Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 8 gennaio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 8 gennaio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 8 gennaio 2025.

TOP

ROBERTO GUALTIERI

Roberto Gualtieri (Foto:Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Quinto Fabio Massimo “Cunctator”, cioè “temporeggiatore”, è stato una delle figure più iconiche della storia romana repubblicana. Dittatore nel periodo cruciale della seconda guerra punica, mandò Annibale dall’analista. Questo perché, con una tattica di temporeggiamento continuo, non cercava mai battaglia, spostava l’accampamento, accerchiava ma non “quagliava”. E, logorando logorando il duce punico, alla fine andò a meta.

Ora, fatte le dovute proporzioni, a Roma c’è un altro temporeggiatore, di nome Fabio anch’egli. E’ Fabio Rampelli, che nel 2013 doveva correre come sindaco di Roma ma dovette aspettare nuovi scenari e nel 2022 doveva correre per la Pisana ma dovette aspettare che Giorgia Meloni scegliesse Francesco Rocca.

Rampelli in corsa per il Campidoglio
Fabio Rampelli (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

E che per le prossime elezioni per il Capidoglio pare ci riproverà, scendendo in campo contro un Roberto Gualtieri che però a fine 2024 sarà pure entrato in modalità “umarèl” da cantiere, da quanti ne visita e immortala sui social, ma con una tenacia che gli va riconosciuta oggi, a 2025 appena iniziato.

In effetti la posizione di Gualtieri non era delle migliori, prima che Sua Santità aprisse la Porta Santa del Giubileo in corso. Era orbo dei fondi per la Metro C, ma ha risolto. Poi “wanted” dagli automobilisti romani che hanno dovuto fare gli slalom tra oltre 5000 cantieri tra pubblici e privati, la più parte dei quali chiusi e compiuti. E ancora: sembrava perso tra il bisogno di proclamare che per Natale ormai passato quei cantieri erano in chiusura e quello di asserire che i cantieri a Roma servono. Alla fine ha trovato la soluzione, tecnica e dialettica.

Accerchiato: dentro e fuori, ma pronto
Ignazio Marino (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

Gualtieri è stato accerchiato inside e fuori. Da “dentro” perché il Pd romano del suo mentore Claudio Mancini ancora oggi ribolle. E perché il suo ex compagno di Partito Ignazio Marino vorrebbe sabotargli il termovalorizzatore.

Da fuori perché potrebbe trovarsi in lizza e contro uno che ha fatto pace con la sua ex pupilla Giorgia. Che gira per discariche a biasimare incendi e degrado. E che ha tutti i numeri per essere un avversario scomodo già nella sola fase totemica ed ipotetica. Tuttavia questi fattori sembrano aver dato a Gualtieri una forza ed una determinazione che gli vanno riconosciute. E che lo hanno messo in campagna elettorale molto prima del dovuto.

Con il Giubileo 2025 che ormai è qui, Gualtieri è di fatto ancora in bilico tra prendersi le medaglie per essere il sindaco dell’evento e prendersi le critiche. Quelle per lo stesso motivo, posto che l’evento vada male, ma ha messo in conto la possibilità. E per ora ha vinto.

Giubileo croce e (o) delizia
Roberto Gualtieri (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Ed ha tirato dritto, proseguendo imperterrito e “senza sosta nella nostra opera di rigenerazione e riqualificazione di importanti spazi della città per troppi anni lasciati in malora e sottoutilizzati.

Con un format che per ora ha funzionato anche al netto di uno scenario troppo caotico e dispersivo per non indurre a pensare qualcosa potesse andare storto già da questi primi scampoli di 2025. Gualtieri lo sapeva benissimo e ci ha scommesso su, con gli anfibi sul terreno.

I’am ready, gente.

FRANCESCO GIORGI

(di Emiliano Papillo)

Francesco Giorgi (a sx) con il maestro Vincenzino Ludovici

Ci sono valori che attraversano il tempo. Ed anche se sconfitti dalla Storia mantengono immutato il peso della capacità che hanno avuto di mobilitare, aggregare ed unire intorno ad un ideale. È il caso dell’ideale rappresentanto da un simbolo ben preciso: la falce con il martello.

Il Comunismo inteso come ideologia è stato asfaltato dai tempi. Il benessere, la prosperita e la pace tra i popoli che doveva assicurare sono state delle legittime illusioni. Se qualcuno avesse dubbi è sufficiente guardare i camion militari carichi di lavatrici, tv a schermo piatto e Play Station saccheggiate dalle case degli ucraini; sono eloquenti le intercettazioni nelle quali le mogli chiedono ai mariti al fronte di riportare a casa la pelle e magari una lavatrice.

Enrico Berlinguer a Venezia nel 1980 (Foto: Gorup de Besanez)

Sia chiaro: il Capitalismo non è il migliore dei mondi possibili ma come ebbe a dire Enrico Berlinguer nel 1976 nella celebre intervista a Giampaolo PansaIo penso che, non appartenendo l’Italia al Patto di Varsavia, da questo punto di vista c’è l’assoluta certezza che possiamo procedere lungo la via italiana al socialismo senza alcun condizionamento. Questo non vuol dire che nel blocco occidentale non esistano problemi…”. Tradotto: Mi sento più sicuro sotto l’ombrello della Nato.

Ma quella falce e quel martello sono, al tempo stesso, il simbolo di decenni di lotte sociali, battaglie contro lo sfruttamento, impegno per garantire diritti ai lavoratori, alle donne, agli emarginati.

La battaglia di Giorgi
Il Ponte della Giovina con il simbolo inciso (Clicca per ingrandire)

È a quelle battaglie che fa riferimento Francesco Giorgi, già assessore provinciale di Frosinone e già vicesindaco di Ferentino per Rifondazione Comunista ai tempi del compianto sindaco Fabio Schioetroma. Anas sta per abbattere lo storico Ponte della Giovina realizzato nel 1952 ed ormai non più adatto ai tempi, non è sufficientemente sicuro e va ricostruito con criteri moderni.

Quella struttura venne realizzata “da maestri muratori locali che su di esso apposero la Falce e il Martello rimaste li’ per 73 anni” spiega ora Giorgi in una nota resa pubblica. “Ho fatto una istanza al Sindaco di Ferentino e all’Anas affinche’ quel simbolo non venga distrutto insieme al ponte ma venga salvato e ricollocato sul nuovo ponte. Una storia collettiva della nostra comunità non puo’ essere distrutta”.

A prescindere dall’ideologia, quel simbolo rappresenta un’epoca, rappresenta dei lavoratori, rappresenta un modo di stare insieme nel nome di un ideale. Ed è esattamente quello che Giorgi vuole salvaguardare. Evitando che il progresso cancelli quella poca memoria che il territorio ha di sé stesso.

Compagno Francesco.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini a Firenze

Il solito attizzatore di fuochi. Lo stesso che poi è stato più volte costretto dall’incedere della Storia – che non è controllabile né hegeliano – a retromarce clamorose, figure barbine. O alla gogna buffa dei post invecchiati male. Basterebbe questo per far capire a Matteo Salvini che in politica le cose vanno alimentate per parte propria ma con saggezza.

Anzi, sarebbe bastato, a contare che il vicepremier, segretario della Lega e ministro di un dicastero che pare non gli stia più bene è ricaduto nella sua vecchia tara. Quale? Quella di parlare a sproposito di cose che non gli toccano, o che gli toccherebbero solo dopo un chiaro imprinting istituzionale. Suo, della sua squadra di alleati al governo o di colei che il governo lo guida, Giorgia Meloni.

L’auspicio su Musk

E invece Salvini non ci ha pensato su due volte, e malgrado Palazzo Chigi sia al centro di una accesa polemica sul tema, ha elogiato Elon Musk. O meglio, la prospettiva che Musk e Meloni siglino (o abbiano già siglato) un accordo per l’utilizzo di SpaceX per la rete internet in Italia, considerandolo un’opportunità.

Il tema, come noto, è urticante. Meloni era volata a Mar a Lago da Donald Trump con il caso Sala in punta di agenda e parrebbe che se ne sia tornata con un preaccordo con il Ceo di Tesla. Questo senza aver avvisato alcuno. E Salvini, invece di capire che forse in quel preciso momento nel fare dichiarazioni official sui social avrebbe sia danneggiato Meloni che le ragioni protocollari della opposizioni, ha scritto.

Il Ceo Tesla “abbocca”

Ed ha fatto male a tutti e due. Solo Musk, che vive in un mondo gigante ed a sé, ha colto la palla al balzo. E fatto diventare il fuoco alimentato da Salvini un mezzo rogo. Scrivendo a sua volta sul suo X: “Sarà fantastico. Anche altri Paesi in Europa chiederanno di usufruirne”.

Insomma, i bei tempi di quando le diplomazie erano dei mondi “vecchi” ed il furor avventato dei nuovi sono finiti. Nel senso che un leader politico europeo dovrebbe biscottarsi ogni situazione, anche Usa-Maga, come un Pavesino, senza cadere nell’errore di sbagliare mossa.

Salvini invece, concentrato solo nel lavorare ai fianchi la sua alleata-avversaria ed offrire un’immagine terminale di sé che sia mainstream, di tutto questo se ne frega. E fa danni.

Attizzatoio.

ROBERTO GUALTIERI

I sampietrini di Piazza Pia

Non è mestiere del sindaco andare sui cantieri ad impastare calce e cemento. E nemmeno quello di fare le gare per scegliere i materiali da utilizzare. Ma come nel Calcio è l’allenatore a rappresentare la squadra che va male, nell’Amministrazione è il sindaco a rappresentare il Comune quando qualcosa non gira per il verso giusto. Come sta accadendo in queste ore a Roma.

Dove “A neanche due settimane dall’inaugurazione in pompa magna dei lavori eseguiti a Piazza Pia, Largo Giovanni XXIII e vie limitrofe, alla presenza del sindaco Gualtieri e della presidente del Consiglio dei Ministri Meloni, emergono i primi difetti dei lavori realizzati per il Giubileo. Basta farsi un giro per verificare che la posa dei sampietrini è tutt’altro che a regola d’arte”. A puntare il dito è Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista.

Con competenza mette in chiaro che “La posa dei sampietrini è una vera e propria arte che non si può improvvisare come sembra che sia stato fatto
nei lavori di questo Giubileo. Infatti, la posa dei sampietrini sul manto
stradale è un lavoro complesso che va fatto da ditte specializzate. In caso
contrario è preferibile adottare altre soluzioni
”.

Una delle linee Grestone In Ciociaria

Cosa è accaduto? In alcuni punti i sampietrini sono già saltati, come a latere
di Piazza Pia; si sono formate pozzanghere che indicano la presenza di numerosi avvallamenti e che la posa del selciato è avvenuta con ogni probabilità senza tener
conto delle pendenze e dei livelli. Problemi si riscontrano anche a Piazza Risorgimento, oggetto di un progetto di riqualificazione che ha riguardato anche il ripristino di una parte della pavimentazione, sempre tramite l’utilizzo dei sampietrini.

La cosa drammatica è che per evitare il problema sarebbe bastato utilizzare prodotti Made in Italy certificati. Esistono anche a Km0: li fabbricano in Ciociaria. A differenze delle pietre del sud est asiatico senza controlli (né sulla qualità né sullo sfruttamento della mano d’opera) non assorbono il calore e garantiscono in estate una temperatura più fresca. Per infoirmazioni, domandare a Cassino dove recentemente con i materiali ciociari ci hanno rifatto tutto il centro.

Chi risparmia, spreca.