
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 26 aprile 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 26 aprile 2025.
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SERGIO MATTARELLA

Impeccabile come sempre. E ieri più che mai uomo giusto al posto giusto. Uomo delle istituzioni di rango massimo che ha deciso di dire le cose come stanno in ordine ad un evento che ieri risentiva dell’invito alla “mesotes” del ministro Nello Musumeci.
Ma il 25 Aprile non è cosa che debba, possa o voglia rimanere imbrigliata nelle ganasce dei toni bassi, sia pur innescati dalla morte di un gigante come Papa Francesco. Perciò la sua personale formula mediata ma per nulla priva della giusta enfasi Sergio Mattarella l’ha trovata.
E l’ha applicata alla perfezione. Con queste parole pronunciate ieri ad ora di pranzo da quel di Genova. Cioè dalla città simbolo dell’antifascismo, che “si liberò da sola”. Quella che con il governo Tambroni gonfiò il petto in faccia ai missini. E Mattarella lo ha fatto con un artificio logistico magistrale.
La giusta enfasi

Il Presidente della Repubblica infatti, come trapelato dalle prime ore del mattino, dopo la tappa all’Altare della Patria, ha anticipato la prevista cerimonia al teatro Ivo Chiesa. Era prevista alle 16 ma si è tenuta dopo mezzogiorno. Questo in modo da consentire a Mattarella di tornare a Roma e accogliere gli altri capi di Stato in arrivo per partecipare al funerale del Papa previsto oggi.
La “mesotes” perfetta dunque, la sobrietà che prescinde quell’altra, di sobrietà, quella narcotica. La mediazione tra una cosa imprescindibile ed una cosa irrinunciabile.
E con parole da imprimere a fuoco nel bronzo dopo l’arrivo al Teatro Chiesa ed al Campo dei Partigiani. Queste: “Fraternità. Un’esperienza che ha tratto ispirazione da una figura, quella di Aldo Gastaldi, il partigiano ‘Bisagno’, comandante della Divisione Garibaldi-Cichero”. E ancora, citando Papa Francesco: “Nella sua ‘Fratelli tutti’, ci ha esortato a superare ‘conflitti anacronistici’ ricordandoci che “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte”.
“E’ sempre tempo di Resistenza”

“Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti. Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata”.
“Protagonista di un impegno per la Patria, la giustizia, la libertà, considerato come servizio d’amore, oltre che esercizio di responsabilità”. Essere partigiani come servizio d’amore. Non c’era altro da dire.
Capo. Dello Stato.
I CANDIDATI DI CECCANO

A Ceccano, per una volta, la politica ha battuto il cronometro senza dover battere i pugni sul tavolo. Nessuna scena madre, nessun blitz all’ultimo secondo utile, nessuna scusa di circostanza. I cinque candidati sindaco – Ugo Di Pofi, Fabio Giovannone, Manuela Maliziola, Luigi Mingarelli e Andrea Querqui – hanno compiuto un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario per gli standard locali: hanno depositato le liste in anticipo. Liste complete, ordinate, senza polemiche, senza imboscate dell’ultima ora, senza pretattiche da campagna elettorale d’altri tempi.
In un panorama dove spesso le elezioni si trasformano in un derby infinito, in cui contano più i colpi bassi che i programmi, questa normalità è sembrata straordinaria. Un cambio di passo che racconta molto più di mille dichiarazioni ufficiali. Perché rispettare le regole, farlo serenamente, e addirittura con un certo anticipo, significa aver capito una cosa fondamentale: Ceccano non è il campo di gioco di una rivalità personale, è la casa comune da governare.
Niente Tribunale

Chi conosce anche solo un po’ le dinamiche della politica ceccanese sa bene quante volte in passato si sia assistito a liste presentate con il fiatone, a carte bollate spuntate come funghi, a ricorsi, a sospetti, a veleni di ogni tipo. In un caso si è arrivati in tribunale per via delle firme autenticate in maniera non conforme. Stavolta no. Stavolta si è scelto di marcare la differenza non a parole ma nei fatti, abbandonando l’idea di “giocare sporco” in nome di una battaglia che dovrebbe invece essere tutta incentrata sulle idee, sui progetti, sulla visione di città.
Certo, la campagna elettorale vera e propria deve ancora iniziare. I toni si alzeranno, i confronti saranno anche duri, come è giusto che sia. Ma partire con un gesto di maturità politica così evidente è un segnale che non può e non deve passare inosservato. Ceccano ha bisogno di questo: di candidati che si sfidino sulle soluzioni, non sulle scorrettezze; di politici che pensino più a costruire che a demolire.
Il deposito regolare e sereno delle liste dice che, almeno per una volta, l’attenzione è stata spostata dove dovrebbe essere: sui cittadini, sulle proposte, sui bisogni reali della città. Non sulle manovre di palazzo, non sui dispetti tra avversari. È una lezione di stile e di sostanza, ed è anche la dimostrazione che la politica, quando vuole, sa ancora essere uno strumento serio e dignitoso.
Se il buongiorno si vede dal mattino, Ceccano potrebbe finalmente vedere una campagna elettorale diversa. Più limpida, più onesta, più adulta. E in tempi come questi, non è poco.
Senso civico ceccanese.
GERMANO CAPERNA

“Ecco, la guerra è finita. Si è fatto silenzio sull’Europa. E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi. Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle”. Ieri sono stati molti, anzi tutti, i Sindaci italiani e della Provincia di Frosinone che hanno celebrato con discorsi “official” e decorosissimi il 25 aprile.
Quello che però è riuscito a mettere assieme Germano Caperna, primo cittadino di Veroli, decisamente merita una menzione a parte. E non tanto per la citazione calzantissima di una poesia di Dino Buzzati, quella “Aprile 1945” che sul tema è iconica e ricca di spunti.
Buzzati e la dimensione familiare

No, quello che ha saputo mettere assieme Caperna è stato il “senso di quiete” che ha fatto seguito alla Liberazione. Quiete transiente perché ancora gravida delle nubi di una guerra che come Paese ci aveva stremati, ma quiete certa. “Quiete conquistata a caro prezzo. Una quiete che arriva dopo anni di buio, di paura, di violenza. Una quiete in cui “il cielo torna ad essere cielo”.
E’ lì che Caperna ha voluto significare il senso più profondo della Liberazione. Non solo nell’aspetto storiografico, geopolitico, strategico e simbologico di un Fatto Enorme, ma nella sua schietta umanità ritrovata.
E nel sollievo di ritrovarla. Quel sollievo che ha manifestato oltre ogni ragionevole limite di terrore pregresso che il 25 aprile del 45 successe una cosa. “Il ritorno dell’uomo alla sua dignità, alla sua libertà di essere, di pensare, di amare”. E Buzzati è venuto incontro al sindaco ernico. Con queste parole di quiete: “A metà pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere dalla gioia”. Non (solo) moti partigiani, ed orgoglio, e vittoria su un’ideologia mefitica dunque, ma la meravigliosa riscoperta di una quotidianità che noi, oggi, diamo per scontata.
Il “peso del presente”

Anche se “sentiamo nel cuore anche il peso del presente”. Nel “dolore per la scomparsa di Papa Francesco” e nella constatazione amara che “la pace non è ancora una conquista stabile”. E nel citare la Pace Caperna non ha citato i sacelli neri più mainstream dove essa ancora non si significa.
No, lui, che ha viaggiato, ha citato “Ucraina, Gaza, Sudan, Myanmar e tanti altri luoghi dimenticati”. Come si conviene ad un uomo delle istituzioni. Come si conviene a chi non mette la spunta solo sotto ai mali che i media trasmettono.
Libero dalla retorica.
FLOP
GIANLUCA IANNONE

Non si sono smentiti neanche questa volta, e non lo hanno fatto nell’occasione più evidente in cui le loro aberrazioni potevano essere palesate. Di Casa Pound Italia e del suo attuale uomo di vertice Gianluca Iannone si sa ormai quasi tutto. Incluso il dato cardinale per cui l’organizzazione neo fascista non perde occasione per dimostrare la sua assoluta incompatibilità con il format repubblicano.
Ma al di là di questo stavolta è andata in upgrade una certa forma di ineleganza massima, che ha portato i vertici di Cpi a palesare un retro-pensiero agggiacciante. E non solo anti storico, ma eticamente marcio e decisamente poco costituzionale. Questo: “Hanno ragione gli antifascisti quando dicono che il 25 aprile non può essere festeggiato con sobrietà. La liberazione, come segno rosso sul calendario, va proprio abolita“.
Il corteo del 17 maggio

Intanto ieri l’associazione ha dato annuncio di un corteo fissato per il 17 maggio a La Spezia. E secondo quanto riportato dai media lo ha fatto “chiamando a raccolta tutti quegli italiani che non festeggiano il 25 aprile e che forse sono i soli realmente liberi”. E ancora, con il bisturi di una palese ostilità affondato nelle pieghe della democrazia: “Il 25 aprile è una ricorrenza in cui si riconosce una parte sempre più piccola e ideologizzata degli italiani”.
Il che è una castroneria immensa, sia chiaro, ma Casa Pound Italia non demorde. Ed ha incalzato: “Una ricorrenza dove si fomenta odio e divisione: venga abolita e si torni a celebrare date storicamente importanti come il 4 novembre, l’unica vittoria italiana e non il tragico segno di una guerra civile che per gli antifascisti è ancora in atto”.
Insomma, quello che vorrebbe spiegare Gianluca Iannone è che “l’antifascismo è ormai utilizzato come ultimo collante da una sinistra che è distante anni luce dalla realtà. Dagli italiani e dalle piazze dove si affrontano le vere questioni che determineranno il futuro della nostra Nazione e dei nostri figli”.
La chiosa? Da manuale nero.
La visione “radicale”
“Oggi c’è bisogno della spinta e della visione di un movimento radicale come CasaPound che non accetta compromessi: né sul tema immigrazione, risolvibile solamente con la remigrazione degli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio, né sull’attuale situazione politica globale”.
Sì, ma che c’entra il 25 aprile?
Inqualificabili.