I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 21 agosto 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 21 agosto 2024.
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LEONARDO MARIA DEL VECCHIO
Dopo l’era di Giuseppe Ciarrapico si diceva che solo gli imprenditori del territorio avrebbero potuto salvare Acqua di Fiuggi. Perché è un bene del territorio. I fatti dicono che è stata una pia illusione. E che il Comune di Fiuggi per anni se l’è dovuta cavare da solo, pregando di individuare il manager ed il CdA più adatti per salvare il salvabile. Pochissimi anni fa il sindaco Alioska Baccarini ha salvato l’azienda che si trovava già al Tribunale Fallimentare di Frosinone.
Le operazioni di salvataggio e rilancio non si fanno con le chiacchiere ed i selfie. Ma con solidi piani industriali. Sostenuti da robuste iniezioni di contante che poi nel tempo rientreranno con gli interessi, se il piano è buono. È quello che stanno facendo due imprenditori che come Giuseppe Ciarrapico non sono del territorio ma che su Fiuggi hanno creduto più di chiunque altro.
È il caso di Leonardo Maria Del Vecchio (Lmdv Capital) e Francesco Borgomeo (gruppo Saxa). Sono loro finora ad averci messo i soldi veri. Come i 3,7 milioni di euro che Del Vecchio ha messo in sede di Bilancio 2023 per azzerare i debiti e come i 7 milioni che ora, insieme al socio, ha messo sul piatto per avviare la cosa che doveva essere fatta dal primo istante e finora nessuno aveva voluto fare. Cioè? (Leggi qui: Acqua Fiuggi, via al bilancio: Del Vecchio ripiana le perdite).
Rifare la linea di produzione. Quella in esercizio oggi lavora al 30% delle possibilità: l’obiettivo è ottimizzare, risparmiare, migliorare. E per arrivarci occorre un sistema di imbottigliamento tecnologicamente evoluto, possibilmente in linea con i criteri del 4.0.
Chi ci crede davvero ci mette i soldi. Ed è quello che hanno fatto Leonardo Maria Del Vecchio con il supporto dei Borgomeo, padre e figlio Luca, sul solco di quanto preparato nel periodo della società Salus per Aquam insieme anche a Maurizio Stirpe. Il resto sono selfie.
Il futuro costruito per l’acqua. Non sull’acqua.
GAETANO AMBROSIANO
Stavolta lui nel Pd ci vede una metamorfosi buona, che potrebbe arrivare a quel Comune Denominatore di Intenti che al Nazareno manca da tempo. Gaetano Ambrosiano non è uno sprovveduto. E l’ex referente provinciale di Articolo 1 aveva “mollato” un certo mood retrò e satrapo di concepire la sinistra proprio perché tra le frange dem non ci vedeva collante. Soprattutto non ci vedeva lo scatto in avanti che a suo avviso (e non solo) avrebbe dovuto portare il Partito Democratico verso una sfida chiara con una linea unica ed univoca.
Linea che resettasse una volta per tutte il correntismo spinto di un Partito che ci si ammala, a spezzettarsi in rivoli. Ora però c’è Elly Schlein e c’è al massimo della sua capacità rappresentativa. E per Ambrosiano bisogna approfittarne per trasformare il “condominio” in casa.
La segreteria Schlein come opportunità
“Il segretario di un Partito rappresenta il documento politico, la base programmatica e l’indirizzo che ogni rappresentanza nei territori dovrebbe prefiggersi di perseguire. Esso deve rappresentare le nostre aspirazioni, manifestare le nostre idee sull’organizzazione e dichiarare gli obiettivi da portare a conoscenza della collettività”. Per Ambrosiano il Partito è una sorta di binario che dà rotte.
“Crediamo molto nell’importanza della forma partito come strumento preciso per indirizzare la nostra attività politica e associativa”. Ecco perché a parere del frusinate “grazie alla Schlein forse è giunto il tempo di cambiare, di voltare pagina. Il tempo di scrivere un nuovo percorso nella storia di questo partito e del centro sinistra. Cambiare veramente e totalmente vuol dire cambiare modo di pensare, modo di vedere, modo di essere”.
La nuova percezione della politica
Ma cosa vuol dire secondo Ambrosiano mutare rotta e target? “Significa immaginare una nuova percezione, una nuova politica ed una nuova struttura nel modo di concepire il partito. Non più su una base della conta delle tessere ma su una scelta di capacità politica della persona nei confronti dell’istituzione partitica e della società contemporanea”.
Poi una cosa forte ed importante, forse cardinale, anche nell’ottica della situazione attuale del Pd regionale e frusinate. “Noi non abbiamo più nemici da combattere. Ma la volontà di in un cambiamento che ponga al centro dell’azione politica i cittadini”.
Questo “creando una semplificazione di concetto in un reale partito aperto. Facilitando cosi la loro partecipazione attiva che ha come primo obiettivo di riportare in strada e tra la gente il più semplice concetto di politica”. Quello che Ambrosiano, che ha saputo stanare il filone aureo di un partito che ormai viaggiava a pirite, chiama “la visione di un Futuro”.
Rabdomante.
FLOP
ELISABETTA CASELLATI
Il benaltrismo è malattia ecumenica, ed è morbo che ammorba praticamente tutti, qui da noi in Italia. Frotte di cittadini male informati che, invece di accettare critiche obiettive, si giocano la briscole de “e allora, voi? Piuttosto…”. Non funziona così, ma in Italia ci siamo talmente abituati che questa modalità sornione ed elusiva ammala perfino i rappresentanti delle istituzioni. Che se ne servono quando devono evitare di rispondere a domande comode e lo fanno tirando in ballo le magagne di chi quelle domande gliele pone.
E partorendo tra l’altro castronerie maiuscole come quella, ormai celeberrima, dei “governi non eletti dal popolo”. Perché sì, qui da noi i governi non li elegge il popolo. Siamo una democrazia in forma parlamentare, e noi eleggiamo i delegati che faranno poi i governi.
I “governi non eletti dal popolo”
Governi che passano al vaglio formale del capo dello Stato che a sua volta incarica un primus inter pares tra quelli scelti come ministro dal leader che vince. Semplice no? Eppure ad Elisabetta Casellati non pare proprio chiarissimo. Non quando deve spiegare a tigna sciolta che “il premierato non è una riforma eversiva. L’opposizione ci accusa di voler introdurre, con la riforma del premierato, un sistema di governo illiberale: antidemocratico, pericoloso per le libertà costituzionali”.
Poteva mancare l’iperbole? “Si è invocata addirittura la necessità di una resistenza fisica, muscolare, violenta alla proposta del governo. Nulla è vero, sono tutte accuse strumentali. Lo dico da liberale della prima ora; da figlia di chi ha combattuto davvero per la conquista delle libertà perdute. E da donna indisponibile a cedere un grammo delle libertà civili e politiche consacrate dalla Costituzione”.
Pedigree e sconfessione del pericolo
Snocciolato il pedigree la Casellati, che giova ricordalo, ha guidato Palazzo Madama, spiega come la vede lei. “Non può essere un atto di eversione prevedere che il popolo italiano scelga non soltanto chi lo deve rappresentare in Parlamento; ma anche chi lo dovrà governare”. Perciò vai di torpedine addosso allo scafo della sinistra e del M5s.
“Non è antidemocratico stabilire che a guidare il governo sia soltanto chi si è sottoposto al voto popolare e non più tecnici che non hanno alcuna rappresentatività. Non è illiberale pretendere che la volontà espressa nelle urne dai cittadini sia rispettata. Anziché essere considerata, come accade oggi, poco più di una pagina bianca sulla quale gli eterni professionisti del trasformismo e dei giochi di palazzo possono scrivere qualunque trama”.
Poco da fare: qualcuno le spieghi che le cose non stanno proprio così. E che lei potrà anche avere le sue ragioni, ma che è altrettanto giusto che ci sia chi abbia i suoi timori.
Male informata.