Top e Flop, i protagonisti di sabato 10 maggio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 10 maggio 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 10 maggio 2025

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TOP

ALESSIA SAVO

Alessia Savo

C’è chi fa rumore e chi fa le cose. O se preferite il detto tradizionale: l’asse struje e la rota s’ lamenta. In Regione Lazio, sulla Sanità, Alessia Savo ha scelto la via delle cose rinunciando alla sua personale visibilità. E il risultato concreto sta nelle 26 pagine lette in Aula l’altro giorno da Francesco Rocca durante il Consiglio Regionale dedicato alla Sanità: un’agenda politica che parla più di quanto facciano i comunicati stampa. (Leggi qui: Regione, Consiglio straordinario sulla Sanità: il piano per la Asl di Frosinone).

Alessia Savo non si è limitata a presiedere la Commissione Sanità: ne ha fatto una centrale operativa, con una cadenza quasi militare. Da gennaio ad aprile, diciotto sedute. Audizioni, leggi, decreti. Mentre altri twittavano, lei portava a casa i presupposti per le riforme. E non riforme da vetrina: cose che cambiano la vita delle persone.

L’agenda fitta
Francesco Rocca e Alessia Savo in Aula

È di Savo la regia del primo Piano regionale sull’Autismo. È sua la proposta di legge sui Caregiver familiari, quelli che si caricano sulle spalle i malati che sono in casa ed il cui ruolo non viene neppure riconosciuto dallo Stato. È sua la spinta sul Progetto Tobia, per dare percorsi sanitari dedicati a chi ha disabilità cognitive: perché l’inclusione non è uno slogan, è un protocollo. È sua la proposta – già in discussione – per rendere obbligatoria l’installazione di telecamere nelle RSA: perché troppo spesso la violenza sui più fragili si consuma nel buio. E il buio va acceso, non raccontato.

C’è poi la legge sul Piano Sociale Regionale, in dirittura d’arrivo. C’è l’attenzione ai celiaci, troppo spesso ignorati. C’è il disegno di legge sui DSA – i Disturbi Specifici dell’Apprendimento – e quello sulla Procreazione Medicalmente Assistita, con la prima rete pubblica nel Lazio. Altro che fogli Excel e tagli lineari: quei provvedimenti possono piacere o non, si può avere un orientamento politico che li apprezza o prevede altre priorità. Ma è innegabile che qui ci sia politica. Con la P maiuscola.

Tutto in silenzio
Il palazzo della Regione

Il punto è proprio questo: Alessia Savo non ha cercato i riflettori. Ha preferito la sostanza. Ma forse – ed è il caso di dirlo – il silenzio, questa volta, non è la migliore delle scelte. Perché in un’epoca in cui tutto è narrazione, non raccontare quello che si fa equivale a fare in modo che non esista nella consapevolezza dei cittadini. E che passi un altro messaggio sulla Sanità: quello fatto ancora di attese, code, lungaggini, errori sanitari. In assenza di altro sono quelle le notizie che vanno in pagina. O peggio, che passi il messaggio che non si sta facendo nulla.

La relazione di Rocca non nasce da sola. Dentro quelle 26 pagine c’è la traccia di un lavoro paziente, capillare, metodico. Un lavoro che porta anche e soprattutto il nome di Alessia Savo.

Eppur si muove.

VINCENZO FORMISANO

Vincenzo Formisano

Mentre i grandi gruppi bancari chiudono filiali, tagliano personale e si rifugiano dietro chatbot e call center automatici, c’è una banca che va controcorrente. E non lo fa per nostalgia, ma per scelta. La Banca Popolare del Cassinate, con i suoi 70 anni di storia, dimostra che si può crescere restando umani, radicati e presenti. Anche fisicamente. Mentre ovunque si parla di “desertificazione bancaria”, in provincia di Frosinone la BPC continua ad aprire sportelli. Una rarità, un’anomalia. Ma soprattutto: una lezione.

Nelle prossime ore al Teatro Manzoni di Cassino – altro simbolo culturale che la banca ha contribuito a tenere vivo – si terrà l’annuale assemblea dei soci. Ma quest’anno l’incontro ha un sapore particolare: i soci (ben 2.010, record provinciale) celebreranno i 70 anni dell’istituto. Un traguardo importante, raggiunto con numeri solidi e una visione chiara: fare banca non significa solo far girare i numeri, ma anche creare valore dove le persone vivono, lavorano, crescono.

I numeri che parlano
Il logo della Banca Popolare del Cassinate al centro del tavolo del CdA (Foto A.S. Photo / Andrea Sellari)

I dati parlano da soli: 5,5 milioni di euro di dividendi distribuiti ai soci e un valore complessivo redistribuito sul territorio che supera i 32 milioni di euro. Un prodotto bancario di oltre 2 miliardi e un Cet1 Ratio al 20,38%, ben al di sopra dei requisiti minimi. Non è solo efficienza: è anche sostanza.

Non puntiamo solo al profitto, ma a un equilibrio tra risultati economici e ruolo sociale” ha dichiarato il presidente Vincenzo Formisano. È un modello, testato sul campo. Un modello che punta sul territorio, sulla fiducia, sulla relazione con le persone. Quella cosa che gli algoritmi, per quanto sofisticati, ancora non riescono a replicare. Perché dietro ai soldi ci sono le persone e per capirle devi guardarle negli occhi, non basta digitare su una tastiera.

Viva la prossimità
Vincenzo Formisano

In un’Italia dove il credito sembra sempre più distante, la Popolare del Cassinate sceglie invece la prossimità. Investe nella cultura, sostiene il teatro, mantiene viva la tradizione delle assemblee partecipate, lancia perfino un annullo filatelico per ricordare da dove si è partiti. Una banca che non si limita a erogare servizi, ma che costruisce comunità. Che non insegue le mode della finanza digitale, ma le sfida con il valore della presenza.

Non è solo una questione di numeri, ma di visione. Di coraggio, perfino. E forse il vero insegnamento che arriva da Cassino è proprio questo: che fare banca, nel 2025, può ancora voler dire prendersi cura di un territorio. E che il futuro può passare da una stretta di mano, non solo da uno swipe.

L’economia con il volto umano

CRISTOPHER FARONI

Cristopher Faroni

Sono due degli spunti lanciati nel corso della tavola rotonda “Partnership Pubblico-Privato: un approccio a 360 gradi per trasformare la Sanità” da Cristopher Faroni, Presidente del Gruppo INI, dal palco dell’Italy Healthcare Innovation Summit. L’evento che ha radunato oltre 30 relatori tra le più importanti realtà della sanità italiana, si è svolto a Milano ed è stata occasione di confronto sulla sanità del futuro, tra collaborazione pubblico-privato, medicina di prossimità e integrazione territoriale.

Senza di noi non c’è assistenza

Parlando di Sistema Sanitario Nazionale – esordisce Faroni – è doveroso ricordare che le strutture private accreditate sono parte integrante del servizio sanitario pubblico. Ed erogano prestazioni di alta qualità. Ancora oggi una parte dei rappresentanti parlamentari, con un pregiudizio puramente ideologico, invoca una sanità esclusivamente pubblica, senza gli operatori privati. Bisogna avere anche la trasparenza di dire con chiarezza che se così fosse il sistema collasserebbe in meno di un giorno. Senza considerare che nel pubblico oramai tanti servizi sono appaltati esternamente a privati”.

Il Presidente del Gruppo INI ha poi posto l’accento su un altro aspetto centrale, quello del supporto alle imprese private della sanità accreditata da parte del sistema bancario: “Faccio un appello agli istituti di credito – ha proseguito – perché abbiano più coraggio nel supportare le imprese della sanità, agevolando l’accesso al credito e agevolando anche il cittadino che vuole curarsi privatamente. Altrimenti rischiamo di lasciare un patrimonio di esperienza, storia e tecnologia nelle mani dei fondi speculativi e mi chiedo: con quali conseguenze per il cittadino?

La Sanità sfida le banche.

PASQUALE TRIDICO

Tridico
Pasquale Tridico Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

E’ stato oggetto di strali ormai memorabili come presidente dell’Inps di matrice politica pentastellata. E proprio per questo suo battage non è mai risultato particolarmente gradito all’intellighenzia della politica “tradizionale”. Eppure Pasquale Tridico, oggi capo-delegazione del M5S nel Parlamento Europeo, ha dimostrato di essere molti più delle sue presunte idee “primigenie”. Quali ad esempio?

Tanto per citarne una, forse la più cardinale di tutte, il principio di nominalità soggettiva che sta (stava) alla base della mistica del primo M5s, quello di Beppe Grillo, di Gianroberto Casaleggio e del Parlamento che andava aperto “come una scatoletta di tonno”.

Le idee che evolvono
Il Transatlantico di Montecitorio (Foto: Daniele Scudieri © Imagoeconomica)

Ecco, Tridico non solo ha dimostrato che certe idee possono evolvere, ma anche – e questo fa di lui ormai un politico navigato – che possono evolvere nel verso esatto in cui evolvono le leadership. Come nel caso della transizione Beppe Grillo – Luigi Di Maio – Giuseppe Conte.

E con queste parole. “L’abolizione del principio uno vale uno, uno dei dogmi del Movimento Cinque Stelle, decretata da Giuseppe Conte, che l’ha definita uno degli errori del passato, comporta che chiunque può fare “attività politica“.

Tutto bene dunque, ma Tridico va oltre, e finalmente fissa (ribadisce) un principio che dovrebbe essere sacro, ma che sovranismo e populismo avevano gradualmente cassato. Quello del “merito”. Non è solo questione di diritti dunque, ma di idoneità minima. Per fare il ministro o il sindaco occorrono delle competenze”: Tridico lo ha detto da Strasburgo ed a margine della plenaria.

Il ritorno del merito
Pasquale Tridico
Pasquale Tridico (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

E il dato per cui Tridico è uno che, come scrissero i media già in tempi non sospetti, è fautore di “una scrittura meno cespugliosa e introversa” viene confermato in toto anche da questa sua ultima esternazione.

Con la conferma che di persone competenti c’è bisogno a prescindere dalle loro “bandiere” o tessere. Soprattutto in Europa. E soprattutto per l’Italia. Questa Italia qua fatta per lo più solo da gargarismi illogici ed analfabetizzanti.

Ci voleva.

FLOP

ANDREA DI GIUSEPPE

Andrea Di Giuseppe

Il suo è stato un ragionamento impeccabile accompagnato da una iniziativa ineccepibile, ma come al solito e come tutti i sovranisti di logorrrea propagandistica sciolta lui ci ha messo un inutile e greve “carico da mille.

Precisiamolo: quella condotta nel tempo da Andrea Di Giuseppe è stata una battaglia buona, motivo in più per rammaricarsi del fatto che lui l’abbia fata diventare “buonina” con il solito sermoncino contro gli avversari politici. Ci sono cose che vanno semplicemente fatte e nelle quali abita (o dovrebbe abitare) l’eleganza innata di chi a senza sottolineare cosa non hanno fatto gli altri.

Propaganda estera

Tuttavia Di Giuseppe è un deputato di Fratelli d’Italia eletto all’estero. E come tutti i “Fratellipiuttosto che rinunciare alla sua sterile libbra di carne si farebbe tagliare un piede. Sbagliando, perché nel suo caso l’iniziativa in sé era e resta sufficientemente meritoria da non necessitare di alcuna coda polemica. Ma c’è qualcuno oggi che sia in grado davvero di spiegare ad un sovranista che la grancassa belluina è roba inutile? Se c’è si faccia vivo perché tratterebbe di elefante bianco.

Il tema è questo e lo ha trattato il diretto interessato: “È stato approvato l’emendamento governativo per consentire il riacquisto della cittadinanza italiana ai connazionali che l’avevano persa prima del 1992. Finalmente si pone rimedio a uno dei torti più profondi subiti dagli italiani all’estero, che da oltre trent’anni attendono di poter riavere il proprio passaporto“.

Poi la mistica da conducator, che tutto sommato è roba di venia: “Fin dalla campagna elettorale ho lottato per questo risultato, raccogliendo centinaia di lettere commoventi di connazionali che desideravano poter morire italiani”.

L’attacco inutile

Poteva finire qui ma Di Giuseppe ha incalzato. Così: “Molti politici hanno utilizzato per decenni questo tema solo per scopi elettorali senza ottenere nulla, e oggi tentano di salire sul carro dei vincitori. Si vergognino di questo sciacallaggio. Il governo Meloni ha dimostrato subito grande sensibilità, sostenendo fin dall’inizio la mia proposta di legge, presentata nel dicembre 2022

Ma c’è qualcuno al mondo, specie dalle parti di Via della Scrofa, che sia capace di fare una cosa utile senza sottolineare quanto lo sia stata a discapito della presunta inutilità degli avversari?

Inutilmente pignolo.