I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 27 novembre 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 27 novembre 2024.
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ALIOSKA BACCARINI
Non basta. La vetrina non è sufficiente: è solo un’occasione. A fare la differenza è la sostanza di quello che ci metti dietro a quella lastra trasparente intorno alla quale sono puntati gli occhi del mondo. E poi conta se tutto il resto intorno funziona: le luci messe nel modo migliore per attirare l’attenzione, le commesse che sanno cosa dire e come dirlo, la professionalità nel dare le cose giuste al momento giusto… Ecco perché Fiuggi ha vinto la sfida del G7. Non per esserne stata vetrina.
La città trasformata in questi anni dal sindaco Alioska Baccarini non è stata solo una location nella quale ricevere i ministri degli Esteri del G7 con le loro delegazioni. È stato un esempio di efficienza europea di fronte ad una sfida che non consentiva sbavature. Perché fare turismo è un conto, farlo ad un livello internazionale è un altro conto ancora, farlo al massimo livello è un impegno che poche realtà sanno realizzare.
Il ritorno tra le perle
Fiuggi è tornata la città italiana che è stata per decenni ai tempi della gloriosa stagione dei Congressi politici e dei convegni nazionali: se erano importanti si tenevano a Fiuggi. Perché la città era in grado di fornire accoglienza dagli standard elevati, servizi, intrattenimento, strutture adeguate al taglio dell’appuntamento. Il Palacongressi nel quale il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha tenuto la conferenza stampa conclusiva è una delle maggiori eccellenze nel suo genere in tutta l’Italia centrale, il Teatro Comunale tornato ai fasti della belle Epoque ha un fascino irresistibile.
La Fiuggi plasmata in questi anni da Baccarini ha riconquistato silenziosamente quella posizione che poco alla volta aveva perduto insieme ai fasti della Prima Repubblica. Lo dimostra anche la presenza in città durante il G7 di Leonardo Maria Del Vecchio che con la sua Lmdv Capital ha affiancato Francesco Borgomeo nella proprietà e nello sviluppo di Acqua e terme di Fiuggi. È stato all’evento nel Teatro, ha partecipato alla cena di gala: Fiuggi sta diventando un po’ anche casa sua, le bottiglie di Fiuggi sono tornate a troneggiare sulle tavole che contano e negli eventi importanti.
E forse sono proprio le parole di LMDV a sottolineare come la città abbia superato questo esame conquistando di nuovo un posto nella top nazionale del turismo congressuale e termale. “Fiuggi – ha detto Leonardo Maria Del Vecchio – è una realtà che incarna il meglio dell’Italia: un equilibrio tra storia, territorio e qualità che merita di essere conosciuto e apprezzato a livello globale. Come presidente di Acqua Fiuggi, credo fermamente che il rilancio di un marchio storico passi anche da un impegno costante verso il territorio e le sue potenzialità”.
Promossa a pieni voti.
LOTITO – OCCHIUTO
Sono la coppia più “strana” che si potesse mai affacciare sul panorama politico italiano, lato sport, anzi, lato calcio. Però sono una coppia che funziona perché, a differenza di altri format, il loro prevede un guicciardiniano “particulare” ed una visione di ampio respiro, tutto assieme. Tanto ampio che il preambolo dello Stadio della Lazio è quello di un disegno di legge che intercetti anche l’ambito Zes.
Mettiamola più chiara partendo dalla proposta di legiferato di Mario Occhiuto, senatore di Forza Italia, primo firmatario ed intestatario della stessa. Lo scopo sarebbe di “estendere alla costruzione di nuovi stadi o alla ristrutturazione di vecchi le agevolazioni previste per le Zes”.
Una Zes “calcistica e romana”
Vale a dire le Zone economiche speciali, “con procedure semplificate che permettano il rilascio dei permessi entro 45 giorni, la possibilità di nominare un commissario per sveltire l’iter”. Cosa sta chiedendo in pratica Occhiuto? Che Roma Capitale, causa prima del fatto che la Zes unica non sia stata estesa anche a Ciociaria e Pontino, una sue “mezza Zes sportiva” se la prenda comunque.
Per vie traverse via, anzi, traversone, a contare il contesto. Ma non è finita. In bozza ci sono anche “importanti agevolazioni fiscali, con un credito d’imposta fissato al 30% per gli investimenti privati”. Tetto questo “innalzabile fino al 40% per progetti di eccellenza in chiave di sostenibilità”.
Insomma, con queste linee guida potrebbe passare la riforma della normativa per la costruzione o ristrutturazione degli impianti sportivi. A Palazzo Madama la proposta è stata depositata in queste ore. E Lotito? Il presidente e senatore azzurro anch’egli con l’aquila nel cuore e i conti a posto nella tasca ci ha infilato il tema dello stadio cittadino per la sua squadra.
Il progetto per lo stadio della Lazio
Come con la Roma ma in ambito molto più sottile. “Io mi sto approcciando a un progetto per lo stadio e mi rendo conto che rappresenta anche una testimonianza per il futuro, perché una squadra di calcio deve avere un simbolo della propria storia”. Qui Lotito evoca i miti. “Come ha fatto il Real Madrid, creando un punto di riferimento nella città”.
E ancora, a traino della conferenza di presentazione del Ddl Occhiuto. “Quando presenterò il progetto si evidenzieranno tutta l’organizzazione e soprattutto la qualità tecnica, la salvaguardia e la conciliazione dell’aspetto urbanistico e architettonico. A Roma ci sono 3mila impianti in abbandono perché il pubblico non è più in grado di sostenere le spese”.
Ed invece, eccoti servito l’uovo di Colombo, uovo azzurro come quello degli emù. “In questo modo (con il DDL presentato oggi, ndr) si agevola la partnership pubblico-privato per riattivare luoghi fondamentali per il territorio”. Presente una tenaglia e le sue due morse?
Tango e Cash.
FLOP
ENZO SALERA
Irriconoscibile. Sembra la controfigura di se stesso. Lontano anni luce dall’Enzo Salera che ha affrontato ogni ostacolo, ogni cavillo, rivoluzionando il centro cittadino e dando finalmente un volto alla sua Cassino che lo aveva perduto da quando i bombardamenti Alleati avevano azzerato secoli di identità per imporre il razionalismo della ricostruzione.
L’Enzo Salera di oggi sembra recitare a soggetto: come se il copione gli venisse imposto dagli eventi. E non avesse più il coraggio di affrontare a viso aperto e petto in fuori i grandi problemi. I risultati sono conseguenti. Due esempi per sostanziare il giudizio.
L’altro giorno, nella sua veste di presidente della Consulta dei Sindaci del Cassinate Enzo Salera ha tenuto una riunione davanti ai cancelli di Stellantis e di fronte ai lavoratori dell’indotto che stanno perdendo il loro lavoro. Bene, benissimo, arcibene. Ma a cosa mirava quella riunione? I lavoratori avevano messo in chiaro: Se venite a portarci solidarietà tornatevene da dove siete venuti. Non sanno che farsene. Ne ha fatto le spese il Presidente del Consiglio provinciale Gianluca Quadrini arrivato in ritardo e senza avere sentito nulla di quanto era stato detto fino a quel momento: appena ha afferrato il microfono dicendo “Vi porto la solidarietà della Provincia” lo hanno fischiato.
Obiettivo evanescente
Dove voleva andare a parare Enzo Salera? Idee concrete? Nessuna. Il target? Chiederemo un appuntamento ad Antonio Tajani a margine del G7. Male, malissimo. Perché Tajani si occupa di politica estera, ha la testa impegnata tra Beirut, Kiev, Mosca, Teheran e l’Indo Pacifico. Ma dove sta di casa l’idea di andare dal ministro degli Esteri per parlargli di Automotive? È come se si andasse dal ministero dell’Interno a chiedergli un intervento diplomatico sulla questione femminile in Iran.
Di Industria e crisi industriali si parla con Adolfo Urso: che lo sta facendo da mesi e sta cercando di stringere il più possibile Stellantis, lo sta facendo con altrettanto impegno Roberta Angelilli che ha detto cose bruttissime ma vere l’altro giorno in Commissione sviluppo presso la Regione Lazio. Come può testimoniare il Consigliere regionale Daniele Maura, presente in Commissione e poi alla Consulta. (Leggi qui: Stellantis, secondo allarme rosso per Cassino).
L’incontro con Tajani ieri c’è stato. E cosa ha detto? Nella sostanza: va bene vi dò un appuntamento a Roma appena ho tempo. E che altro doveva dire? Il fatto è che Enzo Salera lo sapeva benissimo che di più non poteva avere.
Quando hai di fronte un malato terminale puoi alleviare la sua pena illudendolo che andando in giro da uno specialista all’altro qualcuno gli farà il miracolo. Altro è affrontare la cura, per quanto sperimentale ed innovativa possa essere. E di cura per Cassino c’è già chi sul territorio ha avuto coraggio di parlare, come il professor Raffaele Trequattrini, commissario del Consorzio Industriale del Lazio. Ma è medicina amarognola. Per questo nessuno ha il coraggio di ordinarla in farmacia. Preferendo illudere il paziente.
È un altro Enzo.
ERMES ANTONUCCI
È un vero peccato, perché Ermes Antonucci è uno che il suo “calamo” lo fa fischiare e di brutto. Questo nel senso che, a mo’ di intangibile preambolo, stiamo parlando di un giornalista di qualità assolute ed indiscutibili. Un operatore dell’informazione che dalle pagine de Il Foglio declina ogni aspetto di quella che è certissimamente la branca più difficile del mestiere: la cronaca giudiziaria. Un po’ stupisce quindi che la posizione di Antonucci sul braccio di ferro tra governo e magistratura (dovremmo dire governo e toghe, in realtà) sia quella di chi non ha compreso uno dei “fondamentali”.
Preambolo: non è che Antonucci non lo abbia compreso, ovvio, lui lo sa benissimo di aver forzato la mano, ma in questo ha preferito una visione più partigiana ecco. Visione che di solito non appartiene a quelli bravi come lui. Ad ogni modo cerchiamo di capire grazie ad un’esternazione social del nostro sul tema. Eccola. “Vi fareste operare da un medico che ha una media di 2 morti ogni 3 pazienti? Ne dubito, ma per il Csm dovreste”. Efficace.
La valutazione dei magistrati
Poi Antonucci spiega, ed in questo è impeccabile. “Secondo la nuova circolare sulla valutazione dei magistrati, il fatto che un pm fallisca 2/3 delle sue inchieste non può portare a valutarlo negativamente!”. Ecco che però l’impeccabilità cede il posto ad un sottile senso di disagio. Possibile che non sappia, che non abbia capito come funziona?
“E pazienza se dietro le inchieste flop ci sono arresti ingiusti e persone accusate e poi assolte. Per il Csm un magistrato potrà subire effetti negativi sulla valutazione della propria professionalità soltanto quando oltre due terzi dei provvedimenti o delle richieste risultano annullate, riformate o rigettate” nelle fasi o nei gradi successivi di giudizio. (…).
E poi: “Ma non basta. Le statistiche saranno calcolate non sulla base di tutti i provvedimenti del magistrato e quelli dei gradi successivi, ma solo su un campione composto da 5 atti per ciascun anno (la valutazione avviene ogni quattro anni). Insomma, le valutazioni di professionalità delle toghe sono destinate a rimanere di fatto inesistenti: il 99,6 per cento dei magistrati riceve valutazioni positive”.
Il requirente nel Diritto italiano
Ecco, riavvolgiamo il nastro partendo da un presupposto: che anche i giudici debbano assumersi la responsabilità dei loro errori è un fatto giusto e condivisibile, quello che lo è un po’ meno è il criterio che Antonucci indica.
Perché lui parla di “Pm che falliscono” e non si rende conto che un Pm non “fallisce” quando il profilo penale che ha disegnato non sfocia in una condanna. Questa è una concezione “meregana” che vale per quei tipi buffi che con la Giustizia ci fanno politica e punteggio. Da noi la magistratura esercita l’azione penale per obbligo di verifica, non perché ingaggi una gara e dimostrare di avere ragione. O almeno così dovrebbe essere.
Se vince non mette medaglie e se “perde” non perde punteggio e non diventa censurabile con atti empirici, perché ha solo fatto quello che è nella sua insita natura istituzionale. E’ un meccanismo di parti, ognuna delle quali fa il suo dovere, nulla più. Quindi un Pm lo devi giudicare per come si porta mentre fa il suo dovere, non per come lo porta a risultato.
Peccato perché è bravo.