Top e Flop, i protagonisti di sabato 17 agosto 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 17 agosto 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 17 agosto 2024

TOP

FRANCESCO STORACE

Francesco Storace

Francesco Storace è uno che sa vedere le cose per come sono e non per come vorremmo che fossero. Per chi avesse presunzioni di lucidità è un dono. Per chi incasella l’ex governatore della Regione Lazio nella solita collocazione polarizzata della destra salace pro domo sua è un demerito di bottega. La verità è che Storace, pur non derogando mai da quello in cui crede, non ha mai fatto sconti a nessuno, nelle sue analisi-previsioni.

E la verità-bis è che certe previsioni sono talmente ovvie che se poi le metti sotto ombrello di un intelletto tutt’altro che scontato come quello di Storace alla fine, quando diventano cose fattuali e non vaticini da Tiresia, semplicemente accadono.

Come nel caso di un Forza Italia che da tempo ormai si sta strategicamente “strusciando” all’ala morbida e catto-margheritiana dell’universo Dem. E nel nome di un centrismo sornione che in Italia non morirà mai.

Azzurri a sinistra?
Antonio Tajani

Adesso che lo step post ferragostano trascorso segna il ritorno alla politica attiva le parole del giornalista già esponente di AN risuonano forti. Non come quelle di Cassandra, ma come quelle di uno che tra le righe ci legge benissimo.

“A settembre parte la carovana largo-azzurra. Il campo largo si tingerà d’azzurro dopo l’estate. Forza Italia non regge più nella maggioranza. E’ un fatto, e i malumori recenti sul Dl giustizia-carceri redatto da Carlo Nordio e firmato da Sergio Mattarella lo dimostrano. Idem dicasi per il ring due: lo ius soli. “Il decreto carceri ha scardinato gli umori interni, la famiglia preme e il governo rischierà. Ora negano, ma la manovra sta iniziando”.

C’è un richiamo storico che, per Storace che è giornalista, è sponda insopprimibile: lo scorso 29 luglio Forza Italia e il Partito Radicale hanno presentato un progetto chiamato ‘Estate in carcere’. Si è trattato di una serie di visite nelle carceri italiane, di incontri con gli agenti della polizia penitenziaria, iniziative per valorizzare le attività culturali in favore del reinserimento sociale dei detenuti e ribadire il valore rieducativo della pena.

Carceri, radicali e divergenze
Carlo Nordio (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Cosa significa? Che le discussioni interne alla maggioranza sono molto più vicine alla modalità “fibrillazione” che a quella “dialettica fisiologica”. Ma che soprattutto con un Antonio Tajani “ursuliano” e potenziato come leader piacione del ceto medio Giorgia Meloni comincia a conviverci malaccio. Solo che Meloni ha bisogno di Tajani, e Tajani ha bisogno di sparring che non siano rigidi come Meloni.

Soprattutto ha bisogno di una squadra centro-mancina con cui sostanziare una scalata a Palazzo Chigi. Un’opa trasversale che escluda una volte per tutte le fronde molosse di Fratelli d’Italia e la Lega salviviana, che è moribonda ma non muore mai. Storace lo sa forse più di tutti, o forse è tra i pochi che, pur sapendolo come tanti, ha il coraggio di dirlo.

Poco vaticinio, tanta analisi.

ANTONIO TAJANI

Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica

Che il suo sia stato e continui ad essere il gradimento più stabile in ogni score statistico sulla politica italiana non è più neanche una novità. Ma che Antonio Tajani stia addirittura crescendo nel sentiment social oltre che nella pancia di un Paese stanco di urlatori merita qualche considerazione post ferragostana in più.

La merita proprio perché, con la Giornata Vacanziera per Eccellenza ormai alle spalle, ciò che Tajani rappresenta oggi sarà cardine di ciò che Tajani rappresenterà nei prossimi mesi. Cioè quando politica e dinamiche di governo torneranno a “fare sul serio” dopo la pausa estiva. E torneranno a farlo su temi serissimi.

I dati ed i sondaggi dicono che l’uomo che ha rimesso il centro moderato al centro dei desiderata di molti italiani è uomo di quota altissima, nel gradimento dei cittadini. E’ proprio Antonio Tajani infatti – che si gode qualche giorni di vacanza nella “sua” Fiuggi – il ministro più apprezzato dagli italiani sui social. Anche come titolare della Farnesina dunque il vicepremier e numero uno di Forza Italia “spacca”.

Cosa dicono i sondaggi

Tajani registra infatti un “sentiment positivo del 55,90%. Nella top five dei ministri del governo Meloni troviamo, subito dietro il segretario di Fi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Che invece ha il 55,11%, poi “il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi con il 54,76%, il responsabile dell’Ambiente Gilberto Pichetto con il 54,2% e Adolfo Urso, a capo delle Imprese e del Made in Italy, con il 52,66%”.

Il sondaggio di VisFaktor per AdnKronos parla chiaro. Quella sua pacata flemma con cui ogni situazione di imbarazzo, ogni nodo o snodo cruciale ed ogni soluzione vengono messe a registro come risolvibili piacciono tanto. Come pure piace la linea generale di un Forza Italia che Tajani è riuscito a non far appiattire sui soli peana ridondanti in doppler per la scomparsa di un leader fondatore di carisma assoluto quale fu Silvio Berlusconi.

Il numero due dell’esecutivo e numero uno azzurro è di fatto considerato un leader naturale, anche se dei leader lui ha i tratti morbidi e poco comizianti dei suoi omologhi di governo in quota Fratelli d’Italia e Lega. Antonio Tajani piace come piacerebbe uno “’mbare” che ha letto più libri e percorso più strade, e che sa sempre (o quasi) come ricondurre i suoi a pochi ma essenziali valori.

Non li urla e perciò li fa diventare più autorevolmente cardinali. Non li esaspera e li fa diventare più raggiungibili. E non li ripete in loop, il che li fa diventare più concreti e meno rispondenti a logiche di spot.

‘Ndonio che acchiappa.

FLOP

GIUSEPPE DEL DEO

Giuseppe Del Deo

Poteva diventare ancor più di quel che già era, ma pare che sulle sua spalle si sia poggiato il peso di una vicenda ancora poco chiara. E molto imbarazzante perché a suo tempo venne (malignamente) interpretata come una sorta di “rivalsa cautelare” di una ex compagna potente nei confronti del suo non più compagno decaduto per “pavonismo piacione”.

Vicenda che rimanda ai giorni concitati ed imbarazzanti del dopo separazione tra Giorgia Meloni ed Andrea Giambruno. Non è il caso di rimettere a memento cause, trama ed effetti di quella poco elegante vicenda che vide la premier lasciare il suo compagno.

E’ invece il caso cercare di capire, dopo il suo primo briefing ufficiale, perché Giuseppe Del Deo sia rimasto un numero due. E lo sia rimasto in uno spot che molti considerano blandamente dequalificante per un uomo che ha skill altissime. Su cosa? Sui servizi, ovviamente.

Il valzer delle “barbe finte”
Elisabetta belloni con l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Del Deo, che è un ex ufficiale dell’Esercito, è stato scelto come numero due del Dis, cioè del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza. Attenzione, si tratta di uno slot cruciale, ma sottintende una preparazione più organizzativa che da “prima linea”. Cosa è successo per mettere un runner delle “barbe finte” come Del Deo dietro una scrivania, sia pur scrivania di prestigio e quasi vertice?

L’ex ufficiale ha preso il posto di Bruno Valensise, chiamato in primavera a guidare l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi). Ed i vicedirettori a Piazza Dante adesso sono ognuno al suo posto, con un Dis “guidato dal 2021 dall’ambasciatrice Elisabetta Belloni (che è anche sherpa G7/G20 della presidente del Consiglio Giorgia Meloni)”.

Ci sono ipotesi. Il Domani tira in ballo “l’affaire dei due uomini che nella notte dello scorso 30 novembre erano stati beccati a trafficare intorno all’auto dell’ex compagno della Meloni, Andrea Giambruno. E secondo quell’organo di stampa la nomina “minimal” di Del Deo e quell’episodio ancora non molto chiaro che sorprese ed indignò perfino Meloni ha avuto il suo peso nelle nomine.

“Il nuovo incarico di Del Deo è quello che sorprende di più. Proprio perché è passato da un ruolo operativo di vertice (quale avrebbe dovuto essere il numero uno dell’Agenzia di sicurezza interna) a uno di coordinamento nel giro di pochi mesi”. Due “puzze” in chiosa: di promuoveatur ut amoveatur e poi di…

Bruciato.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini

La croce grossa di Matteo Salvini non è solo quel che Salvini è ed ha fatto alla mistica primeva del Carroccio. No, oggi la croce grossa di Salvini ha una greca e minacciava di squadernare le pudenda a dimostrare che lui ha una precisa identità sessuale. Il senso è che se c’era una persona in grado di andare in upgrade rispetto alle famigerate uscire sopra le righe del Capitano quello è il Generale, generale Roberto Vannacci.

Che da un po’ di giorni si sta facendo un team tutto suo dopo aver usato la Lega e gli elettori leghisti come Nos per scattare in avanti. Ora, fin quando Vannacci appariva come la punta della lancia di un partito che ha solo la punta ed un’asta spezzata tutto bene.

In quel caso il generale rappresentava una polizza di sopravvivenza per un partito che, nella forma tal quale, è destinato al massacro. Ma oggi che Vannacci vuole fare come i Ciricahua con gli Apache e si è fatto Geronimo pro domo sua i guai ci sono e come. Solo che Salvini preferisce fare l’orbo scettico invece che il sakeem preoccupato.

La deadline di Pontida, il 6 ottobre
Roberto Vannacci (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

E continua a spiegare che è solo la stampa nemica che impalca certi miti cretini. “Ogni volta che escono articoli surreali su Vannacci, ci messaggiamo. Non sta fondando nessun partito”. La dead line è quella di Pontida 2024, tra poco più di due settimane.

“Il 6 ottobre sarà sul palco di Pontida. Penso che con la sua identità e le sue idee possa essere parte di una squadra che ha l’ambizione di cambiare in meglio questa Italia e questa Europa. Insomma, il segretario leghista la butta in caciare e vorrebbe far intendere che, se Vannacci sarà a Pontida, quello sarà il dato certificato per cui Vannacci non diventerà frondista nei confronti della sua personale Cape Canaveral. Non è così, ma Salvini insiste, toccando anche il tema delle fibrillazioni in maggioranza.

Anche lì basta citare il fatto che lui si telefoni con Giorgia Meloni per camomillare, a suo avviso, tutto. Ma è un intento infantile: “E’ una sorta di cinema auto-prodotto, e lo dico da giornalista, dove in mancanza di notizie si inventano notizie per poi avere una smentita e dire ‘è stata smentita la non-notizia'”.

Probabilmente il Capitano ignora che esiste anche il cinema realista. Oppure lo sa benissimo ma preferisce elogiare quello fantasy. Ancora per poco.

Volutamente miope.