I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 3 agosto 2024
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 3 agosto 2024-
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CLAUDIO MAROTTA
Aveva avuto ragione ed in tempi non sospetti. Non solo con le sue visite in carcere per denunciare sovraffollamento e degrado, ma anche poche settimane fa, quando aveva segnalato di nuovo quel problema. E proprio in queste ore il problema è tornato. Tanto tornato che gli istituti di detenzione italiani sono al collasso giusto nei giorni in cui la turnazione estiva piena metterà molti effettivi della Polizia penitenziaria in ferie.
Claudio Marotta conduce da tempo una battaglia di civiltà contro i problemi di carceri, detenuti e personale. Ed il capogruppo per AVS in Consiglio regionale del Lazio ha diramato un alert che nelle ore scorse si è fatto molto più pressante. Tra pochi giorni partirà un esodo generalizzato che, fatte salve le ovvie turnazioni, metterà anche il corpo della Polizia Penitenziaria in condizioni di lasciare sguarnite alcune postazioni chiave.
È un po’ come con l’abuso d’ufficio, la cui tanto decantata abrogazione nella vulgata governativa dovrebbe “liberare” i sindaci ed un Paese che morde timoroso il suo freno produttivo. Ecco, il problema sollevato da Marotta è un po’ lo stesso. Perché quindi in alcuni casi limitati e garantiti non si cercano e poi individuano a livello normativo delle soluzioni alternative alla detenzione carceraria?
Pene residue ed under 2 anni
“Il sovraffollamento nei luoghi di privazione della libertà personale è l’emergenza più grande che siamo chiamati ad affrontare”: Marotta aveva interagito anche con il garante Stefano Anastasìa. Proprio lui aveva presentato in Consiglio regionale del Lazio “la Relazione annuale 2023 sull’attività svolta lo scorso anno. Le sue parole e i dati che emergono ci consegnano la responsabilità costituzionale della tutela dei detenuti”.
Per Marotta quindi “dobbiamo utilizzare questi dati per determinare politiche che migliorino seriamente le condizioni di detenzione. Nelle strutture della Regione Lazio, per esempio, per risolvere il grave problema del sovraffollamento sarebbe sufficiente permettere l’accesso alle misure alternative per la popolazione detenuta per pene residue e inferiori ai due anni”.
Sarebbe semplice, per certi versi giusto e soprattutto utile a scongiurare una vera piaga, che neanche il recente innesto di personale ha sanato.
La buona battaglia.
ROSSELLA CHIUSAROLI
Le persone cambiano, la società che compongono cambia insieme a loro. Perché il mondo va avanti e ciò che era vero ieri non deve necessariamente esserlo domani. C’è stato un tempo in cui appariva normale che le donne non guidassero le automobili e non fumassero in pubblico: oggi la normalità è l’esatto contrario. È in questo cambiamento che si inserisce il lavoro avviato da Rossella Chiusaroli, coordinatrice provinciale di Forza Italia in Ciociaria.
Anni fa ne avevano chiesto la cacciata per ignominia da Forza Italia, rea di avere firmato il documento di sfiducia al sindaco Carlo Maria D’Alessandro determinando la caduta dell’amministrazione di centrodestra a Cassino. Oggi chi ne chiedeva l’espulsione sta fuori dal Partito fondato da Silvio Berlusconi e lei coordina il dibattito politico provinciale.
Ha avviato la radicale riorganizzazione di Forza Italia, cancellando gli ultimi segni della lunghissima stagione che fu di Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese. Senza fare sconti: nemmeno ad un totem come l’assessore comunale di Frosinone Adriano Piacentini che fu tra i pochi rimasti nel Partito quando boccheggiava intorno al 4% e fino a poco tempo fa aveva il rango di sub coordinatore provinciale. Hanno ritenuto che fosse un paravento della Lega, gli hanno chiesto di dimettersi e dimostrare così la sua lealtà al Partito entrato in rotta di collisione con il sindaco Riccardo Mastrangeli. Si sono detti addio. (Leggi qui: Piacentini, il Fort Apache di Mastrangeli).
Nei vari Comuni sta individuando le nuove figure sulle quali basare il nuovo corso. Creando anche qualche scontento. Che non ha capito la rivoluzione in corso: Rossella Chiusaroli non è stata chiamata a riorganizzare il Partito ma a rifondarlo. E tutto quello che c’era nel passato è superato: dalla visione biprovinciale del senatore Claudio Fazzone che osserva il Lazio Sud come un unicum, dal radicale cambiamento della società e delle persone. È per questo che hanno chiamato lei.
La rifondatrice
FLOP
DENIS NESCI
Denis Nesci è un politico calabrese di Fratelli d’Italia ed a giugno è stato rieletto al Parlamento Europeo. Volendo giocare di iperbole e “latinorum”, per dirla col Manzoni, dovremmo partire da un assunto, ironico e per nulla settato sulla volontà di diffamare il tizio. Nescio infatti in latino significa “non sapere“, e quello che Nesci sembra appunto ignorare appartiene al novero delle cose che in realtà le persone intelligenti ma schierate ignorano apposta.
Cosa? Alcune evidenti storture ben celate nelle pieghe di una narrazione governativa che vedrebbe il Sud favorito economicamente e l’Europa chiusa a riccio sul Cristianesimo, ad esempio. Nesci ha detto infatti in ordine ai suoi target di legislatura Ue alcune cose. Che bisogna “lavorare per garantire prosperità e fondi strutturali al Sud. Difendere laicamente l’identità cristiana dell’Europa da un laicismo integralista”.
Poi “tutelare le politiche ambientali ma con equilibrio e senza il furore ideologico della passata legislatura”. Ecco, magari quest’ultimo punto Nesci lo ha sciorinato meglio degli altri. “Voglio sottolineare lo straordinario lavoro che sta facendo il ministro Lollobrigida per restituire ai nostri agricoltori una funzionalità che era stata persa”. Qui l’europarlamentare si è un po’ perso nelle iperboli della mistica di vessillo, e scegliendo Lollobrigida l’iperbole è stata grossa assai.
La Calabria cresce, ma con riserva
E in tema Sud? Ecco, qui Nesci ha un po’ esagerato, arrivando quasi a capovolgere la narrazione. “Confartigianato ha detto che nella mia Calabria nel 2023 sono aumentati di diecimila unità i posti a tempo indeterminato. Sembra una bazzecola ma non lo è”. Perciò “il Sud cresce più del Nord, grazie alle misure sulla decontribuzione per chi assume, ai fondi del Pnrr”.
E a chiosa: “Stiamo investendo sulle grandi infrastrutture: oltre al Ponte, l’alta velocità da Salerno a Reggio Calabria, la 106, l’elettrificazione della linea jonica, il completamento della A/2: sono dati reali che dimostrano quanto il governo Meloni punti sul meridione”. Sono in gran parte dati oggettivi, è vero, ma Nesci non li ha spalmati su un vassoio forzato.
E’ vero che nel 2023 in Calabria è aumentato il Pil e che l’economia è cresciuta. Tuttavia lo ha fatto in misura inferiore rispetto alla media nazionale. Lo spiega il rapporto della sede regionale della Banca d’Italia, che “denota un rallentamento”. Che significa?
Che si sono più posti di lavori rispetto al disastro di prima, ma il disastro è comunque in agguato, e che la decontribuzione non potrà tenere l’idillio a galla ancora per molto.
Non è che non sa, sa quello che vuole.
MILANO FINANZA
Ogni anno il quotidiano economico Milano Finanza realizza il suo Atlante delle Banche italiane, classifica sulla qualità degli istituti di credito elaborata su una serie di parametri tecnici. Tiene conto delle dimensioni dell’istituto e del suo raggio d’azione, realizzando un confronto tra realtà omogenee evitando così di far ‘correre’ colossi nazionali con realtà territoriali. Perché sono banche differenti, basate su principi e valori diversi, nelle quali il valore della persona e del suo progetto hanno peso diverso. Nelle banche di territorio sono un dogma, nelle nazionali le scelte vengono fatte da una formula matematica.
L’ultima edizione dell’Atlante ha posto al vertice delle Regionali nel Lazio la Banca Popolare del Frusinate, accompagnando quel podio con una serie di numeri e di cifre circostanziate. (Leggi qui: BpF cosa c’è dietro ai numeri che l’hanno portata in vetta all’Atlante).
Nelle ore scorse Bankitalia ha concluso la sua ispezione sulla Frusinate, rilevando una serie di criticità. Sulla base delle quali ha chiesto di rivedere la sua organizzazione ed anche il suo modello di business, la sua catena di controlli interni. (Leggi qui: Bankitalia bacchetta Bpf: “Rivedete modello ed assetto”).
Le due cose mal si conciliano. E lungi dal solo pensare che le cifre elaborate da MF siano sballate. Ma è evidente che con ogni probabilità i parametri presi in considerazione non siano sufficienti. O non considerino aspetti centrali nella vita di un Istituto al punto che Bankitalia ha ritenuto di dover intervenire per proporre correttivi.
Con ogni probabilità, qualche correttivo andrà apportato anche all’algoritmo dell’Atlante. Se vuole continuare a mantenere la sua credibilità.
I conti non quadrano.