carlo Carino

Insomma, sul metodo buono per snellire le procedure di tipo urbanistico – che lui in quanto assessore ha in mission istituzionale – l’esponente leghista aveva già dato prova egregia di sé.E ieri è arrivata l’ulteriore conferma del fatto che a Ciacciarelli piace sbrogliare matasse, e che gli piace farlo in punta di normati alla Pisana.

Porta le sue impronte digitali infatti la norma per il frazionamento dei terreni anche in agricoltura. Di cosa parliamo? Della possibilità di aggirare l’ostacolo per cui non si poteva frazionare su quella tipologia catastale se non a prezzo di un’overdose di cavilli, precondizioni e scenari ex lege.

Tutto questo a discapito proprio delle velleità di sburocratizzazione e snellimento che da sempre una certa Italia proclama, ma che non sempre riesce a mettere a terra. Si sta parlando di un emendamento che consente il frazionamento delle unità immobiliari in zona agricola. E di farlo senza senza incrementi di volumetria.

Stessi metri cubi, più unità immobiliari

Ma qual è l’effetto oggettivo? Che a parità di cubatura si potrà aumentare il numero delle unità immobiliari. Tradotto? La casa patriarcale del nonno con dodici stanze e quattrocento metri di superficie realizzata in aperta campagna adesso potrà diventare quattro appartamenti da cento metri ciascuno a patto di non aggiungerne uno solo in più. A chi serve? Agli eredi che non dovranno più tenere una proprietà unica indivisa.

La nuova norma Ciacciarelli prevede proprio “modifiche alle norme sui frazionamenti di aziende agricole da parte degli eredi, sugli interventi di ristrutturazione edilizia in zona agricola e sui Piani di utilizzazione aziendale”.

Una regola che rende agile un contesto in cui l’agilità era pregiudicata. Che dà nuove possibilità di respiro all’edilizia ed al credito bancario, oltre che alla diversificazione di utilizzo in ambito di realtà destinate indiscriminatamente a scomparire.

La nuova agilità possibile

Lo spiega bene il Bollettino Ufficiale della Regione Lazio di cosa si parli ed a cosa serva. Al punto 3/bis dell’articolo 7 su Modifiche alla legge regionale 22 dicembre 1999, n. 38, “Norme sul governo del territorio” e successive modifiche.

Edilizia
Foto © Imagoeconomica

(…) “Fermo restando quanto previsto alla lettera b) del comma 1, ai sensi dell’articolo 30, comma 10, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e successive modifiche, sono consentiti i frazionamenti di terreni e fabbricati per divisioni ereditarie“.

E per “donazioni tra coniugi e tra parenti in linea retta, testamenti, nonché atti costitutivi, modificativi o estintivi di diritti reali di garanzia e di servitù. Ciacciarelli ha trasmesso queste ed altre regole attuate per ottemperare alla Legge regionale 10 dicembre 2024, n. 20, recante “Disposizioni relative all’esecuzione degli
impegni assunti con il governo. Misure per la semplificazione e disposizioni varie
, ai sindaci ed agli enti interessati.

Ed un Ciacciarelli che di questa agilità operativa si sta confermando non solo “portatore sano”, ma anche e soprattutto realizzatore efficace.

Chi fa fa sempre bene.

GUIDO CROSETTO

Guido Crosetto (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Seguire l’onda, miglio per miglio e fino alla risacca. Il destino dei governi sovranisti è sempre stato questo: non possono permettersi di deragliare un solo attimo da ciò che urlano quotidianamente per agganciare le pance dei Paesi che governano a modo loro. E’ il rovescio della medaglia, il contrappasso diremmo, dei sistemi complessi in cui il consenso di delega viene invocato ogni volta, in positivo, come motivo sacro per procedere sempre e solo in nome del popolo.

Qualche volta però accade che devi diventare tecnico e fare cose che il popolo non capisce, e che tecnicamente neanche “gli tocca capire”, solo incazzarcisi sopra. Però siccome lo hai messo sul piedistallo ogni volta che dovevi giustificare le tue fughe in avanti qualche volta sei costretto a guardarlo, quel piedistallo, e a trovarci il popolo che ti guarda torvo perché lo stai “tradendo”.

Il buon senso del ministro
Palazzo Chigi

Guido Crosetto, che prima di essere ministro è un imprenditore e soprattutto un uomo di estremo buon senso, tutto questo lo ha capito ed ha riportato l’Esecutivo di cui fa parte a più “miti” consigli sul tema dell’aumento di stipendio per i ministri non parlamentari. Tanto che queste sono le ore in cui da Palazzo Chigi si è valutata una “Ipotesi ritiro per l’emendamento alla manovra 2025 relativo all’aumento degli stipendi dei ministri non parlamentari”. Ipotesi che appare praticamente confermata, stando ai lanci delle ultime 12 ore.

Lo spiega AdnKronos. Pare che per 24 ore sia stata in atto “una riflessione in tal senso tra i relatori della manovra”. Tutto questo dopo che poco prima la seduta della commissione Bilancio della Camera era stata sospesa proprio per valutare se fosse il caso di darsi quella botta di Tafazzismo. E su un emendamento firmato sì, ma da “mano incognita”.

E ad incentivare, anzi, esigere quella riflessione è stato proprio Crosetto, che è parte in causa ma che non lo è al punto tale da non riconoscere una causa persa. Quando cioè uno comunque “ci prova” e poi, se vien fuori una “cagnara”, magari retrocede.

Ritirare l’emendamento
Foto © Imagoeconomica

E che ha detto-scritto: “È assurdo lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche sull’emendamento che parificava tutti i Ministri e sottosegretari non parlamentari, ai deputati, riconoscendo i rimborsi spese. È così da oltre due anni e continuerà così fino a fine legislatura. Per lui insomma è caso chiuso, non conviene offrire alle opposizioni una libbra di carne così ghiotta.

“La cosa è giusta? Non penso perché non ha particolare senso che il ministro degli interni o della Difesa debbano avere un trattamento diverso rispetto ad un loro sottosegretario.

Tuttavia a Crosetto “non è mai importato finora, né a me né ai miei colleghi. Per questo motivo abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche.

E soprattutto per evitare una calo di score nelle settimane cruciali in cui il varo della Legge di Bilancio, una eventuale condanna a Salvini per Open Arms e lo stallo ulteriore dei Cpr in Albania possano mettere Palazzo Chigi in posizione “flop” rispetto ai sondaggi.

Guido io.

FLOP

MAX TAGLIAFERRI

Massimiliano Tagliaferri (Foto © Massimo Scaccia)

Sulla sua capacità di creare consenso non c’è dubbio: parlano i voti. Sulla sua abilità politica nemmeno: parla la sua storia amministrativa. Sulle sue doti diplomatiche e di mediazione è legittimo avere qualche riserva. Il Presidente del Consiglio Comunale di Frosinone Max Tagliaferri è fumantino di carattere, gli scappa ogni tanto la frizione: dice quello che pensa e per di più lo dice esattamente come lo pensa. E questo in politica non sempre è un vantaggio.

Ne sono dimostrazione le tensioni d’Aula di questa Consiliatura. Nulla a che vedere con la calma olimpica dimostrata nel passato da Adriano Piacentini, Franco Lunghi, Norberto Venturi… Con Max Tagliaferri è sufficiente toccare le corde giuste e la conta da uno a dieci avviene in maniera rapida: poi parte allo scontro. Proprio lui che invece dovrebbe placarlo.

Fabio Tagliaferri

In questo senso, paga il notevole ricambio d’Aula che è avvenuto in questi due anni. Gli ha restituito un Consiglio Comunale profondamente diverso da quello che avevano disegnato le urne. Sono venuti meno veri campioni della mediazione, che o con il fioretto o con la sciabola riuscivano a tenere equilibrio ed ordine nel Consiglio. È il caso di Mauro Vicano (dimessosi con la nomina della figlia in Giunta), Danilo Magliocchetti (dimessosi per andare a Palazzo Chigi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri), Fabio Tagliaferri (dimessosi per andare a guidare ALeS) ed Alessia Savo (dimessasi per andata a guidare la Commissione Sanità della Regione).

Una cosa è governare un’aula con quattro capitani – giocatori, cosa diversa e doverla governare praticamente solo e con una pattuglia di nuovi arrivi giovani e dalla scarsa esperienza d’Aula.

Ma una parte del caos è anche frutto di quell’indole così fumantina che troppe volte è diventata un problema.

Problemi di frizione.

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Matteo Renzi continua ad alternare momenti di obiettiva lucidità a momentacci di assenza della medesima, e come al solito i secondi sono causa ed effetto al contempo di un certo livore. Il livorino astioso che il leader di Italia Viva ha messo nelle sue considerazioni di queste ore in merito ad un provvedimento che lui ritiene essere stato fatto apposta per boicottare lui.

Lui ed il suo conto corrente, ad essere sinceri. Chiariamo la prima parte della faccenda con le parole dello stesso Renzi. “Mi colpisce il silenzio dei liberali del centrodestra. Fosse stato ancora vivo Silvio Berlusconi, si sarebbe alzato in Senato dicendo che questa è una norma comunista. Ma Berlusconi non c’è più e i suoi eredi politici tacciono”.

Il Cav chiamato in causa

Che il Cav si alzasse in piedi ogni volta che qualcuno minacciava direttamente il suo diritto a far soldi è un fatto. Come però è un fatto anche che Berlusconi su certe cose non giocava (solo) di lessico offeso, ma più di strategia ctonia. Il dato è che Renzi se l’è presa a male, anzi, malissimo, per un fatto.

Silvio Berlusconi (Foto: Benvegnu’ Guaitoli © Imagoeconomica)

E per dare più polpa ancora alle sue (presunte) ragioni è andato a scomodare un defunto che, è noto, per lui aveva sempre provato una certa simpatia. In questo modo l’ex premier spera di tirarsi dalla sua parte, pungendoli sul vivo della mistica degli affetti, gli “eredi” di una certa mistica danareccia arcoriana.

L’emendamento blocca danè

Ma con chi e con cosa ce l’ha Renzi? Con “l’emendamento del governo alla manovra che gli impedirà di continuare a percepire compensi per consulenze e conferenze dal regime saudita di Mohammed bin Salman. Per inciso i media si pregiano di precisare che grazie a quelli il “Fonzie di Rignano”, nel 2022, “ha dichiarato redditi per oltre 3,2 milioni”.

Cosa dice la nuova norma? Che è fatto divieto ai parlamentari di “svolgere incarichi retribuiti in favore di soggetti pubblici o privati non aventi sede legale o operativa nell’Unione europea”. E per chi decidesse di sgarrare il compenso percepito dovrà “essere versato, a cura del percettore, entro trenta giorni dall’erogazione, all’entrata del bilancio dello Stato”.

Chi trasgredisse paghi

E in caso contrario? Verrà immediatamente applicata “una sanzione amministrativa pecuniaria di importo pari al compenso percepito”. Renzi conosce bene il clima del mainstream italico e perciò allarga a ventaglio etico-benaltrista il ragionamento.

Palazzo Madama

Così: “In questa Legge di Bilancio aumentano i pedaggi autostradali, tagliano i fondi ai ricercatori, riducono i soldi ai comuni ma raddoppiano lo stipendio a ministri e sottosegretari. E chi prova a fare opposizione seriamente viene aggredito con norme ad personam. Chiederemo conto…”.

Benaltrismo e morale

Ma conto di cosa? E soprattutto, perché questo tono vindice e velenoso per una norma che ha il solo difetto di essere arrivata troppo tardi a contare che certi Paesi con una mano fanno conferenze e con l’altra fanno cadaveri?

Renzi aveva il dovere di incassare la “batosta” e di prenderla per quella che era e che è: una legge “contra personas”, cioè contro le persone che ancora non hanno capito da sé quanto sia disdicevole (anche se legale) fare affari con certa gente.

Finto gnorri.