I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 30 settembre 2023
Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 30 settembre 2023.
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GIUSEPPE CONTE
Idee chiare ne ha, sulle alleanze e su come arrivarci ma sempre dopo convergenze nette, e con il solo paravento dell’utilitarismo. Giuseppe Conte chiude un settembre concitato, nel quale una sua iniziativa è stata “crocifissa”, un po’ a ragion veduta, un po’ a strategia spiattellata. In politica d’altronde è così e birba chi se la prende.
Ma adesso con ottobre arrivato e con un autunno che sa di preludio, il leader M5s ha dato le carte sul tavolo che vede lui per correre alle Europee 2024. E ha detto: “no ad alleanze posticce, serve un confronto chiaro e rispettosi ritrovandosi sui temi. Il punto è costruire un progetto di governo per il Paese, per costruire un percorso sostenibile”. Chi significa?
Che con il Pd non ci si andrà mai più alla bersagliera, per prendere una casamatta cioè, ma alla prussiana. Vale a dire per avere qualcosa da prendere dopo il primo assalto e soprattutto per stare sotto vessillo unico ma senza prendersi a “baionettate”. Elly Schlein, che ieri era alla Festa dell’Unità a Napoli, ha recepito.
Sul tema della sanità Conte ha poi precisato alcune cose che, con il Covid che incombe ancora canonico e con i problemi atavici di settore, pare una roadmap. “Abbiamo messo a punto una proposta di legge come M5S”.
“Su questo ci possiamo confrontare. Dovremmo arrivare all’8% di Pil sugli investimenti in sanità, rafforzare il servizio pubblico. Non ha senso il limite di accesso alla facoltà di Medicina, dobbiamo rafforzare le competenze anche nel governo della sanità”. Come a dire ai dem: vi aspettiamo su questo fronte.
Ok, formalmente ci siamo.
BEPPE INCOCCIATI
Nella sua prima vita vita faceva l’attaccante, nella seconda ha fatto l’allenatore. In quella nascosta alla luce dei riflettori è un mediano: quelli con i polmoni buoni che corrono da una parte all’altra del campo per recuperare palloni e portarli agli attaccanti. Beppe Incocciati in politica è stato così.
È in Forza Italia dalla prima ora: un debito di riconoscenza verso Silvio Berlusconi che si innamorò di quel ragazzino arrivato al Milan dalla Ciociaria e che sapeva come tenere in ordine lo spogliatoio dando l’esempio del vero professionista. Beppe Incocciati non ha lasciato la bandiera azzurra nemmeno nei momenti peggiori, ogni volta che lo hanno chiamato ha risposto presente: soprattutto quando il Partito era giù di tono e servivano in lista candidature con poca probabilità di elezione ma con la capacità di dare un profilo ed un’immagine.
Ora il Cavaliere non c’è più. Ed al fiuggino Giuseppe Incocciati è arrivata la chiamata dell’erede di Berlusconi: Antonio Tajani. Lo ha designato nuovo commissario straordinario dell’Ente regionale Parco naturale dei Monti Ausoni. Il decreto di nomina è stato firmato dal governatore del Lazio, Francesco Rocca.
Sul piano amministrativo Incocciati resterà in carica, con i compiti e le funzioni dei presidenti e dei Consigli direttivi fino alle nomine dei nuovi organi di amministrazione. Sul piano politico è il segnale che Antonio Tajani sta costruendo nel Lazio la sua roccaforte in vista del Congresso nazionale di febbraio. E di quello regionale del lazio che si terrà a Fiuggi a dicembre. (Leggi qui Monti Aurunci, in arrivo un commissario da Serie A).
Quel Parco non è un strapuntino: lì il centrosinistra di Zingaretti ha investito molto e puntato sul progetto per la difesa dell’ambiente e la piantumazione di alberi. A conti fatti, molti più di quelli che Berlusconi aveva promesso in campagna elettorale. Gli altri ora li metterà Incocciati, mantenendo fede al risultato che aveva indicato il Cavaliere.
Commissario da Serie A.
FLOP
ELENA BONETTI
No, lei non ha lasciato il suo partito Italia Viva per andare in Azione con Carlo Calenda che oggi picchia duro sul caso Magneti-Marelli. Ebbene no, l’ex ministra Elena Bonetti ha solo scelto Calenda per creare un soggetto politico più ampio di Azione. Ed eccoti servita, in salsa neanche tanto agrodolce, la più grande supercazzola dai tempi dei senatori transumanti verso Forza Italia dopo che Berlusconi aveva allentato i cordoni della capiente borsa.
Il dato è quello di cui si era avuto sentore già a metà mese. La deputata ed ex ministra di Italia Viva aveva lasciato il partito di Matteo Renzi accreditando una linea per cui il “vampirizzatore” si è fatto “vittima” dei suoi stessi ex alleati e sodali. Il dato è che a Bonetti non sta affatto bene il progetto renziano de ‘Il Centro’, quello per prendere la temperatura al renzismo alle Europee 2024. Antonio Tajani ha gongolato in vista del voto Ue e del Congresso azzurro di febbraio e amen.
Dopo l’addio ufficiale, su cui nessuno avrebbe avuto a che ridire e ci mancherebbe, Bonetti aveva annunciato di essere in team con Carlo Calenda. E attenzione, anche qui “nulla quaestio”. Solo che si era parlato di una sorta di “ticket per ripartire dal progetto, naufragato, del Terzo Polo. Calenda ha incassato e lo ha fatto dopo l’incasso forte di una trentina di esponenti dem della Liguria. Solo che Bonetti, nello spiegare la sua moderata transumanza, l’ha messa giù bizantina grossa.
Spiegando che il suo non era un passaggio con Azione ma solo un passaggio con ciò che Azione ha in prospettiva politica di più ampio respiro ancora che Azione. Come ha spiegare, senza che nessuno glielo abbia chiesto, che lei non ha cambiato casacca ma ha visto un orizzonte più ampio.
Orizzonte nel quale il cambio di casacca di dovrebbe stemperare in una sorta di “visione” che emenda la decisione. Ma non c’era assolutamente bisogno di emendarla e soprattutto non andava emendata così. Con una supercazzola.
Boooom!
LUCA DI STEFANO
Non è competenza sua ma in una squadra chi la rappresenta viene chiamato a rispondere anche se il magazziniere ha dimenticato di lavare le magliette. Qui è stato dimenticato di peggio: non sono state inviate le comunicazioni con cui posticipare la data della sessione introduttiva agli Stati Generali della Provincia di Frosinone in cui sarà presente il Governatore Francesco Rocca.
Così, la Cgil ha tuonato «Siamo profondamente delusi nell’apprendere che l’incontro è stato annullato senza alcuna comunicazione ufficiale da parte delle autorità preposte. La spiegazione è che il presidente della Regione Lazio non poteva partecipare. Sebbene consideriamo la presenza della Regione un plus, anche nell’ottica di garanzia di un percorso, l’accaduto suscita in noi però domande e preoccupazioni, che riteniamo sia nostro dovere esprimere».
Le indiscrezioni riferiscono di un professor Vincenzo Formisano, vice presidente nazionale di Assopopolari (organizzazione che riunisce 54 banche, 3793 sportelli, 6,5 milioni di clienti, 213 miliardi di attivo) visibilmente contrariato per non essere stato avvisato ed avere dovuto buttare un pomeriggio. In Rettorato all’Università di Cassino ancora cercano di capire se la data del 28 sia confermata o meno. Decine dei rpotagonisti dell’evento non hanno nemmeno ricevuto l’invito alla prima tappa.
Sia chiaro: non è competenza del mister ma del magazziniere. Ma in questo caso le magliette sporche puzzano non poco. Ora occorre rimediare, individuando cosa non ha funzionato e perché. Perché ha ragione Giuseppe Massafra, Segretario Generale Cgil di Frosinone e Latina: “È inammissibile che l’Amministrazione Provinciale annulli in questo modo un appuntamento tanto importante per il futuro del nostro territorio, che vede la partecipazione al tavolo di tutti i principali attori; certamente questi stati generali non possono essere considerati e trattati come una celebrazione fine a se stessa o peggio ancora alla stregua di una mera parata”.
Inciampi rumorosi.