Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 24 luglio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 24 luglio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 24 luglio 2024.

TOP

CARLO CALENDA

Carlo Calenda e Alessio D’Amato (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Lo aveva detto già alcuni mesi fa e lo aveva detto picchiando duro come un martello. E facendolo diciamo in tempi un po’ meno sospetti. Carlo Calenda ebbe a profetizzare: “Questa è la cosa che sta impoverendo un Paese che è fatto di anziani. Nessuno ne parla, oggi siamo qui a dire che questa è la vera emergenza.

Noi ne demmo menzione fedele, di questa faccenda, che è serissima ma che non è stata ritenuta grave dallo Stato, per parafrasare un certo geniaccio di anni migliori.

Il dato è evidente e lo è a maggior ragione in questa ultima settimana di luglio. Cioè nel periodo che introduce al “buio” assoluto in termini di prestazioni sanitarie ed in un paese che ha più anziani di tutti. Vale a dire più potenziali pazienti di quasi tutto il resto del mondo. Ha fatto quindi bene, molto bene, il leader di Azione, a ribadire quel che serve oggi all’Italia.

Un nuovo piano per il SSN
Sabrina Pulvirenti con Francesco Rocca e Daniele Natalia

“Serve un nuovo piano per rilanciare il nostro servizio sanitario. Il rischio concreto è di perdere definitivamente il Ssn nel disinteresse generale”. Calenda poi ha messo nero su banco quel che rappresenta il paradosso dell’Italia che cura gli italiani. “Trovo surreale che in un Paese che ha sprecato più di 200 miliardi per permettere a tutti indistintamente di rifarsi la casa a spese dello Stato, mi si chieda di dover scegliere fra supportare l’Ucraina o la sanità”.

Fuor di retorica di bottega Calenda ha la sua oncia di ragione e quella non gliela tocca davvero nessuno. “Dobbiamo continuare a finanziare chi sta combattendo anche per noi e dedicare la prossima legge di bilancio a salvare la sanità.

Insomma, le due cose non sono inconciliabili, ma dimenticare la seconda a discapito di qualunque altra voce etica ed economica dello Stato è davvero da folli. “Proprio in questo caso non c’è nessuna scelta da fare”.

Già, nessuna scelta, oppure quella di non scegliere. E procedere.

Carlo Martello.

EMANUELE DE VITA

Ci sono interventi che nessun medico accetta di fare: troppo rischiosi, troppo bassi i margini di riuscita e non tanto per la patologia in se ma per il quadro generale del paziente. Allo stesso modo ci sono pratiche sulle quali nessun dirigente accetta di mettere il naso: non per la loro complessità ma per il quadro nel quale sono inserite. Ed una di queste è la questione dello Stadio del Nuoto di Frosinone.

Senza entrare troppo nel dettaglio: la futura gestione dell’impianto frusinate è finita nel braccio di ferro che sta opponendo il sindaco civico (ma di indicazione leghista) Riccardo Mastrangeli ed il Gruppo di Forza Italia. Una contrapposizione che poco ha da vedere con l’amministrazione della città ma molto ha da spartire con la guerra totale lanciata da Forza Italia nel Lazio per ottenere il giusto riconoscimento del proprio peso elettorale.

Ed in questa storia, da un lato c’è il consigliere Francesco Pallone (delegato del sindaco all’impiantistica sportiva) e c’è Pasquale Cirillo (presidente della competente commissione ed espressione di Forza Italia). Difficile uscirne: perché la questione sportiva ed infrastrutturale sta su un piano, quella politica sta su un altro di livello preponderante. Ed inquina il tutto. (Leggi qui: Stadio del Nuoto, strada strettissima per evitare la chiusura).

L’avvocato Emanuele De Vita

La Federnuoto una soluzione intende trovarla. Cercando di mediare tra le varie posizioni ed evitando di entrare nelle dinamiche politiche interne al capoluogo. L’uomo delle cose impossibili è l’avvocato Emanuele De Vita, consigliere regionale della Federazione e dirigente del Centro Nuoto Anagni e Roma. Ha già messo sul campo un paio di ipotesi per traghettare lo Stadio del Nuoto verso quella che poi sarà la soluzione definitiva, scelta con calma quando lo scontro politici sarà terminato.

Tra le idee per scongiurare la chiusura c’è quella di riunire società ed associazioni sportive che hanno interessi sulla struttura in una sorta di pool per gestire in via temporanea lo “Stadio del Nuoto”. In questo modo i costi sarebbero spalmati e quindi sostenibili per le varie realtà sportive del territorio.  Diretto e realistico: “La priorità deve essere quella di evitare la chiusura. Sarebbe un danno enorme. Per certi versi irreparabile. Se un utente cambia struttura, difficilmente tornerebbe indietro. Anche noi come Centro Nuoto abbiamo dei ragazzi che s’allenano a Frosinone e poi sono legato alla squadra di pallanuoto, una bellissima realtà. Sarebbe un peccato perderla ma c’è bisogno di certezze per programmare la stagione”. Ora sta alla politica decidere. Se stabilire una tregua o farsi del male. Per darsi reciprocamente la colpa.

Senza salvagente.

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Senza pennacchi, senza diagonali: Nicola Zingaretti si è lanciato subito nella mischia inaugurando così i nuovissima galloni di Capo Delegazione Pd al Parlamento europeo. Sia lui che la vice Alessandra Moretti sono stati eletti per acclamazione.

L’ex governatore del Lazio è tra quelli che non ritengono Bruxelles un cimitero per elefanti politici. Al contrario: è convinto che li si combattano le battaglie più importanti. Per questo non ha considerato un titolo onorifico quella elezione. E lo ha dimostrato sguainando subito la sciabola ed assestando un paio di fendenti alla premier Giorgia Meloni.

Lo ha fatto dicendo “Ho la netta sensazione che ci sia stato il prevalere di un interesse di partito rispetto a un interesse nazionale dell’Italia. Da italiano mi auguro che questo non venga pagato dal nostro Paese in termini anche di autorevolezza sulle scelte che farà (Ursula) von der Leyen“. Ha affondato la lama sulla decisione di Fratelli d’Italia di votare contro la rielezione di von der Leyen alla Commissione Ue: “Da italiano mi auguro che l’Italia abbia un ruolo che si merita e mi auguro che questo ruolo rispetti la funzione che ha l’Italia e che questa aspettativa non venga delusa dai comportamenti che ci sono stati“.

In Europa non c’è andato in esilio né per cambiare aria. La realtà è che in Parlamento a Roma si annoiava. Ad un paio d’ore di aereo ha ora tutta la possibilità di menare colpi e fare politica partendo dal piano concreto. A 360 gradi. Come dimostra un’altra delle frasi pronunciate da Zingaretti: “Abbiamo sostenuto Ursula von der Leyen perché ha definito un perimetro nettamente europeista, perché ha colto molti dei temi che i socialdemocratici hanno a cuore. Lo abbiamo fatto in maniera convinta e determinata, ma ora si apre una fase di governo, non è una delega in bianco“.

Senza sconti.

FLOP

LA CONFERENZA DELLE REGIONI

Il tema è unico perché ad unificarlo non c’è solo l’urgenza fisiologica che non conosce tempo. No, in tema di sanità italiana oggi c’è anche l’urgenza di un periodo in cui la popolazione sanitaria italiana è più a rischio. Perché è estate, perché l’indolenza feriale di agosto è alle porte. E perché in Italia ci sono tantissimi over 75 che dei medici hanno un bisogno a volte spasmodico.

Appare quindi del tutto incomprensibile come, sia pur dall’alto di una piena e tonda manifestazione di democrazia, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome abbia detto no. A cosa e peraltro a maggioranza molto qualificata? al decreto legge sulle liste d’attesa, e ritiene “imprescindibile lo stralcio dell’articolo 2 la cui attuale formulazione è quanto meno lesiva del principio di leale collaborazione.

La Pisana che ha fatto eccezione

A fare eccezione è stata solo la Regione Lazio. Sul piatto della trattazione di forma c’è in piedi una modifica dell’articolo “tesa a migliorare il testo del decreto e a renderlo rispettoso delle competenze e delle prerogative di ciascun livello istituzionale come previsto dalla Costituzione. Che significa?

Che un organismo centrale che abbia prerogative d’imperio sulle autonomia regionali oggi più che mai è visto come uno schiaffo. Solo che, mentre gli italiani in camicia di seta cruda litigano sulla forma dei legiferati, gli italiani in canotta ed usta da varicocele restano al palo per le liste di attesa. E si ammalano, e muoiono, e diventano una sfida a volte impossibile per volenterosi e distrutti familiari.

Il “benedetto” Articolo 2
Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

La relazione degli enti di secondo governo spiega che questo benedetto articolo 2 “prevede che a fronte delle segnalazioni di cittadini, enti locali ed associazioni di categoria (che dovrebbero essere innanzitutto trasmesse alle Regioni interessate) l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria possa accedere presso le Aziende sanitarie.

Cioè scavalcando le Regioni e le Province Autonome, anche avvalendosi del supporto del Comando Carabinieri per la tutela della salute (anziché delle Regioni stesse)”. E quindi, per evitare che l’orgoglio delle Regioni venga vilipeso dallo scavalco dello Stato centrale, per ora di fare progressi sanitari non se ne parla.

Proprio quando da un progresso sanitario potrebbe più che mai dipendere la vita di una persona. Bravi, bene, bis.

Competenza, non competenze.