Top e Flop, i protagonisti di sabato 14 settembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 14 settembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 14 settembre 2024.

TOP

MARINA BERLUSCONI

Marina Berlusconi (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Raffinatissima e felpata, sullo stile dell’eminenza azzurrina che fu l’ombra di suo padre ed oggi sussurra anche alle sue orecchie, quando richiesto. Marina Berlusconi è tutto fuorché una sprovveduta: non a caso papà Silvio la individuò come la più talentuosa, nel quintetto dei discendenti, per tenere la barra del Partito che aveva fondato. Semmai occorressero conferme le ha fornite una nota affidata alle agenzie di stampa ieri pomeriggio dall’azienda di famiglia.

Rivela il suo incontro con il sempre potentissimo Mario Draghi: l’uomo che ha detto alla finanza mondiale di possedere un bazooka e di avere il dito sul grilletto pronto a difendere l’Euro “whatever it takes”, il banchiere incaricato da Ursula von der Layen di dirle dove accidenti sta andando a parare l’Europa e che le risponde nella sostanza “Verso il baratro se non fa un doppio piano Marshall”. L’uomo dallo spessore mondiale tale che la politica italiana l’ha messo alla porta appena ha potuto altrimenti nessuno di loro avrebbe contato più d’un fico secco.

Mario Draghi

Non è l’incontro in se ad essere importante. È il comunicato. La felpata, curiale, assassina delicatezza di Marina Berlusconi sta lì: s’è vista con Mario Draghi ed entrambi hanno voluto che si sapesse. Mandando, ognuno, un messaggio al proprio mondo.

Mario Draghi ha fatto sapere che lui ha ancora l’Italia nel cuore e finché lui c’è si togliessero dalla testa l’idea di spolpare il suo Paese; perché a lui non serve un bazooka per fare danni ma gli bastano due miccette. Marina Berlusconi ha fatto sapere a Giorgia Meloni che la sua idea di egemonia a destra, facendo evaporare Forza Italia e fagocitandola, non ha spazio nemmeno sui giornaletti di fantapolitica. La mossa di extratassare le banche colpendo una parte degli asset di famiglia è stata considerata un’azione ostile. E Forza Italia sta agendo di conseguenza. Non a chiacchiere.

Nemmeno Giorgia Meloni è una sprovveduta. E sa benissimo che lo sciopero bianco degli assessori regionali di Forza Italia che non stanno facendo riunire la Giunta nel Lazio è solo un assaggio. Di un lungo menù. Che arriva anche in periferia. Addirittura nella dimenticata Frosinone dove gli azzurri sono passati all’appoggio esterno (in realtà all’opposizione) della giunta comunale di Centrodestra. Ora l’incontro con Mario Draghi è una raccomandata Senza Ricevuta di Ritorno. Da non sottovalutare.

L’erede di Silvio.

FRANCESCO BORGOMEO

Francesco Borgomeo

Dopo che aveva parlato l’avevano preso per matto: i politici avevano tenuto lo sguardo nel vuoto fingendo di non avere capito e pure molti dei suoi colleghi industriali avevano cominciato a guardare le nuvole e fischiettare come a far capire di non conoscerlo. Francesco Borgomeo aveva parlato tre anni ed una settimana fa: era il 5 settembre 2021. La stangata mondiale sul gas non era ancora arrivata a piegare il sistema industriale nazionale, il covid non aveva ancora messo a nudo tutti gli effetti sulla catena della produzione. Ma quel giorno il presidente degli industriali di Cassino disse una cosa dirompente.

Disse che se l’Italia voleva mettere in sicurezza il suo sistema industriale a partire dal comparto Automotive doveva dotarsi dei termovalorizzatori che al Paese mancano; doveva metterli più vicini possibile alle fabbriche per garantire l’approvvigionamento energetico ai macchinari; meglio sarebbe stato piazzarne subito uno dentro a tutti gli stabilimenti Stellantis. (Leggi qui: Stellantis, la spallata di Borgomeo ed il silenzio di una politica paurosa).

Le reazioni sono state quelle di cui sopra. La politica lo ha preso per un matto catastrofista, la categoria lo ha lasciato andare avanti ma non ha fatto quadrato.

Il sorpasso della Basilicata
Un impianto di biometano

La risposta è arrivata a 3 anni ed una settimana di distanza. La Regione Basilicata ha adottato due atti urgenti con i quali renderà possibile subito un impianto a biogas con cui produrre l’energia necessaria al funzionamento dello stabilimento di Melfi. Quell’impianto abbatterà i costi dell’energia. Che è uno dei due punti chiave indicati dal Ceo Stellantis Carlos Tavares quando mise piede la prima volta a Piedimonte San Germano. (Leggi qui: Melfi mette in sicurezza Stellantis, Cassino no).

Ma in Basilicata hanno messo le cose in chiaro: nessun favore a Stellantis, semmai lo stanno facendo al territorio di Melfi ed ai suoi lavoratori. Perché con la garanzia dell’energia a disposizione quello stabilimento diventa un piatto prelibato sul quale chiunque sarà pronto ad investire nel momento in cui l’Automotive dovesse decidere di emigrare definitivamente dalla regione.

E Piedimonte San Germano? Ed il Lazio? In tre anni nemmeno siamo stati buoni ad individuare dove mettere i rifiuti di Frosinone. E per fare il termovalorizzatore a Roma, facendola diventare al pari delle altre Capitali europee, c’è voluta una mezza rivoluzione.

Prediche nel deserto.

FLOP

ANTONIO SUETTA

Antonio Suetta

Il vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta non è nuovo a prese di posizione intransigenti su temi che invece oggi più che mai meriterebbero maggior empatia e spirito critico. Tuttavia anche al netto di certe sue esternazioni molto ortodosse mai come in quest’ultima occasione l’alto prelato aveva proposto una visione così polarizzata. Su cosa? Su Islam e lotta ai nuovi “dogmi” prog e libertari. Non è difficile intuire come il vescovo non sia esattamente un sodale di Papa Bergoglio e di Matteo Zuppi, presidente Cei e di fatto “superiore” di Suetta.

Tuttavia a inusitata “libertà di parola” di Suetta crea un paradosso. Quello per cui un vescovo conservatore può parlare proprio in virtù delle cose che critica. E per la quale, a parti invertire, probabilmente sarebbe stato rudemente richiamato al dovere di rotta ecumenica.

La “criminalizzazione del dissenso”
Monsignor Zuppi

Ha detto Suetta: “Vediamo bene, ad essere schietti ed onesti, come oggi sia pervasiva una criminalizzazione del dissenso. Si registra a tutti i livelli della compagine sociale un’azione repressiva tendente a criminalizzare chiunque si opponga a determinati nuovi ‘dogmi’. Quali sono i “dogmi” che Suetta addita truce? “Immigrazione indiscriminata, aborto come ‘diritto fondamentale’, utero in affitto, ‘transizione di genere’, catastrofismo climatico e altre situazioni similari”.

E ancora: “Un siffatto tipo di censura qualifica la prospettiva socioculturale, che va sotto il nome di progressismo, parola ‘magica’, dinanzi alla quale non si ammettono reticenze e ritardi. Il clou delle sue esternazioni è stato comunque l’Islam. “Non possiamo però, d’altra parte, omettere salutari riflessioni sulle cause che hanno provocato il declino di questo o quel contesto”.

Il declino dell’Africa
Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

“Per l’Africa del tempo ha influito la decadenza della civiltà romana prima e l’avanzata islamica poi. Come non riconoscere anche oggi una profonda e grave decadenza di civiltà insieme all’avanzare di varie perniciose dottrine, penso all’espansione del mondo islamico con tutte le conseguenze religiose, politiche e socio-economiche, che sono sotto i nostri occhi”. Suetta dimentica che ogni declino a tropici diversi dai nostri ha un padre primevo: il colonialismo europeo e la desolazione in cui ha lasciato terre poi “concimate” dal socialismo prima, e poi dall’integralismo.

La stoccata finale è stata indirizzata al “neopaganesimo”. Quello per cui secondo Suetta si punta a “spacciate come progresso e propagandate come emancipazione e libertà. Basta guardare alla sceneggiata predisposta per l’apertura dei giochi olimpici”.

Muro, non certo ponte.