Top e Flop, i protagonisti di sabato 28 dicembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 28 dicembre 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 28 dicembre 2024.

TOP

PIERROBERTO FOLGIERO

Pierroberto Folgiero

Da un punto di vista tecnico è stata classificata come Landing Helicopter Dock (LHD). Si tratta di un buona sostanza di una porta elicotteri combinata con skill da nave multiruolo, perciò imbarca anche altri velivoli e non ad ala rotante. E secondo quanto riferiscono i media che in questi giorni danno menzione del suo primo impiego operativo quella nave da guerra “combina tecnologie avanzate per operazioni anfibie, supporto logistico, missioni aeree e interventi umanitari”.

E’ la nave “Trieste”, che era stata varata e consegnata il 7 dicembre, entrando a far parte della flotta della Marina dopo una cerimonia di consegna tenutasi a Livorno in concomitanza con le consegne degli attestati all’ultimo corso degli allievi della locale Accademia navale. La Trieste è la sostituta della gloriosa Garibaldi.

Nave Trieste solca il mare
Nave Trieste

Alla cerimonia erano andati il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il ministro della Difesa Guido Crosetto. Da allora la nave è operativa. In sea-switch. E sta dispiegando tutte le sue skill tecnologiche, qualità che rimandano alla capacità di Fincantieri di essere, restare e proporsi per il futuro come leader mondiale di settore. Un settore che in quanto a fatturati non è secondo a nessuno, tra l’altro. Precisazione: il peace keeping non è una storiella scema per adescare o chetare coloro che ricusano la guerra.

La guerra l’Italia la ricusa per dettato costituzionale come strumento di offesa diretta, ma il Paese non può non tener conto di scenari in cui potersi difendere diventa sempre più importante. E farlo con i mezzi giusti è quello che attiene non solo alla mission della Nazione, ma anche a quella di Pierroberto Folgiero, amministratore delegato Fincantieri.

Il simbolo di ciò che l’Italia sa fare
Il presidente Sergio Mattarella a bordo di nave Trieste

Che dopo aver piazzato l’ennesima briscola imprenditoriale di area vasta, briscola di lusso, ha detto la sua. Così: “Nave Trieste è un simbolo di ciò che l’Italia sa essere quando unisce visione geopolitica, competenza tecnologica e capacità manifatturiera. E ancora, andando di enunciazione tecnica non senza una legittima punta di orgoglio: “Con le sue 38mila tonnellate di tecnologia e innovazione, questa unità rappresenta una delle più potenti navi non nucleari al mondo.

Una nave “che confermerà l’Italia come uno dei pochissimi paesi al mondo in grado di imbarcare aerei caccia di quinta generazione. Tutto ciò non solo celebra l’eccellenza ingegneristica e manifatturiera italiana, ma proietta il nostro Paese verso un futuro di leadership mondiale”. Nave Trieste è stata realizzata da Fincantieri nei cantieri di Castellammare di Stabia e Muggiano per un lavoro che era iniziato 14 anni fa.

Le caratteristiche tecniche
Nave Trieste durante le prove

Ha mille posti letto, un ponte di volo di circa 230 metri e “una lunghezza complessiva di 245 metri, oltre alla capacità di condurre l’intero spettro delle operazioni anfibie proiettando e supportando un battaglione di 600 fucilieri. Il ponte garage, inoltre, dispone di 1.200 metri lineari destinati ad accogliere veicoli gommati e cingolati, sia civili che militari”.

Può raggiungere una velocità di 25 nodi pari a 46 km/h, ha un’autonomia di 7.000 miglia marine a 16 nodi. “L’armamento include tre cannoni e tre mitragliatrici; l’equipaggio fisso è di 360 unità”. Ed in perfetto sincrono con lo stato avanzato del programma congiunto Roma-Tokio, Berlino per il nuovo caccia di V generazione oggi fende le onde.

Lo fa mentre la Cina ha appena testato il suo secondo velivolo da supremazia aerea di VI generazione. Il che significa che stare al passo è fondamentale.

Nocchiero.

NICOLA OTTAVIANI

Nicola Ottaviani (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Ci ha provato. Fino alla fine. E lo ha fatto ben sapendo che la sua posizione gli costerà molto sul piano politico e personale. Ma Nicola Ottaviani non poteva non scendere in campo per tentare di impedire quella che rischia di essere una delle più grandi catastrofi per l’economia della provincia di Frosinone.

Nei giorni scorsi c’è stata la prima lettura della manovra che guiderà l’Italia per il prossimo anno. E da quella manovra è stato potato l’emendamento che Nicola Ottaviani aveva costruito con tanta cura politica e giuridica: il rientro delle province di Frosinone, Latina e Rieti all’interno delle aree Zes, cioè quelle nelle quali si ha diritto a forti sconti sulle tasse per chi investe, burocrazia semplificata, finanziamenti milionari per costruire una nuova economia industriale.

L’Aula della Camera dei Deputati a Montecitorio

Ottaviani aveva bene argomentato e meglio ancora costruito i passaggi giuridici che spalancavano la finestra ai tre territori del Lazio dopo che la porta era stata chiusa. Sprangata sostenendo che i parametri di Roma ribaltavano quelli di Frosinone – Latina e Rieti che invece danno pieno diritto alla nuova Cassa per il Mezzogiorno.

Al momento del voto, quegli emendamenti sono saltati. Ed Ottaviani, Segretario della Commissione Bilancio di Montecitorio per la Lega cioè uno dei tre Partiti della coalizione di Governo ha annunciato che se entro il 30 gennaio lo Stato non metterà riparo alla cosa presenterà un ricorso con cui avviare la procedura di infrazione europea. Cioè all’Italia verranno tolti un bel po’ di soldi qualora la procedura dovesse essere ammessa. (Leggi qui: Lazio Sud di nuovo fuori dalla Zes, Ottaviani “Denuncio il Ministero”).

Il che sta generando qualche irritazione all’interno della maggioranza. Con il rischio che Ottaviani venga chiamato a pagare il prezzo politico della sua scelta. Lui lo sa ma è andato avanti lo stesso. Forse si immolerà. Ma è chiaro il messaggio: Not in my name.

Prima il territorio.

FLOP

FLAVIA FRATELLO

Flavia Fratello negli studi di La7

Una uscita decisamente infelice, nella forma e nelle accezioni più sottolineate. Una cosa che tecnicamente non dovrebbe appartenere al bagaglio comportamentale di alcun giornalista. E sia chiaro: non perché non debbano esistere giornalisti imparziali, ma perché esistono giornalisti obiettivi. Cioè professionisti che hanno una loro opinione e magari la fanno anche (legittimamente) trapelare, ma senza mai esagerare.

Specie se si è mezzi busti da rassegna stampa mattutina, cioè enunciatori dei titoli che altre testate hanno riservato alle news. Flavia Fratello di La7 pare aver dimenticato (si spera solo per un attimo ed in singolo quanto deprecabile episodio) tutto questo. Ed ha confezionato un pistolotto contro un titolo de Il Manifesto che fa davvero pensare. Pensare al peggio. Ecco il testo integrale di quello che la giornalista tv ha detto.

L’analisi surreale in tv

“Ritorniamo però per un attimo sulla prima pagina del Manifesto, perché si parla ancora di genocidio a Gaza”. Tutto bene? No, decisamente no, seguiamo il ragionamento della Fratello. “Questa volta insistere con questo termine che come sapete viene usato non a caso, perché serve di fatto anche a sminuire, no, la portata della gravità del genocidio invece subito dagli ebrei durante la Shoah.

Non è finita, purtroppo, ce ne sarebbe già abbastanza da cambiare canale ma non è affatto finita. “Ebbene, ne parla Francesca Albanese, che è esponente dell’ONU con una reputazione, diciamo, ampiamente compromessa. Poi la Fratello mette un puntello al suo “ragionamento”.

Roba foresta che dovrebbe metterla nella casella dei “giusti”. Così: “Le sue parole erano state censurate da Stati Uniti, Francia e Germania tuttavia viene ospitata sul Manifesto. Poteva mancare il “contro-carico da mille”? No, e infatti… “Per contro, invece, vi segnalo anche l’articolo di Iuri Maria Prado sul Riformista che invece bacchetta Amnesty International. La quale Amnesty International ci ricorda Maria Prado è stata quella organizzazione che si vantava di aver cestinato i volantini che chiedevano la liberazione degli ostaggi israeliani.

La chiosa partigianissima
Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica

A chiosa, facciamoci del male: “E però finalmente, dopo un lungo documento di 300 pagine, chiede la liberazione degli ostaggi civili. Dice Iuri Maria Prado è un’infamità perché in realtà ostaggi civili significa che, per esempio le ragazze, le soldatesse israeliane, come i ragazzi, dovrebbero ancora rimanere rimanere incarcerati”.

Al netto delle ragioni di entrambi buio, via la luce. E via la Tv.

Molta opinion, poco leader.