
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 19 febbraio 2025
*
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 19 febbraio 2025.
*
TOP
MARIA CHIARA GADDA

Partiamo dalla definizione, così, tanto per capirci. In ballo ci sono i contratti di filiera che a loro volta determinano la possibilità di mettere a regime dei progetti. Cosa sono i contratti di filiera? Parliamo del settore agricolo e di quelli connessi. E un contratto di filiera è un tipo di rapporto ufficiale “tra i soggetti della filiera agroalimentare, che hanno sottoscritto un Accordo di filiera, e il Mipaaf”. Lo scopo è quello di realizzare in concorso “un programma di investimenti”.
Da quei contratti scaturiscono dei progetti appositamente finanziati, a meno che non ci siano discrasia tra ciò che via via rimodula l’Ue e le condizioni originarie, quelle di partenza, per capirci. I contratti di filiera e di distretto possono essere presentati “da imprese, cooperative, consorzi, organizzazioni e associazioni di produttori agricoli, associazioni temporanee di imprese, reti di imprese”.
Ecco, la deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda sta combattendo una battaglia di buonsenso, talmente di buon senso e trasversale che, in punto di noto funzionalismo, la parlamentare non ha esitato a tirare in ballo alcune perplessità “foreste” al partito di Matteo Renzi. Quali? Quelle di Francesco Lollobrigida, ministro di specie e uomo totem di Fratelli d’Italia. Ecco come.
Cambiare le regole in corsa

“Il ministro Lollobrigida ha confermato le preoccupazioni di decine di aziende agricole e agroalimentari che hanno partecipato al quinto bando dei progetti di filiera”. Perché preoccupazioni?
Perché in certi ambiti sembra non valere la regola giuridica del “lex regit actum”, che in pratica significa che cambiare le regole del gioco a partita già iniziata è sbagliato.
“Cambiare i criteri in corsa, significa mettere benzina sul fuoco. I ricorsi al Tar fatti da oltre sessanta aziende rimarranno, bloccando l’erogazione delle risorse anche ai progetti qualificati e rientranti nei primi 690 milioni”. Da un lato c’è quindi la poesia di ciò che si potrebbe fare, dall’altro la prosa di ciò che sarà impossibile fare, secondo la Gadda.
“Altro che lista a scorrimento con i nuovi 2 miliardi Ue, molti progetti verranno esclusi perché i nuovi criteri vincolano ad assumere costi maggiori infrastrutturali o perché i macchinari acquistati non hanno semplicemente i requisiti ambientali richiesti”.
Green Deal “tiranno”

Come si fa infatti a cambiare tutto nel nome del Green Deal se “ad oggi, le macchine trattrici vanno ancora a carburante e gli essiccatori a gas, non a idrogeno o elettrico. Sono passati due anni e ancora siamo nel ginepraio”.
E a chiosa: “Il rischio di buttare via quasi tre miliardi di euro, che consentirebbero alle nostre filiere di crescere in competitività, è purtroppo molto vicino alla realtà”.
Difficile, davvero difficile darle torto, a contare quello che sta succedendo con l’automotive.
Realista.
PALMA PAZIENZA
(di Roberta Di Domenico)

Ci sono cose che non possono essere replicate. L’aria di un luogo, l’acqua che scorre nei suoi corsi, i prodotti della terra che crescono in determinati luoghi con quell’aria e quell’acqua. Da ieri, nell’elenco delle cose che hanno un’Indicazione Geografica Protetta c’è l’amaretto di Guarcino. Perché l’amaretto poi realizzarlo dovunque ma se vuoi quelli di Guarcino allora devi usare solo determinati prodotti, che vengono da una ben precisa area tipica, seguendo una rigorosa procedura.
Il riconoscimento del marchio di tutela Igt è un traguardo che rappresenta il coronamento di anni di impegno, passione e dedizione da parte dei produttori locali. Non era né semplice, né scontato raggiungere l’obiettivo.
Espressione autentica

L’Amaretto di Guarcino, espressione autentica della pasticceria locale, è noto per il suo profumo avvolgente, il sapore raffinato e la sua inconfondibile morbidezza che lo rende diverso da quelli realizzati a qualsiasi altra latitudine. Per questo entra ufficialmente a far parte dei prodotti tutelati dall’Unione Europea.
Si tratta di un passo fondamentale per la valorizzazione del territorio e della sua cultura gastronomica, reso possibile grazie alla collaborazione tra i produttori, l’ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio) e il Comune di Guarcino. Si valorizza quindi un patrimonio di tradizione e artigianalità.
Origini antiche

L’Amaretto di Guarcino ha origini antiche, tramandate di generazione in generazione. Realizzato con pochi ingredienti ma di alta qualità, come mandorle dolci e amare, zucchero, ostia e albume d’uovo. Rappresenta un simbolo di ospitalità e maestria artigianale, tipiche della Ciociaria.
L’ottenimento dell’IGP non è soltanto un riconoscimento di qualità ma anche un’occasione per tutelare e promuovere il prodotto a livello nazionale e internazionale, garantendo il rispetto dei metodi di produzione autentici e legati alla storia del territorio.
L’ufficialità del riconoscimento c’è stata nelle ore scorse: presso la sala consiliare del Comune di Guarcino c’è stata l’audizione pubblica alla presenza dei rappresentati del Ministero dell’Agricoltura. È stato reso noto il disciplinare di produzione dell’amaretto di Guarcino che dovrà essere conforme a quanto previsto dalle norme comunitarie per il riconoscimento del marchio europeo di Indicazione geografica protetta.
Guarcino, Fiuggi, Alatri Vico Nel Lazio, Torre Cajetani, Trivigliano sono le zone di produzione indicate nel documento. Affinchè il prodotto possa ottenere il marchio Igp è necessario che almeno una delle fasi di produzione, trasformazione o elaborazione avvenga in un’area geografica delimitata. E che il processo produttivo sia conforme a quello indicato nel disciplinare.
Storia di passione

L’Amaretto di Guarcino non è solo un dolce ma una storia fatta di autentica passione, tradizione e identità. Con l’IGP, questo dolce tipico è pronto a conquistare nuovi mercati, mantenendo intatto il legame con la terra di Ciociaria che lo ha reso celebre. L’amaretto di Guarcino entra così nel gotha dei prodotti enogastronomici ciociari che già hanno ottenuto riconoscimenti ufficiali di qualità, come il Pecorino di Picinisco DOP; il fagiolo cannellino DOP di Atina; il Peperone cornetto di Pontecorvo DOP. Inoltre la Docg del Lazio del vino Cesanese e la Dop del Cabernet di Atina.
Oscar Wilde una volta ha detto “Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo.”
In Ciociaria mangiare e bere sono attività estremamente serie. E di grande qualità.
FLOP
VINCENZO LORUSSO

Tutto è accaduto in sincrono con la proiezione, qualche giorno fa, del docufilm “I bambini del Donbass”. Il lavoro è stato tradotto dal giornalista Vicenzo Lorusso e si è avvalso degli endorsement di Fabio De Maio, referente regionale del Movimento Indipendenza, Flavio De Marchi, dell’associazione Russia Emilia-Romagna e Ugo Viola, referente provinciale del Movimento Indipendenza.
Fin qui tutto bene e per due motivi. Il primo: qui da noi la libertà di pensiero è intoccabile ed essere filorussi è un diritto, magari qualche problema insorge se si è filo-putiniani, ma il principio resta.
Il secondo: quando di mezzo, anche se a scopo piegato ad una pubblicistica di parte, ci sono i bambini c’è poco da scherzare.
Lo scontro Mosca-Quirinale

Detto questo però proprio da Lorusso ci si sarebbe aspettato un atteggiamento più morigerato nei confronti dello scontro Mosca-Quirinale. E qui veniamo al secondo preambolo: quello per cui, forse stavolta il Presidente Sergio Mattarella ha toccato un nervo scopertissimo ed in un momento cruciale per le trattative possibili tra Kiev e Mosca. Quale?
Quello di suggerire anche se solo dopo una forzatura minimal un accostamento tra la Russia impunita di Putin ed il Terzo Reich di Hitler. Piaccia o meno, ed anche al netto della sua verve autarchica che ne fa un tiranno a tutti gli effetti, Putin è il capo di una nazione che alla lotta contro il Terzo Reich ha dato decine di milioni di vite.
La si poteva toccare più piano?

Perciò e da un lato il capo dello Stato poteva toccarla un filino meglio, la questione, dall’altro Lorusso poteva cogliere l’usta per riavvicinare i due poli, invece che contribuire alla loro divaricazione. E invece no. Queste erano state le parole di Mattarella. “Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali”.
“Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura“.
13mila firme contro il Colle
E la risposta di Lorusso? Come professionista vicino a questa Mosca ha forse provato a stemperare i toni? No, si è messo a fare il capofila della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova per una petizione online da 13mila firme. Petizione promossa proprio da lui contro Mattarella.
Un atto che ha esacerbato gli animi e spinto molte testate più nettamente polarizzate a spiegare che l’iniziativa “si lega alla propaganda russa, direttamente, e all’azione hacker contro siti italiani, indirettamente perché la rivendicazione coincide con il ‘movente’ della raccolta di firme”.
Il carico da 1000 di Zakharova

Zakharova aveva rincarato la dose contro Mattarella. Così: “Nella sua veste di presidente ha dichiarato di ritenere che la Russia possa essere equiparata al Terzo Reich. Ciò non può e non rimarrà mai senza conseguenze“. E il tutto nel bel mezzo del vertice parigino sull’Ucraina voluto dal presidente francese Emmanuel Macron.
Senza contare che oltretutto a Riad si incontravano “la delegazione americana, guidata dal Segretario di Stato Marco Rubio, e quella russa, guidata dal ministro degli esteri Sergei Lavrov”. Insomma; Lorusso forse aveva un compito ancor più cruciale e radicale del suo radicalismo, ma non lo ha capito. O non ha voluto capirlo.
Più pompiere era meglio.