
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 5 aprile 2025
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I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 5 aprile 2025.
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MATTEO ZUPPI

La scelta di spostare l’evento sinodale previsto per il mese di maggio a quello di ottobre risponde a due esigenze specifiche della Chiesa. La prima è legata, inutile non ammetterlo, alle attuali condizioni di Papa Francesco, convalescente severo. La seconda, che è quella alla cui base sta la saggezza infinita del Presidente Cei Matteo Zuppi, è di ordine altissimo.
Perché prende in esame la possibilità concreta che dalla riscrittura del documento elaborato nell’Aula Paolo VI possano emergere prese di posizione più marcate della Chiesa in ordine ad argomenti “spinosi”. Temi come l’orientamento sessuale e tutta una serie di posizioni prog che nella prima stesura del documento erano state emendate più e più volte.
Temi scottanti ed emendamenti

I media specializzati come Vantican News parlano di “ampie consultazioni e dibattiti in Aula Paolo VI, con circa 150 richieste di intervento sui diversi aspetti del documento”. E tra essi ve ne sono stati due specifici “L’integrazione delle persone che soffrono a causa di relazioni affettive, orientamento sessuale o identità di genere. E la responsabilità ecclesiale delle donne”.
Non sono questioni da poco, ed il cardinale di origini verolane ha capito che al momento bisogna chiedere al tempo la possibilità che quei temi non divengano fumosi totem di analisi, ma spunti a ché la Chiesa del Terzo Millennio finalmente scelga. Anche su altri temi come “trasparenza economica, bilanci, accountability, lavoro, migranti, ecologia, pace”, senza dimenticare la vecchia croce degli abusi sessuali commessi da religiosi.
Ecco perché Zuppi ha fatto benissimo nello spiegare ai giornalisti che “il rinvio ci è sembrato necessario viste le difficoltà emerse. Necessario per avere un tempo congruo di maturazione per arrivare a delle decisioni”. E ancora: “Siamo sicuri che un testo più maturo permetterà scelte ancora più profetiche che riguardano il futuro”.
Un testo “più maturo”

Secondo Zuppi il vero problema potrebbe essere quello di evitare di girare intorno e mettersi nella via delle decisioni e, da questo punto di vista, c’è stato «molto spirito e partecipazione».
Adesso bisogna tradurre questo “con la consapevolezza che non esiste il ‘testo perfetto’”. Ma esiste il tempo migliore per aspirare a ché quel testo faccia la Storia. E Zuppi lo ha capito.
Riformatore cauto.
UMBERTO CELANI

Ci sono persone che non si spengono con il tempo. Che continuano a vivere nei ricordi, nelle opere, nelle scelte che hanno influenzato la loro comunità. Umberto Celani è una di queste. Giornalista rigoroso, direttore storico di Ciociaria Oggi e fondatore di quello che a lungo è stato il suo più agguerrito avversario La Provincia, Celani non è stato soltanto una firma autorevole nel panorama dell’informazione locale, ma un punto di riferimento civile. A conferma di questo legame profondo con la città, la nuova piazza dello Scalo di Frosinone sarà intitolata proprio a lui.
L’annuncio è arrivato ieri sera per voce del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, nel corso di una cena evento organizzata da Ciociaria Oggi all’Antica Tenuta Palombo, davanti ad una sala gremita di rappresentanti istituzionali e imprenditori della provincia. “È l’omaggio a un uomo che per primo credette alla necessità di uno spazio di aggregazione e socializzazione allo Scalo – ha dichiarato il sindaco – e tutti ricordiamo la grande fiaccolata che organizzò tanti anni fa”.
Il Giornalista e l’Uomo

Dietro il giornalista c’era un uomo mosso da una visione chiara: quella di una città più coesa, più consapevole del proprio valore, più attenta alla dimensione comunitaria. Celani non si limitava a raccontare i fatti. Li viveva. Partecipava, proponeva, costruiva ponti. E quando un percorso non gli piaceva lo demoliva, lo avversava con la forza della ragione, proponendo una tesi senza dimenticare di dire che fosse di parte. (Leggi qui: Umberto, il mito del giornalismo che superò se stesso).
Credeva nella forza dell’informazione, ma ancora di più in quella del dialogo e dell’impegno civico. A distanza di anni dalla sua scomparsa, Frosinone continua a sentirne la mancanza. E questo dice tutto. Perché si può lasciare un’eredità economica, culturale, politica. Ma lasciare un’eredità morale è qualcosa di più raro e prezioso. Significa aver fatto la differenza.
Dedicare una piazza a Umberto Celani non è solo un atto simbolico. È un riconoscimento concreto a chi ha saputo vedere più in là, a chi ha scelto di mettere la propria voce e la propria penna al servizio degli altri. E oggi quella voce, anche se non risuona più tra le colonne del giornale, continua a parlare forte nella memoria della sua comunità.
Gli sarebbe piaciuto molto.
FLOP
VIZZACCARO – SEBASTIANELLI – EVANGELISTA

Il Consiglio comunale di Cassino non è un ring. Non è un bar, né un’osteria. E sicuramente non è il posto in cui i rappresentanti eletti dal popolo possono insultarsi a squarciagola, offendendosi come ragazzini in cortile. E invece è successo. Ancora una volta.
Protagonisti dello spettacolo indecoroso andato in scena ieri sera nell’Aula consiliare sono stati i consiglieri Andrea Vizzaccaro, Franco Evangelista e Giuseppe Sebastianelli. I toni sono degenerati fino al punto da entrare a piedi uniti nella rissa verbale, tra accuse gravi, urla, insulti personali e scenate che nulla hanno a che vedere con il ruolo istituzionale che ciascuno di loro è chiamato a ricoprire. (Leggi qui: “Cafone”, “A te e famiglia”: bentornati all’Osteria Cassino).
Rispetto per l’Aula

L’Aula consiliare, come tutte le Aule di democrazia, merita rispetto. Non solo per la sua funzione, ma per ciò che rappresenta: il luogo in cui le decisioni vengono prese in nome e per conto dei cittadini. Trattarla come una gabbia di polli in cui urlare chi più forte ce l’ha non è solo un’offesa al buon senso. È un’offesa ai cittadini stessi.
Il pretesto dell’ennesima rissa verbale? Un capitolo da 7.500 euro legato alla vicenda della farmacia comunale di San Bartolomeo. Un tema complesso, con risvolti tecnici e politici, su cui si può — anzi si deve — discutere. Ma una discussione non è una gazzarra. E quello a cui abbiamo assistito è stato solo un atto di arroganza e protagonismo da parte di chi, evidentemente, ha dimenticato che il proprio mandato è un servizio alla collettività, non un’occasione per mettersi in mostra o regolare vecchi conti personali.
Vecchia feccia

Le parole di Evangelista, che ha riesumato il concetto di “feccia della politica”, hanno fatto da miccia. L’intervento, al limite tra la provocazione e la sceneggiata, è stato subito raccolto da Vizzaccaro, che ha perso le staffe, rispondendo con insulti e toni minacciosi. Sebastianelli, come spesso accade, ha fatto da sponda. Risultato? Un’aula fuori controllo, una presidente — Barbara Di Rollo — incapace di ristabilire l’ordine, e il solito teatrino davanti alle telecamere.
La politica a Cassino ha toccato ieri uno dei suoi punti più bassi. Non per il merito del dibattito, che pure è serio, ma per il modo in cui è stato affrontato. Nessuno si illude che le aule consiliari debbano essere luoghi di silenziosa contemplazione. Ma esiste una linea netta tra confronto acceso e maleducazione. Tra critica politica e offesa personale. E oggi quella linea è stata ampiamente superata.
Chi siede in quell’Aula ha il dovere di rappresentare la comunità con dignità, competenza e rispetto. Chi non è in grado di farlo, farebbe bene a dimettersi. Perché l’alternativa è questa: una politica sempre più lontana dai cittadini, sempre più squalificata, sempre più simile a un circo che a un’istituzione.
Cassino merita di meglio. I suoi cittadini, pure.
Iatevenn’ alla casa.
FRANCESCO GIUBILEI

Come opinionista d’assalto di un certo filone sovranista si è fatto il suo bel nome, soprattutto con le ospitate sul programmi di approfondimento di Rete4 e La7. Francesco Giubilei è considerato uno degli under 30 più influenti del panorama politici italiano “di merletto”. Quello cioè che sta ai bordi della politica official ma che, soprattutto in ambito sovranista, funziona sempre più spesso come sparring per le tesi dei protagonisti di prima linea.
E Giubilei, sia chiaro, ha tutto il diritto di dire quello che dice, anche se quello che dice il più delle volte non ha un margine di gradimento così alto. Il dato è un altro però, ed è il dato per cui il giovane e brillante editore-opinionista romano a volte esagera nei suoi giudizi.
L’ossimoro dell’Articolo 21

Il che lo mette nella casella comodissima e sacra dell’Articolo 21 della Costituzione, è vero. Tuttavia al contempo lo colloca nella nicchia un po’ urticante di quelli che sembrano più vocati a stupire che ad aggiungere buon senso alle rotte di un Paese già troppo ammalato di sloganismo. In buona sostanza Giubilei appartiene a quella specie ossimora che, per paradosso, può dire e fare ciò che le pare proprio in forza dei principi che sottesamente avversa.
E di quella democrazia che oggi troppo spesso viene confusa con le democrature pop. Come quella ungherese di Viktor Orban, di cui Giubilei sembra essere da sempre uno degli estimatori top. Tanto estimatore che un suo breve video social sta suscitando qualche perplessità.
A casa di Viktor

Ed a ragione. Ecco il testo, mentre Giubilei si firma in self-mood a casa del suo beniamino. “Sono l’unico italiano a partecipare alla visita di Netanyahu a Budapest dove sta incontrando Orbàn”. Ecco, questo l’opinionista ed enfant prodige della vita accademica che fu di Roma Tre lo fa apparire come uno sconcio.
Come se il premier israeliano non fosse stato condannato da una Corte Internazionale di rango. “L’Ungheria non solo non ha rispettato il mandato di arresto per Netanyahu della Corte penale internazionale ma ha annunciato che uscirà dalla Cpi”.
E la domanda è una sola: in tutto questo c’è davvero motivo di orgoglio al punto da scriverne suo social?
Libero. E cazziabile.