Top e Flop, i protagonisti di sabato 3 maggio 2025

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 3 maggio 2025

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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 3 maggio 2025.

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TOP

DANIELE LEODORI

Daniele Leodori (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Nel Partito Democratico del Lazio c’è chi, davanti a un incendio, non corre a cercare acqua, ma prima capisce dove stanno le fiamme. Cinicamente, Daniele Leodori ha fatto proprio questo. Da Segretario Regionale, ha preso in mano la patata più bollente della politica Dem laziale – la Federazione di Frosinone – e, invece di fare finta di niente, ha lasciato al territorio la possibilità di risolvere da solo la situazione (ben consapevole che le possibilità di riuscita erano prossime allo zero) per poi incanalarla verso una soluzione quando ormai il caos era totale.

La differenza? Gettare subito due secchiate d’acqua (come tutti speravano) avrebbe portato ad una costante situazione di tregua armata ed instabile. Invece così, la questione troverà una soluzione radicale e definitiva. Come? Con la nomina di un Commissario indicato dal Segretario Nazionale Elly Schlein: Ubi Major, Minor Cessat. Nessuno potrà contestare la nomina.

Prima il percorso poi incanalare le acque
Elly Schlein (Foto: Andrea Calandra © Imagoeconomica)

La situazione di Frosinone era tragicomica: niente Segretario (Luca Fantini aveva finito il mandato), niente successione (la Commissione Congresso si era liquefatta tra veleni e polemiche il 23 dicembre scorso contestando il tesseramento), niente base elettorale (il tesseramento 2024 giudicato inquinato dalla Commissione Regionale di Garanzia). In pratica: un Partito senza testa, senza corpo e con la base elettorale ridotta a un terreno minato.

In questo contesto, Daniele Leodori ha fatto ciò che un leader dovrebbe fare quando tutti litigano e nessuno vuole mollare: ha lasciato che continuassero a bisticciare fino all’esaurimento delle forze e quando tutti sono arrivati alla consapevolezza che era impossibile proseguire ha tolto il giocattolo dalle mani dei contendenti ed ha chiamato la casa madre.

Ha sollecitato la nomina di un Commissario ad acta per riprendere il percorso politico del Congresso. Ed Elly Schlein ha risposto, scegliendo un nome: non ancora reso pubblico ma già in via di omologazione da parte della Commissione di Garanzia. Una formalità certo, ma anche il primo passo per riportare ordine dove finora ha regnato lo scontro organizzativo.

Il primo miracolo di Daniele
Daniele Leodori

La vera notizia, però, è un’altra: la mossa di Leodori ha un consenso trasversale. Un miracolo politico, considerando i protagonisti in campo. AreaDem (Francesco De Angelis) e Rete Democratica (Sara Battisti) non hanno fatto barricate. Energia Popolare (Antonio Pompeo) ha storto il naso ma più per le decisioni che nella recente Direzione hanno riguardato Latina, tutto sommato per Frosinone la situazione gli sta bene. Una tregua vera, più che un’alleanza. Ma sempre meglio del tutti contro tutti che ha bloccato il Partito negli ultimi mesi.

Certo, non basta nominare un Commissario per risolvere i problemi. Bisognerà capire chi sarà, quanto sarà indipendente, e se riuscirà a ricostruire non solo un percorso congressuale ma una minima base di fiducia. Perché Frosinone, come sanno tutti quelli che fanno politica nel Lazio, non è terra per dilettanti. Serve un mediatore con i nervi d’acciaio e la pazienza di un diplomatico. Se c’è qualcuno che ha finito il mandato all’ONU, conviene contattarlo subito.

La vera sfida
Daniele Leodori

La sfida è chiarire una volta per tutte le regole del gioco, a partire dalla platea congressuale. Chi vota? Su quali basi? Con quale trasparenza? È lì che si giocherà la partita vera. Il Commissario sarà bravo se riuscirà a scrivere quelle regole con l’accordo di tutti. Sarà geniale se riuscirà a farle rispettare.

Se ci riuscirà, passerà sul percorso nel quale silenziosamente ha incanalato in queste settimane le acque Daniele Leodori. Ha tracciato la strada. Dove porterà non è ancora dato saperlo. Ma una cosa è certa: non si poteva restare fermi. E oggi si è tornati a camminare.

La sottile arte Zen di Leodori.

FEDERICO MIRABELLI

Federico Mirabelli

Il Tirreno ha rilanciato sui social la sua storia esattamente ieri, quasi a sottolineare che non esiste un solo ed ipocrita momento celebrativo dei lavoratori e del lavoro, ma una costante attenzione verso quel mondo in cui i diritti spesso mancano. E dove spessissimo si muore. Si muore come il padre di Federico Mirabelli, che è assessore al Lavori Pubblici del Comune di Livorno.

E che è stato costretto dalla vita a riscoprire, oltre che in punto di etica innata, il valore della lotta contro gli incidenti sul lavoro. L’amministratore toscano infatti si è dovuto far carico di un impegno civico in tragico upgrade quando, neanche un mese fa, aveva perso suo padre proprio in un incidente lavorativo.

Facchino a 76 anni
Federico Mirabelli

l babbo di Federico, che è un 49enne, aveva 76 anni. Rileggiamo: 76 anni sulle spalle che non avevano impedito al signor Massimo Mirabelli di iniziare a lavorare come corriere per il trasporto di biancheria dagli alberghi di Montecatini alla lavanderia industriale. La vita è così, l’Italia è così, il lavoro come bisogno perenne per non morire di fame anche quando hai l’età per essere coccolato dai nipoti è così.

E nulla di tutto ciò dovrebbe essere così. Il signor Massimo era al suo primo giorno di lavoro, a 76 anni, ed in quel primo giorno, essendo in prova, ci aveva messo tutta l’energia di un novizio che non vuole certo sfigurare. Ed al Tirreno suo figlio ha detto: “La generazione di mio padre, quella nata nell’immediato dopo guerra, ha in sé un profondo senso del dovere e del sacrificio”.

“È una generazione inarrestabile. Non l’avrei potuto convincere. Era il primo giorno di lavoro, iniziava la prova secondo il contratto di assunzione.

Come è cambiato il lavoro
Foto di Yury Kim da Pexels

Ma quella tragedia ha segnato Massimo, che ora è in prima linea per dare regole ad un mondo che ne ha pochissime, quasi tutte disumane o approssimative. “Il mondo del lavoro è profondamente cambiato e che una larga parte del Paese vive nella fragilità sociale. Quando avevo vent’anni si è iniziato a parlare di lavoro precario. Oggi, alla soglia dei cinquant’anni, si parla di lavoro povero, cioè precario e mal retribuito”.

Perciò “per una parte consistente della nostra società le condizioni di vita non sono migliorate e l’ascensore sociale è bloccato. In questo contesto i nonni hanno assunto un ruolo fondamentale integrando il sistema di protezione sociale. Per invertire la rotta è necessario investire nel sistema dell’istruzione”.

E spiega: “Ogni attività lavorativa, sia di concetto sia manuale, comporta dei rischi. Non esiste il rischio zero. Dobbiamo agire pertanto nella riduzione del rischio. In questo senso ritengo fondamentali due concetti: informazione e responsabilità. Informazione consiste nell’avere piena consapevolezza della propria attività lavorativa”.

Formazione e responsabilità
Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica

“La formazione delle lavoratrici, dei lavoratori e dei datori di lavoro è strategica in questo senso. Responsabilità significa dare valore alla vita delle persone e metterle al centro del progetto imprenditoriale e produttivo”.

E nessuno dica che sta combattendo la battaglia dell’eroe strambo di Cervantes, altrimenti avremmo perso prima ancora di cominciare. Tutti.

Paladino col cuore a pezzi.

FLOP

GIOACCHINO FERDINANDI

Gioacchino Ferdinandi

A Piedimonte San Germano, da qualche giorno, circola una voce che ha del miracoloso: una delle più grandi case farmaceutiche del mondo sarebbe pronta a mettere radici nei capannoni orfani della produzione Stellantis. Un colosso della medicina globale, tra una pasticca e un vaccino, avrebbe buttato l’occhio proprio lì, tra le lamiere dismesse di un’industria automobilistica che ormai produce solo a spizzichi: qualche Giulia, qualche Stelvio e un Grecale ogni tanto, giusto per non spegnere le luci.

A raccontarla così è il sindaco Gioacchino Ferdinandi che in questi giorni ha indossato i panni del messaggero della provvidenza industriale. Il tono è quello delle grandi occasioni: “siamo al centro dell’attenzione mondiale”, “è un’opportunità storica”, “il futuro è adesso”. Peccato che la realtà, come spesso accade, sia un filo meno cinematografica.

Nessuno ha bussato
Foto © Archivio Astrazeneca

Nessuna casa farmaceutica ha chiesto di Piedimonte. Nessun emissario internazionale ha bussato al cancello dello stabilimento. Quello che è successo è un’altra storia, molto più interessante e molto più concreta. A proporre Piedimonte al colosso farmaceutico – che davvero sta cercando un nuovo hub europeo – non è stato un visionario in giacca e fascia tricolore, ma il professor Raffaele Trequattrini, commissario del Consorzio industriale del Lazio. Un tecnico, armato di solide argomentazioni tecniche e non di storie.

Il professore ha giocato d’anticipo: ha preso i tre siti europei già in lizza e ci ha infilato dentro un quarto, il Cassino Plant, oggi in fase di smobilitazione industriale. Lo ha fatto mettendo sul tavolo argomenti veri: infrastrutture esistenti, forza lavoro specializzata, competenze già formate nel mondo della meccanica ed abili nella gestione delle catene di produzione che, con un po’ di formazione, potrebbero diventare perfette anche per l’industria farmaceutica. Una candidatura seria, non una promessa da comizio.

Il vantaggio? Tanti lavoratori da ricollocare, già pronti a rimettersi in gioco. Lo svantaggio? Lo ha fatto presente la ditta: L’autonomia energetica ancora carente e soprattutto il costo della componente energia, ma in via di risoluzione con il progetto di biodigestore in fase di realizzazione all’interno dell’area industriale.

Intelligenza e visione
Raffaele Trequattrini

Insomma, Piedimonte si è offerta, con intelligenza e visione. Non è stata scelta, non ancora almeno. Ma grazie a un’azione strategica – e silenziosa – di Trequattrini, oggi fa parte della partita. E se un giorno davvero arriverà una multinazionale a investire in quell’area, sarà giusto festeggiare. Ma per ora serve restare coi piedi per terra.

Ferdinandi ha scelto un’altra via: quella del racconto ottimistico a prescindere, della suggestione prima ancora che dei fatti. Una comunicazione in modalità “annuncite”, utile a galvanizzare ma pericolosa se si confonde con la verità.

La morale? Piedimonte non è al centro del mondo, ma è tornata al centro di una trattativa. E già questo, vista la deriva industriale degli ultimi anni, è un piccolo trionfo. Purché lo si racconti per quello che è: il frutto di una strategia, non di un’apparizione.

La medicina che può ravvivare.

MATTEO PIANTEDOSI-CARLO NORDIO

Matteo Piantedosi

Ovviamente è tutto da valutare e nulla potrà essere appurato sul caso di specie prima della metà del mese, ma un dato spicca. Ed è dato bicipite, visto che riguarda due ministri del governo Meloni: Matteo Piantedosi per l’Interno e Carlo Nordio per la Giustizia.

Al centro delle verifiche in calendario per il 14 maggio prossimo ci sarà il Caso Paragon, cioè lo spyware che potrebbe essere stato usato illegittimamente e con l’avallo dei due dicasteri anche per operazioni inside molto poco “democratiche”.

Su questa ipotesi di violazione dei protocolli di utilizzo dovrà prendere le sue informazioni il Parlamento Europeo. In che modo? Con una precisa audizione per entrambi i ministri, “spacchettata” in più temi tra i quali spicca anche (e soprattutto) quello legato al software-spia fornito al governo italiano dalla società israeliana.

Lo stato del Diritto in Italia

Foto: Philippe Stirnweiss © EU Press Service

A gestire l’audizione sarà il Gruppo di monitoraggio sulla democrazia e lo stato di diritto dell’Eurocamera. Più precisamente l’invito a Nordio e Piantedosi è stato formalizzato dal Rule of law, che ha stabilito una seduta a porte chiuse.

Il tema generale è cruciale, ed è quello “dello stato attuale del Diritto nella cosiddetta patria del Diritti”, l’Italia appunto. Solo che allo stato dell’arte e con alcune scelte decisamente “forzate” dell’Esecutivo in carica, leggasi ad esempio il nuovo Decreto Sicurezza, certe verifiche diciamo che si sono fatte più… urgenti.

I due ministri, che si sono obiettivamente fatti carico di condotte non proprio “concilianti” con l’impalcatura etico-giuridica dell’Occidente avanzato, avranno in Sophie Wilmes la presidente del team di audizione, Si tratta di una europarlamentare belga di Renew Europe, già premier e ministro degli Esteri nel suo Paese.

Come era andata a luglio

Il Guardasigilli Carlo Nordio

Il Fatto Quotidiano informa che, ad esempio, l’ultima edizione del Rule of Law in odine di tempo, quella diffusa a fine luglio, aveva “stroncato la riforma della giustizia penale di Nordio, accusandola di avere effetti negativi sulle indagini anticorruzione”.

Il che non depone benissimo per le altre questioni finite in agenda, e per i due ministri.

Doppio imbarazzo.