Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 18 settembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 18 settembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 18 settembre 2024.

TOP

LEONARDO MARIA DEL VECCHIO

I lavori nello stabilimento dell’acqua di Fiuggi

Dalle parole ai fatti. La distanza può essere profonda come un abisso o breve come un passo: tutto dipende dalla volontà di chi quel gap deve colmarlo. Gli abitanti della provincia di Frosinone sono abituati a tante chiacchiere e quasi nessun passo: le promesse sono lo sport territoriale di una buona fetta della classe politica ma anche di quella imprenditoriale. A testimoniarlo ci sono colossi come Catalent che se ne vanno a gambe levate dopo avere atteso inutilmente. ma anche decine di capannoni abbandonati negli anni della Cassa per il Mezzogiorno dopo avere intascatpo il contributo a fondo perduto. Per questo Fiuggi in queste ore festeggia come fosse un evento mondiale il passaggio dalle parole ai fatti compiuto da Leonardo Maria Del Vecchio e dal suo socio Francesco Borgomeo.

Sono cominciati i lavori per la totale sostituzione delle linee di imbottigliamento della celebre acqua minerale. È un passaggio strategico e fondamentale. Il sistema di imbottigliamento della Fiuggi era di vecchia concezione e lavorava al 30% delle possibilità: ora si passa alla fabbrica 4.0 puntando alla massima efficienza, all’ottimizzazione ed al risparmio.

Visione futura

Si punta ad una moderna produzione alimentata al 100% da energie rinnovabili. Sulle nuove linee ci sono magliette nere con il logo bianco della TetraPack perché le normative ambientali future potrebbero intervenire sulla sua sostenibilità ed il vetro oggi ha un costo di produzione addirittura pari a quello dell’acqua che deve contenere. Fiuggi si è data come obiettivo il massimo rispetto dell’ambiente: tra i suoi competitor ci sono aziende che hanno una dispersione di acqua legata alla produzione pari a 0,08 litri per litro prodotto, in Ciociaria si è lontani da quel traguardo.

I lavori sono cominciati e nel giro di qualche mese Acqua e Terme di Fiuggi avrà il suo nuovo stabilimento: uguale all’esterno totalmente rinnovato all’interno. Un percorso che era stato tracciato nella precedente gestione con Maurizio Stirpe ora concentratosi sugli asset sportivi. Quel percorso avrà come punto di approdo il pieno rilancio di un marchio che nel mondo ha ancora molto appeal commerciale, posizionandosi su una gamma di consumo alta e puntando sulle qualità curative dell’acqua fiuggina.

In tanti ne parlano da sempre. Leonardo Maria Del Vecchio e Francesco Borgomeo hanno compiuto il passo successivo. E stanno realizzando i fatti.

Come bere un bicchiere d’acqua.

ENZO ALTOBELLI

Enzo Altobelli

Quattro università e 13 aziende con profonda esperienza nel settore: poli di ricerca e sviluppo che rispondono ai nomi di Iulm di Milano fondata dal pensatore Carlo Bo; l’antica università Federico II di Napoli, l’università di Salerno e l’università politecnica delle Marche. Tutte messe all’interno di un progetto che ha come capofila e coordinatore un’impresa della provincia di Frosinone: la Profima di piazzale De Matthaeis, guidata dall’ingegner Enzo Altobelli.

Il progetto punta a portare l’Intelligenza Artificiale all’interno delle imprese italiae, per migliorare la loro efficienza ed i loro prodotti. Ma serve chi sappia come si usa. Impostando le operazioni e facendo fare i calcoli.

Fino al prossimo 30 ottobre, a seconda delle dimensioni, le imprese potranno ottenere sconti dal 50 al 100% sulle fatture degli investimenti su processi di digitalizzazione e tecnologie di intelligenza artificiale. A finanziarlo è il Ministero per il Made in Italy che da oltre un anno e mezzo ha firmato il decreto che stanzia 350 milioni del Pnrr per i centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria. Per insegnare come usare al meglio l’AI ci sono quasi cinque milioni per garantire servizi agevolati alle imprese.

Il caso Profima insegna che il territorio della provincia di Frosinone non è in declino. Ma ha bisogno dei giusti stimoli per compiere quel salto di qualità oltre il quale ben pochi possono poi competere. Tra piangersi addosso e rimboccarsi le maniche c’è una distanza: si colma con la voglia di agire.

Ciociari tecnologicamente avanzati.

NICOLA GRATTERI

Nicola Gratteri (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Non servivano particolari conferme allo spessore del personaggio perché non servivano particolari upgrade a quello della persona. E siccome in Nicola Gratteri persona e personaggio per lo più coincidono, parlare della sua sconfinata capacità di analisi non è iperbole. Già nel pieno di questa estate, quando il Procuratore Capo della Repubblica di Napoli e già “bestia nera” delle ‘ndrine calabresi, era arrivato a Veroli, tutto era apparso chiaro. Anzi, ancor più chiaro, e in questo senso.

Nicola Gratteri è tanto magistrato dentro da non farti neanche accorgere che è anche e prima una brava persona. Uno che la lotta alle violazioni della norma ce l’ha nel dna etico, prima che nel battage professionale in Procedura. Ma c’è un’altra cosa che di Gratteri va sottolineata. Il dato per cui confondere la bonomia del requirente-ortolano con la faciloneria di certi clichet è un errore madornale.

Anticipare tempi e mosse

Gratteri anticipa tempi e mosse, e disegna scenari secondo “sceneggiature” che poi avvengono. Come con la difficile situazione carceraria italiana. Su sui Gratteri si era espresso già qualche mese fa e sulla quale è tornato a ribadire concetti chiave. Quelli per cui “i detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro”.

E ancora: “Il problema dei telefonini nel carcere non è risolto. In un carcere mediamente ci sono 100 telefonini. E quando ho proposto di comprare i jammer, almeno nelle camere di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute”. I dispositivi “jammer” sono dei disturbatori di frequenze che emettono delle onde radio sincronizzate sulle stesse frequenze dei dispositivi a cui si vuole impedire operatività.

Il telefono con il filo a Napoli

“Mi è stato detto che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, e mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni, anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni”.

Il senso di tutto questo è che dove tre quarti di istituzioni, media e politica “strologano”, Gratteri scannerizza. E poi dà la soluzione: di solito la più rapida e migliore.

Magari qualcosa in più la sa no?

FLOP

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

“Non è possibile né aprire un confronto deliberativo”“deliberare o mettere in discussione tra gli iscritti i principi fondativi del MoVimento 5 Stelle”. Quali? “Nome, simbolo e regola del doppio mandato”. Così un iracondo e fermissimo Beppe Grillo s nella lettera di diffida al suo ormai avversario inside Giuseppe Conte. Ci ha messo le mani sopra ieri AdnKronos, a quello scritto. Ormai è un vero e proprio Ok Corral, ed un po’ ci sta. Ci sta perché nel Movimento Cinque Stelle oggi la polarizzazione tra ideatore ed esecutor di seconda generazione è troppo forte. I pentastellati sembrano avere esaurito quella spinta propulsiva massima che aveva avuto culmine con il 2019. E sulle ragioni di questo tonfo si sono andate addensando nel corso delle ultime settimane nubi totemiche.

Cioè? Che nessuno, tra i Cinquestelle, sembra aver capito che il problema non è tanto la scarrocciata di rotta di Giuseppe Conte o l’ortodossia da sangue blu di Beppe Grillo. Semplicemente il Movimento Cinquestelle oggi langue perché gli hanno tolto la vera Leva Massima Suprema del suo consenso: il Reddito di Cittadinanza.

Quello che aveva capito “Giuseppi”
Giuseppe Conte

Conte un po’ lo aveva capito da prima ed ha cercato di puntare, questo per ottobre, ad una “Rifondazione Gialla” che creasse nuovi presupposti di appeal con un elettorato ormai perso (gli italiani sono cinici, e Conte lo ha capito). Dal canto suo invece Beppe Grillo sembra non voler mollare il format di un ritorno alle origini – o di una loro stanca preservazione – e per un motivo.

Lui sta seguendo il mood per cui il M5s ha perso consenso perché avrebbe perso purezza. Entrambe le tesi magari sono valide e perfino mixabili, ma Grillo va in iperbole. E come solito ci va senza sconti e senza una diplomazia ormai necessaria anche alla sua creatura.

Quello che non ha capito Beppe

“Ormai è chiaro come il sole: a ottobre vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di cosa debba essere il Movimento 5 Stelle. La prima è di una politica che nasce dal basso, e non da politici di professione, la seconda è quella di Giuseppe Conte”. E poi: “Ad oggi non mi sembra si stia compiendo un’opera di rinnovamento, ma un’opera di abbattimento, per costruire qualcosa di totalmente nuovo, che nulla ha a che spartire con il Movimento 5 Stelle.

Gian Roberto Casaleggio (Foto Daniele Scudieri / Imagoeconomica)

Nome, simbolo e regole dei due mandati sono le “Black Hills” su cui il sakeem pentastellato si arrocca: “Gianroberto ed io abbiamo capito che, per creare un modello diverso dai partiti tradizionali, dovevamo stabilire alcune regole fondamentali, inviolabili. Per questo, quando parliamo di principi fondativi stiamo parlando di principi non negoziabili. Principi che se vengono scardinati fanno crollare le fondamenta di una casa che mattone dopo mattone abbiamo costruito insieme a voi in tutti questi anni”.

Come un capo indiano, come un Cavallo Pazzo irriducibile. E forse troppo tardi per capre che alla fine finì tutto nelle riserve. E che lui, Tasunta Uitko, Cavallo Pazzo, non fece una bella fine.

Capo Giuseppe.

CARLO CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Azione perde pezzi, ed in pochi giorni il partito di Carlo Calenda ha visto andar via pezzo da 90 del calibro di Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, il “pioniere” Enrico Costa e Giusi Versace. La ragione? Quella, fisiologica, che c’era da mettere in cantiere ma che rimanda ad un fenomeno molto più generale all’interno della politica centrista.

Le alleanze decise da Calenda per le Regionali in Liguria, Emilia Romagna ed Umbria non sono state gradite dai “transfughi”. Quali alleanze? Quelle con il Movimento Cinquestelle di Giuseppe Conte e con Alleanza Verdi Sinistra di Bonelli-Fratoianni. Ma cosa sta accadendo a Calenda?

Che purtroppo il suo purismo funzionalista lo ha portato a trascurare un fatto. Se la bussola la sposti in direttrice troppo “mancina” poi tra i tuoi, che sono tutti più o meno ex democristiani 2.0, non slo cresce il malumore. Non quello che germina è un vero abisso fiduciario tra il leader ed i suoi quadri.

Il caso Carfagna

Mara Carfagna (Foto: Imagoeconomica, Stefano Carofei)

In queste ore c’è stato anche il “balletto” delle dimissioni nell’aria della Carfagna, poi fatte trapelare, poi annunciate dal partito e poi confermate dalla diretta interessata che ci ha messo “il carico da 1000”.

Ma il dato è un altro: al di là di protocolli e liturgie Carlo Calenda fa parte di una pattuglia di politici di rango che hanno un sogno: grande negli intenti ma piccolo per binari di realizzabilità. Perciò si devono alleare con chi trova e non con chi sceglie.

E alla fine si ritrovano con chi avevano scelto che non gradisce e lo molla. In un costante loop di consensi minimal che, c’è da giurarlo, in ambito centrista faranno la fortuna di Antonio Tajani.

Scelte alla “Carlona”.