
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 22 febbraio 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 22 febbraio 2025.
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CARLO NORDIO

La “hit dei problemi” non è necessariamente un modo per indicare oltre ogni ragionevole dubbio che un politico sia “scarso”. E, non dimentichiamolo mai, in questa sede nessuno è qualificato se non entro certi limiti palesi, a definire “scarso” chicchessia. Troppo tardi e troppe poche volte dimentichiamo che la politica attiva e di rango, anche questa miserella dell’ultimo quarto di secolo, è forse una cosa abbastanza complicata da cassare ogni nostre velleità di censura.
No, la “hit dei problemi” è la serena ed empirica constatazione della difficoltà di un politico di prendere la strada giusta. Con un particolare aggiunto però: che non è mai quella afferente una certa parte di pensiero, ma quella coerente di un pensiero proprio, ma ben espresso e meglio applicato.
Carlo Nordio purtroppo da questo punto di vista rischia di essere una delle (non rare) eccezioni a questa regola aurea. E non perché sia un “pessimo” ministro della Giustizia, ma perché è un pessimo amministratore della sua credibilità.
Nessun guaio, solo grane

Riflettiamo solo qualche rigo: di solito e tradizionalmente in Italia le mozioni di sfiducia vengono proposte dalle opposizioni parlamentari per una (quasi) singola categoria di ministranti “avversi”.
Quelli che finiscono per incappare o cacciarsi in guai con la legge. Che risultano quindi indagati, se non imputati, e danno l’impressione nettissima di essere in violazione del loro mandato istituzionale. Nordio no, lui è uno tra i pochi ministri della Repubblica che si è beccato una mozione di sfiducia per la sua condotta politica, non per quella presuntivamente in spregio delle Norme. Ed è un fatto “serio ma non grave”.
Non perché i torti di Nordio siano palesi (anche se sul caso Almasri) un po’ lo appaiono, ma perché le sue ragioni sono diventate inconsistenti grazie a lui medesimo. Il dato è noto e lo riassume AdnKronos: “Dopo le polemiche sul caso Almasri – il generale libico ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, prima sottoposto a fermo in Italia, poi liberato e rimpatriato da parte delle autorità italiane – c’è una mozione di sfiducia per Carlo Nordio“.
La mozione di sfiducia

E’ stata presentata dalle opposizioni approderà in aula martedì 25 febbraio alla Camera. La Conferenza dei Capigruppo lo ha reso noto e il dato è che le opposizioni stanno “spingendo” in punto politico per terremotare l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Ma il dato politico 2 è che ci sono esponenti di quell’esecutivo che hanno davvero offerto il fianco, torto o ragione che abbiamo. Ecco, in quella lì, di “hit” Nordio è il primo.
C’è un dato tecnico: “A quanto si apprende, né al ministro della Giustizia né all’ufficio di Gabinetto del ministro risulta al momento un ordine di esibizione di atti sul caso da parte del Tribunale del ministri”.
Meloni non viene? Paghi te

E c’è anche un dato politico più sottile: Meloni non è venuta in Aula a riferire? Bene, allora il fuoco di mitraglia se lo prendono i suoi. “Alla richiesta ormai a cadenza quotidiana a Giorgia Meloni di riferire in Aula, si è aggiunta anche la mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio dopo l’informativa in Parlamento sul rilascio del ricercato libico“.
Chi ha firmato quella mozione? Tuttitutti, mica scemi: “Da Pd a M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, Più Europa e Italia Viva. Solo Azione si smarca”.
E Nordio? Sta a età strada tra parafulmine e Tafazzi, ed il rumore dei colpi (dove questo è intuibile) si sente fortissimo. Ma ha una “conchiglia” grossa e lo ha fatto vedere.
Bastonato ma mezzo illeso.
BACCARINI – DEL VECCHIO – BORGOMEO

Un passo alla volta. Senza fretta e senza clamori. Che poi è il modo di muoversi quando si vuole raggiungere una posizione solida. Fiuggi ha lasciato definitivamente il suo abito da cenerentola della Ciociaria, si è tolta dalla posizione di nobile decaduta in un abisso che pareva senza fine. Da meta irrinunciabile per la borghesia europea della Belle Epoque a condominio sociale per pensionati in cerca di una serenità urologica, fino all’ultimo scalino: con i suoi alberghi convertiti in ostelli per migranti in attesa di asilo. Tutto questo appartiene al passato.
Svolta glam

Il nuovo abito di Fiuggi si è cominciato a vedere un pezzo alla volta. Con la scelta di farle ospitare una parte del G7 Esteri tenuto nei mesi scorsi. Lì ha potuto sfoggiare il suo nuovo Palacongressi ed il Teatro Comunale interamente ristrutturato. A distanza di qualche settimana ha varato il nuovo Centro Benessere comunale per dotare la città di una Spa a disposizione di tutti quegli alberghi che non ne hanno una da poter offrire ai propri clienti. La piscina olimpionica rinascerà attraverso un affidamento decennale formalizzato nelle ore scorse che garantisce anche la piscina pubblica. Il Campo da Golf e gli impianti di Capo i Prati sono in mani esperte che stanno sviluppando il loro rilancio.
E l’Acqua di Fiuggi? E le Terme per le quali la città è famosa nel mondo? Per capire cosa stanno facendo Leonardo Maria Del Vecchio ed il suo socio Francesco Borgomeo è sufficiente dare un’occhiata ad una lista. Quella con gli inviti ad un piccolo gala che si terrà a Milano a fine mese: per annunciare il nuovo corso della oligominerale che curò i calcoli a Michelangelo Buonarroti, al punto che la volle anche per cucinargli i piatti.

A celebrare la svolta glamour dell’Acqua di Fiuggi verranno Leonardo Di Caprio, Johnny Depp e Justin Timberlake. Saranno loro a catapultare la Fiuggi in una dimensione che è quella dei simboli dell’italianità e del lusso. È solo uno dei tanti passi che in queste settimane, silenziosamente sono stati compiuti. Tanto per fare un esempio: Acqua Fiuggi si è unita alla Camera Nazionale della Moda Italiana come partner ufficiale della Milano Fashion Week® Women’s Collection, in programma dal 25 febbraio al 03 marzo 2025. Non solo. Nei giorni scorsi una versione speciale brandizzata delle bottigliette di Fiuggi è stata l’acqua ufficiale al Cinema Colosseo di Milano per la première del nuovo film di Paolo Genovese, “Follemente”. Lo ha fatto in qualità di partner ufficiale di Leone Film Group S.p.A.
La mossa indovinata

La città di Fiuggi sta vivendo una nuova stagione di rilancio e valorizzazione, tornando a essere un punto di riferimento per il turismo, lo sport e il benessere. L’imminente esplosione dell’Acqua di Fiuggi come brand del lusso mondiale, l’assegnazione della gestione della Piscina Olimpica e delle piscine comunali, il Centro Benessere, segnano un passo decisivo in questo percorso.
Tutto è cominciato con la scelta del sindaco Alioska Baccarini di dire No al fallimento della società comunale che gestiva Acqua e terme ed aveva in pancia il progetto per la Spa. Quella scelta fu netta e contrapposta: non va mai dimenticato che ci fu una controparte politica che voleva l’opposto. Alioska Baccarini ne fece una battaglia elettorale, vinse e subito avvio la sua battaglia giudiziaria al Tribunale Fallimentare di Frosinone. Correndo molti rischi.

Le sentenze dicono che la società è ora risanata e collocata, in diversi asset, nelle mani di validi capitani d’industria. La scelta di Borgomeo e Del Vecchio come partner è stata la mossa capace di restituire un respiro mondiale all’acqua: sono stati loro ad azzerare tutti i debiti trovati in cassa e avviare finalmente la sostituzione delle vecchie linee di produzione, modernizzando l’impianto, con l’obiettivo di proiettare Acqua Fiuggi nei mercati internazionali, consolidandone il prestigio e l’eccellenza.
Fiuggi, dunque, non solo recupera il suo storico prestigio, ma si proietta con determinazione verso il futuro, ponendosi al centro di un progetto di sviluppo che punta all’eccellenza e alla sostenibilità. E tutto per un no detto al tribunale Fallimentare. A Baccarini questo va riconosciuto.
Come bere un bicchiere d’acqua.
FLOP
ANDREA DELMASTRO

Non c’è nulla di eclatante nel fatto che un membro in carica del governo sia stato condannato penalmente in primo grado per rivelazione di atti d’ufficio, semmai è un fatto che serenamente avrebbe dovuto innescare una scelta. Scelta che ovviamente e trattandosi del belluino Andrea Delmastro delle Vedove non è arrivata. Non c’è nulla di eclatante perché i fenomeni politici vanno sempre letti in chiave ampia, e quella degli ultimi dieci anni in Itala è chiave politica sovranista-pop.
Un format cioè dove nel nome di quella parte di gente che ti ha votato “tu” ti senti autorizzato a scavalcare ogni ostacolo. Ed a imbarbarire ogni scenario istituzionale. La riprova? Sta tutta nella reazione “a tiepido” del sottosegretario alla Giustizia condannato in prima istanza.
Un vero mix di banalità e sfrontatezza che riportiamo nella sua istrionica interezza. Così e su Meta: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano ma quelle politiche si commentano da sole! E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla!”.
Il complottismo difensivo
Attenzione: incazzarsi per una sentenza che non incontra il nostro “favor” è legittimo, però se si è rappresentanti delle istituzioni magari si può (deve) essere più pacati ed obiettivi. E magari propositivi. E Delmastro? Non sarebbe Delmastro, perciò come da format ottimizzato dalla sua leader la butta in caciara insinuatoria.
“Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo”. Poi la solita manfrina che con la serena accettazione di un giudicato c’entra pochino. “Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi (che c’entra col caso Cospito e con la rivelazione di atti d’ufficio? – Ndr). Io non ho tradito! E gli italiani lo sanno!”.
Eccolo, il claim: Gli italiani lo sanno, e se lo sanno gli italiani qualche ‘sanno’ le sentenza contra carta straccia”. Quindi Delmastro si dimette. Maddechè… “E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa.”
Dove si è brindato dopo la sentenza

Ora, anche a fare la tara al merito di quel che è accaduto con il Sottosegretario con il fatto assunto come reato sul caso Cospito ed in Parlamento il vero problema è un altro. Ed è che c’era qualcuno che non aspettava altro: che cioè un membro del governo venisse condannato, non si dimettesse e che addirittura venisse fatto oggetto della solidarietà di partito ed esecutivo.
Così, con questo precedente ed in caso questo qualcuno venisse anch’egli condannato, o si beasse della “sola” posizione di un rinvio a giudizio, nessuno potrebbe invocarne le dimissioni. Proviamo ad immaginare chi sia e sbirciamo dalle finestre di casa Santanché. Lì probabilmente si è brindato a sciampagna con gli avvocati. Grazie a Delmastro.
Sponda della Pitonessa.