Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 5 marzo 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 5 marzo 2025

*

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 5 marzo 2025.

*

TOP

FABIO TAGLIAFERRI

Fabio Tagliaferri (Foto: Luigi Mistrulli © Imagoeconomica)

Due anni e mezzo di assoluta disciplina, allineati e coperti intorno al sindaco di Frosinone: più dei suoi fedelissimi, più degli eletti nella sua stessa lista civica, più ancora degli eletti nella civica del predecessore che ha ispirato la sua candidatura ed elezione. Il Gruppo consiliare dei Fratelli d’Italia a Frosinone è stato in questi mesi la vera Guardia Pretoriana del sindaco Riccardo Mastrangeli, civico solo di nome ma d’ispirazione leghista nei fatti.

A dettare quella linea della disciplina e del rigore è stato Fabio Tagliaferri, Coordinatore comunale del Partito fino alla sua partenza verso il ponte di comando della ALeS SpA partecipata dal Ministero della Cultura. E da quel momento regista occulto della strategia di Partito nel Comune capoluogo.

La disciplina è stata talmente ferrea che non ci sono stati enormi scossoni nemmeno quando l’elezione di Sergio Crescenzi in Consiglio provinciale non è avvenuta per l’assenza di un solo voto ed il chiaro mancato appoggio del sindaco con i suoi.

La musica è cambiata
Fabio Tagliaferri con il sindaco Riccardo Mastrangeli

Ora la musica è cambiata. E Fabio Tagliaferri è stato infinitamente più garbato di Donald Trump durante l’incontro con Zelensky nella Sala Ovale. Ma solo nei modi. Non nella sostanza. Al sindaco Riccardo Mastrangeli ha messo in chiaro che quella di FdI è solo lealtà politica, frutto di un patto tra i Partiti del centrodestra. Ma sul piano amministrativo questo non consente libertà fuori luogo nemmeno al sindaco.

Che per questo l’altra settimana ha ricevuto l’immediata messa in mora dal capogruppo FdI Franco Carfagna. Così i due assessori meloniani non si sono presentati in Giunta, accompagnando la defezione con l’avviso che altrettanto sarebbe potuto accadere in occasione del fondamentale Consiglio in cui esaminare il Bilancio. Colpa di uno sgarbo istituzionale: lo spostamento di 1,2 milioni ottenuti da Carfagna su un progetto diverso. (Leggi qui: Lo Stadio del nuoto fa saltare la luna di miele tra Mastrangeli e Fdi. Ed anche qui: Scontro Mastrangeli-FdI: adesso tutto può accadere).

Dopo avere allargato i ranghi accogliendo altri nomi nel Gruppo, adesso Fabio Tagliaferri si prepara ad altre due acquisizioni eccellenti, con l’arrivo il consigliere Cristian Alviani e l’assessore Valentina Sementilli. Entrambi sono in libera uscita dalla lista Ottaviani.

La caparra sulla candidatura
Fabio Tagliaferri (Foto © Stefano Strani)

Solo per ulteriore dimostrazione di garbo e lealtà Tagliaferri non ha proceduto d’ufficio ma sta aspettando il Consiglio Comunale. Ma è chiaro che la musica sia cambiata. E che FdI si prepari a rivendicare la scelta del candidato sindaco su Frosinone. Cioè una delle piazze in cui la Lega potrebbe essere costretta a smontare le tende in virtù del riassetto delle candidature Comunali all’interno del centrodestra, in base ai nuovi equilibri.

E Tagliaferri un paio di prove informali della fascia da sindaco le ha fatte. I fischi di ieri sera al Rione Giardino rischiano di tracciare un ulteriore solco tra il sindaco Mastrangeli e la città. Un solco che spiana ulteriormente la strada a FdI ed a Tagliaferri.

In pectore.

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni

Non è sempre vero che tutte le soluzioni politiche sono soluzioni pannicello. Come non è sempre vero che ogni stanziamento medio deve per forza di cose diventare delizia per chi lo vara e croce per chi deve opporsi. Il senso è che sono iniziative di ampio respiro che servono davvero, e che anche al netto della loro debolezza quantitativa aiutano. E non poco.

Nel caso dello stanziamento voluto dal Governo Meloni per fronteggiare il caro bollette ad esempio l’utilità è evidente. Si tratta di una somma non importantissima, a contare categorie di destinazione e di economia, ma è già qualcosa. Con quei 3 miliardi di euro Giorgia Meloni potrà stare politicamente un po’ più “al sicuro” ed in un periodo in cui soprattutto la politica estera è diventata grana immensa.

Solito format “solista”

Certo, alla premier si contesta il suo solito format, che ormai è quello del videomessaggio e non della conferenza stampa live, ma al momento la polpa sta tutta nei contenuti del Decreto approvato dal Consiglio dei ministri. Di cosa si tratta nel concreto?

Di “circa 1 miliardo 600 milioni di euro per le famiglie e di 1 miliardo 400 milioni per le imprese. Con questo intervento, le famiglie con un reddito Isee fino a 25mila euro, quindi la stragrande maggioranza, potranno contare nel prossimo trimestre su un sostegno di circa 200 euro se ne faranno richiesta”. In effetti stavolta il setaccio Isee è abbastanza ampio da consentire interventi di sollievo mirati.

E, come ha spiegato Meloni, si tratta di un “contributo – che salirà a oltre 500 euro per chi ha già i requisiti per il bonus sociale, quindi i nuclei con un Isee fino a 9.530 euro. Poi forse la vera buona notizia, a contare quanto sia diventata cavillosa e spesso arbitraria la procedura di specie. “Inoltre abbiamo prorogato di due anni l’obbligo per i vulnerabili di passare al mercato libero”.

Le precisazioni di Giorgetti
Giancarlo Giorgetti

Ad ogni modo la ripartizione è questa: “Tra 1,6 miliardi per le famiglie e 1,4 miliardi sul sistema imprese”. E dal canto suo Giancarlo Giorgetti non par vero di fare una volta tanto la parte di quello che i danè li scuce e non li chiede.

Il provvedimento ”si compone di due parti, una contingente, sulla situazione di eccezionale tensione dei prezzi dell’energia e quindi sulle bollette, e una di interventi strutturali, più di sistema’‘.

Tutto questo con Meloni che, almeno per adesso, passa ad un ulteriore incasso di credibilità mainstream.

Tampona, ma lo fa bene.

FLOP

RICCARDO MASTRANGELI

Riccardo Mastrangeli

Traditiones mortificari non debent: la saggezza degli antichi romani metteva in guradia. Il popolo ha sempre trovato nelle proprie tradizioni e nei momenti di svago collettivo un rifugio, una valvola di sfogo dalle difficoltà quotidiane. L’espressione latina Panem et circenses coniata dal poeta satirico Giovenale (ciociaro di Aquino), sottolinea come già nell’antica Roma la plebe cercasse nel pane e nei giochi circensi una forma di appagamento, spesso utilizzata dai governanti per ottenere consenso e placare le masse.

Un dettaglio che è sfuggito ieri sera al sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli. E che rischia di lasciare un solco ancora più profondo tra la sua amministrazione e la città. Perché le tradizioni non sono mere occasioni di intrattenimento: rappresentano l’identità culturale di una comunità, il legame con le proprie radici e la celebrazione di una storia condivisa. Il Carnevale di Frosinone ne è un esempio emblematico: una manifestazione che, attraverso la sfilata del fantoccio del generale Championnet e il suo rogo finale, rievoca eventi storici e rinsalda lo spirito comunitario. (Leggi qui: Il Generale che brucia tra le fiamme di carnevale).

Qualcuno da mettere al rogo
Il generale Championnet nel carnevale di Frosinone 2023 (Foto © Stefano Strani)

Quest’anno, per la prima volta, il tradizionale rogo del fantoccio in cartapesta che rappresenta il generale napoleonico burlato dai frusinati è stato annullato. Le autorità locali hanno motivato la decisione con la necessità di tutelare la qualità dell’aria e garantire la sicurezza pubblica, in linea con un’ordinanza comunale che vieta l’accensione di fuochi all’aperto. È stato proprio su questo punto che Riccardo Mastrangeli ha letteralmente rischiato la sollevazione popolare.

Lo ha raccontato con precisione di dettagli Roberta Di Pucchio su FrosinoneNews:

La folla era letteralmente insorta e, tra fischi e grida, ha tentato di portar via il fantoccio per darlo alle fiamme nonostante il divieto. Il parapiglia ha coinvolto numerosi presenti mentre organizzatori e amministratori locali, dal palco, cercavano di placare la platea. Tutto inutile.

Le parole del sindaco Mastrangeli che spiegava le ragioni della decisone sono state sopraffatte da fischi e contestazioni. Solo l’intervento delle Forze dell’ordine ha evitato il peggio.

Per questioni di ordine pubblico, dopo momenti concitati, è stato dato il via libera dal responsabile dell’Ordine Pubblico, il Commissario di Polizia Gianluca Di Trocchio, all’accensione del fantoccio, altrimenti sarebbe stato impossibile fermare una folla che era ormai inferocita. La situazione è stata così riportata alla calma evitando una vera e propria rivolta.”

Non si gioca con la storia
(Foto © Stefano Strani)

La reazione dei cittadini presenti non si è fatta attendere: delusi e contrariati, i “radecari” hanno deciso di spostare il fantoccio nel viale Roma, dove è stato comunque bruciato davanti a un centinaio di persone. Un gesto spontaneo che evidenzia quanto sia radicata l’importanza delle tradizioni nel tessuto sociale e come sia stato catastrofico non intercettare quel sentimento della piazza.

L’episodio solleva una riflessione più ampia. Sul delicato equilibrio tra la salvaguardia delle tradizioni e le esigenze contemporanee di tutela ambientale e sicurezza. Sull’effettivo legame tra il sindaco e la sua città. Sul modo in cui il capoluogo stia recependo la rivoluzione avviata nel nome dell’ambiente ad opera dell’amministrazione Mastrangeli.

Se da un lato è fondamentale adattarsi alle nuove sensibilità ecologiche e normative, dall’altro è cruciale preservare quei rituali che costituiscono l’anima di una comunità. Forse, la sfida sta nel trovare soluzioni innovative che permettano di conciliare entrambe le istanze, garantendo che il “pane e i giochi” del nostro tempo continuino a nutrire non solo il corpo, ma anche lo spirito delle nostre comunità. Altrimenti il rischio è che al rogo non ci finisca solo Championnet.

Sulla graticola.

IGINIO MASSARI

Iginio Massari (Foto via Imagoeconomica)

Ieri si è chiuso ufficialmente il Carnevale 2025 e, prima della Quaresima, andrebbero prese le misure ad una vicenda che tiene banco sul tema. Una faccenda che, come ormai accade da tempo in Italia, ha messo sul ring due concezioni della gastronomia. Da un lato c’è l’approccio pop e, se vogliamo, di buon senso, di chi ha avuto un sobbalzo nel sapere che le “chiacchiere” di Iginio Massari arrivano a costare anche 100 euro al chilo.

Dall’altro c’è il maestro pasticciere medesimo che, come tutti i generaloni del buon gusto di rango massimo, inorridisce al solo pensiero che qualcuno possa trovare cari 100 euro per un chilo di “frappe”.

Ora, sarebbe cosa buona e giusta se nessuna delle due parti scarrocciasse troppo verso la sua personale visione della faccenda. E magari sarebbe cosa ancor più buona e giusta se il primo a compiere questo sforzo fosse proprio il maestro Massari. Il preambolo è d’obbligo: nelle faccende di gusto e materie prima l’Italia detta le regole al mondo intero.

Vacche che brucano in spiaggia

E’ pur vero però che non si può continuare, nel nome di un parametro di qualità oggettivo ma iperbolizzato, che se uno vuole mangiare a quei livelli quelle somme deve sborsare. Un esempio per tutti: da una decina d’anni ormai anche da noi una bistecca di Rubia Gallega arriva a costare fino a 400 euro al chilo.

Questo perché la suddetta vacchetta galiziana bruca e rumina in riva al mare, e la sua carne prende sapore di salsedine con grasso giallissimo. Tutto bene, ma è comunque un prezzo esagerato. E ad ogni modo chi venisse chiamato in causa per lo stesso dovrebbe avere più tatto nel rispondere. Massari decisamente non lo ha fatto.

Ed ha spiegato che le sue chiacchiere “non sono care, sono costose. Caro si dice di un prodotto che non vale il prezzo che ha. Costoso si riferisce a qualcosa di eccellente che non tutti si possono permettere”.

La differenza tra idiota ed intelligente

Poi è andato giù di eugenetica in paragone, roba di rara ineleganza, invero. “È la stessa differenza che c’è tra una persona idiota e una intelligente: restano due esseri umani che, però, sono distanti anni luce”. Insomma, quei 100 euro al chilo delle sue “lattughe”. Sarebbero non solo giustificati, ma sacrosanti. “Ogni nostra chiacchiera pesa tra i 10 e i 15 grammi”.

Questo significa che “una porzione normale di 3 chiacchiere arriva a 40 grammi circa e costa 4 euro, mentre una porzione abbondante di 5 chiacchiere costa 6 euro. Poi l’upgrade di qualità, che è indubbio dato il calibro di Massari, ma esagerato comunque.

Foto © IchnusaPapers

Per farle “perfette, leggere, salutari ci vuole l’attenzione di sei persone: una che tira la pasta, tre che la modellano e due che cuociono le chiacchiere man mano che vengono realizzate. Le stendiamo a macchina fino a uno spessore di 2 millimetri, poi le tiriamo a mano per renderle ancora più sottili: se le posa sopra il quadrante di un orologio, leggerà l’ora.

Certo maestro, l’ora esatta in cui magari la finirete di usare qualità delle materie e qualità vostre per applicare prezzi eccessivi. Perché fino a 20 anni fa una bistecca anche solo un po’ “nera” era da buttare, oggi è “frollata 25 giorni”.

Poche chiacchiere.