
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 29 gennaio 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 29 gennaio 2025.
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GIORGIA MELONI

Se le sia sfuggita la frizione oppure abbia volutamente fatto sgommare le ruote generando un nuvolone accompagnato dall’urlo del motore, non lo sapremo mai. Ma un dato è certo: l’abilità di Giorgia Meloni nel volgere a suo favore ogni situazione sta diventando proverbiale. Vale anche per la storia dell’Avviso di Garanzia che poi tale non è. (Leggi qui: Il confine tra Codice Penale e Ragione di Stato).
Giorgia Meloni ha semplificato, rendendo comprensibili ai cittadini una serie di tecnicismi che non avrebbero compreso. E gli ha fatto arrivare a brutto muso il messaggio politico: i giudici ce l’hanno con me e vogliono assediarmi ma io non sono ricattabile. In realtà, se non lo avesse sollevato lei, il caso nemmeno sarebbe nato: perchè la denuncia dell’avvocato Li Gotti è stata regolarmente trasmessa dalla Procura al Tribunale dei Ministri, il quale avrebbe archiviato la questione. Punto. Allora perché la sfrizionata della premier?
La sfrizionata voluta

Se non le è sfuggita, allora c’è altro sotto. Certo è che in questo modo ha spostato tutta l’attenzione su quella comunicazione togliendola al tema che rischiava di caratterizzare la giornata politica italiana, che avrebbe dovuto ruotare attorno alla vicenda di Daniela Santanchè. L’agenda comunicativa è stata così completamente stravolta.
Sfrizionata volontaria o accidentale, l’asfalto è collaudato. L’episodio si inserisce in una narrazione ben consolidata nella politica italiana, che ha visto in passato leader come Silvio Berlusconi denunciare un presunto accanimento giudiziario nei confronti del potere esecutivo. Giorgia Meloni si è infilata agevolmente in questa corsia, rivendicando con fermezza la sua non ricattabilità e accusando la magistratura di voler ostacolare l’azione del governo.
I risultati? Fratelli d’Italia ha immediatamente reagito con una comunicazione aggressiva, puntando sulla necessità di una riforma della giustizia e sulla separazione delle carriere. Il clima di scontro, già teso, si è inasprito ulteriormente, con una inevitabile ricaduta sulla credibilità delle istituzioni. In questo scenario, la decisione del governo di annullare le informative di Nordio e Piantedosi e di evitare che la premier riferisca in Parlamento è una strategia: di intensificazione dello scontro.
Il fallout

La premier è consapevole che il consenso popolare sulla giustizia gioca a suo favore, e del fatto che i cittadini poco conoscano dei tecnicismi: nessuno o quasi degli elettori medi sa la differenza tra un Avviso di garanzia ed una Comunicazione di iscrizione. Ed a sera, quando il polverone si sarà posato, resterà solo un segnale: i magistrati hanno provato a colpire Giorgia Meloni così come fecero con Berlusconi.
Se le è sfuggita la frizione ha avuto un colpo di fortuna pazzesco. Se ha sfrizionato lei ha dimostrato una capacità non comune di gestire la Comunicazione.
Evita de noialtri.
MASSIMILIANO ROMEO

Ebbe ragione un anno fa ma allora il clima era abbastanza teso ma non ancora abbastanza caotico. Da questo punto di vista l’azione di Massimiliano Romeo ebbe la “benedizione” della tempistica perfetta. Di quelle idee cioè che, messe in agenda come possibile e necessario legiferato, alla fine sedimentano al punto da rendere il passo necessario.
E nel caso delle manifestazioni di antisemitismo quella triste sedimentazione è stata pericolosa. Assai. Perché il problema è evidente: anche al netto dei distinguo tra la Israele di oggi, la parte di Israele che va a crogiolo con le azioni (discutibilissime) di Bibi Netanyahu e gli ebrei della Shoah si sta esagerando.
Lo si sta facendo in maniera a volte sottile, altre palese. E questo al punto che ormai un neo lessico antisemita è cosa all’ordine del giorno. Non solo nelle frange più estreme o coinvolte della società, ma anche nel linguaggio mainstream. Ecco perché Romeo, senatore leghista e capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama, ha fatto benissimo.
Il neo lessico antisemita

A far cosa? A chiedere al suo leader Matteo Salvini di dare ampia rispondenza ad un disegno di legge di cui lui fu il primo firmatario un anno fa. E’ quello su “Disposizioni per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo, nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo”. Tutto ruota sulla definizione di “antisemistismo”.
L’ha riportata AdnKronos, indicando una “parola con cui si intende una determinata percezione degli Ebrei”. Percezione sociale e concettuale “che può essere espressa come odio nei loro confronti, le cui manifestazioni, di natura verbale o fisica, sono dirette verso le persone ebree e non ebree, i loro beni, le istituzioni della comunità e i luoghi di culto ebraici”.
Non fa una grinza e non la fa soprattutto oggi, visto che noi tendiamo ad accentare ogni attenzione etica solo quando la spunta sul calendario ci ricorda che è ora di farlo. Doverosamente e, a volte, ipocritamente. Il Ddl è composto da tre articoli ed allo stato è depositato in Commissione Affari costituzionali. Il secondo articolo enuncia le misure e le iniziative ex lege.
Tre articoli in Commissione
“Creare una banca dati sugli episodi di antisemitismo. Elaborare apposite linee guida sul contrasto all’antisemitismo, destinate ai docenti e al personale delle scuole di ogni ordine e grado”. E quindi istruendo “circa i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti degli Ebrei, ivi incluse le possibili teorie complottistiche che ne possono derivare”.
Senza dimenticare di “promuovere iniziative di formazione specifica per il personale delle Forze di polizia in merito alla conoscenza del fenomeno dell’antisemitismo”. Questo “ai fini di una corretta individuazione della natura antisemita di un reato”.
Perché sì, il 27 gennaio siamo tutti pieni di “mai più” sulle nostre bacheche social, ma dal giorno dopo qualcuno di noi se lo dimentica. Ed alimenta quel che altri ancora pensano, e magari trasmettono ai figli.
Legge, storia, morale.
FLOP
ADOLFO URSO

Come responsabile del Mimit dal 2022 ha le sue, di responsabilità. E attenzione: non sempre i ministri devono essere giudicati “solo” per le Grandi Questioni di Massimo Sistema, quelle che fagocitano l’attenzione mainstream e stendono un velo su faccende magari più “minimal”. No, anche al netto della opinabilità dell’azione di Adolfo Urso sulla crisi Stellantis ci sono altre cose di cui è ora che si discuta.
Ed alle quali è arrivato il momento di mettere in piedi una soluzione che non sia un semplice esercizio di logorrea. Alzi la mano chi negli ultimi sette giorni non ha ricevuto una fastidiosissima chiamata da uno di quei numeri commerciali invadenti. Bene, se c’è, costui ci scriva e lo metteremo nella teca degli Elefanti Bianchi.
Adesso alzi la mano chi, nel corso degli ultimi tre anni (a contare che il normato di riferimento è del 2021) non ha maledetto il Registro Pubblico delle Opposizioni e chi ci ha fatto grancassa politica sopra. Registro che, nella nota ministeriale che fu, avrebbe dovuto consentire ai cittadini “di opporsi alle chiamate di telemarketing indesiderate.
Il Registro delle Opposizioni

L’iscrizione annulla anche i consensi precedentemente rilasciati, tranne quelli che saranno autorizzati dopo l’iscrizione e quelli con i soggetti con cui si ha un contratto (per esempio i gestori delle utenze)”. E via di spot: “Con il nuovo servizio l’operatore deve consultare mensilmente il RPO e comunque prima di svolgere le campagne pubblicitarie tramite telefono. L’opposizione può riferirsi anche alla pubblicità cartacea, nel caso l’indirizzo sia presente negli elenchi telefonici pubblici”.
Tutto bello su carta, tutto inutile nei fatti, come ha rilevato in queste ore e ad esempio Carlo Cottarelli. “Questa mattina ho ricevuto sul cellulare l’ennesima telefonata automatica con fini commerciali, che nemmeno l’iscrizione al registro delle opposizioni riesce a bloccare. Ma perché è consentito chiamare così la gente? Serve una legge che vieti le telefonate a meno che uno si iscriva al registro per riceverle”.
Ecco, serve una legge, magari un’altra, tuttavia pare sia inutile. Perché? Perché la più parte di quelle chiamate maledette arrivano da recapiti che, se richiamati, risultano inesistenti. Il che significa che fin quanto Italia ed Ue non adotteranno i protocolli Stir/Shaken non ne usciremo.
Di cosa parliamo?
Soluzioni ed ostacoli

Sono procedure di rango nazionale o sovranazionale con cui si va a contrastare lo spoofing delle chiamate, le robocall e le chiamate indesiderate. Questo sistema consente ai gestori di servizi telefonici di verificare l’identità del chiamante.
Si può fare? Certo che sì, ma di mezzo c’è anche il web e l’accettazione dei cookies. Con al quale siamo noi stessi ad autorizzare la vendita a pacchetto dei nostri dati per fini commerciali.
Se ne può uscire? Magari sì, ma serve una politica ministeriale più aggressiva… e meno pubblicitaria solo sugli intenti.
Sani la sòla, please.
MELONI-PIANTEDOSI

Le solite mosse che ormai appartengono ad un format strano assai. Un format che sta a metà strada tra il furtivo ed il presuntuoso. Un ossimoro, a ben vedere, ma ormai molte azioni del Governo guidato da Giorgia Meloni e che ha in Matteo Piantedosi il braccio esecutivo sul tema sono così. Improntate ad una fetta, ad un efficientismo coatto che sa molto di sicumera.
Senza scomodare le grancasse delle opposizioni (che fanno il loro lavoro e non sempre benissimo) il dato è un altro. Quello per cui, sui migranti in Albania, Meloni non ci vuole stare proprio, ad aver torto. Anzi, ad averlo avuto già due volte ed in punto di Diritto.
La maledetta fretta

L’elemento che più colpisce infatti è questa fretta di dimostrare che l’esecutivo tiene fede ai suoi propositi, anche quando sono sotto cappello dubitativo forte. E che loro “tirano dritto” perché hanno ragione e la loro ragione sta tutta nell’investitura popolare. Che in pratica autorizzerebbe, secondo questo format, ogni governante a fare ciò che vuole e con la tempistica che meglio gli aggrada in logica consensuale. Non è così, ma Meloni e Piantedosi, pur sapendolo benissimo, “se ne fregano”.
Ecco perché nel fine settimana sono partite due operazioni di trasbordo di migranti a bordo del Cassiopea tutt’ora in corso. Si tratta di un pattugliatore della Marina Militare che rischia di finire nel novero del naviglio iconico dei media. Il pattugliatore è utilizzato per il terzo trasferimento di richiedenti asilo in Albania.
Cassiopea in mare
Giova ricordare che i primi due di ottobre e novembre 2024 con destinazione Shengjin e Gjader non andarono bene. E 20 migranti vennero liberati dalle decisioni dei giudici del tribunale di Roma “che bocciarono i trattenimenti”. Ora il Governo ci riprova con altri 11, egiziani e bengalesi, e lo fa senza aspettare il giudicato che ancora pende e “forte” della sentenza di rango massimo che però no, non ha dato del tutto ragione a palazzo Chigi.
Logica e buon senso avrebbero perciò voluto che si attendesse un quadro normativo più definito e magari definitivo, ma voi mettere l’effetto-spo? Il senso è, come ha spiegato Sky Tg 24, che “il Governo ha deciso di non aspettare il pronunciamento della Corte di giustizia europea sulla legittimità dei trattenimenti dei richiedenti asilo, riattivando il protocollo per i rimpatri firmato con l’Albania”.
Crescono gli arrivi
I dati sono consultabili: nei primi 24 giorni del 2025 “sono arrivate 1.742 persone, in aumento rispetto alle 1.298 dello stesso periodo del 2024”. Perciò il governo si sente pagellato ed ha deciso di darsi una botta di decisionismo.
Attenzione, non pende solo una sentenza Ue, perché il trattenimento disposto dal Questore dovrà però essere “convalidato dai giudici della Corte d’Appello, e non più dai magistrati della sezione immigrazione, come prevede la nuova norma voluta dall’esecutivo ed entrata in vigore lo scorso 11 gennaio”.
Cioè, da un lato il governo con una legge speed si prepara il terreno, dall’altro approfitta di quel terreno più fertile per schizzare in avanti. Ma così non è un governo: è una squadra di calcio.
Mi porto avanti