Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 6 novembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 6 novembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 6 novembre 2024.

TOP

DAVID GRANIERI

David Granieri (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Ci sono molto modi per smentire una vulgata o quanto meno raddrizzare una rotta che in iperbole vulgata era diventata. Uno è quello di smentire e soprassedere, un altro, il migliore, è quello di dimostrare con i fatti che quella lettura era farlocca. O quanto meno troppo manichea per costituire un format politico.

E quello che ha fatto David Granieri di Coldiretti Lazio, che ha dimostrato come la potente associazione degli agricoltori non sia affatto appiattita su un Partito al quale ha dato molto credito in campo nazionale.

Amici di Lollo? Sì, ma non a servizio
Francesco Lollobrigida (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

La vicenda dei trattori e le sue esacerbazioni a partire da febbraio di quest’anno avevano quasi ceritificato un assioma: quello per cui Coldiretti ed il ministro Francesco Lollobrigida fossero come il burro e gli alici. E che l’associazione di categoria stesse spendendosi in una sorta di Terra di Mezzo tra rivendicazioni sindacali ed endorsement palesi.

Ecco, Granieri ha dimostrato il contrario e con la sua richiesta di queste ore ha dato all’assessorato competente in Regione Lazio una rotta, non una critica strumentale. Chi regge l’assessorato in questione e su cosa c’è una rotta perorata da Granieri? Giancarlo Righini è la prima riposta. E “finanziamenti straordinari” è la seconda.

Ci sono alcune questioni urgenti da affrontare e dei settori in forte sofferenza. Lo spiega Ansa Lazio. Così: “Dal calo di oltre il 50% delle nocciole, alle pecore sbranate dai lupi che stanno uccidendo migliaia di ovini e caprini, con perdite che arrivano fino a 250 mila capi”. E con gli allevatori “costretti a dormire in auto per sventare attacchi ai loro allevamenti allo stato brado”. E non è finita, in questo rosario amaro di comparto. No, perché c’è anche “il latte di bufala congelato che arriva dall’estero, utilizzato per realizzare le mozzarelle con il fusore”.

Tre crisi da risolvere: subito
Giancarlo Righini (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Insomma, c’era bisogno che qualcuno invcasse un intervento e Granieri lo ha fatto. Chiedendo all’assessore regionale all’Agricoltura Righini di aprire quanto prima “dei tavoli di crisi su questa questione”. E Granieri non è uno che si limita ad enunciare i problemi, lui se non vede polpa di risoluzione dissotterra il tomawak. “Siamo pronti alla mobilitazione. Continuiamo da mesi a sollecitare l’assessore competente affinché affronti le numerose problematiche che affliggono il mondo agricolo, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Cosa fare a quel punto?

Semplice: Granieri è salito di livello ed ha chiesto direttamentel’intervento del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. La situazione per i nostri agricoltori è drammatica, con cali della produzione che non arrivano a coprire neanche i costi. E questo accade per diverse filiere, dalle nocciole al latte di bufala, solo per citarne alcune. Fino alla fauna selvatica, che sta devastando i raccolti e aggredendo i capi ovini e caprini”.

Prima Righini, poi direttamente Rocca

La richiesta numero uno, quella di pertinenza a Righini, era del 24 settembre, poi i “casini” alla Pisana di ordine politico-partitico forse avevano fatto slittare quel fascicolo. E Granieri non ci è stato. La richiesta madre era di 15 milioni di euro da destinare agli allevatori e per la polverizzazione del latte congelato. Questo perché urge ormai uno stop al latte di bufala congelato, ma anche “alla cagliata estera e all’utilizzo improprio del fusore“.

Ed era partito anche un esposto alla sezione Repressione Frodi. Questo in combo con la richiesta “di un ulteriore Tavolo di crisi per il settore delle nocciole, con un calo registrato che supera il 50% in meno del raccolto“. E “con punte del 70% in alcune zone e lo stanziamento di 5 milioni di euro per un fondo mutualistico”.

In più, servono (o servivano) altri 5 milioni di euro “per realizzare un piano di ricostruzione del patrimonio ovicaprino”. Non c’è stata (ancora) risposta? E allora Granieri ha deciso di fare quello che nella mission di Coldiretti evidentemente era solo passato in zone umbratili ma non era scomparso: mostrare i denti ed affilare, ove servissero, le zanne.

Più dei lupi che hanno innescato parte del problema complessivo.

Golia dormi preoccupato.

SALVATORE TASSA

Salvatore Tassa

Geniale. Tradizionale e creativo nello stesso tempo. Mai banale. Salvatore Tassa è nella Bibbia dei ristoranti italiani anche per il 2025: il suo Colline Ciociare di Acuto conferma la Stella Michelin. L’annuncio c’è stato ieri a Modena dove è stata resa pubblica l’edizione numero 70 della Guida, indispensabile riferimento per gli amanti della buona tavola.

Salvatore Tassa è chef stellato ormai da 29 anni. Ma la vera stella che può vantare è un’altra: non insegue quel titolo per attirare nuovi clienti, non punta sul business enogastronomico. Perché Salvatore Tassa è innamorato della cucina ed è questo a fare di lui una stella. Le sue creazioni nascono soltanto dalla voglia di accostare in maniera creativa i sapori della tradizione creando nuovi piaceri per il palato: è stato il suo sogno da sempre. È arrivato dove sta, inseguendolo.

La stella confermata al Colline Ciociare di Acuto si unisce al riconoscimento ottenuto recentemente dalla trattoria , premiata con i Tre Gamberi nella Guida dei ristoranti d’Italia 2025 del Gambero Rosso che l’ha classificata come la migliore del Lazio. È la trattoria pensata da tassa e che sta fisicamente sotto il locale principale.

Un riconoscimento ai saporio ciociari ed alla loro genuinità, un riconoscimento al genio di un grandissimo cuciniere.

Buon appetito con gusto.

ENRICO BORGHI

Enrico Borghi

Non si parla d’altro. Da due settimane ormai non si parla d’altro che della decisione delle “oscure toghe capitoline”. Toghe nell’ordine: “rose”, “prezzolate dalla sinistra”, “meritevoli di approfondimenti” (secondo Carlo Nordio) e chi più ne ha più ne metta.

Come noto ormai anche ai boscimani del Kalahari (quei pochi che abbiamo fatto rimanere in piedi) i giudici di Roma non hanno convalidato i trattenimenti nei confronti di 12 migranti nel Cpr di Gjader in Albania. Ed in queste ore è arrivato un nuovo stop dal Tribunale di Catania. In base a quella decisione il gruppone originario era dovuto tornare tornare in Italia.

Inutile dire che il Governo Meloni non solo ha impugnato la decisione in punto di Diritto, ma ha fatto anche (più) fuoco e fiamme (del solito) contro una pletora di avversari-sicari-assassini delle prerogative dell’Esecutivo. Piccolo meme, ripreso da molti in queste ore proprio sui social in diverse salse lessicali.

Le reazioni dell’Esecutivo
Elly Schlein (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Si era a giugno e Giorgia Meloni “chiese ad Elly Schlein se ritenesse che lei (Meloni – ndr) fosse o meno democratica”. Poi chiosò: “Non scappi anche stavolta”. Il dato è un altro ed a clessidra capovolta. Meloni dovrebbe fare di nuovo quella domanda a Schlein ed aspettare una risposta scontata, a contare che pare non abbia inteso bene il rispetto delle istituzioni dello Stato di cui la magistratura è parte.

I tre livelli di analisi

Tutto si è giocato sul concetto di “Paese sicuro”, ed Enrico Borghi del Pd forse l’ha messa meglio di tutti. “C’è un primo livello di merito: esiste un ordinamento europeo che stabilisce quali sono i Paesi sicuri, non c’è una congiura della magistratura contro il governo. E lì si reata in attesa di una sentenza della Corte di Giustizia che però non arriverà prima di gennaio/febbraio 2025.

E ancora: “C’è poi un secondo livello che è tutto politico: il governo continua a individuare un nemico contro cui scaricare le proprie difficoltà ed i propri insuccessi, in una sindrome di assedio perenne”. Poi Borghi è andato a tris. “L’ultimo livello è istituzionale, e riguarda l’attacco violento del governo alla magistratura. Quando due poteri non collaborano ma anzi si scontrano, fanno solo un favore alla malavita organizzata.

Cioè quella “che si dice di voler combattere, ad iniziare da quella che lucra sull’immigrazione”.

Radiografo bravo.

FLOP

GIANCARLO RIGHINI

Giancarlo Righini (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Non bastavano gli agricoltori, non bastavano gli oppositori. L’assessore al Bilancio e Agricoltura della Regione Lazio finisce nel mirino anche di alcuni settori del Centrodestra. Che ufficialmente gli confermano la fiducia ma nei fatti sono già andati dal Governatore Francesco Rocca reclamando una maggiore lealtà istituzionale da parte di Giancarlo Righini. In cosa non sarebbe stato leale?

La questione sta tra le righe della riunione tenuta ieri dalla Commissione Trasparenza: quella creata ai tempi del ‘Caso Allumiere‘ per verificare sul piano politico la correttezza dei comportmenti di assessori e consiglieri regionali. Giancarlo Righini c’è finito per il caso della Delibera approvata all’insaputa degli altri assessori e nella quale si assegnano 400mila euro per la manutenzione di alcune strade a Monte San Giovanni Campano. Cioè il centro in cui è stata consigliera comunale una signora ritenuta a lui molto vicina. Che – guarda caso – ha anticipato di ben 48 ore su Facebook l’esistenza di quel provvedimento sconosciuto a tutti e concordato con nessuno. A che titolo? (Leggi qui: La profezia di Lorella Biordi incendia la Regione ed imbarazza FdI).

Delibera conosciuta
Francesco Rocca

«La delibera era conosciuta ai colleghi di giunta ed è stata approvata fuori sacco per consentire agli uffici di poterla trasmettere al ministero nei tempi stabiliti dalla legge» si è difeso l’assessore al bilancio.

Poi c’è stato il tema delle spese per le missioni istituzionali. Sospetti sollevati perché in più occasioni è stata notata la presenza della stessa signora che ha anticipato su Facebook la delibera. E che non ha ruoli in Regione. A che titolo era lì e chi ha pagato? «Quella delibera non era segreta e per le mie missioni non ho fatto spendere neppure un euro di denaro pubblico, pagandomi da solo pranzi e cene» ha detto Righini nel corso delle 4 ore di confronto in Commissione.

La lingua batte

Il Centrosinistra ha azzannato ai polpacci. Ma senza affondare i denti. Ha chiesto le dimissioni dell’assessore Righini ricordando poi che l’83% degli enti a cui sono andate le risorse regionali sono amministrati da giunte di centrodestra. Messaggio ricevuto: l’assessore al Bilancio si è detto disponibile ad un approfondimento per il riequilibrio.

Sotto attacco.