
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 25 giugno 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 25 giugno 2025.
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GENESIO ROCCA

C’è un’Italia che gioca ma non fa show. Anzi, che fa i giocattoli e non per divertirsi: ma per creare economia, occupazione, sviluppo. Un’Italia che fa i giochi e non per gioco. Silenziosa, laboriosa, sconosciuta nei salotti della politica e dei grandi media: che però fa la differenza, soprattutto sulla bilancia dell’export. Da oggi a rappresentare quella porzione di Italia davanti al Governo ed le istituzioni nazionali è Genesio Rocca. L’uomo che guida la quarta generazione al timone della Gemar di Casalvieri è stato eletto all’unanimità al timone di Assogiocattoli, l’associazione nazionale di categoria. Si prende la scena per merito, visione e risultati. (Leggi qui: Genesio Rocca, l’uomo dei palloncini alla guida del gioco italiano).
Un successo nato e cresciuto a Casalvieri, comune della provincia di Frosinone con meno di cinquemila anime. È la dimostrazione vivente che la periferia può diventare centro. Il suo percorso è la metafora di un capitalismo di territorio che ha saputo internazionalizzarsi restando fedele alle proprie radici. Un po’ come è successo con Alba e la Ferrero: trentamila abitanti, eppure capitale mondiale della Nutella.
Senza specchi

Casalvieri non ha bisogno di specchiarsi in nulla. Ha già la sua storia. E da oltre un secolo ha anche un simbolo industriale riconosciuto in tutto il mondo: Gemar, l’azienda di palloncini in lattice naturale fondata nel 1902, oggi presente in oltre 80 Paesi, emblema di sostenibilità e creatività. Sotto la guida di Genesio Rocca, ha trasformato un oggetto effimero come un palloncino in un prodotto di design e in un veicolo di emozioni. E questo senza mai perdere contatto con la sua terra. (Leggi qui: Ciociaria capitale (in)attesa: quando la periferia traccia la rotta).
È questa la forza dell’imprenditoria ciociara: radicata, concreta, silenziosa ma ambiziosa. La stessa forza che si ritrova nelle officine, nei laboratori, nelle imprese familiari che hanno scelto di restare in provincia ma di parlare al mondo. Non a caso, proprio la provincia di Frosinone negli ultimi anni si è distinta per il contributo alla bilancia commerciale nazionale grazie all’export e al manifatturiero avanzato.
Locale e globale

La nomina di Rocca alla presidenza di Assogiocattoli non è solo un riconoscimento personale. È una rivincita del “locale che sa farsi globale”. È la prova che fare impresa in provincia non è un limite ma una leva, se accompagnata da coraggio, innovazione e qualità. Ed è un messaggio per i giovani: si può restare, si può investire, si può costruire qualcosa di grande partendo da un borgo, da una valle, da una strada che non finisce in una metropoli ma in un’idea.
La Ciociaria ha sempre avuto fame di futuro. Oggi, grazie anche a storie come quella di Genesio Rocca, può dire a voce alta che non è più solo terra di passaggio o di ritorno ma luogo da cui si parte per guidare settori, mercati, associazioni e visioni. È l’Italia che non cerca scorciatoie, ma che con ostinazione costruisce, palloncino dopo palloncino, la sua leadership.
Quando la provincia fa impresa globale.
ENRICO COPPOTELLI

Mettere insieme il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, due sottosegretari il Governatore del Lazio ed il Presidente del Consiglio Regionale, due presidenti di Provincia, tre assessori regionali, una ventina di parlamentari, sindaci e stakeholder di mezza Italia centro-meridionale e soprattutto farlo in un lunedì di fine giugno per parlare di rilancio del Lazio Sud sembrava un’impresa ai limiti dell’utopia. Invece Enrico Coppotelli l’ha fatto.
È la dimostrazione della capacità organizzativa della Cisl regionale e dell’autorevolezza della sua guida. Il convegno “La rinascita del Basso Lazio. Il futuro della mobilità con la Stazione Tav”, in programma lunedì alle Terme Pompeo, è molto più di un evento con i “big”. È un momento politico di sistema organizzato in tempo di solitudini istituzionali, campanilismi asfittici e agende a incastro. Perché è questo il punto: Coppotelli è riuscito a fare sistema attorno a un’idea concreta di sviluppo, costruita intorno ad una stazione Tav.
Coppotelli e l’arte (molto concreta) di fare sistema

Enrico Coppotelli non fa miracoli. Ma riesce in qualcosa che, in tempi normali, ci somiglia molto: mettere d’accordo tutti. A prescindere dai Partiti, dalle bandiere, dagli schieramenti. La sua iniziativa non è un’occasione per discutere di trasporti e sviluppo ma la dimostrazione plastica di come si costruisce consenso intorno a un’idea concreta. E di qual è il ruolo di un sindacato moderno, che analizza i problemi e propone la soluzione, non la impone con certezza ideologica ma la discute con il dubbio che si risolve tramite la concertazione.
Perché quella di Coppotelli non è la classica retorica dello “sviluppo del territorio”. È una strategia. Lucida, pragmatica, inclusiva. Capace di unire senza sminuire. Il segretario generale della Cisl Lazio ha avuto l’intuizione – e il coraggio – di proporre il dibattito sulla stazione dell’Alta Velocità a Ferentino-Supino come un’opera “di bacino”, non di campanile: utile alla provincia di Frosinone, ma anche a quella di Latina, al Molise, all’Abruzzo, all’alta Campania. Ha spostato la narrazione da “richiesta” a “visione”, da “protesta” a “proposta”.
Creatore di consenso

Il risultato? Una platea bipartisan e una partecipazione senza precedenti, in un’epoca in cui il confronto politico si misura spesso in like e scontri verbali. Coppotelli ha scelto la via meno rumorosa ma più efficace: quella del dialogo. Con tutti. A patto che si parli di progetti reali, numeri alla mano e volontà di mettersi in gioco.
Soprattutto dimostra che anche dal Lazio meridionale si può costruire un’agenda politica, e che i territori – quando fanno sistema – possono ottenere attenzione senza doverla implorare. E alla fine, il segnale più forte è proprio questo: in una Ciociaria troppo spesso ridotta a cliché bucolico o a margine del dibattito nazionale, c’è chi sa come sedersi al tavolo giusto. E portare tutti con sé.
Proposta senza protesta.
LIA QUARTAPELLE

Mandare messaggi: lo scopo di una certa parte del Partito Democratico è quello di mandare messaggi, e sono soprattutto messaggi inside. Cioè precisi moniti alla segretaria eletta dal popolo “non riformista” che mai come oggi deve rendere conto ai dem riformisti che illo tempore voltarono Stefano Bonaccini alle primarie de “non ci hanni visti arrivare”.
Lia Quartapelle, ad esempio, non è solo un’ottima e battagliera vicepresidente della Commissione esteri della Camera.
Le parole tra le parole
No, è una politica “scafata” che sa benissimo lanciare le sue sono-boe nel mare profondo ed a volte torbido di un Nazareno ormai pieno di marosi. Di quelli e di fronde. Se la Quartapelle infatti parla di un’Europa che “si muove in modo determinato e unito” non si limita a dare adito alla sua mission istituzionale, ma fa capire cose politiche a chi, a suo parere, in politica estera deve scegliere.
Cioè alla Schlein, persa tra massimalismo e socialdemocrazia. La Quartapelle sostiene infatti che la sola strada possibile tra conflitto in Ucraina, il caos in Medio Oriente e Donald Trump è quella di uscire da uno schema.
Lo schema di chi “considera l’Europa una seccatura, se non un parassita”. Ecco perché “il rafforzamento delle capacità di difesa del nostro continente” è inevitabile e il piano ReArm ne rappresenta “un primo passo”.
Solo a “titolo personale”

Che significa, e come si traduce in “partitichese” stretto? Che è arrivato il momento, per Elly Schlein, di capire da che parte vuole stare. Ecco perché è “importantissimo che i socialisti europei, e quindi il Pd, prendano parte a questa discussione”.
Da qui l’elogio al fatto che il Pd non aveva aderito alla manifestazione contro il riarmo di Roma. “Dobbiamo essere coerenti con il nostro impegno a partecipare alla definizione di una difesa europea”.
“Chi (a certe manifestazioni – ndr) ci va, lo fa a titolo personale”. E Schlein non ci è andata, ma molti dei suoi ci sono stati, come a voler tenere in bascula una questione ormai cruciale: quella dell’identità del Pd di questi tempi.
“Il PD siamo noi…”
FLOP
GILBERTO PICHETTO FRATIN

Lo dice a chiare lettere un report di quelli importanti, e del quale sono già in circolazione numerose anticipazioni. Si tratta dello studio “Mare monstrum 2025: il ciclo illegale del cemento” stilato da Legambiente. E quello che sta trapelando dal lavoro statistico monumentale messo in piedi dall’associazione che opera a difesa del territorio non è confortante.
Non lo è perché testimonia che se è vero che in Italia vige ormai da tempo un lessico green spinto dalle normative Ue di ampio respiro è anche vero che l’Italia del cemento non ha mai smesso di vincere e vanificare quei target.
Che sono rimasti di sola ugola anche “grazie” alla parziale (in ordine al range temporale analizzato) inerzia istituzionale. Inerzia che in parte va attribuita anche al titolare di specie di palazzo Chigi, Gilberto Pichetto Fratin.
Cemento: tanto, troppo

Ma procediamo per gradi: il dato che che sui litorali italiani il cemento “continua la sua avanzata”. Tanto che la la preoccupazione per l’impatto sull’ambiente in ordine ad un crescente abusivismo edilizio sulle coste non è solo il dato accessorio di un report “di parte”, ma fatto concreto.
E ci sono dati, tra quelli anticipati, che fanno riflettere. “In media si registrano 28 reati al giorno, (in leggero aumento) vale a dire 1,3 ogni ora”. Il primato del ‘mare violato’ “spetta alla regione Campania, mentre al primo posto tra le province figura Salerno”. E’ evidente che oltre al problema generale ci sono i singoli casi riconducenti anche alla inazione dei governi di secondo livello, ma il dato generale in questo caso è come la legge, che “prevale” su quelle di grado inferiore.
In ordine al triste fenomeno del consumo di suolo pubblico e dell’illegalità per gli oltre 7.500 chilometri di costa in Italia ci sarebbe da agire di più. “Il ciclo illegale del cemento, che include dall’abusivismo edilizio alle occupazioni illecite del demanio marittimo fino alle cave fuorilegge e agli illeciti negli appalti per opere pubbliche ha registrato nel 2024 nelle regioni costiere del nostro Paese ben 10.332 reati (+0,7% sul 2023)”.
Quasi 30 reati al giorno

“Una media di circa 28 reati al giorno (1,3 ogni ora), frutto di un’intensa attività di controllo da parte delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto (534.008 controlli, +6%)”.
Eppure ad inizio mandato il titolare dell’Ambiente aveva promesso cose solenni e rapide in attuazione. Cose come questa: “Verrà istituita una Commissione ministeriale per lavorare alla revisione completa del Codice dell’Ambiente e delle norme conseguenti”.
Ecco, dopo lo slogan di ugola siamo ancora in trepida attesa di esiti operativi.
Più grinta, please.